Pensieri Democratici

Contro il femminicidio il rispetto per l’altro

In questa newsletter vorrei tornare sul tema del femminicidio, di cui, in queste settimane, si è molto parlato.

E’ questo un problema che si protrae da tempo e molte sono state le possibili soluzioni indicate. Personalmente ritengo che, prima di ogni azione, si renda necessario adoperarsi perché ci si avvii ad un profondo cambio di paradigma. Passare, cioè da una visione della vita individualista, costruita intorno ai propri interessi, dove ognuno si sente libero di fare tutto ciò che vuole nei confronti delle cose e delle persone che ha di fronte (soprattutto se fragili, deboli, donne), alla convinzione che siamo parte di una comunità e che per essa è necessario adoperarsi.

E se il senso di comunità è da rafforzare è necessario individuare e valorizzare i luoghi di incontro delle persone: la scuola, il posto di lavoro, il quartiere, il volontariato, le attività culturali e ricreative. Un forte senso di comunità rafforza la capacità della comunità stessa di dare un aiuto collettivo, alimenta la sensazione di essere risorsa, insegna ai singoli a farsi carico, a sentirsi responsabile nei confronti di tutti e anche delle donne.

Anche la politica deve cambiare il proprio paradigma: nel modo di parlare, nel considerare le persone senza fare distinzione di sesso, di provenienza, di cittadinanza. Diffondere l’idea, come spesso accade, che c’è qualcuno che è meno uguale degli altri, potrebbe  finire per giustificare chi, approfittando della situazione, si  sente libero di poter gestire la vita di un’altra persona a suo piacimento, considerandosi più forte e anche nel giusto.

Sulla Psa Regione dilettante

A fine novembre, sono intervenuto a un partecipato e atteso incontro, a Montebello della Battaglia, sul tema della peste suina africana, organizzato dal Pd. È stata l’occasione per fare il punto, parlando a cittadini, allevatori e a tutti coloro che sono in qualche modo coinvolti da questa epidemia.

Ho detto che innanzitutto non è chiaro, dopo mesi, che la questione non è tanto in capo all’assessorato all’Agricoltura, ma, trattandosi di un problema sanitario, seppure di ordine veterinario, è l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, con la sua Direzione generale che deve occuparsene. Al momento  siamo nella situazione in cui, in un momento in cui dovrebbe esserci massima vigilanza, il numero dei veterinari pubblici dipendenti, che era stato pesantemente ridotto negli anni scorsi, non ha subito nessun aumento. Di conseguenza, diventa difficile un’implementazione dei controlli e delle verifiche con questi numeri ridotti. Inoltre mancano le giuste indicazioni da parte del veterinario regionale.

L’unico intervento realmente fatto dalla Regione e che avevo sollecitato pubblicamente, è stato quello di vietare l’obbligo dell’uso della paglia come lettiera per i suini, perché può contribuire alla diffusione del virus all’interno delle aziende, considerato che, provenendo dalle campagne, può essere stata contaminata dal contatto con cinghiali, volpi o altri animali infetti. E questo è stato deciso con una recente ordinanza. Peccato che ci hanno aggiunto anche il fieno che con i suini non c’entra nulla, ma, nelle aziende duplici, cioè quelle che allevano sia suini che bovini, diventa un problema: gli allevatori cosa daranno da mangiare alle mucche se non possono più distribuire il fieno? Insomma, in Regione siamo ancora al dilettantismo puro.

Invece, andrebbe proibita la possibilità del pascolo dei suini, poiché possono essere loro stessi direttamente ricettacolo dell’infezione dei cinghiali o di altri animali selvatici. Per fare questi interventi bisogna intendersene e sapere che suggerimenti dare all’assessorato che si occupa di sanità, come già fatto in altre regioni. Un anno fa ho organizzato il primo incontro su questo tema, perché già si sapeva il rischio a cui si andava incontro. Ma nessuno ha fatto niente se non limitarsi a sperare che un contenimento stringente risolvesse il problema.

