Ministro della Sanità

Chi è il Ministro della Sanità del quarto Governo Berlusconi?

Credo che sia difficile rispondere a questa domanda, restiamo un attimo fermi a ricercare nella nostra testa il nome.
Eppure è un ministero importante perchè riguarda la nostra Vita e la nostra Salute.
La qualità della nostra esistenza dipende da una programmazione che sappia offrire garanzie per la nostra sicurezza socio-sanitaria nel presente e per il futuro.

Tremonti ha programmato di tagliare 7 miliardi di euro per i prossimi 3 anni per la sanità, una cifra enorme che ha fatto sobbalzare lo stesso Formigoni.

Che sia Tremonti il Ministro della Sanità?
Penso di si.
Il ministro non esiste, ma c'è solo un sottosegretario con delega alla Sanità, ormai la nostra salute e assistenza socio-sanitaria è delegata alle esigenze di bilancio del Governo di destra.

Dichiarazione di voto dell’On. Bindi sulla Manovra Economica

In questi giorni non sono mancati consigli all’opposizione. Siamo stati invitati a non soffermarci troppo sul funzionamento delle istituzioni e della democrazia, sui problemi della giustizia, per guardare ai problemi delle famiglie, delle imprese. Siamo stati invitati a pensare alle difficoltà del Paese. Quasi ci fosse sorta di separazione tra la democrazia il diritto e i diritti delle persone.

Questo provvedimento, cui esprimeremo un voto convintamene contrario, è invece la prova che tutto si tiene. Rappresenta un vulnus alla vita del parlamento, non delle prerogative dei gruppi di opposizione ma dei parlamentari. Con un decreto, sul quale il governo mette la fiducia, di fatto si modifica la legge di bilancio, si violentano regolamenti parlamentari, si impedisce una discussione vera e approfondita sulla legge che in tutti i paesi del mondo è considerata la più importante.

In Italia non è più possibile. Con un decreto, il governo ha espropriato il parlamento, e lo ha fatto in piena estate (ieri abbiamo sentito candidamente il sottosegretario Vegas ammettere che quest’anno non ci sarà la Finanziaria) e siamo stati costretti a intervenire sui problemi fondamentali del paese attraverso una discussione sugli ordini del giorno. Ecco, dopo la militarizzazione dei temi della giustizia, dopo la militarizzazione dei cassonetti e della sicurezza, ora si militarizza la Finanziaria. Tutto si tiene.

Attraverso il mancato rispetto delle procedure e l’umiliazione del Parlamento, è stato possibile far passare una legge che stravolge le istituzioni e umilia i diritti fondamentali delle persone. Questa Finanziaria, approvata in modo improprio e imposta dal ministro dell’Economia ai suoi ministri e alla sua maggioranza, è frutto della paura. Di quella paura con la quale avete vinto le elezioni e con la quale oggi governate.

Prima, facendo leva sul sentimento della paura, avete vinto e adesso con la paura governate il paese. Oggi questa paura si chiama la maledizione della globalizzazione e degli speculatori. E se la situazione è così grave al Paese si può imporre tutto. Si può imporre una manovra con la quale si stravolge il servizio sanitario nazionale. Non esistono più i livelli essenziali ma esistono solo le compatibilità finanziarie, il diritto alla salute è condizionato dalle compatibilità economico finanziarie.

Il settore della scuola della ricerca e dell’università, quel mondo che con la forza e la qualità del sapere il paese dovrebbe affrontare senza paura la sfida della mondializzazione, viene privato di risorse economiche e della risorsa più importante, il corpo docente e i ricercatori. In questa Finanziaria c’è una svalutazione del lavoro, di tutto il lavoro. Non solo si cancellano i risultati raggiunti dall’accordo sul welfare ma attraverso un’altra diabolica manovra si umilia il pubblico impiego.

Non si fa lotta ai fannulloni, come si vorrebbe far credere, non si investe per l’efficienza e la qualità, no! Si creano le condizioni per privare i pubblici dipendenti dei diritti fondamentali. Credo sia la prima volta che vengono sottratte risorse economiche alla busta paga dei dipendenti pubblici. Ma nessuno si provi a reagire: “stiamo combattendo i fannulloni”.

