News dal Parlamento

Un Def, molti impegni

Due risoluzioni, due voti, due approvazioni. Questa settimana abbiamo dato il via libera a quella che si chiama Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014. In sostanza, è il provvedimento che riaggiusta le previsioni economiche e di finanza pubblica contenute nel Def già approvato in aprile.

Per dare il suo ok, alla Camera abbiamo votato prima la risoluzione che rinvia il pareggio di bilancio al 2017, dopo che il Ministro Padoan ci ha spiegato che solo liberandosi da questo capestro l’Italia può ripartire. Successivamente abbiamo approvato una risoluzione di maggioranza che impegna il Governo su una serie di punti. In particolare, il documento chiede all’esecutivo di procedere a una revisione della Tasi e, per quanto riguarda il Jobs Act, a includere tra i provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica anche il disegno di legge delega sul lavoro.

La risoluzione chiede, poi, di completare l’iter delle riforme strutturali, con particolare riferimento a quelle riguardanti il mercato del lavoro, la scuola, il sistema fiscale, la pubblica amministrazione, la giustizia civile. E anche di utilizzare tutte le clausole di flessibilità rese disponibili dal patto di stabilità e crescita, al fine di rilanciare la domanda aggregata e la competitività, come pure di intensificare l’azione di contrasto dell’evasione fiscale.

Si chiede un impegno per la stabilizzazione del bonus Irpef per i redditi più bassi, l’ulteriore riduzione del prelievo gravante sulle imprese da accompagnare al processo di semplificazione fiscale, in particolare per le Pmi. Ma anche il rafforzamento e la maggiore inclusività della rete degli ammortizzatori sociali, l’attuazione delle misure contro la povertà e l’esclusione sociale, lo stanziamento di adeguate risorse per i settori della scuola e della sicurezza.

Gli impegni toccano poi la riduzione della spesa pubblica, la revisione del sistema delle partecipate, il contrasto al dissesto idrogeologico, i bonus per la riqualificazione energetica, la tassazione immobiliare.

 

Tornino i capitali

Tecnicamente si tratta di “procedure di collaborazione volontaria del contribuente con l’Amministrazione fiscale per l’emersione e il rientro in Italia di capitali detenuti all’estero”. In pratica, alla Camera abbiamo votato la legge parlamentare che vuol tendere a far emerge la presenza di capitali all’estero di cittadini italiani, spingerli a farli rientrare in patria pagandoci il “dazio”, in questo caso tutte le tasse dovute, e introduce, tanto per non lasciare ombra di dubbio, il reato di autoriciclaggio. Insomma, si fa sul serio con l’evasione fiscale.

Così, i soggetti che oggi detengono attività e beni all’estero e hanno omesso di dichiararli, potranno sanare la propria posizione nei confronti dell’erario autodenunciandosi e pagando le imposte dovute, in tutto o in parte, e le sanzioni in misura ridotta, ottenendo alcuni benefici anche sul piano delle sanzioni penali tributarie.

Lo scopo è, ovviamente, quello di contrastare fenomeni di evasione e elusione fiscale consistenti nell’allocazione fittizia della residenza fiscale all’estero e nell’illecito trasferimento o detenzione all’estero di attività che producono reddito. Per effetto della collaborazione volontaria verrebbe garantita la non punibilità per alcuni reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi, ovvero la riduzione a metà delle pene e il pagamento in misura ridotta delle sanzioni tributarie.

Ma le norme introducono, nel Codice penale, anche un nuovo reato fiscale, appunto, il cosiddetto autoriciclaggio, che attribuisce rilevanza penale alla condotta di chi, avendo commesso un delitto non colposo, sostituisca o trasferisca o comunque impieghi denaro, beni o altre utilità in attività economiche o finanziarie, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa.

 

 

Genova per noi

In settimana, alla Camera, abbiamo ascoltato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti su un’informativa riguardante l’alluvione che ha colpito pesantemente Genova. Molte le cose che ci sono state dette, ma la prima che il Governo ha voluto sottolineare è che la Regione Liguria, come evidentemente tutte le altre, ha piena responsabilità dell’attività di allertamento, nella emissione sia degli avvisi meteo che degli avvisi di criticità idrogeologica e idraulica per quanto riferito al territorio regionale. E questo perché dispone di un Centro funzionale decentrato attivo che svolge attività operative di previsione, monitoraggio e sorveglianza, gestito dall’Arpa e dipendente dalla struttura regionale competente in materia di Protezione civile.

