News dal Parlamento

L’etichetta per “conoscere” il latte

Questa settimana ho partecipato all’importante appuntamento organizzato da Coldiretti, alla Fiera di Milano, per la Giornata nazionale del latte italiano. Ho potuto ascoltare in diretta l’importante annuncio del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, alla presenza del Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, della firma del decreto sull’etichettatura dei prodotti per la salvaguardia del Made in Italy. Si tratta di un decreto interministeriale relativo alle informazioni da fornire ai consumatori che è già stato sottoscritto e inviato a Bruxelles.

Come attendevo da tempo, dunque, abbiamo fatto un altro passo avanti per valorizzare il nostro latte e i prodotti lattiero-caseari. Da anni chiedo, spingo e sostengo l’opportunità di una tracciabilità totale che deve essere chiara già dall’etichetta. Lo dobbiamo ai nostri allevatori, ma anche e soprattutto ai consumatori finali. L’obiettivo, per noi, deve essere proprio quello di rafforzare il rapporto con i consumatori italiani, ma l’importante novità sarà un trampolino di lancio fondamentale anche per promuovere all’estero il latte italiano e i suoi derivati e aprire nuovi mercati.

Dopo di che, rimangono altri nodi da affrontare, primo fra tutti quello del prezzo del latte alla stalla. Siamo sulla strada giusta e l’origine in etichettatura potrebbe rappresentare un tassello che manca per risolvere la questione di un prezzo che soddisfi tutte le parti. Ma ci vuole la collaborazione di tutti, anche a livello locale, dove, invece, nella regione agricola più grande d’Italia, c’è sempre qualcuno che rema contro e che l’altro giorno, in mezzo all’esultanza degli agricoltori, ha “rosicato” non poco. Invece, è necessaria l’unità per combattere queste battaglie e vincerle anche a livello europeo. Speriamo lo capiscano tutti.

Paolo Cova

On. Cova: “Origine del latte: un altro passo avanti per i nostri prodotti, per gli allevatori, ma anche per i consumatori”

COMUNICATO STAMPA

 

On. Cova: “Origine del latte: un altro passo avanti per i nostri prodotti, per gli allevatori, ma anche per i consumatori”

  Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato stamattina, durante la Giornata nazionale del latte italiano, organizzato dalla Coldiretti alla Fiera di Milano, alla presenza del Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, la firma del decreto sull’etichettatura dei prodotti per la salvaguardia del Made in Italy.  Un decreto interministeriale relativo alle informazioni da fornire ai consumatori che è già stato sottoscritto e inviato a Bruxelles.
Esulta l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd: “Oggi si fa un altro passo avanti per valorizzare il nostro latte e i prodotti lattiero-caseari. Da anni chiedo, spingo e sostengo l’opportunità di una tracciabilità totale che deve essere chiara già dall’etichetta. Lo dobbiamo ai nostri allevatori, ma anche e soprattutto ai consumatori finali”. L’obiettivo, infatti, per Cova è proprio quello di “rafforzare il rapporto con i consumatori italiani, ma l’importante novità sarà un trampolino di lancio fondamentale anche per promuovere all’estero il latte italiano e i suoi derivati  e aprire nuovi mercati”.
Rimangono altri nodi che il parlamentare Pd sottolinea, “primo fra tutti quello del prezzo del latte alla stalla. Siamo sulla strada giusta e l’origine in etichettatura potrebbe rappresentare un tassello che manca per risolvere la questione di un prezzo che soddisfi tutte le parti”.
Roma, 31 maggio 2016

News dal Parlamento

Scuole belle e funzionali

In tema di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca, alla Camera, abbiamo approvato il disegno di legge di conversione del decreto che contiene disposizioni urgenti, sempre a proposito del grande provvedimento cosiddetto delle “Scuole belle”. Si tratta del decreto legge, che, come forse ricorderete, ha avuto il via libera a marzo, e che prevede fondi aggiuntivi per l’edilizia scolastica, l’assunzione di docenti, la formazione superiore e i fondi per la ricerca, i bonus per acquisti culturali.