E sulla Pac esalta le briciole

Regione Lombardia non si rende neanche conto dei suoi inspiegabili trionfalismi. Ha, infatti, annunciato in pompa magna che ha erogato 190 milioni di euro a circa 25mila aziende agricole, con gli stanziamenti previsti nell’ambito dell’Anticipo Pac 2023. Peccato che vuol dire dare poco più di 7 mila euro ad azienda. Praticamente la razione alimentare di 7 giorni per una stalla da 100 capi.

È un taglio pesante, gli allevatori sono preoccupati. E i toni utilizzati da assessore all’Agricoltura e presidente regionali, che si sono vantati di questa spartizione di briciole, sono veramente fuori luogo. Oltre tutto hanno pure detto che le domande sono state 30mila. Se avessero fatto i conti, capirebbero che siamo a una cifra a dir poco ridicola. In un’azienda agricola, con costi imponenti, mantenimento degli animali, lavorazione, spesa energetica ormai alle stelle, poche migliaia di euro sono una goccia nel mare.

E secondo la Giunta di centrodestra con questi soldi, che considera un grande provvedimento, le aziende dovrebbero competere sul mercato, programmare le attività all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica, rilanciando gli investimenti. Se non ci fosse da piangere, ci verrebbe da ridere. Regione dovrebbe fare in modo che i prossimi interventi con il Piano di sviluppo rurale vadano sempre a buon fine e che non vengano restituiti fondi all’Unione europea, come spesso accade. Soprattutto deve esserci la possibilità per le piccole aziende di poter accedere al Psr e di poter avere questi contributi, cosa che finora non era scontata. Quindi, non si vantino di interventi ben poco remunerativi per il comparto, facciano in modo che tutti i soldi vengano utilizzati e che ogni azienda possa averne una parte.

E se, come dice l’assessore a sua difesa, i contributi Pac seguono criteri proporzionali legati alle dimensioni e alle attività dell’azienda agricole e che ci sono aziende grandi che arrivano a percepire 100mila euro, ciò significa che ci sono anche aziende piccole, numerosissime sui nostri territori, che prenderanno solo le briciole, neanche 7mila euro.

Dl Anticipi, ma come piace alla destra

Intanto, a Roma, continua lo stillicidio di decreti legge dai contenuti discutibili e caratterizzati dalla mancanza di rispetto e correttezza istituzionale verso il Parlamento. Questa volta si tratta del Dl denominato “Anticipi”, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale e collegato alla Legge di Bilancio 2024. Introduce “Misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti

territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”.

Si tratta dell’ultimo tentativo del Governo di correggere sè stesso e di

migliorare una Manovra che, oltre a essere iniqua, fragile e di corto respiro, manca del tutto di capacità espansiva, di sostegno alla crescita. Il risultato, però, è decisamente insufficiente e deludente, perché siamo di fronte all’ennesimo decreto omnibus, buttato lì, senza un filo conduttore.

Ad esempio, contiene risorse per le attività di chirurgia estetica (estende l’esenzione Iva per le prestazioni sanitarie anche alle prestazioni sanitarie di

chirurgia estetica) e per gli integratori alimentari o per gli aromi destinati ai prodotti liquidi da inalazione, ma non ci sono soldi per il Fondo per le non autosufficienze, per Opzione donna, per il fondo per l’Alzheimer.

Per non parlare degli sconti sugli extra profitti alle aziende energetiche per 450 milioni di euro e di quello che è di fatto l’ennesimo condono.