Ma c’è una risposta al disagio sociale. Nella finanziaria c’è la social card. Non siamo più europei nel nostro sistema di welfare, siamo diventati americani. La social card, come ha detto il ministro dell’Economia, è l’esportazione di un grande strumento, come la tessera alimentare degli Usa, la food stamp che viene assicurata a 26 milioni di lavoratori in modo universalistico, senza distinzione di sesso, razza, religione e cittadinanza, e che in Italia, in proporzione, dovrebbe essere assicurata a cinque milioni di cittadini. Sarà assicurata invece a 500 mila persone alle quali si darà il marchio della tessera della povertà, perché i diritti non sono più diritti delle persone ma sono privilegi e concessioni del Governo.

Un governo che si prepara a fare una legge federalista ma intanto espropria i Comuni di una delle prerogative più importanti, quella di realizzare le politiche sociali, politiche universalistiche e non concessioni. Sarebbe stato troppo infatti dare 400 euro a ogni famiglia davvero bisognosa attraverso un trasferimento diretto di denaro che liberamente quella famiglia poteva utilizzare. Per poter avere quella social card bisogna subire l’umiliazione dello stampo di povertà.

Questa è l’Italia dei ministri Tremonti e Brunetta. E’ l’Italia che blocca ogni processo di liberalizzazione e ogni lotta ai privilegi. E come potrebbe combattere i privilegi un governo che si fonda sul privilegio di uno solo? Un governo che non fa nulla per ridare al paese mobilità sociale essenziale per la crescita e il futuro dei giovani.

Negando di avere a disposizione i 5 miliardi di extragettito, che la Finanziaria precedente impegnava a destinare alle famiglie con figli e agli anziani attraverso una riduzione fiscale, di cui invece non c’è traccia, avete sottratto risorse alle famiglie. Abbiate il coraggio di dire che il tesoretto è pronto. E’ stato messo da parte per il vostro scambio di maggioranza, per finanziare quel federalismo fiscale che servirà a pagare la Lega in cambio della riforma della Giustizia.

Scuola dell’infanzia: un luglio molto caldo

E' terminato il mese di luglio e per la scuola dell'infanzia milanese è stato un mese pieno di colpi di scena.
Le educatrici precettate dall' Assessore Moioli, anche se erano senza contratto.
Genitori messi in seria difficoltà.

La mia riflessione rigurda il metodo usato, mentre un'analisi sui problemi la rimando in altro commento.

La politica, attuata dall'amministrazione comunale, ha posto l'accento nel mettere genitori ed educatrici gli uni contro gli altri.
Non si è messa nella posizione di trovare una soluzione, ma ha scaricato sugli utenti la lamentela e la protesta.

Chi opera per il bene comune agisce nella ricerca della soluzione migliore, non si preoccupa di aumentare le divisioni.
Come un buon padre di famiglia cerca di mettere tutti intorno ad un tavolo e ragiona.

Finanziaria ed Editoria libera

trovo su Avvenire di giovedi 24 luglio 2008 questo interessante articolo. A volte con dei piccoli interventi in finanziaria ci si sbarazza di chi non è allineato. Come sempre, forti con i deboli e deboli con i forti. Prima i Rom poi gli extracomunitari, poi i giornali liberi…poi?

Quelle voci libere che non si può far tacere
 GIORGIO FERRARI

 È
quasi una sorpresa, ma in Italia – a dispetto di quello che si potrebbe pensare – esiste una stampa scomoda.
  Scomoda per il manovratore, scomoda perché viene difficilmente a patti con il potere. No, non pensate subito a quel quotidiano che allestisce grandi campagne civili, né a quell’altro che non perdona la minima svista al governo in carica. I giornali scomodi siamo noi, quelli apparentemente deboli, quelli
non profit,

 quelli gestiti da una fondazione o da una cooperativa. Quelli cioè che non appartengono ai famosi
poteri forti,

 quelli ai quali non è possibile alzare il telefono e chiamare il sottosegretario delegato all’Editoria (ma è ancora d’uopo la maiuscola?) e convincerlo nel giro di pochi secondi a cambiare registro. Perché è così che probabilmente è andata – ma forse non c’era bisogno neanche di questo – per le testate dei grandi gruppi quotati in Borsa, come il