Tra i punti principali lo stanziamento di ulteriori 64 milioni di euro per l’anno 2016; l’assunzione dei docenti ancora inseriti nelle graduatorie di merito relative al concorso del 2012 per la scuola dell’infanzia in regioni diverse da quella per cui hanno concorso; l’intervento finalizzato a garantire il tempestivo pagamento delle somme spettanti al personale della scuola per incarichi di supplenza breve e saltuaria; un incremento di 8 milioni di euro dei compensi ai commissari del concorso per docenti; lo stanziamento di 3 milioni di euro annui, a decorrere dal 2016, necessari alla stabilizzazione della Scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute (Gssi). Viene, inoltre, estesa a tutti i residenti in Italia che compiono 18 anni nel 2016 – dunque, anche a cittadini di Paesi extra europei, in possesso del permesso di soggiorno in corso di validità – la card per acquisti culturali, dell’importo massimo di 500 euro, istituita dalla legge di stabilità 2016. È prevista, infine, una nuova modalità di calcolo dell’Isee relativo ai nuclei familiari con componenti con disabilità.

Un Settore sempre più partecipato

E sempre in materia “sociale”, questa settimana, abbiamo dato il via libera alla Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale. Un intervento globale e organico che arriva dopo quelli degli ultimi anni che hanno inciso su aspetti specifici del mondo no profit, dalle associazioni di volontariato alle onlus, fino al servizio civile nazionale.

Obiettivo della legge è creare un sistema che favorisca la partecipazione attiva e responsabile delle persone, valorizzando il potenziale di crescita sociale e occupazionale presente nel campo dell’economia sociale. La norma delega il Governo a varare nei prossimi 12 mesi i decreti legislativi con cui procedere con la riforma generale.

Tra le novità, vi saranno la stesura di un Codice del Terzo settore, contenente le disposizioni generali applicabili a tutti gli enti, la definizione delle forme e delle modalità di organizzazione, l’amministrazione e il controllo, le modalità di tutela dei lavoratori e della loro partecipazione ai processi decisionali. Inoltre, verrà istituito un Registro nazionale del Terzo settore e le relative modalità di iscrizione. Sono previsti l’armonizzazione della normativa sul volontariato e la promozione sociale anche in collaborazione con le scuole, valorizzando l’esperienza dei volontari in ambito formativo e lavorativo; la revisione della disciplina che riguarda le imprese sociali e l’aumento delle categorie di lavoratori svantaggiati per realizzare nuove forme di inclusione; il passaggio del servizio civile da nazionale a universale, prevedendo uno specifico status giuridico per i volon tari e consentendone l’apertura anche ai cittadini stranieri regolarmente residenti; la creazione di un Consiglio nazionale del Terzo settore in cui confluiranno l’Osservatorio nazionale per il volontariato e l’Osservatorio nazionale per l’associazionismo, organismo di consultazione che dovrà valorizzare le reti associative; la semplificazione della normativa fiscale e l’agevolazione delle donazioni; l’istituzione di una fondazione (Italia Sociale) con lo specifico scopo di favorire l’incontro tra i finanziatori e gli enti beneficiari, dotata di risorse per un milione di euro.

Uranio impoverito: ecco cosa è emerso

Come sapete, faccio parte anche della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito. Questa settimana, abbiamo approvato la relazione sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale nelle Forze armate, cosiddetta “intermedia”, che ora verrà trasmessa alla Camera che dovrà discuterla e votare delle risoluzioni su questo tema.

La relazione ha un’importanza fondamentale perché va a dare una spiegazione su alcuni punti che era necessario indagare e chiarire, soprattutto il fatto che diventa improrogabile incaricare un ente terzo che affronti i casi dei militari – ma globalmente intendiamo anche le forze dell’ordine e i vigili del fuoco – ammalatisi in seguito all’esposizione all’uranio impoverito e nanoparticelle, all’amianto o sottoposti a vaccinazioni pre missione che si sono rivelate dannose per loro. L’ente è stato individuato nell’Inail. Tra i punti cardine inseriti nella relazione intermedia, infatti, vi è l’introduzione di criteri di terzietà nella valutazione delle cause di servizio, ispirandosi a principi di probabilità qualificata e multifattorialità, sburocratizzazione e semplificazione delle procedure di riconoscimento che facciano percepire l’amministrazione della difesa come comunità che rispetta il patto nei confronti di chi mette la sua vita a servizio del Paese.

Accanto a questo, verrà presentata una proposta di modifica di normativa di legge che darà atto a quanto la relazione presenta e per risolvere una volta per tutte i problemi emersi in questi mesi di lavoro. L’intenzione è di mettere una parola fine a questo brutto capitolo della storia recente, apertosi nel 1995 con le missioni in Kosovo, entro la legislatura. Mi pare appena il caso di ricordare che oggi coloro che si ammalano e fanno ricorso, perdono e non vedono riconosciuto il danno che hanno subito con l’uranio impoverito, le nanoparticelle, l’amianto o i vaccini. Ecco perché questo è un momento importante della Commissione di inchiesta, il cui lavoro di questi messi adesso andrà in Aula e con l’approvazione delle risoluzioni verrà dato il via libera al Parlamento per attuare quanto proposto nella relazione.

