Dichiarazione di voto dell’On. Bindi sulla Manovra Economica

In questi giorni non sono mancati consigli all’opposizione. Siamo stati invitati a non soffermarci troppo sul funzionamento delle istituzioni e della democrazia, sui problemi della giustizia, per guardare ai problemi delle famiglie, delle imprese. Siamo stati invitati a pensare alle difficoltà del Paese. Quasi ci fosse sorta di separazione tra la democrazia il diritto e i diritti delle persone.

Questo provvedimento, cui esprimeremo un voto convintamene contrario, è invece la prova che tutto si tiene. Rappresenta un vulnus alla vita del parlamento, non delle prerogative dei gruppi di opposizione ma dei parlamentari. Con un decreto, sul quale il governo mette la fiducia, di fatto si modifica la legge di bilancio, si violentano regolamenti parlamentari, si impedisce una discussione vera e approfondita sulla legge che in tutti i paesi del mondo è considerata la più importante.

In Italia non è più possibile. Con un decreto, il governo ha espropriato il parlamento, e lo ha fatto in piena estate (ieri abbiamo sentito candidamente il sottosegretario Vegas ammettere che quest’anno non ci sarà la Finanziaria) e siamo stati costretti a intervenire sui problemi fondamentali del paese attraverso una discussione sugli ordini del giorno. Ecco, dopo la militarizzazione dei temi della giustizia, dopo la militarizzazione dei cassonetti e della sicurezza, ora si militarizza la Finanziaria. Tutto si tiene.

Attraverso il mancato rispetto delle procedure e l’umiliazione del Parlamento, è stato possibile far passare una legge che stravolge le istituzioni e umilia i diritti fondamentali delle persone. Questa Finanziaria, approvata in modo improprio e imposta dal ministro dell’Economia ai suoi ministri e alla sua maggioranza, è frutto della paura. Di quella paura con la quale avete vinto le elezioni e con la quale oggi governate.

Prima, facendo leva sul sentimento della paura, avete vinto e adesso con la paura governate il paese. Oggi questa paura si chiama la maledizione della globalizzazione e degli speculatori. E se la situazione è così grave al Paese si può imporre tutto. Si può imporre una manovra con la quale si stravolge il servizio sanitario nazionale. Non esistono più i livelli essenziali ma esistono solo le compatibilità finanziarie, il diritto alla salute è condizionato dalle compatibilità economico finanziarie.

Il settore della scuola della ricerca e dell’università, quel mondo che con la forza e la qualità del sapere il paese dovrebbe affrontare senza paura la sfida della mondializzazione, viene privato di risorse economiche e della risorsa più importante, il corpo docente e i ricercatori. In questa Finanziaria c’è una svalutazione del lavoro, di tutto il lavoro. Non solo si cancellano i risultati raggiunti dall’accordo sul welfare ma attraverso un’altra diabolica manovra si umilia il pubblico impiego.

Non si fa lotta ai fannulloni, come si vorrebbe far credere, non si investe per l’efficienza e la qualità, no! Si creano le condizioni per privare i pubblici dipendenti dei diritti fondamentali. Credo sia la prima volta che vengono sottratte risorse economiche alla busta paga dei dipendenti pubblici. Ma nessuno si provi a reagire: “stiamo combattendo i fannulloni”.

Ma c’è una risposta al disagio sociale. Nella finanziaria c’è la social card. Non siamo più europei nel nostro sistema di welfare, siamo diventati americani. La social card, come ha detto il ministro dell’Economia, è l’esportazione di un grande strumento, come la tessera alimentare degli Usa, la food stamp che viene assicurata a 26 milioni di lavoratori in modo universalistico, senza distinzione di sesso, razza, religione e cittadinanza, e che in Italia, in proporzione, dovrebbe essere assicurata a cinque milioni di cittadini. Sarà assicurata invece a 500 mila persone alle quali si darà il marchio della tessera della povertà, perché i diritti non sono più diritti delle persone ma sono privilegi e concessioni del Governo.

Un governo che si prepara a fare una legge federalista ma intanto espropria i Comuni di una delle prerogative più importanti, quella di realizzare le politiche sociali, politiche universalistiche e non concessioni. Sarebbe stato troppo infatti dare 400 euro a ogni famiglia davvero bisognosa attraverso un trasferimento diretto di denaro che liberamente quella famiglia poteva utilizzare. Per poter avere quella social card bisogna subire l’umiliazione dello stampo di povertà.

Questa è l’Italia dei ministri Tremonti e Brunetta. E’ l’Italia che blocca ogni processo di liberalizzazione e ogni lotta ai privilegi. E come potrebbe combattere i privilegi un governo che si fonda sul privilegio di uno solo? Un governo che non fa nulla per ridare al paese mobilità sociale essenziale per la crescita e il futuro dei giovani.

Negando di avere a disposizione i 5 miliardi di extragettito, che la Finanziaria precedente impegnava a destinare alle famiglie con figli e agli anziani attraverso una riduzione fiscale, di cui invece non c’è traccia, avete sottratto risorse alle famiglie. Abbiate il coraggio di dire che il tesoretto è pronto. E’ stato messo da parte per il vostro scambio di maggioranza, per finanziare quel federalismo fiscale che servirà a pagare la Lega in cambio della riforma della Giustizia.