 Corriere della sera, La Repubblica, Il Sole-24 Ore,

 la casa editrice Mondadori, che continueranno a beneficiare della loro grossa fetta dei 305 milioni di contributi indiretti nonostante la scure del governo stia per abbattersi in ragione di 87 milioni per il 2009 e 100 milioni per il 2010 sui contributi diretti.
  Quelli cioè che consentono a testate come
il manifesto

  di continuare a sopravvivere e ad altri 26 quotidiani di continuare ad uscire in edicola, a 12 organi di partito di sventolare i propri vessilli, a 13 periodici legati a movimenti politici di proseguire la propria attività, a una galassia di piccole emittenti – con la vistosa eccezione (uno scandalo, in tutti i sensi) dello specialissimo riguardo riservato a Radio Radicale – di poter trasmettere e a tanta stampa locale di continuare ad esistere.
  L’iniziativa farà forse contenti i seguaci di Beppe Grillo e i volonterosi qualunquisti che irridono ogni forma di politica e di informazione. In realtà non c’è da gioire per nulla. Se, nonostante le delegazioni ricevute a Palazzo Chigi anche ieri, il provvedimento verrà mantenuto intatto pure al Senato, il nostro Paese da domani sarà un po’ meno libero e molte voci si spegneranno. Ma non quelle quotate in Borsa, in ossequio a un’idea del liberismo cara ad Adam Smith e alla mano invisibile del mercato, concezione valida forse nel tardo Settecento e alla vigilia della rivoluzione industriale ma profondamente superata oggi: basta vedere come proprio in questi giorni il presidente Bush è costretto a salvare dal disastro due banche pubbliche.
  Nessuno invece sembra voler salvare queste cento piccole voci, di destra e di sinistra, progressiste e conservatrici, semplicemente di idee. Prolisse e ripetitive a volte, stentoree e retoriche certe altre, ma pur sempre voci libere, che qualcuno continua ad ascoltare, che per qualcuno (ma sono moltissimi, lo sappiamo) continuano ad essere
la

 voce.
  Chi è così stupido da volerle sopprimere? E davvero essere quotati in Borsa è un salvacondotto per la libertà di stampa? A queste due domande sembrerebbe di dover rispondere sì. Ma noi ci vogliamo illudere che non sarà così, che sia solo un abbaglio estivo, una lieve eclisse della ragione. E se ve lo state chiedendo, la risposta è sì, ci siamo dentro anche noi, anche
Avvenire

  cadrebbe sotto questa scure. Ma non è per noi soltanto che alziamo la voce. Noi sopravviveremmo, se pure a fatica e con qualche ridimensionamento, tanti altri invece no. Ed è a nome di tutti che parliamo.

SICUREZZA A MILANO

Il Sindaco Moratti ha attaccato il governo Prodi negli anni scorsi per il Problema Sicurezza. L'Aministrazione di centro-destra ha fatto una campagna elettorale sull'incapacità di dare mezzi e uomini alla città di Milano per affrontare la delinquenza.

Ora cosa intende fare dopo il taglio dei fondi alle Forze dell'Ordine? Ora non riceverà più uomini e mezzi dal governo di destra di Berlusconi, sapra fare le stesse richieste e lamentarsi sui mezzi di comunicazione?

questo è l'invito dei nostri Consiglieri Comunali

IL PD: APPELLO AL SINDACO MORATTI:

FACCIAMO INSIEME UNA MANIFESTAZIONE CONTRO I TAGLI ALLE FORZE DELL'ORDINE EFFETTUATI DAL GOVERNO BERLUSCONI, BATTIAMOCI PER AVERE GLI UOMINI DI CUI MILANO HA BISOGNO.
 

Il Governo Berlusconi effettua tagli consistenti sul terreno delle risorse e dei mezzi sulla sicurezza.
La scelta, inequivocabile, del Governo è infatti quella di colpire un settore tanto importante per la vita dei cittadini.
I tagli intervengono pesantemente anche sulla città di Milano che verrebbe umiliata due volte perché non si darebbe seguito alla promessa del Governo Prodi di attribuire i cinquecento uomini di cui si parlò nei mesi scorsi e si colpirebbe ulteriormente l'attuale disponibilità di uomini e mezzi.
Infatti si passerebbe da 21 a 10 commissariati e si ridurrebbero da 18 a 12 le volanti presenti nelle strade cittadine nei diversi turni; inoltre, come denunciato anche dalle organizzazioni sindacali, si effettuerebbe un taglio complessivo di circa mille uomini attivi in città.
Di fronte a scelte di tale gravità facciamo un appello al Sindaco Moratti: organizziamo assieme una manifestazione contro i tagli.
Diamo vita ad una mobilitazione bipartisan contro le scelte del Governo Berlusconi.
Scelte che sono nemiche della sicurezza delle persone.
 