Ora il governo regionale ha attivato le procedure per la realizzazione dei lavori per aumentare la capacità e quindi la sicurezza del tratto coperto del torrente Bisagno alla Foce, e si prevede che i lavori saranno ultimati in 28 mesi, con un impegno di spesa previsto di circa 221 milioni di euro.

Ma non è solo una questione locale, ci ha tenuto a sottolineare Galletti: il Governo è di fronte ai cittadini che chiedono risposte. Il dissesto idrogeologico, ha detto il Ministro, “è un male al quale non possiamo rassegnarci. Una malattia da cui l’Italia deve essere curata a tutti i costi. Lo stiamo facendo dal primo giorno, con serietà, consapevoli che l’impegno per mettere in sicurezza il Paese richiede tempo”.

Come? Cambiando le regole, semplificando le procedure, eliminando le cattive burocrazie, spendendo tutti e subito i fondi disponibili fermi. Perché la soluzione del problema del dissesto idrogeologico richiede tempo e il massimo sforzo del Parlamento. Ed è una questione troppo importante per dividersi. Su questo non posso che essere d’accordo con il Ministro.

 

Dal Mare Nostrum emerge Triton

Lo avete sentito soprattutto dalla Lega, che insiste nei suoi vecchi stereotipi dello “stiano a casa loro” e del “semmai li aiutiamo là”. Ma che non capisce una cosa semplice: se le operazioni per controllare i mari e soccorrere le imbarcazioni stracolme di disperati che arrivano da tutta l’Africa continuano, è perché non si possono certo far morire centinaia di persone, comprese donne e bambini, partiti alla disperata dai loro Paesi e in approdo alle coste del nostro.

Perciò se, come ha riferito il Ministro Alfano questa settimana alla Camera, l’operazione Mare Nostrum sarà chiusa e ne sarà aperta un’altra dal nome suggestivo Triton, i motivi, forti, terribili, se vogliamo, ci sono tutti.

E ce li ha spiegati proprio Alfano: tra due giorni l’operazione Mare Nostrum compie un anno di attività e in questo arco di tempo sono stati circa 100mila gli immigrati soccorsi in mare, e tra loro c’erano 9mila minori non accompagnati (non so se la Lega conosce i numeri, ma parliamo di quasi 10mila ragazzini). Non si è riusciti a evitare morti e dispersi, si è anzi rammaricato il Ministro, ma sulla base dei racconti delle persone soccorse si stima che le vittime siano circa 3mila.

Alfano è stato chiaro anche sull’attività investigativa: in questo anno sono stati individuati e bloccati 500 scafisti e sequestrate tre navi-madre. All’Italia sono arrivati apprezzamenti internazionali, ma non è certo questo il motivo per cui anche dopo la dismissione dell’operazione l’Italia continuerà a fare ricerca e soccorso in mare.

Ciononostante, la missione Triton di Frontex avrà regole d’ingaggio diverse da Mare Nostrum e avrà l’obiettivo principale di contrastare l’immigrazione irregolare e il traffico di esseri umani. Le sue navi fisseranno la linea di pattugliamento a 30 miglia dalle coste italiane e le imbarcazioni utilizzate per il trasporto degli stranieri potranno essere distrutte. E questa volta ci sarà la più ampia compartecipazione degli Stati membri: sono 19, oltre all’Italia, quelli che hanno già dato la disponibilità a partecipare all’operazione Triton, con assetti aerei, navali, con personale o fornendo esperti.

 

 

 

 

Paolo Cova

 

On.Cova: “Legge di stabilità: il Tfr in busta paga non generi ingiustizie”

On.Cova: “Legge di stabilità: il Tfr in busta paga non generi ingiustizie”

 

Anche l’on.Paolo Cova, parlamentare del Pd, lombardo, entra a gamba tesa nei distinguo rispetto al Governo sulla Legge di stabilità che oggi il collega Matteo Richetti fa in un’intervista: “Ottimo l’intervento di Matteo Richetti, proprio perché specifica la bontà dei grossi interventi, in particolare quelli che vanno a stabilizzare gli 80 euro, la decontribuzione delle assunzioni e il taglio dell’Irap, ma è importante sottolineare che nella manovra voluta dal Presidente Renzi e dal suo esecutivo restano degli evidenti punti critici”, sottolinea Cova.

Quindi,continua il parlamentare Pd, “pur nella convinzione che la legge di stabilità sia una manovra che sicuramente mira alla ripresa e alla crescita del Paese, trovo giusto, però, soffermarmi sulla questione del Tfr, ovvero soldi dei lavoratori che vengono accantonati durante gli anni di lavoro. Se si decide che i dipendenti possono eventualmente richiedere di averne una parte, ogni mese, in busta paga, non si possono poi creare differenze tra lavoratori pubblici e privati, proprio come ha detto Richetti. Non bisogna, cioè, generare disparità e soprattutto ingiustizie”.