Le soluzioni per il Borgo di San Giuliano

Martedì 31 maggio 2016 sarò a San Giuliano Milanese a parlare del recupero del Borgo di Viboldone. La coalizione “ Fare bene insieme San Giuliano 2021” che sostiene il candidato sindaco Alessandro Lorenzano si propone come amministrazione che investe sulla valorizzazione del territorio.

Se cliccate qui potete leggere la locandina dell’evento

Paolo Cova

News dal Parlamento

Lotta dura all’abusivismo

Il provvedimento più importante che abbiamo approvato questa settimana, alla Camera, sono le Disposizioni in materia di criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi.

L’intervento contenuto nel testo, che ora passa al Senato, prevede la razionalizzazione delle procedure di demolizione conseguenti a illeciti edilizi e conferma, per la fase dell’esecuzione delle demolizioni, l’attuale sistema a doppio binario. Infatti c’è la competenza dell’autorità giudiziaria, in presenza della condanna definitiva del giudice penale per i reati di abusivismo edilizio, se la demolizione non è stata ancora eseguita, e delle autorità amministrative (Comuni, Regioni e Prefetture), che intervengono con le forme del procedimento amministrativo.

Sarà attribuito al titolare dell’Ufficio requirente il compito di determinare i criteri per l’esecuzione degli ordini di demolizione delle opere abusive e di ripristino dello stato dei luoghi, in presenza di condanna definitiva.

Il Pm dovrà, in particolare, considerare gli immobili di rilevante impatto ambientale, paesaggistico, storico e artistico, quelli che rappresentano un pericolo per l’incolumità pubblica e gli immobili nella disponibilità di soggetti condannati per reati di associazione mafiosa.

Viene istituito, presso il Ministero delle Infrastrutture, un fondo di rotazione, dotato di 5 milioni di euro per il 2016 e 10 milioni per ciascuno dei 4 anni successivi, per integrare le risorse necessarie per le opere di demolizione dei comuni. È costituita, inoltre, la Banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio, di cui si avvalgono gli uffici distrettuali competenti e le amministrazioni comunali e regionali. Tutte le autorità e gli uffici competenti dovranno condividere e trasmettere le informazioni sugli illeciti alla banca dati. Il tardivo inserimento dei dati nella banca dati comporta una sanzione pecuniaria pari a 1.000 euro per il dirigente o funzionario inadempiente. La gestione della banca dati è attribuita all’Agenzia per l’Italia digitale, che dovrà garantire l’interoperabilità dei soggetti coinvolti e la gestione dei rilievi satellitari.

Endometriosi malattia invalidante

Forse non tutti sanno che l’endometriosi è una delle malattie ginecologiche a più alta prevalenza e una condizione clinica tra le più studiate negli anni recenti. Si tratta di una patologia infiammatoria estrogeno dipendente che interessa nei Paesi occidentali il 5-10 per cento della popolazione femminile in età riproduttiva. Non è una malattia mortale, ma ha la capacità di metastatizzare, la possibilità di recidiva a livello locale e a distanza, provoca l’insorgenza di dolore neuropatico e resistente alla terapia medica. Rappresenta, tuttavia, un problema di salute pubblica. Ecco perché, alla Camera, abbiamo approvato una mozione sulle iniziative finalizzate al riconoscimento dell’endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette dalla patologia.

L’atto impegna il Governo a mettere in campo tutte le iniziative a tutela delle donne affette da endometriosi, a partire dall’inserimento della patologia nell’elenco di quelle soggette all’esenzione; a favorire lo sviluppo di reti di servizi e centri di eccellenza; a promuovere la conoscenza della malattia fra i medici e nella popolazione per agevolare la prevenzione; a mettere in campo forme di tutela delle lavoratrici affette da endometriosi; a sostenere l’istituzione del registro nazionale dell’endometriosi; a creare presso il Ministero della Salute una commissione di esperti; a istituire la Giornata nazionale per la lotta contro l’endometriosi da celebrare il 9 marzo di ogni anno.

