News dal Parlamento

Nuove regole per le missioni internazionali

Con 321 voti a favore e nessun contrario, alla Camera abbiamo approvato la legge quadro sulle missioni internazionali, un provvedimento atteso da tempo che ora passa al Senato.

Di cosa tratta? Le nuove norme regolano le missioni internazionali svolte dal personale appartenente alle Forze armate e alle Forze di polizia e da operatori civili che operano congiuntamente negli stessi teatri di intervento. La gamma di questioni su cui la legge interviene è vasta: dalle indennità di missione, al trattamento assicurativo, previdenziale e assistenziale, dalle norme su prigionieri e dispersi a quelle su orari di lavoro e valutazione del servizio prestato, dal personale civile alla figura del consigliere per la cooperazione civile. Inoltre stabilisce che al personale che partecipa alle missioni internazionali e al personale inviato in supporto si applica il codice penale di pace e che la competenza è del tribunale militare di Roma.

Perché era necessaria? Nel nostro ordinamento giuridico non esisteva una normativa di questo tipo con la conseguenza che ogni aspetto delle missioni, compresi ovviamente il trattamento economico e normativo del personale impegnato, è stato di volta in volta regolato nell’ambito dei provvedimenti legislativi d’urgenza che finanziano le missioni stesse.

Per quanto riguarda la procedura autorizzativa, la legge stabilisce che il Consiglio dei Ministri, previa informazione al Presidente della Repubblica, delibera circa la partecipazione italiana a missioni internazionali, ma sono poi le Camere ad approvare o negare l’autorizzazione delle missioni stesse con atti di indirizzo. Nelle sue comunicazioni alle Camere, il Governo deve indicare, per ciascuna missione, l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e l’ammontare delle risorse finanziarie stanziate. Viene istituito un apposito Fondo missioni la cui dotazione sarà stabilita annualmente dalla legge di Stabilità.

 Poste: no ai tagli

Lo avrete letto o vi sarà capitato di verificarlo sul campo, ma Poste italiane spa ha intrapreso un processo di internalizzazione del servizio recapiti, che ha portato alla riduzione del numero delle agenzie di recapito esterne e delle città coperte dal servizio. Ciò ha comportato la chiusura di numerosi uffici con conseguenti disagi per gli utenti e la perdita di posti di lavoro. Tuttavia, temporaneamente Poste italiane, su sollecitazione del Governo e del Parlamento, ha rinviato l’attuazione completa del piano che comporterebbe la chiusura di 445 punti di recapito.

Per questo in settimana abbiamo approvato una mozione che impegna il Governo a garantire, anche in vista del processo di privatizzazione in atto, la sostenibilità economica del servizio universale postale e a valorizzare tutti gli asset di Poste italiane spa, servizi di logistica e corrispondenza, prodotti finanziari e prodotti assicurativi, salvaguardando la presenza capillare della società su tutto il territorio nazionale; a valutare con particolare attenzione l’impatto sociale del piano di razionalizzazione degli uffici per gli anni 2015-2019, sollecitando Poste italiane a porre particolare attenzione alla necessità di garantire il servizio nelle situazioni più critiche, come le aree pedemontane caratterizzate dalla presenza di località o frazioni collinari o montane isolate ricomprese in comuni di pianura, e alle comunità di cittadini in prevalenza anziani a ridotta mobilità.

Abbiamo impegnato il Governo anche a chiedere a Poste italiane di precisare l’impatto occupazionale del piano di razionalizzazione e, piuttosto che tagliare, di rilanciare lo spirito costruttivo di un nuovo modello di sviluppo nel settore della logistica di recapito.

 

 

L’educazione parte dal cibo

Un altro tema che questa settimana abbiamo affrontato con un atto di indirizzo, riguarda l’educazione alimentare che è principalmente educazione alla salute. Solo per darvi un’idea della situazione, ricordo che una recentissima ricerca dell’Università di Milano Bicocca sull’obesità infantile rivela che l’Italia è uno dei Paesi europei in cui si ha il maggiore aumento di questa patologia con circa 3 punti percentuali al di sopra della media Europea. Inoltre, tra gli 8 e i 9 anni, il 25% dei bambini è obeso e il 50% è in soprappeso. Tra le bambine le percentuali scendono rispettivamente al 16% e al 41%. Altri numeri da altre ricerche: solo il 44,7% dei genitori conosce le regole della sana alimentazione; il 37% delle madri di figli in sovrappeso non ritiene eccessiva la quantità di cibo somministrato; il 22% dei bambini non mangia tutti i giorni frutta e verdura; 1 bamb ino su 10 salta la prima colazione.