Interventi,dunque, a livello nazionale, ma anche regionale: “Faccio un esempio che conosco bene: in Italia abbiamo più facoltà di veterinaria che in tutta Europa e uno sbocco occupazionale sempre più ridotto. A che scopo mantenerle? Le facoltà inutili vanno ridotte o chiuse, addirittura – sostiene Cova –. Altro aspetto: la Lombardia ha più unità cardiochirurgiche che tutta la Francia e la maggior parte di queste sono convenzionate. Anche in questo caso, visto quanto sostengono Maroni e la Lega a proposito dei tagli alla sanità, bisogna intervenire dove ci sono sprechi e situazioni insostenibili”.

Roma, 18ottobre 2014

 

 

News dal Parlamento

Allo stadio non si scherza

Con 289 voti favorevoli, 144 contrari e 2 astenuti, alla Camera abbiamo approvato il decreto legge sulla sicurezza negli stadi. Ora il testo va al senato.

Tra le principali novità un Daspo di gruppo con il divieto di accesso per almeno 3 anni nei confronti dei responsabili di violenze di gruppo e da 5 a 8 anni, con l’obbligo di presentarsi in commissariato, nel caso dei recidivi. Inoltre, ora viene compreso nei provvedimenti anche chi è stato denunciato o condannato per l’esposizione di striscioni offensivi, violenti o razzisti, per reati contro l’ordine pubblico e altri delitti gravi come rapina, detenzione di esplosivi, spaccio di droga. Il Daspo potrà colpire anche chi partecipa all’estero a scontri o minacce mettendo a rischio la sicurezza o l’ordine pubblico.

Altra decisione importante quella presa per quanto riguarda la frode sportiva: chi compra o vende una partita potrà rischiare in futuro fino a 9 anni di carcere. L’inasprimento consente l’uso di intercettazioni e legittima l’arresto facoltativo in flagranza e le misure cautelari in carcere.

Il decreto prevede molto altro: il divieto di trasferta per uno o due campionati nel caso di gravi episodi di violenza; l’arresto in flagranza differita anche contro chi intona cori o innalza striscioni che incitano alla discriminazione razziale o etnica; i recidivi e gli ultrà pericolosi potranno essere sottoposti dal tribunale alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza; le società sportive dovranno versare una quota dell’incasso, che andrà dall’1 al 3%, per pagare gli straordinari degli agenti addetti alla sicurezza; in via sperimentale alla polizia sarà data in dotazione la pistola elettrica Taser.

 

Giro di vite sulla strada

E dopo un ostruzionismo lungo, sfiancante e a mio parere ingiustificato, siamo riusciti ad approvare anche la delega per la riforma del codice della strada che introduce le norme che prevedono anche il ritiro a vita della patente e pone le basi per l’istituzione del reato di omicidio stradale. Anche in questo caso, ora tocca al Senato analizzare e votare il testo.

È il secondo decreto della settimana che introduce nella vita di noi cittadini delle sostanziose novità. Innanzitutto quella di una sorta di “ergastolo” della patente, perché sarà revocata per sempre quando si violerà gravemente il codice della strada e cioè in caso di omicidio colposo effettuato da un conducente alla guida con tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l o sotto l’effetto di stupefacenti, o quando ci siano più vittime.

La delega prevede la possibilità di introdurre nel codice penale, con una opportuna modifica, la fattispecie dell’omicidio come necessariamente doloso e non colposo, in particolare se commesso da soggetti alla guida ubriachi o sotto l’effetto di stupefacenti.

Altri aspetti non secondari della norma, una quota non inferiore al 15% dei proventi delle multe andranno a un fondo per l’intensificazione dei controlli su strada e per il finanziamento del piano nazionale di sicurezza stradale. È poi prevista la promozione della sicurezza delle biciclette. Inoltre, in città, in prossimità di scuole e ospedali, si andrà a non più di 30 chilometri orari. Le multe per chi sfora il tempo di sosta sulle strisce blu, sarà graduale e commisurata alla lunghezza della permanenza illegittima. E in generale le sanzioni saranno graduate in funzione dell’effettiva pericolosità del comportamento.

Infine, importantissimo, l’assicurazione verrà controllata con l’installazione di sistemi telematici e pene più aspre arriveranno per chi circolerà senza.

 

Concorsi corretti. E un protocollo per Expo

Ho aderito a un’interrogazione del collega Filippo Crimì che si rivolge al Ministro dell’Università, sollevando il problema della regolarità dei concorsi per giovani medici, considerato che tra pochi giorni si terrà per la prima volta il concorso nazionale per le scuole di specializzazione.