Pierfrancesco Majorino capogruppo PD
Andrea Fanzago vicecapogruppo PD
Carmela Rozza resp. Sicurezza gruppo PD
Aldo Ugliano membro PD Comm. Sicurezza Comune Milano

CORMIO – CITTADINI INVESTITI SULLE STRISCE PEDONALI

MA E’ INACCETTABILE  CHE  IN  VIA  MECENATE  IL  COMUNE,  A   8  MESI  DAL
GRAVISSIMO  INCIDENTE  CHE  HA  COINVOLTO  UNA  DONNA  E  I  DUE  BAMBINI,
  NON  ABBIA ANCORA  AVVIATO I  LAVORI  PER  METTERE  IN  SICUREZZA  GLI
                        ATTRAVERSAMENTI  PERICOLOSI

I recenti episodi di indisciplina stradale avvenuti in viale Missaglia e in
via  Padova  sono  l’esempio  lampante  di  come  nella  nostra  società la
disattenzione,  la  disabitudine  al rispetto delle regole e la mancanza di
rispetto per gli altri siano ormai un problema cronico.
Occorrono  interventi incisivi di prevenzione nei confronti di corre troppo
sulle  nostre  strade  senza  curarsi  di  rispettare  semafori  e  strisce
pedonali.
Al  tempo  stesso vanno inasprite le sanzioni per chi si rende responsabile
di comportamenti di questo genere.
Campagne massicce di educazione stradale, maggior presenza nelle situazioni
critiche  della  polizia  municipale e strumenti di dissuasione all’elevata
velocità devono trovare rapida applicazione nei provvedimenti che il Comune
di Milano ha il dovere di intensificare sulla città.
Purtroppo spiace ancora una volta segnalare, che a distanza ormai di 8 mesi
dal  tremendo  incidente  avvenuto  in  via  Mecenate  (madre  e  due bimbe
investite  sulle  strisce pedonali ) i provvedimenti contenuti nel progetto
attraversamento sicuro proposto dall’Assessorato alla Mobilità non si siano
ancora concretizzati.
Il  cantiere  per l’avvio dei lavori doveva partire il 23 giugno scorso, ma
le  inefficienze  tecnico-  amministrative  dei settori comunali competenti
stanno ritardando un intervento atteso da anni.

Marco Cormio,  consigliere PD

NON FACCIAMO I PIAGNONI

Non facciamo i piagnoni, per favore. Non diciamo che le famiglie in Italia non arrivano a fine mese.”
Queste sono le parole del ministro Tremonti apparse sul Corriere della Sera di mercoledi’ 16 luglio 2008 a pag 3. 

Per mesi la coalizione di destra aveva impostato la sua campagna elettorale su questo tema.
Quante sere Bonaiuti( portavoce di Berlusconi) aveva ammaliato gli italiani dicendo che non si arrivava a fine mese per colpa del governo di centro-sinistra.

Ora governa la destra e Tremonti ci dice che siamo dei piagnoni.
 

Strano modo di fare politica, ora i problemi non esistono più!
 
Come sempre le colpe sono di altri e non disturbiamo il manovratore. 

Meditate

FANZAGO, ROZZA-CONTRO I TAGLI ALLA SICUREZZA

Domani mattina esprimeremo tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno
ai rappresentanti delle forze dell’ordine  e a quelli delle forze armate
che manifesteranno con un volantinaggio la propria contrarietà e il proprio
dissenso al decreto legge emanato dal governo Berlusconi il 25 giugno,
riguardante la manovra correttiva di bilancio che taglia 3 miliardi di euro
alle forze di polizia e blocca le assunzioni di nuovo personale.
I tagli al personale, agli stanziamenti economici, impediscono alle forze
dell’ordine  di svolgere appieno le loro funzioni di tutela della sicurezza
dei cittadini.
Ci aspettiamo che il Sindaco Moratti promuova con noi una manifestazione a
difesa della sicurezza dei cittadini contro questa devastante manovra per
ripristinare le risorse economiche, di cui Milano ha assolutamente bisogno.

