News dal Parlamento

Stabilità di nome e di fatto

Quasi alle 3 e mezza della notte tra sabato e domenica, alla Camera, dopo venti ore di discussioni e dibattiti, abbiamo approvato la legge di stabilità, senza dover ricorrere alla fiducia, caso abbastanza unico, e abbiamo dato l’ok al bilancio dello Stato. I voti favorevoli alla stabilità sono stati 297, 93 i contrari e 4 gli astenuti. Adesso il provvedimento torna al Senato per l’approvazione definitiva in terza lettura.

In estrema sintesi, su un valore della manovra di oltre 30 miliardi di euro, le novità sono il taglio dell’Irap per le imprese, niente più tasse sulla prima casa, bloccati gli aumenti di imposte e accise delle clausole di salvaguardia, eliminazione dell’Imu e dell’Irap per gli agricoltori, riduzione del canone Rai, taglio dei contributi sul lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato, regime agevolato e semplificato per partite Iva, autonomi e professionisti con attività di minori dimensioni. E ancora cultura, sicurezza, assunzioni, sud, contrasto alla povertà, welfare, pari opportunità sono le parole d’ordine.

Ma un resoconto più dettagliato ve lo darò nel numero speciale della newsletter della settimana natalizia, quando la stabilità sarà diventata definitivamente legge.

 

Ma conta anche il “cammino”

Nelle more della legge di stabilità è stato approvato anche un mio ordine del giorno sui Cammini italiani, ovvero quelle strade che ripercorrono, lungo antichi tracciati, la storia spirituale e culturale del Paese e che hanno permesso a viandanti, turisti e pellegrini di muoversi a piedi, arricchendo la propria vita spirituale e culturale.

Poiché il 2016 sarà l’Anno dei Cammini, oltre che quello del Giubileo, si potrebbero creare le basi di un sistema di turismo sostenibile, destinato a diventare, volendo, quello più accessibile in Italia.

Il mio ordine del giorno impegna, perciò, il Governo a valutare la possibilità di finanziare gli enti locali per interventi di valorizzazione e messa in sicurezza dei Cammini italiani attraverso una segnaletica puntuale dei tracciati, percorsi accessibili e una ospitalità adeguata per i viandanti, recuperando risorse dal fondo del Ministero delle Infrastrutture destinato a interventi in favore dei beni culturali, pari al 3% delle risorse aggiuntive annualmente previste per infrastrutture, iscritte nello stato di previsione del Ministero stesso.

 

Ue, l’Italia ancora a far proposte significative

In settimana, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è intervenuto alla Camera per le comunicazioni relative alla seduta del Consiglio europeo. Tra i temi trattati, la sicurezza rispetto al terrorismo, l’immigrazione, l’unione bancaria.

Al Parlamento Renzi ha proposto un approccio italiano alla lotta al terrorismo, dopo i fatti di Parigi, che significa non solo una reazione militare, ma anche una visione più ampia per i prossimi mesi e anni. Un intervento che adesso è entrato anche in legge di stabilità e che ha come capisaldi la cybersecurity, un incremento delle disponibilità della difesa nelle possibilità di intervento all’estero, un investimento come gli 80 euro per le forze dell’ordine.

Il presidente è intervenuto duramente anche sull’apertura di infrazione della Ue verso l’Italia rispetto al fatto che non tutte le persone che sono state salvate in mare sono state identificate: Renzi ha fatto presente che il nostro Paese ha tenuto fede a tutti i suoi impegni, non sembra che altrettanto stiano facendo gli altri partner europei.

Sull’unione bancaria il premier ha fatto sapere che c’è una resistenza tedesca al terzo pilastro, che, però, dovrà venire meno in quanto è inimmaginabile che non si arrivi fino in fondo, con una sempre più forte integrazione a livello di economia, altrimenti saremmo solo governati da norme astratte e non dalla realtà delle cose.

Al termine, abbiamo votato una risoluzione di appoggio alle parole e alla posizione del Presidente del Consiglio, ricordando che sul tema delle migrazioni il Parlamento ha già avuto modo di esprimere il suo consenso alla linea seguita dal Governo con una precedente risoluzione, nella quale si invitava a un aumento degli stanziamenti per la collaborazione con i Paesi dei Balcani Occidentali e del Vicinato meridionale nella gestione dei profughi e all’incremento dei fondi di cooperazione con l’Africa. Abbiamo anche ribadito la decisa critica nei confronti dei Paesi europei che mettono in campo azioni contrastanti con i valori di accoglienza e solidarietà e chiesto che, dopo i fatti di Parigi, diventi più che mai necessario lavorare per un’Europa della sicurezza, che vada di pari passo con l’Europa dei diritti.

