News dal Parlamento

Furto di rame: pene più aspre

Il titolo della proposta di legge che abbiamo approvato questa settimana, alla Camera, potrebbe non suggerire niente di specifico: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici. Ma se dico che intende contrastare il fenomeno del furto di rame, sappiamo tutti di cosa si sta parlando. Non è un reato indifferente perché ha delle pesanti conseguenze sull’economia del paese, causando decine di milioni di euro di danni e disservizi nella fornitura di energia elettrica e nelle telecomunicazioni.

Per avere un’idea, nel 2015 Enel Spa ha segnalato disservizi nell’erogazione di energia elettrica per 697.581.423 minuti; Fs ha dovuto disporre il rallentato della circolazione di 6.761 treni, accumulando un totale di 138.525 minuti di ritardo, con danni per decine di milioni di euro. In totale, l’anno scorso i furti di rame registrati sono stati 14.448.

Episodi addebitabili non solo a singoli soggetti, ma anche a criminalità organizzata, che è solita poi rivendere nel mercato nero il metallo rubato. Quindi, il furto di rame è diventato business e la legge prevede, per questo, la punibilità espressa con pena detentiva più aspra se il reato è commesso in forma associata. In generale, la proposta di legge aumenta ulteriormente il contrasto al fenomeno: la nuova disposizione stabilisce, in particolare, che chi compie questo tipo di furto è punito con la reclusione da un anno a sei anni e con la multa da mille a 5mila euro. Inoltre, reclusione da 3 a 8 anni quando a commettere furto o ricettazione di rame sia l’associazione a delinquere.

 

Una mano ai vigili fuoco e comparto sicurezza

Dopo che la grave crisi economica a livello europeo e internazionale ha determinato perdita di posti di lavoro nel privato e una forte contrazione delle dinamiche salariali nel settore pubblico, sono finalmente in corso interlocuzioni tra il Governo, le associazioni sindacali e datoriali al fine di definire in modo concorde l’atto di indirizzo che formalmente riavvierà la stagione della contrattazione nel comparto pubblico. In questo quadro, un’attenzione particolare va certamente riconosciuta al personale dei vigili del fuoco, delle forze armate e delle forze di polizia, in considerazione non solo della particolare delicatezza del lavoro svolto dagli appartenenti al comparto sicurezza, ma anche in considerazione del fatto che il loro lavoro incide direttamente sui bisogni della collettività.

Per questo abbiamo approvato una mozione che impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile, anche attraverso la previsione dello stanziamento di risorse finanziarie nel disegno di legge di bilancio in corso di presentazione, per proseguire e rafforzare le iniziative già messe in campo per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, con specifica attenzione al rinnovo dei contratti nel settore del comparto sicurezza.

Temi caldi in Europa

Mercoledì mattina il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è venuto alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre e ha presentato quali siano i temi caldi del futuro dibattito. Intanto, ha ricordato che il 25 marzo del 2017, sessant’anni dopo la firma dei Trattati istitutivi delle Comunità europee, i 27 Paesi che fanno parte dell’Unione europea si riuniranno a Roma e proveranno a immaginare il futuro. L’incontro può essere uno spartiacque rilevantissimo, cruciale, decisivo, ha detto Renzi.

Si tornerà, poi, ancora sulla questione dell’immigrazione: l’Unione europea si accinge a discutere del prossimo bilancio. Per Renzi l’Italia deve essere promotrice di una posizione durissima nei confronti di quei Paesi che fanno parte dell’Unione europea, che hanno ricevuto molti denari dalla comune appartenenza, che hanno ricevuto molti fondi per rilanciare i propri territori e che, in questa fase, si stanno smarcando dai propri impegni assunti formalmente di ricollocazione degli immigrati.

Si parlerà, infine, della questione di politica internazionale. La discussione verterà sulla Russia, di conseguenza sulla Siria, sulla situazione drammatica del Medio Oriente e sulla necessità per i nostri Paesi di svolgere un ruolo finalmente propositivo di politica europea estera. Appuntamento che per l’Italia sarà preceduto da un importante e rilevante meeting internazionale: la visita di Stato che il Presidente degli Stati Uniti ha chiesto e che vedrà Renzi a Washington da lunedì a mercoledì. Fatto particolarmente significativo perché avviene dopo un numero considerevole di anni, ma anche perché testimonia un rapporto molto forte tra gli Stati Uniti e l’Italia che il Presidente Obama ha definito come un rapporto che conosce oggi il livello più alto della sua storia.

Al termine delle comunicazioni e del dibattito che ne è seguito, abbiamo approvato una articolata risoluzione nella quale, in estrema sintesi, abbiamo impegnato il Governo sui temi della migrazione e a promuovere conclusioni ambiziose sulla politica commerciale europea, ribadendo l’importanza strategica delle relazioni transatlantiche.