Le nostre proposte, cadute nel vuoto, erano di tutt’altro tenore: il rifinanziamento per almeno 100 milioni del Fondo per il sostegno agli affitti e per la morosità incolpevole, l’aumento da 6 a 10 milioni del sostegno degli affitti per gli studenti fuori sede, la proroga della maggior tutela per le utenze domestiche, il rifinanziamento del bonus sociale per la luce e il gas, il rifinanziamento del bonus trasporti, il credito d’imposta per il caro mutui per le famiglie. Lo stanziamento di maggiori risorse per il Fondo per la disabilità, il Fondo per la non autosufficienza e il Fondo per l’Alzheimer. Tanti altri

temi sono rimasti inascoltati: dal potenziamento dell’assegno unico al rifinanziamento del Fondo per le imprese femminili.

VALLACCHI E COVA (PD): “REGIONE IMMOBILE, SPETTA ALL’ASSESSORATO ALLA SANITÀ OCCUPARSENE. PROIBIRE IL FIENO: UN DANNO”

Partecipato e atteso l’incontro che si è tenuto l’altra sera, a Montebello della Battaglia, sul tema della peste suina africana e organizzato dal Pd. Sono intervenuti Simone Marchesi, segretario provinciale, e Giulio Torlaschi, segretario di Circolo di Casteggio, Milena D’Imperio, già vicepresidente provinciale di Pavia, e Paolo Gramigna, già assessore provinciale, e, come relatori, Roberta Vallacchi, consigliera regionale dem, l’on. Antonella Forattini, l’ex deputato Paolo Cova. “È stata l’occasione per fare il punto, parlando a cittadini, allevatori e a tutti coloro che sono in qualche modo coinvolti da questa epidemia”, spiega Vallacchi, che sta seguendo da vicino la questione.

“Ho fatto presente che già quando c’è stato il primo caso, a gennaio 2022, proprio vicino alla provincia di Pavia, si sarebbero dovute mettere in atto subito misure di prevenzione e protezione, quindi le recinzioni, un’azione di contenimento dei cinghiali, fatta bene con tutte le norme di biosicurezza per non veicolare il virus. Perché purtroppo permane per mesi nell’ambiente e si può portare in giro facilmente, è di alta diffusione e infettivo”, ha detto la dem.

“Regione Lombardia però non ha fatto nulla finché non c’è stato il primo caso nel pavese, quindi in estremo ritardo, e ha continuato a posticipare gli interventi perché siamo ancora allo stesso punto di mesi fa: gli allevatori non hanno ancora visto un euro di indennizzo, non sono stati fatti ancora i bandi per i finanziamenti per le recinzioni da dare a tutti, non è stata fatta una gestione dei liquami, non è stato progettato un contenimento dei cinghiali in sicurezza, la questione macelli rimane ancora aperta perché hanno trovato solo una parziale soluzione. Quindi i problemi sono ancora tutti lì e Regione continua a rimandare, con le persone che non sanno nemmeno dove inizia e dove finisce la zona rossa, perciò camminano senza sapere e applicare le norme di biosicurezza”, ha aggiunto Vallacchi.

Tra gli ospiti della serata Paolo Cova, ex parlamentare del Pd e oggi vicesegretario nazionale del Sivelp, il Sindacato veterinari liberi professionisti: “Innanzitutto non è chiaro, dopo mesi, che la questione non è tanto in capo all’assessorato all’Agricoltura, ma, trattandosi di un problema sanitario, seppure di ordine veterinario, è l’assessore Bertolaso con la sua Direzione generale che deve occuparsene – ha fatto presente il professionista –. Invece, siamo nella situazione in cui addirittura il numero dei veterinari pubblici dipendenti, che era stato pesantemente ridotto negli anni scorsi, anche in un’emergenza come questa non ha subito nessun aumento. Di conseguenza, diventa difficile un’implementazione dei controlli e delle verifiche con questi numeri ridotti. E il veterinario regionale non sta dando le giuste indicazioni”.