Nel documento si sottolinea come sia “assolutamente necessario un controllo strettissimo in sede concorsuale per impedire che si verifichino irregolarità e affinché il confronto tra i concorrenti avvenga nella massima correttezza e trasparenza”. Si chiede, quindi, al Ministro quali misure intenda adottare per garantire un rigoroso controllo, anche con l’ausilio delle forze dell’ordine, se necessario, e per punire severamente coloro che commetteranno irregolarità, anche attraverso l’esclusione da tutti i successivi concorsi.

Ho sottoscritto infine una risoluzione della collega Susanna Cenni che fa una lunga disamina del significato di Expo 2015, dal punto di vista delle politiche alimentari e agricole e tocca tutti i punti importanti di questi due aspetti. Da una sorta di protocollo del dopo Expo alla necessità di rendere informati e consapevoli i cittadini, dal sistema sementiero alla ricerca scientifica, dall’ingresso delle donne e dei giovani nel settore agricolo all’educazione alimentare più sana.

 

Parliamo di scuola

Sabato 18 ottobre alle h.16.00, in via Mecenate 25, a Milano, parteciperò a un incontro di ascolto su “La buona scuola”, assieme al presidente della Commissione Istruzione del Consiglio di zona 4, Luigi Costanzo. Per maggiori dettagli sull’incontro di sabato clicca qui.

A questo proposito, voglio ricordare che il Ministro Giannini ha nominato la nuova direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, quello che un tempo veniva definito provveditore agli studi. Si tratta di Delia Campanelli, 60 anni, avvocato, originaria di Bari, ma da anni funzionaria del Ministero stesso.

A lei i migliori auguri per un lavoro proficuo, visto che i problemi che l’aspettano in Lombardia non sono pochi.

News dal Parlamento

Allo stadio non si scherza

Con 289 voti favorevoli, 144 contrari e 2 astenuti, alla Camera abbiamo approvato il decreto legge sulla sicurezza negli stadi. Ora il testo va al Senato.

Tra le principali novità un Daspo di gruppo con il divieto di accesso per almeno 3 anni nei confronti dei responsabili di violenze di gruppo e da 5 a 8 anni, con l’obbligo di presentarsi in commissariato, nel caso dei recidivi. Inoltre, ora viene compreso nei provvedimenti anche chi è stato denunciato o condannato per l’esposizione di striscioni offensivi, violenti o razzisti, per reati contro l’ordine pubblico e altri delitti gravi come rapina, detenzione di esplosivi, spaccio di droga. Il Daspo potrà colpire anche chi partecipa all’estero a scontri o minacce mettendo a rischio la sicurezza o l’ordine pubblico.

Altra decisione importante quella presa per quanto riguarda la frode sportiva: chi compra o vende una partita potrà rischiare in futuro fino a 9 anni di carcere. L’inasprimento consente l’uso di intercettazioni e legittima l’arresto facoltativo in flagranza e le misure cautelari in carcere.

Il decreto prevede molto altro: il divieto di trasferta per uno o due campionati nel caso di gravi episodi di violenza; l’arresto in flagranza differita anche contro chi intona cori o innalza striscioni che incitano alla discriminazione razziale o etnica; i recidivi e gli ultrà pericolosi potranno essere sottoposti dal tribunale alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza; le società sportive dovranno versare una quota dell’incasso, che andrà dall’1 al 3%, per pagare gli straordinari degli agenti addetti alla sicurezza; in via sperimentale alla polizia sarà data in dotazione la pistola elettrica Taser.

 

Giro di vite sulla strada

E dopo un ostruzionismo lungo, sfiancante e a mio parere ingiustificato, siamo riusciti ad approvare anche la delega per la riforma del codice della strada che introduce le norme che prevedono anche il ritiro a vita della patente e pone le basi per l’istituzione del reato di omicidio stradale. Anche in questo caso, ora tocca al Senato analizzare e votare il testo.

È il secondo decreto della settimana che introduce nella vita di noi cittadini delle sostanziose novità. Innanzitutto quella di una sorta di “ergastolo” della patente, perché sarà revocata per sempre quando si violerà gravemente il codice della strada e cioè in caso di omicidio colposo effettuato da un conducente alla guida con tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l o sotto l’effetto di stupefacenti, o quando ci siano più vittime.

La delega prevede la possibilità di introdurre nel codice penale, con una opportuna modifica, la fattispecie dell’omicidio come necessariamente doloso e non colposo, in particolare se commesso da soggetti alla guida ubriachi o sotto l’effetto di stupefacenti.