Capite, quindi, l’urgenza di intervenire, facendo il paio con un altro intervento del Governo che, attraverso il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (Pinpas), ha recepito le sollecitazioni dell’Unione europea in materia di riduzione degli sprechi e ha avviato un percorso di consultazione con i protagonisti della filiera agroalimentare italiana.

La nostra mozione impegna perciò il Governo ad affrontare le attività di educazione alimentare nella scuola mediante un approccio sistemico capace di attivare ampie sinergie che coinvolgano tutti i soggetti della vita sociale, le istituzioni socio sanitarie, gli enti locali, l’industria alimentare, il mondo agricolo, della distribuzione, della vendita e della comunicazione e, soprattutto, le famiglie, univocamente finalizzate alla promozione del benessere, come indispensabile elemento di crescita comune incentivando la consapevolezza dell’importanza del rapporto cibo-salute.

Inoltre, si vuole promuovere una cultura del benessere che favorisca la prevenzione e si riappropri del piacere della tavola. Importantissimo anche l’impegno a promuovere, nell’ambito delle attività di educazione alimentare, la conoscenza del sistema agroalimentare attraverso la comprensione delle relazioni esistenti tra sistemi produttivi e distributivi, in rapporto alle risorse alimentari, all’ambiente e alla società.

Scuola, la storia si ripete

 

Prima della pausa del fine settimana, alla Camera abbiamo cominciato ad affrontare la riforma della scuola. Voglio soffermarmi su alcune considerazioni, mentre nel merito del provvedimento interverrò dopo la sua votazione.

A fine anni Novanta l’allora Ministro Bindi diede avvio alla riforma della sanità sollevando grandi proteste e scioperi da parte degli operatori. Il centrodestra dichiarò più volte che appena fosse arrivato al Governo avrebbe modificato quella legge, ma si è guardato bene dal farlo. La riforma venne approvata e venne imputata al Ministro la responsabilità della sconfitta elettorale e della perdita di consenso. Oggi la sanità italiana è la terza al mondo (ricordiamocelo sempre quando ci lamentiamo tanto del servizio sanitario nazionale).

Nello stesso periodo un altro Ministro, Berlinguer, stava cercando di riformare la scuola, anche qui tra le imponenti proteste degli insegnati. Anche a lui fu imputata la perdita di consenso e a entrambi i Ministri, Bindi e Berlinguer, non fu rinnovata la fiducia del Governo. Nel caso della scuola la riforma non fu fatta, ma subito dopo arrivarono quelle delle Ministre Moratti e Gelmini che tagliarono i posti di lavoro, portando a un aumento del precariato, il Mof (il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa), il tempo pieno e produssero le classi pollaio.

 

La storia si ripete…

 

Vi invito a leggere il testo attualmente in aula per verificare affettivamente cosa c’è scritto. Se vuoi leggere clicca.

 

 

Di chi la colpa di 70 milioni di multa?

Ho presentato un’interrogazione sulla sentenza della Corte europea che ha respinto il ricorso della Repubblica Italiana per l’annullamento della decisione di esecuzione della Commissione che ha condannato l’Italia a una multa di oltre 70 milioni di euro, a causa di irregolarità nei controlli afferenti al regime delle quote latte, riscontrate nelle regioni italiane Abruzzo, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, durante le campagne 2004/2005, 2005/2006 e 2006/2007,

Nel dispositivo della Sentenza emerge che la Commissione ha esposto in maniera chiara e inequivocabile le ragioni per le quali essa aveva rinvenuto la reiterazione delle irregolarità. Inoltre la Commissione ha ricordato che, a seguito di un’indagine condotta in Italia nel 2004, aveva già constatato irregolarità. Per farla breve, la segnalazione dei mancati o insufficienti controlli per quantitativo di latte e per numero di aziende e dimensione di produzione di queste aziende potrebbe fare supporre la mancata verifica anche della reale corrispondenza tra quota assegnata, quota realmente prodotta e effettiva presenza e consistenza dei capi bovini necessari per produrre quei quantitativi.