L’unico intervento realmente fatto dalla Regione “e che avevo sollecitato pubblicamente, è stato quello di vietare l’obbligo dell’uso della paglia come lettiera per i suini, perché può contribuire alla diffusione del virus all’interno delle aziende, considerato che, provenendo dalle campagne, può essere stata contaminata dal contatto con cinghiali, volpi o altri animali infetti. E questo è stato deciso con una recente ordinanza. Peccato che ci hanno aggiunto anche il fieno che con i suini non c’entra nulla, ma, nelle aziende duplici, cioè quelle che allevano sia suini che bovini, diventa un problema: gli allevatori cosa daranno da mangiare alle mucche se non possono più distribuire il fieno?”, si è chiesto retoricamente l’ex deputato.

Piuttosto, “andrebbe proibita la possibilità del pascolo dei suini, poiché possono essere loro stessi direttamente ricettacolo dell’infezione dei cinghiali o di altri animali selvatici. Ma per fare questi interventi bisogna intendersene e sapere che suggerimenti dare all’assessorato che si occupa di sanità, come già fatto in altre regioni. Un anno fa ho organizzato il primo incontro su questo tema, perché già si sapeva, già si correva il rischio. Ma nessuno ha fatto niente se non limitarsi a sperare che un contenimento stringente risolvesse il problema”, ha concluso Cova.

Milano, 21 novembre 2023

Laura Sebastianutti

Ufficio Stampa

Cell. 349 5575775

On. Cova: “Peste suina: Regione intervenga sugli aspetti sanitari. E assuma veterinari”

On. Cova: “Peste suina: Regione intervenga sugli aspetti sanitari. E assuma veterinari”

“La Lombardia ha la metà del patrimonio di suini italiani con circa 4 milioni e mezzo di capi, e l’avanzare della Psa in questi giorni rischia di creare un problema enorme al nostro comparto zootecnico suinicolo”, lanciava l’allarme oltre un anno fa, Paolo Cova, ex parlamentare del Pd, già componente della Commissione Agricoltura della Camera e oggi vicesegretario nazionale del Sivelp, il Sindacato veterinari liberi professionisti. Un allarme rimasto inascoltato, sottolinea oggi, di fronte a quanto sta accadendo negli allevamenti lombardi.

“La Regione, con i suoi assessorati, in particolare quello alla sanità, non ha emanato alcuna direttiva – denuncia Cova –. Eppure, gli interventi da fare sono chiari: prima di tutto, è necessario togliere l’obbligo dell’uso della paglia come lettiera per i suini e addirittura vietarne l’uso, perché può contribuire alla diffusione del virus all’interno delle aziende, considerato che, provenendo dalle campagne, può essere stata contaminata dal contatto con cinghiali, volpi o altri animali infetti. Secondo aspetto, andrebbe proibita la possibilità del pascolo dei suini, poiché possono essere anche loro ricettacolo dell’infezione dei cinghiali o di altri animali selvatici”.

Un altro grosso problema, secondo il professionista, “è il numero dei veterinari pubblici dipendenti, che era stato pesantemente ridotto negli anni scorsi e anche in un’emergenza come questa non ha subito nessun aumento. Di conseguenza, diventa difficile un’implementazione dei controlli e delle verifiche con questi numeri ridotti. Il pericolo di una diffusione fuori controllo, oggi, in Lombardia, è perciò reale”, conclude Cova.

Milano, 9 ottobre 2023

WikiMafia

Ho aderito alla campagna di WikiMafia di contrasto alla mafia e di parlare di questo tema. Fra gli impegni presi c’è quello di diffondere e rendere pubblici i finanziatori della propria campagna elettorale che hanno versato più di 500,00€.
Granelli Marco e Consonni Elisabetta
Danuvola Paolo
Ajroldi Tommaso e Osculati Roberta
Maggioni Anita e Pizzul Fabio
Poma Andrea e Perego Roberta
Molteni Susanna Pedroni Valerio

Pensieri Democratici

Sono candidato al consiglio regionale della Lombardia

 