Altri aspetti non secondari della norma, una quota non inferiore al 15% dei proventi delle multe andranno a un fondo per l’intensificazione dei controlli su strada e per il finanziamento del piano nazionale di sicurezza stradale. È poi prevista la promozione della sicurezza delle biciclette. Inoltre, in città, in prossimità di scuole e ospedali, si andrà a non più di 30 chilometri orari. Le multe per chi sfora il tempo di sosta sulle strisce blu, sarà graduale e commisurata alla lunghezza della permanenza illegittima. E in generale le sanzioni saranno graduate in funzione dell’effettiva pericolosità del comportamento.

Infine, importantissimo, l’assicurazione verrà controllata con l’installazione di sistemi telematici e pene più aspre arriveranno per chi circolerà senza.

 

Concorsi corretti. E un protocollo per Expo

Ho aderito a un’interrogazione del collega Filippo Crimì che si rivolge al Ministro dell’Università, sollevando il problema della regolarità dei concorsi per giovani medici, considerato che tra pochi giorni si terrà per la prima volta il concorso nazionale per le scuole di specializzazione.

Nel documento si sottolinea come sia “assolutamente necessario un controllo strettissimo in sede concorsuale per impedire che si verifichino irregolarità e affinché il confronto tra i concorrenti avvenga nella massima correttezza e trasparenza”. Si chiede, quindi, al Ministro quali misure intenda adottare per garantire un rigoroso controllo, anche con l’ausilio delle forze dell’ordine, se necessario, e per punire severamente coloro che commetteranno irregolarità, anche attraverso l’esclusione da tutti i successivi concorsi.

Ho sottoscritto infine una risoluzione della collega Susanna Cenni che fa una lunga disamina del significato di Expo 2015, dal punto di vista delle politiche alimentari e agricole e tocca tutti i punti importanti di questi due aspetti. Da una sorta di protocollo del dopo Expo alla necessità di rendere informati e consapevoli i cittadini, dal sistema sementiero alla ricerca scientifica, dall’ingresso delle donne e dei giovani nel settore agricolo all’educazione alimentare più sana.

 

Parliamo di scuola

Sabato 18 ottobre alle h.16.00, in via Mecenate 25, a Milano, parteciperò a un incontro di ascolto su “La buona scuola”, assieme al presidente della Commissione Istruzione del Consiglio di zona 4, Luigi Costanzo. Per maggiori dettagli sull’incontro di sabato clicca qui.

A questo proposito, voglio ricordare che il Ministro Giannini ha nominato la nuova direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, quello che un tempo veniva definito provveditore agli studi. Si tratta di Delia Campanelli, 60 anni, avvocato, originaria di Bari, ma da anni funzionaria del Ministero stesso.

A lei i migliori auguri per un lavoro proficuo, visto che i problemi che l’aspettano in Lombardia non sono pochi.

Indigenti Ministro Martina stanzia 40 milioni euro per aiuti alimentari

Indigenti, Martina: stanziati 40 milioni di euro per aiuti alimentari. Oggi bando per 12,5 milioni di euro  di formaggi dop
(09.10.14)

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che l’organismo pagatore Agea, su delega del Ministero del Lavoro e con l’indirizzo del Mipaaf, ha emanato oggi un bando di gara per la fornitura di 12,5 milioni di euro di formaggi DOP agli Enti Caritativi (Organizzazioni partner) che assistono gli indigenti.

Si tratta di una procedura innovativa già sperimentata lo scorso anno, che tende a premiare la varietà dell’assortimento ed il valore biologico e nutrizionale dei formaggi, tutti comunque a Denominazione di origine protetta.

Questa gara, si aggiunge a quelle già eseguite utilizzando il Fondo Nazionale Indigenti istituito presso il Mipaaf per 8,4 milioni di euro di pasta e 1,1 milioni di euro di farina. Queste ultime hanno già portato all’aggiudicazione di forniture per 3.608 tonnellate di farina e 13.700 tonnellate di pasta, le cui consegne agli Enti caritativi stanno iniziando proprio in questi giorni.

Si tratta di un primo risultato che si completerà con l’attivazione di forniture per altri prodotti sempre destinati agli indigenti come ad esempio polpa di pomodoro, carne e minestrone in scatola e succhi di frutta, fino ad un impegno finanziario di € 36,7 milioni di euro già resi disponibili su richiesta del Dicastero del Lavoro, che si aggiungono ai 9,5 milioni di euro del Fondo Nazionale già impegnati.