Maturi, ma non per la pensione

Tra le tante mozioni approvate questa settimana, anche quella sue iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi nel quadro del prolungamento della vita lavorativa. Infatti, in Italia, se nel 2013 si contavano 17 milioni di individui over 50, si prevede che nel 2033 saranno 22,5 milioni. Ecco perché da diversi anni il tema dell’occupazione dei cosiddetti older workers è all’attenzione delle politiche di programmazione europee e nazionali. La mozione impegna perciò il Governo a proseguire nell’azione di sperimentazione di iniziative di sostegno di modalità di impiego flessibile dei lavoratori ultracinquantenni; a rafforzare le politiche di sostegno al reddito, verificando la possibilità di un percorso di accompagnamento per chi è vicino al pensionamento; a procedere con la massima sollecitudine al perfezionamento del processo di costituzione dell’Agenzia nazionale per le politiche attive, delin eando specifiche linee di azione rivolte all’orientamento e al sostegno nella ricerca di nuova occupazione per i lavoratori ultracinquantenni.

Giù le mani dalle donne

Ricorderete il triste Capodanno di Colonia quando, la notte del 31 dicembre, si sono verificati episodi ripugnanti e intollerabili di violenza di branco contro la dignità e la libertà femminile, colpendo il corpo delle donne. Una violenza che ha minato luoghi di convivenza, di quotidianità, di relazioni. E, se non bastasse, ogni giorno violenza domestica e fenomeni di sfruttamento colpiscono le donne di ogni nazionalità. Ebbene, alla Camera, abbiamo voluto mettere un punto fermo sul tema del contrasto, anche in ambito internazionale, di questi fenomeni, perché riteniamo irrinunciabile e urgente difendere la libertà femminile da ogni forma di violenza sessuale, affinché non si verifichino altri episodi analoghi.

Abbiamo, perciò, approvato una mozione che impegna il Governo a proseguire nell’affermazione, come imperativo politico urgente, dell’irrinunciabile diritto fondamentale alla libertà e alla dignità femminile contro ogni violenza, sia nel privato, sia in ogni altro luogo, in Italia come in ogni altra parte del mondo; a promuovere, nei contesti di accoglienza dei flussi migratori, anche azioni formative sui diritti delle donne; a intensificare vigilanza, controllo e repressione; a riformulare e a rafforzare i progetti di informazione e prevenzione, volti a promuovere la cultura dei diritti delle donne nei percorsi scolastici, educativi, formativi e in ogni contesto familiare, lavorativo, assistenziale o sanitario.

Bullismo: ora basta

E un altro fenomeno che non è più tollerabile anche per le dimensioni che sta prendendo, è quello, altrettanto odioso, del bullismo. Dunque, abbiamo, anche in questo caso, approvato una mozione che impegna il Governo a intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata a prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, con particolare riferimento alla tutela dei minori, anche mediante campagne di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica; a prevedere specifici percorsi di formazione e aggiornamento rivolti agli insegnanti; a promuovere nelle scuole progetti e attività didattiche finalizzate al contrasto del bullismo e del cyberbullismo; a predisporre misure di sostegno e di assistenza alle vittime e percorsi rieducativi per gli autori di questi atti; a realizzare un monitoraggio costante dell’evoluzione del fenomeno; a sollecitare i gestori di siti Internet, social network e altre piattaforme telematiche ad adottare adeguati codici di condotta; a favorire un rapido iter dei progetti di legge sul tema.

Più ricerca, migliore Paese

Investire sull’istruzione e sulla ricerca è fondamentale in un Paese moderno, soprattutto per tornare alla crescita. Il sistema universitario e degli enti di ricerca è il punto centrale di queste politiche ed è necessario puntare sulla valutazione e sulla premialità, legando l’erogazione dei finanziamenti all’esito della valutazione. Da queste premesse siamo partiti per approvare un’altra importante mozione, quella che chiede interventi per il rilancio del comparto della ricerca italiana.

Un atto con cui abbiamo impegnato il Governo a verificare le modalità più efficaci per attuare il coordinamento delle diverse forme di assegnazione dei fondi di ricerca; ad approfondire quali possibili vantaggi e quali difficoltà operative possano ravvisarsi nell’individuazione di un soggetto unico competente per la funzione del finanziamento della ricerca; ad esplorare le ipotesi di sinergia tra società pubbliche o partecipate da enti pubblici, da un lato, e gli atenei, dall’altro, al fine di attivare nuove forme di finanziamento alla ricerca; a promuovere la crescita e la competitività dei ricercatori italiani nello spazio europeo della ricerca.

Agricoltura, un terzo dei soldi a Mantova

Me lo avevano segnalato gli agricoltori e le loro categorie. Ho verificato e, infatti, avevano ragione: un terzo delle risorse previste nell’ultima misura del Psr, il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Lombardia, sono andate alle aziende della provincia di Mantova.