Come forse già sapete sono candidato al prossimo consiglio regionale della Lombardia, che verrà rinnovato il prossimo 12 e 13 febbraio 2023. Potranno sostenermi, scrivendo il mio nome nella lista del Pd, chi abita nel collegio di Milano e dei 133 comuni della sua provincia. Desidero mettere a disposizione le competenze maturate come medico veterinario nell’ambito dell’agricoltura in un settore che, nella prima regione agricola d’Italia, spesso non è stato valorizzato nel modo più corretto ma contribuisce alla nostra alimentazione. La prossima Pac, la Politica agricola comunitaria, prevederà proprio un cambiamento per permettere di conciliare la capacità di dare reddito alla produzione agricola, agli allevatori e agli agricoltori, con gli interventi che possono migliorare la sostenibilità ecologica della produzione. Credo, che per fare ciò, sia importante suggerire azioni reali e concrete che siano calate proprio nell’attività produttiva.

La mia figura professionale mi lega anche al tema della sanità: è sempre più evidente come in Lombardia necessitiamo di tornare a una medicina di prossimità che colga i veri bisogni di salute delle persone, in tempi certi e brevi, dei fragili e anziani in primis, ma anche per tutti i cittadini in generale.

La prospettiva è quella di pensare al futuro e di creare insieme ai giovani un motore di sviluppo che guardi avanti e non sia rivolto con la testa al passato. Formazione, lavoro, diritto allo studio devono essere il faro che guida la nuova amministrazione regionale.

 

Corriamo Insieme per la Lombardia

 

Giovedì 12 gennaio 2023 alle ore 18.30 , nella sede di Zona K Associazione culturale, in via Spalato 11 a Milano inizia la mia campagna elettorale.

Ci sarà il saluto di Pierfrancesco Majorino e gli interventi di Graziano Delrio , Silvia Roggiani, Marco Granelli ed altri amministratori e amici. Modera Fabio Pizzul

Se vuoi leggere volantino clicca su  Volantino_Cova_apertura_Delrio.pdf

 

 

Chi vuole collaborare con noi, unendosi alla nostra squadra di volontari per la campagna elettorale e a sostegno della mia candidatura, può scrivere a info.paolocova@gmail.com o contattare il numero 3517344341.

Si possono utilizzare gli stessi contatti anche per restare aggiornati su appuntamenti, attività e per richiedere il materiale da fare circolare.

 

Una Regione più green

Il nostro Gruppo regionale del Pd ha ottenuto un importante risultato nell’ambito della discussione del bilancio regionale, approvato prima delle festività. Con un ordine del giorno che è stato votato da opposizioni e maggioranza sono, infatti, stati previsti 2 milioni di euro per i primi interventi diretti di efficientamento energetico tramite l’installazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici del patrimonio immobiliare regionale.

L’obiettivo dell’atto era proprio spingere Regione Lombardia a investire direttamente sulle fonti energetiche rinnovabili, proprio a partire dal fotovoltaico.

Un precedente c’è: Regione Toscana dal 2010 ha dotato i propri palazzi di pannelli fotovoltaici. Anche in Lombardia sono state approntate alcune buone pratiche all’interno dell’edilizia regionale, ma solo sugli edifici di più recente progettazione. Invece l’obiettivo deve essere l’autonomia energetica dei singoli edifici, individuando priorità di intervento e tempistiche. L’impegno è preso: ora facciamo in modo che a portarlo a termine sia il Pd con la sua coalizione.

 

Olimpiadi: monitoriamo l’impatto

Un altro ordine del giorno importante presentato dai nostri consiglieri e approvato, sempre nell’ambito del bilancio regionale, chiede un osservatorio indipendente per monitorare la situazione del consumo di suolo e dell’impatto ambientale delle infrastrutture previsti per le prossime olimpiadi invernali. La preoccupazione è che i ritardi accumulati nei tre anni passati non aiuteranno a prestare la giusta attenzione all’impatto ambientale e territoriale delle opere, con il rischio che la sostenibilità finisca in secondo piano, con spiacevoli e pesanti conseguenze per i territori.