Nell’interrogazione chiedo di sapere quale organo era deputato al controllo delle produzioni di latte in quelle regioni e quali motivazioni hanno indotto a eseguire i controlli in ritardo e non in modo conforme alle disposizioni; quali provvedimenti sono stati presi nei confronti di questi organi; chi provvederà a pagare i circa 70 milioni di euro; se è stata verificata la reale consistenza di capi bovini da latte.

   

Meno vincoli nel calcio

 

Ho sottoscritto un’interrogazione al Sottosegretario alla Presidenza con delega allo Sport che tratta la questione del vincolo sportivo. In sostanza, risulta che, allo stato attuale, in Italia, il diritto dell’atleta dilettante a svolgere in piena libertà l’attività agonistica sportiva sarebbe gravemente compromesso dal vincolo sportivo in essere, perché questo, tramite la sottoscrizione del cosiddetto “cartellino”, lo legherebbe indissolubilmente, o quasi, alla società sportiva di appartenenza. E ciò è vero soprattutto per i giovani calciatori. Di fatto, questi ragazzi affidano la titolarità delle proprie prestazioni sportive alle società, vedendo così compromessa in prospettiva la propria libertà agonistica e trovandosi legati alla dirigenza societaria che risulta così avere un potere decisorio sulla durata del cartellino.

L’interrogazione chiede se non si ritenga utile e necessario rivedere le norme relative al vincolo sportivo nel calcio dilettantistico e pensare a un progressivo abbandono e superamento dello stesso per calciatori e calciatrici dilettanti, affinché sia resa definitivamente libera l’attività sportiva degli atleti, come già succede nella stragrande maggioranza degli Stati europei, e al tempo stesso si tuteli per un determinato periodo di tempo l’investimento sostenuto dalle società per la formazione dei futuri professionisti come dei giocatori amatoriali.

Pescatori “sostenibili”

 

Ho aderito a una risoluzione sulla questione del fermo biologico. Per preservare la popolazione ittica, nel Mediterraneo la regolamentazione della pesca è principalmente basata sulla limitazione dello sforzo attraverso misure di fermo temporaneo che è, appunto una della misure obbligatorie utili a preservare gli stock ittici e a contribuire al ripopolamento della flora e della fauna acquatiche gravemente compromesse, nel corso degli anni, da catture eccessive e da sistemi di pesca inadeguati.

In queste fasi, per le navi da pesca la normativa europea reca disposizioni specifiche in materia di aiuti pubblici da erogare ai pescatori, tramite cassa integrazione in deroga, e per gli armatori prevede risorse comunitarie a parziale indennizzo del mancato reddito derivante dall’interruzione della loro attività.

Sul tema è intervenuto anche il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, affermando che è disponibile 1 miliardo di fondi da utilizzare per contrastare la crisi e dare un futuro concreto all’intera filiera ittica. Ecco perché la risoluzione, tra i vari impegni, chiede che sia sostenuta la competitività delle piccole e medie imprese del settore della pesca e dell’acquacoltura, preservando l’ambiente e favorendo l’uso razionale delle risorse, e venga promossa un’occupazione sostenibile nel comparto anche dal punto di vista della creazione di nuove e integrative opportunità di reddito, a supporto dello sviluppo e della multifunzionalità delle imprese di settore, in senso integrato con la sostenibilità ambientale.

 Parliamo di immigrazione

Vi anticipo un incontro che si terrà tra una decina di giorni. Lunedì 25 maggio, alle ore 21.00, nel Circolo Pd “Piero Calamandrei” di Cesano Boscone (Sala della trasparenza, via Libertà 9), parteciperò al dibattito pubblico “Popoli in movimento – Dinamiche, problemi e sussidiarietà delle politiche di immigrazione”. Assieme a me ci saranno Antonio Panzeri, parlamentare europeo, Luca Bettinelli dell’Area stranieri della Caritas Ambrosiana, Simone Negri, sindaco di Cesano Boscone. Coordinerà la serata Andreas Massacra del Coordinamento cittadino del Pd. Operatori del settore porteranno la loro esperienza diretta.

 

 Paolo Cova