Si tratta degli “Incentivi per investimenti per la redditività, competitività e sostenibilità delle aziende agricole”, la cui approvazione degli esiti di istruttoria e suddivisione delle risorse finanziarie è stata pubblicata sul Burl del 10 maggio 2016. La misura prevedeva la suddivisione delle risorse per un importo complessivo di 60 milioni di euro che sono state distribuite in oltre 54 milioni per 261 domande finanziate relative a imprese o società ubicate in Zone non svantaggiate, e in 5 milioni e 800mila euro per 26 domande per aziende situate in Zone svantaggiate di montagna. E già questo è parecchio strano: con tutta la montagna che ha la Lombardia e i problemi che porta con sé, si poteva prestare maggiore attenzione a questi territori.

Ma la cosa strana è stata l’attribuzione delle risorse della fetta più grande, quella relativa appunto alle zone cosiddette non svantaggiate, dove Mantova, la provincia da cui proviene l’assessore regionale all’Agricoltura, fa la parte del leone: dei 54 milioni, oltre 20 vanno alle aziende mantovane, ciò significa oltre il 37% dei fondi della misura e, se calcoliamo il totale, un terzo di tutte le risorse.

Ma mi ha stupito anche che in un momento di crisi come questo le 261 aziende che accedono al Psr abbiano previsto investimenti per oltre 150 milioni di euro, circa 600mila euro per azienda. Forse servono misure che siano veramente utili agli agricoltori e che possano aiutare chi ha veramente bisogno e non solo chi fa investimenti notevoli.

Paolo Cova

In Lombardia un terzo delle risorse dell’ultima misura del Psr finito in provincia di Mantova. E pochi soldi per le zone svantaggiate

“Un terzo delle risorse previste nell’ultima misura del Psr, il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Lombardia, sono andate alle aziende della provincia di Mantova”. Lo denuncia l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, che, raccolti i malumori di parte della categoria, ha deciso di andare fino in fondo alla vicenda.

“Si tratta degli ‘Incentivi per investimenti per la redditività, competitività e sostenibilità delle aziende agricole’, la cui approvazione degli esiti di istruttoria e suddivisione delle risorse finanziarie è appena stata pubblicata sul Burl del 10 maggio 2016 – racconta Cova –. La misura prevedeva la

suddivisione delle risorse per un importo complessivo di 60 milioni di euro che sono state distribuite in oltre 54 milioni per 261 domande finanziate relative a imprese o società ubicate in Zone non svantaggiate, e in 5 milioni e 800mila euro per 26 domande per aziende situate in Zone svantaggiate di montagna. E già questo è parecchio strano: con tutta la montagna che ha la Lombardia e i problemi che porta con sé, si poteva prestare maggiore attenzione a questi territori”.

Ma quello che fa specie, secondo Cova, è l’attribuzione delle risorse della fetta più grande, quella relativa appunto alle zone cosiddette non svantaggiate, dove Mantova, la provincia da cui proviene l’assessore regionale all’Agricoltura, fa la parte del leone: “Dei 54 milioni, oltre 20 vanno alle aziende mantovane, ciò significa oltre il 37% dei fondi della misura e, se calcoliamo il totale, un terzo di tutte le risorse”.

Come può essere successo? “Sono certo che è avvenuto per puro caso, ma vedere che oltre il 37% dei fondi del Psr sono finiti nella provincia dell’assessore Fava lascia un po’ di amaro in bocca e dispiace per gli altri agricoltori lombardi che vivono le stesse difficoltà di quelli mantovani, ma tutti assieme devono spartirsi i rimanenti due terzi – commenta sarcastico il parlamentare –. Vorrà dire che li manderemo a imparare come accedere ai fondi dello sviluppo rurale in provincia di Mantova”.

Per Cova “stupisce anche che in un momento di crisi come questo le 261 aziende che accedono al Psr hanno previsto investimenti per oltre 150 milioni di euro, circa 600mila euro per azienda. Forse servono misure che siano veramente utili agli agricoltori e che possano aiutare chi ha veramente bisogno e non solo chi fa investimenti notevoli”.

Roma, 18 maggio 2015

News dal Parlamento

Civili come un’unione

Come sapete, questa settimana, alla Camera, abbiamo approvato in via definitiva la proposta di legge sulla Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la disciplina delle convivenze di fatto.La legge regola e definisce i diritti e i doveri di tutte le coppie che, non riconoscendosi nello schema del matrimonio, decidono di costruire e progettare una vita insieme, che si tratti di unioni civili (coppie omosessuali) o convivenze di fatto (coppie eterosessuali).