Questo primo intervento di mercato sarà rafforzato non appena verrà approvato dalla Commissione europea il nuovo programma operativo finanziato dal FEAD (Fondo aiuti europei agli indigenti) ai sensi del regolamento UE n. 223/2014, che ha sostituito il precedente programma di aiuti sostenuto con i fondi della politica agricola comune.
Attraverso tale programma, saranno messi a disposizione ulteriori 40 milioni di euro a completamento dello stanziamento 2014, 80 milioni di euro nell’esercizio 2015 e 66 milioni di euro, salvo integrazione con cofinanziamento nazionale, per ciascun anno sino al 2020.

“Grazie alla sinergia con il Ministro Poletti – ha detto il Ministro Maurizio Martina – abbiamo potuto mettere in campo un piano di interventi a favore degli indigenti. Fino al 2020 avremo a disposizione oltre 400 milioni e abbiamo deciso di anticipare il massimo della quota nazionale fin da subito con i primi 40 milioni di euro per gli aiuti alimentari. Con queste risorse riusciamo a supportare il lavoro degli Enti caritativi, messi in crisi dalla fine del precedente programma europeo di aiuti. Stiamo distribuendo in questi giorni più di 16mila tonnellate di pasta e farina e con il bando sui formaggi DOP abbiamo fatto un ulteriore passaggio per assistere i 4 milioni di italiani che soffrono di povertà alimentare. È un tema sul quale continueremo a spingere anche a livello europeo, tanto da averlo messo tra i punti cardine della discussione sulla sicurezza alimentare dello scorso Consiglio informale dei Ministri dell’Agricoltura dell’Ue a Milano”.

News dal Parlamento

Parliamo di lavoro

Nei giorni scorsi si è parlato molto del tema del lavoro​ ed in particolare dell’art.18. Dopo il clamore mediatico, mi sembra opportuno sottoporvi il testo approvato dalla Commissione Lavoro del Senato con a fronte quello originario del Governo, perché solo leggendo il testo in discussione è più comprensibile l’insieme della Delega che viene assegnata al Governo sul tema del lavoro.

La mia prima considerazione è che è necessario rivedere le forme di politiche attive attuate per coloro che perdono il lavoro e che oggi costano enormemente (circa 77mila euro per lavoratore all’anno), oltretutto non riescono ad attuare un vero reinserimento.

Senza contare che non riguardano tutti.

La seconda è la necessità di una revisione delle forme contrattuali attualmente esistenti che hanno portato i nostri giovani a subire ogni forma di precariato. Tutto ciò mi fa dire che una revisione del modello è oltre modo necessaria. A voi la lettura e il confronto tra le proposte.

Se vuoi leggere clicca qui.

Gli effetti dell’embargo

In settimana Federica Guidi, Ministro dello sviluppo economico, è venuta in Aula, alla Camera, per riferire su una informativa urgente del Governo a proposito degli effetti per le imprese nazionali derivanti dalle sanzioni commerciali disposte dalla Russia nei confronti dell’Unione europea.

Il tema più caldo, sollecitato anche da un question time, riguarda l’approvvigionamento di gas. La Guidi ha assicurato che c’è un piano di emergenza già collaudato per far fronte a possibili interruzioni di gas dalla Russia, a causa della crisi Ucraina. Il volume degli stoccaggi italiani di gas è, infatti, molto ampio e ciò fornisce un buon margine di sicurezza, ha fatto sapere. Ha inoltre precisato che il livello di riempimento degli stoccaggi è oggi molto alto, al 94% dello spazio totale disponibile, e si prevede di raggiungere entro fine ottobre 11,4 miliardi di metri cubi di stoccaggio commerciale, che si andranno ad aggiungere ai 4,6 miliardi di metri cubi di riserva strategica.

Va peggio rispetto all’embargo dei beni alimentari, in particolare ortofrutticoli freschi, carni fresche e lavorate, latte, formaggio e derivati, pesci e crostacei.La perdita stimata del minor export agroalimentare italiano in Russia va considerata su un periodo di tempo necessariamente prolungato. Si pensi che nel 2013 l’Italia ha esportato 218 milioni di euro rispetto a un complessivo di oltre 10 miliardi. Molti prodotti ad indicazione geografica ne risentiranno, è vero, in primis Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Ma per fortuna non risultano colpiti altri settori come il vino, la pasta e l’olio di oliva.

In sostanza, ha detto il Ministro, l’ufficio del commercio estero ha stimato al massimo in 100 milioni di euro la perdita in valore di export italiano verso la Russia per il 2014. Le categorie più danneggiate saranno frutta e verdura, seguite da carne, bovina e suina, e dal preoccupante divieto per il formaggio, per il quale la Russia rappresenta il 25 per cento del mercato dell’export.