Infine, sull’unione bancaria abbiamo ricordato, nel nostro documento, che parte essenziale della strategia è il perseguimento di una maggiore integrazione del mercato interno, in particolare per quello del lavoro.

 

I tre giudici e i veti

Altro appuntamento importante della settimana è stata la votazione dei tre giudici della Corte Costituzionale. Il Parlamento, riunito in seduta comune, ha eletto i professori Franco Modugno, con 609 voti, Giulio Prosperetti, 585 voti, e Augusto Barbera con 581. Il quorum richiesto era di 571 voti, pari ai due terzi degli aventi diritto.

Quindi, si trattava di elezioni che richiedevano una maggioranza ampia che non poteva limitarsi alla sola maggioranza di governo. Questo perché la Corte è un organo di garanzia. Il dialogo è sempre stato aperto a tutte le forze, ma il continuo tatticismo da parte delle due minoranze più consistenti del Parlamento (Fi e M5s) aveva portato a un blocco.

Ma come sapete, a un certo punto, almeno un gruppo, i cinquestelle, ha scelto di togliere i veti e di votare.

 

La Boschi non si arrende

Questa settimana la minoranza ha presentato una mozione di sfiducia ad personam. Al centro delle polemiche è finita il Ministro per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Mozione respinta, naturalmente, ma che ha lasciato uno strascico emotivo non da poco, soprattutto, nella diretta interessata.

A tratti toccante il suo intervento in Aula: ha ricordato le origini tutto sommato umili della sua famiglia, ha raccontato dei sacrifici fatti per uscire da una certa condizione, ha espresso apertamente l’incondizionato affetto per il padre – l’uomo che è finito al centro della bufera di una delle banche al tracollo –, ma ha anche precisato che se qualcuno dovrà pagare, lui compreso, è giusto che sia così. E chi ha presentato la mozione di sfiducia, gli M5s, sapeva benissimo che, tanto, la cosa finiva lì. Era solo un modo per sollevare il polverone e apparire una volta di più in televisione. Le motivazioni portate per argomentare il conflitto di interesse sono il possesso di azioni di Banca Etruria?

Certamente è un fatto non secondario, ma gli atti compiuti dal governo hanno portato un beneficio al Ministro? Direi di no perché gli azionisti hanno perso il proprio capitale per il fallimento della banca e per il salva banche. Ad essere sinceri la richiesta fatta più volte, da parte di M5S e minoranze, di aiutare gli azionisti e chi aveva obbligazioni subordinate avrebbe potuto essere un vero conflitto d’interessi. L’esatto contrario!

Sulle vicende personali dei vertici e quindi del padre della Boschi, saranno i magistrati ad esprimere un giudizio.

Il risultato è stato 129 voti a favore e 373 contrari. Contro la sfiducia hanno votato Pd, Ap e gli altri centristi di maggioranza, insieme ai verdiniani di Ala e ai parlamentari di centrodestra Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto. Forza Italia, invece, non ha partecipato al voto, anche qui dopo tutta una serie di polemiche. A favore della sfiducia, insieme ai cinquestelle, hanno votato Si-Sel, Lega, gli ex M5S di Alternativa Libera e gli ex Pd civatiani di Possibile.

 

Grazie a Fiano. Ok a Sala

Ha ritirato ufficialmente la sua candidatura dalla corsa alle primarie del Partito democratico per il sindaco di Milano e per questo non posso che ringraziare Emanuele Fiano, anche mio collega parlamentare, per l’ottimo lavoro svolto in questi mesi e per l’impegno che ci ha messo.

Fiano ha consentito di tenere alta l’attenzione sui temi della città ed è stato solo un bene. Ma ora si apre uno scenario nuovo nel quale la figura di Giuseppe Sala si presenta come quella più accreditata a dare una diversa visione e prospettiva per Milano. Sala propone, infatti, una Milano metropolitana, ma nel contempo anche una città internazionale. Non mi resta che augurargli il miglior successo.

Paolo Cova