La legge istituisce, dunque, le unioni civili come specifica formazione sociale riconoscendo, tra le altre cose, l’obbligo reciproco di assistenza morale e materiale, di coabitazione e di contribuzione ai bisogni comuni; stabilisce la possibilità di assumere un cognome comune e nuovi diritti patrimoniali e in materia di successione, il diritto al mantenimento, alla pensione di reversibilità e alle disposizioni fiscali, nonché a tutte le prerogative in materia di lavoro.

Con la costituzione dell’unione civile dunque le parti acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. L’unione civile si scioglie con la manifestazione di volontà delle parti, anche disgiunta, dinanzi all’ufficiale dello stato civile. In questo caso la domanda di scioglimento dell’unione civile è proposta decorsi tre mesi dalla data di manifestazione di volontà di scioglimento dell’unione.

Nuovi diritti anche per i conviventi, in particolare in materia di alloggi, in caso di malattia o ricovero e in ambito penitenziario. I conviventi potranno stipulare uno specifico contratto per quanto riguarda i rapporti patrimoniali, mentre, in caso di fine della convivenza, il soggetto più debole avrà diritto agli alimenti.

L’istituto delle convivenze di fatto può riguardare tanto coppie eterosessuali quanto coppie omosessuali. I conviventi di fatto vengono definiti come due persone maggiorenni non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da unione civile, ma unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune.

La legge sulle unioni civili e sulle coppie ha animato il dibatto negli ultimi 20 anni e personalmente ritengo che il rispetto dell’art.2 della Costituzione andasse finalmente applicato. Il dibattito parlamentare ha portato anche ad alcune modifiche tali da mantenere la distinzione tra matrimonio (art.29) e specifica formazione sociale (art.2).

Ha suscitato molta discussione il tema “stepchild adoption” (adozione del figlio del convivente nelle coppie omosessuali) e, come saprete, è stato stralciato per andarlo a normare all’interno della legge ordinaria di adozione.

 

 

Giù le mani dal suolo

Ha iniziato l’iter parlamentare anche un altro importante provvedimento, passato al vaglio della Camera questa settimana: il disegno di legge di Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato. Ora passa al Senato.

La legge, coerentemente con l’obiettivo dell’Unione europea di azzerare il consumo di suolo entro il 2050, delinea la cornice giuridica di riferimento per politiche di riduzione progressiva e vincolante di consumo del suolo a livello nazionale. Lo scopo è, appunto, quello di cominciare a evitare di erodere tutto il territorio possibile, che viene riconosciuto come un bene comune e una risorsa non rinnovabile: tutelare i terreni agricoli, garantire la loro destinazione alla produzione di cibo e fermare il consumo del suolo e, contemporaneamente, incentivare il riuso delle aree già urbanizzate e la rigenerazione urbana, sono tra i principi cardine. Solo così sarà possibile preservare un patrimonio unico del Paese: il paesaggio.

Partendo dall’esplicitazione delle definizioni necessarie ai fini dell’applicazione della legge, vengono definiti i parametri omogenei su tutto il territorio nazionale a cui anche le normative regionali e l’operato delle amministrazioni locali dovranno fare riferimento, e i limiti quantitativi al consumo di nuovo suolo. Vengono stabiliti criteri per il monitoraggio dell’applicazione della legge e previsto anche un censimento degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati, per creare una banca dati del patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato, disponibile per il recupero o il riuso, in alternativa al consumo di suolo inedificato.

Paolo Cova

 

Ogni giorno entrano in Italia 5 milioni di litri di latte da trasformare. Il Ministero intensifichi i controlli

“Quali iniziative il Ministro per le Politiche agricole intende adottare per tutelare il comparto lattiero caseario e il consumatore, in relazione all’etichettatura d’origine, predisponendo accurate verifiche per accertare la corrispondenza dei prodotti etichettati 100% latte italiano e verificando il rispetto della disciplina che vieta la sottoscrizione di contratti tra industriali del latte e allevatori al di sotto dei costi medi di produzione del latte elaborati da Ismea?”. Lo chiede un’interrogazione a risposta immediata in XIII Commissione Agricoltura della Camera a prima firma dell’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, cui verrà data risposta domani, mercoledì 11 maggio 2016.