Giovani sportivi e previdenza

Nei giorni scorsi ho sottoscritto due progetti di legge relativi al settore sportivo. L’iniziativa parte dalla collega Maria Luisa Gnecchi che vuole mettere mano all’armonizzazione dei regimi pensionistici voluta dalla Riforma Fornero, tra cui, appunto quello riguardante gli sportivi.

Ho aderito anche alla proposta di provvedimento, sempre dell’On. Gnecchi, che intende tutelare l’ingresso dei giovani calciatori nell’attività di sportivo professionista e che ne incentiva anche l’accesso visti i gravi problemi dei nostri settori giovanili.

Paolo Cova

News dal Parlamento

Farmaci meno costosi per i nostri “amici”

Sono lieto di aprire questa news con la mia prima proposta di legge. È una richiesta solo apparentemente tecnica, ma rivolta, alla fine, a tutti coloro che hanno o vorrebbero un animale da compagnia o un cavallo senza doversi svenare per poterlo curare e tenere in salute, fatto che spesso li dissuade dal prendere con sé un piccolo amico. Nel documento chiedo la modifica dell’articolo 10 di un decreto legislativo del 2006, in materia di uso di medicinali in deroga per il trattamento veterinario di animali non destinati alla produzione di alimenti.

L’obiettivo è di consentire una riduzione della spesa sanitaria per i proprietari di tutti quegli animali che chiamiamo, appunto, di affezione. E quindi, così come avviene per le persone e i loro medici curanti, anche per i nostri amici il veterinario deve essere svincolato da obblighi di prescrizione di determinati farmaci e deve poter ricorrere al principio attivo anche di un farmaco ad uso umano.

La limitazione può essere giustificata solo in caso di animali da reddito, perché in questo caso è potenzialmente in gioco la salute dei cittadini, ma non certo per gli animali da compagnia. Per il resto non si capisce perché chi vuole tenere con sé un piccolo amico – e penso anche agli anziani cui fa tanta compagnia, ma spesso vivono di pensioni minime – debba spendere per curarlo più di quanto potrebbe essere necessario, quasi a suggerire che la salute dell’animale da compagnia sia solo per chi può investire in farmaci costosi e quindi può permetterselo.

Oggi, in linea di massima, è così: il costo è estremamente rilevante e le difficoltà di accesso alle cure da parte dei proprietari meno abbienti sono state più volte portate all’attenzione dell’opinione pubblica in questi anni.

Nella mia proposta di legge metto a confronto l’attuale normativa per dimostrare che se valutiamo la cura dell’animale sotto il profilo della corretta applicazione dei principi scientifici, ovvero in termini di riduzione della sofferenza e possibilità di cura più efficace, nonché meno costosa per il principio di contenimento della spesa, appare evidente che la ricerca scientifica internazionale è già arrivata alla conclusione che sono sufficienti i “farmaci espressi in termini di molecola farmacologicamente attiva”. Il medico veterinario ha quindi tutti gli strumenti per formulare scelte razionali e rispondenti a precisi criteri scientifici, sotto il profilo delle più avanzate conoscenze, potendo anche far risparmiare il cittadino. Non ha più ragione d’essere, dunque, che sia obbligato a prescrivere, prima di tutto e in via preferenziale, ciò che il mercato gli me tte a disposizione.

Quattro anni a chi depista

Con 351 sì, 50 no e 26 astenuti, alla Camera abbiamo approvato, in prima lettura, la proposta di legge diretta a introdurre nel nostro ordinamento – riscrivendo di fatto l’art. 375 del Codice penale – il delitto di inquinamento processuale e depistaggio. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.

Ad oggi, il nostro ordinamento non prevede questo reato specifico, ma una serie di altre disposizioni che puniscono in vario modo la condotta di colui che intralcia la giustizia, indirizzando su una falsa pista le indagini penali svolte dall’autorità giudiziaria. Si pensi alla falsa testimonianza, alla calunnia e all’autocalunnia, al favoreggiamento, al falso ideologico, alle false informazioni al Pubblico ministero, alla frode processuale: si tratta, analogamente al depistaggio, di comportamenti volti, con diverse modalità, a ostacolare l’acquisizione della prova o l’accertamento dei fatti nel processo penale.