 

 

Tutti i numeri dell’Italia

L’esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016, fatto in settimana, con lo scopo di aggiornare, appunto, le previsioni macroeconomiche, di finanza pubblica e gli obiettivi programmatici, ha dato un quadro del momento che stiamo vivendo. Per capirci, è emerso che la crescita in Italia è tornata positiva nel 2014, ha accelerato nel 2015 e si sta rafforzando nel 2016. Il ritmo della ripresa, tuttavia, è rallentato dalla durezza della doppia e profonda recessione che ha caratterizzato il periodo 2009-2013. In particolare, l’Eurozona appare esposta al rischio di prolungata bassa crescita più di altre regioni.

Il Governo, fin dal suo insediamento, ha perseguito una strategia orientata al rilancio degli investimenti, pubblici e privati e, in modo particolare, al sostegno dei consumi interni, attraverso l’aumento del reddito disponibile delle famiglie e la riduzione della pressione fiscale, scesa dal 43,6 del 2013 al 42,1 del 2016.

Ancora qualche dato contenuto nella Nota che presenta una revisione al ribasso della stima di crescita del Pil per l’anno in corso rispetto alle previsioni formulate nel Def, dall’1,2 per cento allo 0,8 per cento; in relazione alle incertezze che caratterizzano il quadro macroeconomico, anche le previsioni di crescita tendenziale per il 2017 sono ridimensionate allo 0,6 per cento rispetto all’1,2 per cento previsto ad aprile; vengono invece confermate le stime per il 2018 e il 2019, che si attestano all’1,2 e all’1,3 per cento.

Dopo l’illustrazione, abbiamo approvato una risoluzione che impegna il Governo su vari fronti, ma in particolare a proseguire con il programma di dismissione e valorizzazione del patrimonio pubblico e di privatizzazione delle partecipazioni societarie; a realizzare un programma di interventi di adeguamento antisismico del territorio e del patrimonio abitativo, artistico e culturale del Paese; a predisporre gli interventi necessari a far risalire nel periodo di riferimento il rapporto tra investimenti pubblici e Pil, con particolare riguardo agli investimenti in infrastrutture, in campi quali l’edilizia scolastica e ospedaliera, la riqualificazione urbana, il contrasto al dissesto idrogeologico, l’innovazione e la ricerca; a sostenere la competitività delle imprese e a favorirne lo sviluppo; a promuovere politiche orientate alla famiglia e al sostegno dei carichi familiari; a garantire una dotazione finanziaria del Fondo sanitario nazionale idonea ad assicurare l’erogazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza in campo sanitario; a prorogare ulteriormente le maggiorazioni delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico.

 

 

LA RIFORMA PASSO PASSO

 

Il procedimento legislativo

Parliamo ancora di questa importante fase della vita parlamentare, quando le leggi passano dal Presidente della Repubblica e quando viene chiamata in causa la Corte costituzionale.

 

 

Testo vigente art. 73 Testo modificato
Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese dall’approvazione. identico
  Le leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica possono essere sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte costituzionale, su ricorso motivato presentato da almeno un quarto dei componenti della Camera dei deputati o da almeno un terzo dei componenti del Senato della Repubblica entro dieci giorni dall’approvazione della legge, prima dei quali la legge non può essere promulgata. La Corte costituzionale si pronuncia entro il termine di trenta giorni e, fino ad allora, resta sospeso il termine per la promulgazione della legge. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata.
Se le Camere, ciascuna a maggioranza assoluta dei propri componenti, ne dichiarano l’urgenza, la legge è promulgata nel termine da essa stabilito. Se la Camera dei deputati, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, ne dichiara l’urgenza, la legge è promulgata nel termine da essa stabilito.
Le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse stabiliscano un termine diverso. identico

 

 

Testo vigente art. 74 Testo modificato
Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. identico
  Qualora la richiesta riguardi la legge di conversione di un decreto adottato a norma dell’articolo 77, il termine per la conversione in legge è differito di trenta giorni.
Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata. Se la legge è nuovamente approvata, questa deve essere promulgata.

 

Commento

L’articolo 13 del testo di legge costituzionale introduce un nuovo secondo comma all’articolo 73 della Costituzione, che prevede che le leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica possano essere sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale della Corte costituzionale. Affinché ciò avvenga occorre che almeno un terzo dei componenti del Senato o un quarto dei componenti della Camera presentino – entro 10 giorni dall’approvazione della legge – un ricorso motivato. La nuova previsione stabilisce che la Corte costituzionale si pronunci entro il termine di 30 giorni e, fino ad allora, resta sospeso il termine per la promulgazione della legge. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata.

L’articolo 14 del testo di legge costituzionale modifica, invece, l’articolo 74 della Costituzione in materia di rinvio delle leggi da parte del Presidente della Repubblica, stabilendo che, qualora il rinvio riguardi i disegni di legge di conversione di decreti-legge, è contemplato un differimento di 30 giorni rispetto al termine costituzionale di 60 giorni per la conversione. Con una seconda modifica, viene adeguata la formulazione dell’articolo al nuovo procedimento legislativo delineato dall’articolo 70, specificando che se “la legge” è nuovamente approvata, questa deve essere promulgata.

 

Appuntamento

 

Lunedì 17 ottobre 2016 alle ore 10.45 interverrò ad un interessante dibattito sulla filiera del latte alla 533^ Fiera Agricola di Abbiategrasso.

Paolo Cova