 

Nel documento il parlamentare ricorda che la tutela della qualità delle produzioni agroalimentari rappresenta per l’Italia uno dei principali obiettivi della politica agroalimentare, considerato che “il nostro Paese vanta in Europa il maggior numero di prodotti a marchio registrato, oggetto di numerosi e sofisticati tentativi di contraffazione – spiega Cova –. La disciplina sull’etichettatura dei prodotti e sulle conseguenti informazioni ai consumatori costituisce quindi un aspetto centrale della tutela della qualità del prodotto e come tale viene perseguito dal Governo nelle politiche a tutela dei prodotti italiani”.

 

​L​’Italia​ è​ la prima nazione al mondo per il numero di prodotti Dop e Igp, riconosciuti a livello mondiale per la propria qualità​, ma accanto a questi ci sono tanti altri alimenti lattiero caseari che non sono Dop o Igp che arrivano sulle tavole degli italiani come prodotti trasformati con il 100% di latte italiano.​

​Su questi prodotti occorre una verifica seria in quanto, aggiunge il parlamentare, “secondo i dati delle associazioni di categoria, dalle frontiere italiane passerebbero ogni giorno 5 milioni di litri di latte sterile, concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare mozzarelle, formaggi o latte italiani senza che i consumatori lo sappiano perché non è obbligatoria l’indicazione di origine in etichetta”.

 

​Cova ricorda anche ​che​ “è stato previsto che​ Ismea (Istituto dei servizi per il mercato agricolo alimentare) elabori mensilmente i costi medi di produzione del latte crudo, tenendo in considerazione la collocazione geografica dell’allevamento e della destinazione finale del latte crudo”. Tutto questo per evitare che siano sottoscritti contratti palesemente sotto i costi medi di produzione in quanto per l’art.62 “è vietato imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose”.

 

Tuttavia, i controlli, per Cova, “non solo non devono mai venire meno, ma vanno intensificati e l’accordo sul prezzo del latte, in questo senso, è fondamentale e va sempre monitorato”.

 

Roma, 10 maggio 2016

News dal Parlamento

Maternità surrogata, prima i bambini

Questa settimana, alla Camera, abbiamo approvato una mozione su un tema delicato, ovvero le iniziative, in ambito nazionale e sovranazionale, per il contrasto di tutte le forme di surrogazione di maternità. Vi ricordo che con questa terminologia, altrimenti detta “gestazione per altri” o GPA, come la definisce la Corte europea dei diritti umani, si intende una pratica fondata sulla disponibilità di una donna a portare a termine la gravidanza per realizzare un progetto di genitorialità altrui. La pratica è vietata in Svezia, Norvegia, Finlandia, Germania, Austria, Francia, Spagna, Portogallo e consentita, se gratuita e con un articolato livello di restrizioni, in Canada, Inghilterra, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Australia e alcuni Stati Usa e dell’est Europa come Armenia, Georgia, Ungheria, Bielorussia, Ucraina e Russia, ammessa in Asia India, Nepal, Thailandia, Hong Kong e in Sudafrica. In Grecia &egr ave; consentita in forma gratuita e previa autorizzazione di un tribunale.

Relazioni recenti hanno mostrato un incremento diffuso di questa pratica, documentando il flusso della domanda verso i Paesi che ne consentono l’attuazione a condizioni economiche e giuridiche più vantaggiose. Ricerche che hanno evidenziato anche l’inserimento della maternità surrogata in un sistema di produzione gestito da agenzie di intermediazione, in cui il processo della gestazione e il neonato sono oggetto di sfruttamento.

Per quanto riguarda l’Italia, il Comitato nazionale di bioetica, il 18 marzo 2016, ha approvato una mozione sulla maternità surrogata a titolo oneroso, in cui si afferma che la commercializzazione e lo sfruttamento del corpo della donna nelle sue capacità riproduttive sotto qualsiasi forma di pagamento sia in contrasto con i principi bioetici fondamentali e ha rimandato ad una successiva trattazione l’argomento della surrogazione di maternità senza corrispettivo economico.

Inoltre, la Corte costituzionale definisce la scelta di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli come espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi, libertà riconducibile agli articoli 2, 3 e 31 della Costituzione: conseguentemente le limitazioni di questa libertà sono ragionevolmente giustificate dalla impossibilità di tutelare altrimenti interessi di pari rango. La riforma della normativa sulle adozioni appare, dunque, sempre più urgente e necessaria al fine di superare i meccanismi farraginosi che la rendono spesso poco accessibile.