Ci siamo aggiudicati queste Olimpiadi proprio puntando tutto sulla sostenibilità dei giochi, considerata dal Comitato olimpico internazionale come una delle caratteristiche fondamentali. I territori interessati dalle opere viabilistiche connesse ai Giochi sono molto preoccupati. Oltre tutto si tratta di zone fragili, tutelate, alpigiane: si pensi solo al fatto che una parte delle gare si svolgerà all’interno del territorio delle Dolomiti, patrimonio Unesco dell’umanità.

Da qui la proposta di istituire un Osservatorio indipendente per monitorare la situazione, con relazioni periodiche inoltrate anche al consiglio regionale per vigilare sull’effettivo rispetto di quanto previsto a livello progettuale e promesso nel dossier della candidatura, ovvero “l’obiettivo di zero consumo di suolo e di compensare completamente le emissioni di anidride carbonica”.

Pensieri Democratici

Il Pd e il successo delle sue misure

Nei giorni scorsi l’Istat ha presentato le stime relative alla riduzione della povertà in Italia. Da essi emerge che gli interventi fatti dai Governi di centrosinistra, e a guida Pd, con l’assegno unico familiare e con alcuni interventi sull’Irpef, hanno contribuito a ridurre nelle famiglie con figli l’indice di povertà. Questo è un dato positivo. In particolare, la riforma dell’assegno unico, che è strutturale e di cui più volte ho parlato, ha svolto bene il suo compito. Dispiace che il Pd e il centrosinistra non abbiano saputo spiegare il valore di questa riforma. Perché, su questo importante tema, ha ottenuto risultati significativi e maggiori di altri interventi, come ho già commentato nei giorni scorsi, che venivano indicati come in grado di ridurre la povertà.

Il lavoro non è certamente terminato: c’è un margine di manovra per le famiglie senza figli o per quelle persone singole a rischio di povertà. Su queste le nostre misure non hanno potuto incidere.

Adesso, è forse importante incentivare la quota proprio per ridurre ulteriormente l’indice di povertà e per consentire ai più giovani di accedere a forme di istruzione per migliorare il proprio futuro.

 

Meno poveri e più uguali

In uno dei suoi ultimi report, l’Istat ha analizzato la redistribuzione del reddito in Italia nell’anno in corso. E ha concluso che nel 2022 l’insieme delle politiche sulle famiglie ha ridotto la diseguaglianza da 30,4% a 29,6% e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%.

Le stime includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022: la riforma Irpef, l’assegno unico e universale per i figli a carico, le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas, l’anticipo della rivalutazione delle pensioni.

La riforma dell’Irpef, l’assegno unico e gli altri interventi hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie, sia monogenitori, soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico. Per le famiglie monocomponenti e per gli ultrasessantacinquenni soli la riduzione è dovuta prevalentemente ai bonus e all’anticipo della rivalutazione delle pensioni. Per le famiglie senza figli o solo con figli adulti il rischio di povertà rimane quasi invariato o aumenta lievemente.

L’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4 per gli adulti fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche le altre politiche, la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni.

 

Agricoltura: in arrivo 35 miliardi

La Commissione europea ha dato il via libera al Piano strategico nazionale dell’Italia sulla Politica agricola comune (Pac). Questo significa che dal 2023 al 2027 gli agricoltori e le zone rurali del Paese potranno contare su un sostegno di oltre 35 miliardi di euro tra contributi Ue e nazionali. In particolare, dal bilancio dell’Unione arriveranno 26,6 miliardi, da quello nazionale 8,5 miliardi.

