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Parliamo di lavoro

Nei giorni scorsi si è parlato molto del tema del lavoro​ ed in particolare dell’art.18. Dopo il clamore mediatico, mi sembra opportuno sottoporvi il testo approvato dalla Commissione Lavoro del Senato con a fronte quello originario del Governo, perché solo leggendo il testo in discussione è più comprensibile l’insieme della Delega che viene assegnata al Governo sul tema del lavoro.

La mia prima considerazione è che è necessario rivedere le forme di politiche attive attuate per coloro che perdono il lavoro e che oggi costano enormemente (circa 77mila euro per lavoratore all’anno), oltretutto non riescono ad attuare un vero reinserimento.

Senza contare che non riguardano tutti.

La seconda è la necessità di una revisione delle forme contrattuali attualmente esistenti che hanno portato i nostri giovani a subire ogni forma di precariato. Tutto ciò mi fa dire che una revisione del modello è oltre modo necessaria. A voi la lettura e il confronto tra le proposte.

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Gli effetti dell’embargo

In settimana Federica Guidi, Ministro dello sviluppo economico, è venuta in Aula, alla Camera, per riferire su una informativa urgente del Governo a proposito degli effetti per le imprese nazionali derivanti dalle sanzioni commerciali disposte dalla Russia nei confronti dell’Unione europea.

Il tema più caldo, sollecitato anche da un question time, riguarda l’approvvigionamento di gas. La Guidi ha assicurato che c’è un piano di emergenza già collaudato per far fronte a possibili interruzioni di gas dalla Russia, a causa della crisi Ucraina. Il volume degli stoccaggi italiani di gas è, infatti, molto ampio e ciò fornisce un buon margine di sicurezza, ha fatto sapere. Ha inoltre precisato che il livello di riempimento degli stoccaggi è oggi molto alto, al 94% dello spazio totale disponibile, e si prevede di raggiungere entro fine ottobre 11,4 miliardi di metri cubi di stoccaggio commerciale, che si andranno ad aggiungere ai 4,6 miliardi di metri cubi di riserva strategica.

Va peggio rispetto all’embargo dei beni alimentari, in particolare ortofrutticoli freschi, carni fresche e lavorate, latte, formaggio e derivati, pesci e crostacei.La perdita stimata del minor export agroalimentare italiano in Russia va considerata su un periodo di tempo necessariamente prolungato. Si pensi che nel 2013 l’Italia ha esportato 218 milioni di euro rispetto a un complessivo di oltre 10 miliardi. Molti prodotti ad indicazione geografica ne risentiranno, è vero, in primis Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Ma per fortuna non risultano colpiti altri settori come il vino, la pasta e l’olio di oliva.

In sostanza, ha detto il Ministro, l’ufficio del commercio estero ha stimato al massimo in 100 milioni di euro la perdita in valore di export italiano verso la Russia per il 2014. Le categorie più danneggiate saranno frutta e verdura, seguite da carne, bovina e suina, e dal preoccupante divieto per il formaggio, per il quale la Russia rappresenta il 25 per cento del mercato dell’export.

Giovani sportivi e previdenza

Nei giorni scorsi ho sottoscritto due progetti di legge relativi al settore sportivo. L’iniziativa parte dalla collega Maria Luisa Gnecchi che vuole mettere mano all’armonizzazione dei regimi pensionistici voluta dalla Riforma Fornero, tra cui, appunto quello riguardante gli sportivi.

Ho aderito anche alla proposta di provvedimento, sempre dell’On. Gnecchi, che intende tutelare l’ingresso dei giovani calciatori nell’attività di sportivo professionista e che ne incentiva anche l’accesso visti i gravi problemi dei nostri settori giovanili.

Paolo Cova