La mozione impegna, perciò, il Governo, a fronte del divieto della maternità surrogata, ad avviare un confronto sulla base della risoluzione del Parlamento europeo sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell’Unione europea in materia. Inoltre, ad attivarsi nelle forme e nelle sedi opportune, per il pieno rispetto, da parte dei Paesi che ne sono firmatari, delle convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino e a promuovere a livello nazionale e internazionale, iniziative che conducano al riconoscimento del diritto dei bambini alla identità personale e alla loro tutela, indipendentemente dalla modalità con cui sono venuti al mondo. Infine, ad attivarsi per completare il recepimento della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.

 

Schwazer un campione. Ma quella maglia…

Alex Schwazer è un campione. Su questo non c’era e non c’è dubbio. Alla Coppa del mondo di marcia di Roma non ha praticamente mai abbandonato la testa della corsa. Un atleta forte, dunque, che ha sbagliato e, nella capitale, è rientrato per la prima volta in gara dopo la squalifica per doping, dimostrando che è il migliore anche senza “aiuti”.

Quindi, il progetto di recuperare l’altoatesino allo sport pulito si è rivelato ottimo. Ogni iniziativa volta a reinserire le persone che hanno sbagliato, nella vita ​come​ nello spor​t​, troverà sempre il mio appoggio.

Ma c’è un “ma”: da sportivo mi lascia l’amaro in bocca​ il fatto che Schwazer sia stato convocato in Nazionale e abbia vestito la maglia azzurra.

Avevo già detto in settimana che nessun regolamento o norma impedisce a un atleta che ha subito una squalifica di ricominciare a gareggiare anche con la maglia azzurra, una volta terminato lo stop. È anche giusto affermare che Alex Schwazer è uno dei pochissimi che ha ammesso l’uso del doping senza nascondersi dietro a improbabili giustificazioni​ e ha intrapreso un percorso di pulizia, cosa che tantissimi altri non hanno mai fatto. Di questo va dato atto. Mentre in altri casi mi sono espresso in modo netto contro il rientro in nazionale di campioni dopati, in questo caso proprio il fatto che ha ammesso la propria colpa e la netta volontà di fare un nuovo corso pulito da farmaci rende giustificato il suo rientro in nazionale.

Non posso che ripetere un ennesimo invito alla grande opera di prevenzione che serve per ripulire lo sport italiano dalla piaga del doping ed evitare il ripetersi di simili situazioni. Bisogna essere più severi con ​​la certezza di controlli antidoping fatti bene​, piuttosto che nella fase successiva.

Paolo Cova

On. Cova: “Recuperare allo sport chi ha sbagliato con il doping è giusto. Ma facendogli indossare la maglia azzurra​?​”

CAMERA DEI DEPUTATI

 

On. Paolo Cova parlamentare del Partito Democratico

 

COMUNICATO STAMPA

 

On. Cova: “Recuperare allo sport chi ha sbagliato con il doping è giusto. Ma facendogli indossare la maglia azzurra​?​”

La partecipazione alla Coppa del mondo di marcia, che si tiene a Roma domenica 8 maggio 2016, dell’atleta altoatesino Alex Schwazer, che rientra per la prima volta in gara dopo la squalifica per doping, sta sollevando polemiche e perplessità. I risultati che il marciatore potrebbe ottenere, infatti, saranno validi per una sua partecipazione alle Olimpiadi di Rio.

“Il progetto di recuperare Schwazer allo sport ‘pulito’ è ottimo. Ogni iniziativa volta a reinserire le persone che hanno sbagliato nella vita ​come​ nello spor​t​, troverà sempre il mio appoggio. ​Ma da sportivo mi lascia l’amaro in bocca​ il fatto che sia convocato in Nazionale”, commenta l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, in prima linea nella lotta al doping.

“Chiaramente, nessun regolamento o norma impedisce a un atleta che ha subito una squalifica di ricominciare a gareggiare anche con la maglia azzurra, una volta terminato lo stop – aggiunge Cova –.  Per sgomberare il campo da ogni polemica, è anche giusto affermare che Alex Schwazer è uno dei pochissimi atleti che ha ammesso l’uso del doping senza nascondersi dietro a improbabili giustificazioni​ e ha intrapreso un percorso di pulizia, cosa che tantissimi altri non hanno mai fatto. Di questo va dato atto”.

Tuttavia, il parlamentare Pd si sente di fare un ennesimo invito “alla grande opera di prevenzione che serve per ripulire lo sport italiano dalla piaga del doping ed evitare il ripetersi di simili situazioni. Bisogna essere più severi con ​​la certezza di controlli antidoping fatti bene​, piuttosto che nella fase successiva”.

Roma, 5 maggio 2016