Andrea Fanzago, Carmela Rozza, Francesca Zajczyk, consiglieri PD

BENESSERE E MALESSERE NON DI SOLI CONSUMI CRESCE UN PAESE

Prendo da Avvenire questo interessante articolo di Davide Rondoni

Il calo dei consumi, certificato in va­rio modo dai sofisticati studi di Confcommercio e dai più semplici ri­lievi sul portafoglio di casa, è un in­dice del calo del benessere. I media parlano di crisi, di crollo, di baratri.
C’è del vero. Ma c’è anche qualcosa di falso.
Insomma, secondo questa vi­sione l’uomo che sta ' bene' sarebbe dunque l’uomo che consuma. Se con­suma meno, ha meno soldi e dunque c’è da preoccuparsi. È lecito, è natu­rale che governo e opposizioni, e che enti e associazioni di categoria usino questi indicatori per valutare la salu­te del Paese.
Però. C’è un 'però' gran­de come una casa, e profondo come una ferita di pugnale.
  Se i consumi calano, si può dire che c’è meno benessere economico o più paura a spendere. Ma non per questo si può dire che l’uomo che consuma stia bene.
Una lettura del fenomeno umano che si concentri solo sulla quantità dei consumi può essere fuor­viante e pericolosa. Abbiamo visto spesso come certi consumi, anche consistenti, non solo di ansiolitici e beauty center ma anche di telefonia e di tv, segnalino piuttosto vari gene­ri di malessere, a volte profondi.
Cer­te ' bulimie' da consumo, in campi come l’alimentare, l’abbigliamento, le comunicazioni, i viaggi, non sono sempre mosse da un benessere, ma non di rado da un malessere che cer­ca di ' curarsi' invano con la disponi­bilità di soldi. Così come, spesso, l’im­pigrimento nella produttività dipen­de da fattori di educazione e di capa­cità ideale che sfuggono ai calcoli.
  Non vogliamo che i nostri economi­sti o gli statistici si trasformino in in­dagatori del cuore e dell’animo uma­no. Stilino le loro tabelle, i politici le impugnino, le studino: ma non pre­tendano di leggere solo lì dentro il be­nessere o il malessere d’Italia.
E dun­que, se crollano i consumi si chieda­no almeno di che genere di malesse­re è afflitto il Paese, e se si tratta di un malessere solo economico o se c’è dell’altro. E se c’è, occorre interveni­re, anche in regime di maggiori ri­strettezze su elementi che determi­nano la vita nei suoi fattori non solo ' economici'.
  Non tutto si trasforma in economia. E non tutto è mosso dai soldi. Ci so­no esempi di gente dalla vita sobria che con il loro lavoro ha mosso l’eco­nomia. Nei momenti di difficoltà, di stretta, si vede di che pasta è fatto un uomo. E un Paese.
Se di fronte a que­sto calo dei consumi, la reazione è so­lo il panico, o l’allarme o il lamento, può darsi che da questo fosso non si esca. E che ci si dibatta isterici e ten­denti alla rapina reciproca. Se non si comunicano, se non si imparano cer­te ricchezze di cui si è dotati anche quando si è meno benestanti, allora la ristrettezza sarà solo un tempo cu­po, e pericoloso.
  Se non ci abituiamo a pensare a noi e ai nostri figli non solo come consu­matori, sarà difficile avere valori e ra­gioni a cui richiamarci di fronte ai motivi di frustrazione o di ingiustizia che non mancano in questo paradi­so ferito detto Italia. E al calo dei con­sumi si potrebbe affiancare, e forse già s’affianca, lo spettro dello scon­tro, della guerra tra poveri, dell’in­soddisfazione scaricata sul vicino, o chiamatelo il prossimo. Già ora, di fronte alla necessità di non far man­care il necessario a chi ha più biso­gno, e di cambiare certi assetti, si re­gistrano i primi irrigidimenti, le dure erezioni di barricate a difesa dei pro­pri interessi.
  Così l’Italia, con i suoi consumatori e i suoi poveri, sarà una zattera alla deriva. Se ci saranno uomini capaci di sobrietà e di lavoro, di entusia­smo senza recriminazione anche con qualche sera al cinema o viag­gio in meno, allora sì, ci sarà spe­ranza ancora.
 

GRANELLI- CONTRO I DIRITTI DEL FANCIULLO

La proposta di Maroni di prendere le impronte digitali dei minori rom e' contro la convenzione dei diritti del fanciullo. Contrastare l'illegalita'
significa combattere le organizzazioni criminali e chi sfrutta donne e
minori.
 Con i minori rom dobbiamo investire in scuola e educazione al rispetto
delle regole e, come nel patto di legalita', impegnare le famiglie contro
l'accattonaggio. Le impronte digitali non sono censimenti.

 A nome del gruppo PD, Marco Granelli