Il nuovo delitto di inquinamento processuale e depistaggio punisce con la reclusione fino a 4 anni chiunque compia un’azione finalizzata a impedire, ostacolare o sviare un’indagine o un processo penale. Sarà punito, dunque, chiunque modifica il corpo del reato o la scena del crimine, distrugge, occulta o altera prove, oppure crea false piste.
Quando a depistare è un pubblico ufficiale, la pena aumenta da un terzo alla metà. L’inasprimento di pena (da 6 a 12 anni) scatta anche qualora il reato riguardi processi per stragi e terrorismo, mafia e associazioni segrete, traffico di armi e materiale nucleare, chimico o biologico, o altri gravi delitti come la tratta di persone e il sequestro a scopo estorsivo. Se la condanna supera i 3 anni si applica l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Sì al benessere animale

Questa settimana è stata approvata la mia mozione sul benessere animale che avevo illustrato già qualche giorno fa, in Aula. Come ricorderete, questi atti di indirizzo sono stati decisi nell’ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.

Il Sottosegretario alla Salute ha dato il parere del Governo e, per quanto riguarda la mia mozione, è stata fatta una modifica, da me accettata, che va verso la prevenzione del randagismo, ponendo come fondamentale la sistemazione delle cucciolate e il controllo delle nascite.

Nel mio intervento ho toccato i punti focali dei temi legati al benessere animale: l’importanza dei centri di referenza nei singoli Paesi membri affinché forniscano dati certi e scientifici, la formazione a partire fin dai più giovani, la promozione del concetto di proprietà dell’animale, la sensibilizzazione propedeutica per avere degli adulti consapevoli che non maltratteranno o abbandoneranno gli animali, lo stop all’importazione illegale di cuccioli.

Ho chiesto anche di vietare le adozioni internazionali di cani e gatti che spesso presentano zoonosi ed evidenti segni clinici di malattie che rischiano di diffondersi su larga scala. E per il randagismo di cercare di aumentare l’identificazione degli animali, attraverso i chip. Il mio obiettivo è quello di arrivare a svuotare i canili, accompagnando le cucciolate e attuando le sterilizzazioni.

La mozione impegna anche a superare gli stabulari per la ricerca, riducendo e sostituendo gli animali nelle strutture scientifiche.

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F35 ridotti a metà

Tra le mozioni approvate questa settimana in Aula, di particolare importanza quella che impegna il Governo a riesaminare il programma di acquisto degli F35 e a dimezzare il budget previsto. Il documento, che ha ottenuto 275 voti favorevoli, 45 contrari e 152 astenuti, da una parte razionalizza le risorse destinate agli F35, dall’altra dimostra che è compito del Parlamento decidere, così come ha stabilito la Riforma sui sistemi d’arma, approvata alla fine della scorsa legislatura. La mozione, dunque, è coerente con un percorso di revisione dello strumento militare e con i rigorosi vincoli di bilancio imposti dalla crisi.

Tant’è che l’impegno chiesto al Governo è di ricercare ogni possibile soluzione e accordo con i partner internazionali, allo scopo di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici. Faccio presente, in questo senso, che il lavoro attualmente previsto per il partner italiano porterà a un’occupazione pari a circa 1.500 addetti diretti, che, includendo l’indotto, porterà a un totale di 6.500 unità.

La rivoluzione del cognome

È una notizia che potrebbe sembrare di costume per noi italiani, abituati come siamo a riconoscerci in una discendenza prettamente paterna. Ma in molti Paesi europei, penso alla Spagna, non è mai stato così. Adesso, invece, anche in Italia sarà possibile assumere anche il cognome della madre o di entrambi. Alla Camera abbiamo approvato (con voto segreto: 239 sì, 92 no, 69 astenuti) la proposta di legge che modifica radicalmente la disciplina e, di conseguenza, appunto gli usi e i costumi della Penisola.

In questo modo non abbiamo solamente risposto a una richiesta che poteva nascere dall’esigenza di una parte della popolazione e riconosciuta anche da sentenze della Corte costituzionale o della Cassazione, ma anche alla bacchettata della Corte europea dei diritti dell’uomo che pochi mesi fa ha condannato l’Italia per violazione del principio di uguaglianza uomo-donna.

Adesso, dunque, alla nascita il figlio potrà avere il cognome del padre o della madre o di entrambi. Decidono loro e se non si trova un accordo, il neonato prenderà i due cognomi in ordine alfabetico.

Altra grande novità è che la stessa regola vale per i figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti dai due genitori. Se, poi, il riconoscimento dovesse arrivare in un secondo momento, il cognome del “nuovo” genitore si aggiunge solo se vi è il consenso dell’altro e dello stesso minore che abbia almeno 14 anni. La legge varrà anche per i figli adottivi e chi ha già due cognomi potrà trasmetterne al figlio soltanto uno. Potrebbe trattarsi di una vera rivoluzione, perché basterà essere maggiorenni e fare una dichiarazione allo Stato civile per aggiungere il cognome mancante.