Doping di Stato? La legge c’è e la lotta al doping diventi una priorità dello sport e del Governo

On. Cova: “Doping di Stato? La legge c’è e la lotta al doping diventi una priorità dello sport e del Governo”

 

 

La lotta al doping, soprattutto dopo gli ultimi fatti che hanno visto coinvolti ​atleti olimpici e di vertice, è al centro di un’interpellanza urgente depositata oggi, giovedì 8 gennaio 2015, alla Camera, dall’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, primo firmatario.

 

Rivolgendosi direttamente al Presidente del Consiglio e al Ministro della Salute, Cova chiede senza mezzi termini di capire come mai il sistema di controllo non sia abbastanza preciso e trasparente: “Vogliamo sapere per quale motivo la Commissione per la Vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive non abbia affrontato il tema del conflitto di interesse tra controllore e controllato e perché ​controlla​ solo ​i ​giovani​ atleti​ e i settori amatoriali, ma non ​gli atleti​ professionisti e di vertice che ​so​no monopolio assoluto del Coni – spiega Cova –. E chiediamo di istituire un organismo indipendente di controllo come è avvenuto da tempo nella maggior parte dei Paesi europei”.

 

​Dopo mesi il Coni non ha ancora​ preso nessun provvedimento riguardo alle mancate segnalazioni della reperibilità degli atleti che hanno impedito i controlli a sorpresa, ricorda Cova: “Questo dimostra come il Coni non sappia prendere dei provvedimenti nei confronti dei propri atleti di vertice”.

 

Per il parlamentare Pd “la lotta al doping deve essere una delle priorità del nostro sport e anche di questo Governo. Quanto avvenuto negli anni scorsi e svelato anche dalle ultime indagini di Bolzano, mostrano un grave conflitto tra il controllore e il controllato che la legge 376/2000 aveva cancellato, come ricordiamo nella nostra interpellanza – continua Cova –. Serve intervenire per sanare questa situazione. Lo sport a tutti i livelli ha bisogno di chiarezza e se l’Italia in questo sarà un precursore, è solo un bene. Cambiare il sistema che viene accettato nel nostro Paese, vuol dire cambiare anche uno sport che rischia di accettare il doping senza reagire”, conclude Cova.

 

Roma, 8 gennaio 2015