Degli aiuti Pac, 672 milioni andranno ai giovani agricoltori, quasi 3 miliardi alle misure ambientali nei piani di sviluppo rurale, 4,4 miliardi a pagamenti diretti per pratiche ecosostenibili, 413 milioni per progetti di sviluppo locale partecipativo (i cosiddetti Leader), 1,8 miliardi di sostegno supplementare alle aziende più piccole. Il Piano dedica inoltre circa 2,2 miliardi di euro alla promozione e alla condivisione della conoscenza, dell’innovazione e della digitalizzazione. L’Italia utilizzerà oltre 518 milioni di euro per promuovere sistemi di agricoltura integrata su 2,14 milioni di ettari (quasi il 17% della superficie agricola del Paese), per ridurre l’inquinamento delle acque, del suolo e dell’aria. Oltre agli aiuti diretti convenzionali, settori considerati strategici come il grano duro, il latte di bufala o il pomodoro da industria riceveranno 2,64 miliardi di euro per migliorare la loro competitività, e la qualità e sostenibilità delle produzioni.

Voglio ricordare che gli obiettivi del Piano strategico della Pac sono il potenziamento della competitività del sistema agro-alimentare e forestale in ottica sostenibile, il rafforzamento della resilienza e della vitalità dei territori rurali, la promozione del lavoro agricolo e forestale di qualità e la sicurezza sui posti di lavoro, il sostegno alla capacità di attivare scambi di conoscenza, ricerca e innovazioni e l’ottimizzazione del sistema di governance.

 

La Lega aumenta i biglietti

Come ormai sapete, il 9 gennaio scatterà l’adeguamento Istat per il trasporto pubblico locale milanese, ma solo su biglietti singoli e titoli occasionali e settimanali, non sugli abbonamenti. Il nostro sindaco Giuseppe Sala ha sottolineato che il rincaro è frutto di una delibera dell’Agenzia di Bacino dello scorso 26 agosto e del mancato incremento dei trasferimenti regionali. D’altra parte, la Regione leghista ha cercato di sostenere che fosse una decisione del Comune di Milano.

Fontana e la sua Giunta di centrodestra hanno imposto l’aumento, sicuramente scaturito dall’adeguamento all’inflazione certificato da Istat, a tutti i gestori della Lombardia, ovviamente con il voto contrario del PD. Infatti, se è vero che la Regione impegna ogni anno 420 milioni di euro, è altrettanto vero che la metà dei fondi va al trasporto ferroviario – per altro gestito malissimo direttamente dalla Regione stessa –, che ha un quarto degli utenti del trasporto pubblico di autobus, tram, metropolitane e collegamenti extraurbani.

Adesso che governano anche a Roma, i leghisti e i loro colleghi chiedano più soldi a Salvini e Giorgetti, ma dopo che li hanno ottenuti, se ne sono in grado, devono investirli dove serve. Ne dubitiamo: al trasporto pubblico Lega e centrodestra hanno sempre preferito autostrade e mobilità privata.

 

Allo IEO con il 24

Passo avanti per il prolungamento della tranvia 24, dal quartiere Selvanesco all’Istituto europeo di oncologia. È stato approvato il Progetto di fattibilità tecnico-economica necessario per l’inserimento nel prossimo programma triennale delle opere. Questo passaggio permetterà di programmare la gara d’appalto già nel 2023 e immaginare la fine dell’opera per il 2026.

Il progetto, del costo di 25,82 milioni di euro, è finanziato con fondi complementari al PNRR per grandi città e prevede un prolungamento di circa 1,3 chilometri che, a partire dall’esistente anello di inversione a Selvanesco, arriva in prossimità dell’Istituto. L’opera comprende anche la realizzazione del collegamento verticale con la passerella prevista nel progetto di ampliamento dello Ieo.

Il tracciato tranviario, con una sola nuova fermata, si inserisce lungo via Ripamonti, in sede protetta al centro strada. Il progetto complessivo prevede anche delle modifiche alla viabilità, sia per inserire i parterre nel primo tratto, sia per migliorare i flussi di traffico. Questo prolungamento consentirà di alleggerire viale Ripamonti dal traffico veicolare, consentendo di raggiungere con un solo mezzo pubblico un importante centro ospedaliero milanese di eccellenza.