News dal Parlamento

L’Imu di montagna cambia

Con 272 favorevoli, 153 contrari e 15 astenuti alla Camera abbiamo approvato la conversione in legge del decreto che porta misure urgenti in materia di esenzione Imu e prevede proroghe dei termini per l’esercizio della delega in materia di revisione del sistema fiscale. Un disegno di legge che interviene, quindi, su due rilevanti aspetti normativi: la proroga di tre mesi del termine per l’esercizio della delega fiscale e l’estensione delle esenzioni in materia di Imu sui terreni agricoli. Mi soffermerò maggiormente su quest’ultima, visto che riguarda più da vicino le mie tematiche.  Adesso sono oltre 3500 i comuni esenti dal pagamento della tassa, mentre per altri 655 viene riconosciuta la qualifica di “parzialmente montani” e a oltre 1600 enti definiti di “collina svantaggiata” va una detrazione di 200 euro. Inoltre, con la non applicazione di interessi e sanzioni per ritardato pagamento fino al 31 marzo 2015, è stata prevista una proroga per l’imposta dovuta nel 2014.

Dopo i documenti approvati anche in Commissione Agricoltura, che si preoccupavano di riportare ordine nella definizione di “montani” per alcuni dei comuni che ricadevano sotto la norma, la nuova disciplina richiama, quale riferimento per l’esenzione, l’elenco delle altimetrie diffuso dall’Istat e, relativamente ai terreni agricoli ubicati in comuni parzialmente montani, oltre al possesso, richiede la conduzione, anche in comodato e in affitto, da parte dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali a soggetti della stessa categoria. Come chiedevamo noi in Commissione.

Resta, naturalmente, ferma l’esenzione per i terreni a immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile non ricadenti in zone montane o di collina.

 

 

Basta sparizioni forzate

In settimana abbiamo anche approvato una importante ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2006. Il documento ha lo scopo di elaborare sul piano internazionale uno strumento normativo vincolante per la protezione delle persone dal fenomeno delle sparizioni forzate. Configura, perciò, quale reato l’arresto, la detenzione, il rapimento od ogni altra forma di privazione della libertà posti in essere da agenti dello Stato o da persone o gruppi di persone che agiscono con l’autorizzazione, il sostegno o l’acquiescenza dello Stato, seguiti dal rifiuto di riconoscere la privazione della libertà o dall’occultamento della sorte riservata alla persona scomparsa e del luogo in cui questa si trova, ponendola al di fuori della protezione della legge.

Nessuna circostanza eccezionale può essere invocata dallo Stato per giustificare la sparizione forzata, né la guerra, né l’instabilità politica, né l’ordine pubblico. Il principale obbligo è, dunque, quello di prevedere, all’interno della legislazione nazionale, una norma che condanni come reato la pratica delle sparizioni forzate. Anche perché uno degli articoli del nuovo strumento internazionale definisce il ricorso generalizzato e sistematico alle sparizioni forzate come crimine contro l’umanità.

Al fine di combattere il fenomeno, ogni Stato deve, quindi, prendere tutte le misure necessarie affinché venga accertata la responsabilità penale di ogni persona sospettata di aver eseguito, ordinato, sollecitato o indotto una sparizione forzata. Nell’ipotesi in cui lo Stato decida di non procedere all’estradizione o di non consegnare il presunto colpevole a un tribunale internazionale da esso riconosciuto, la Convenzione richiede di adottare le misure legali necessarie per garantire la presenza del presunto colpevole nel territorio nazionale fino al termine del procedimento giudiziario e sottoporre il caso alle proprie autorità giudiziarie per l’avvio di un processo equo, anche nell’ipotesi in cui non siano state presentate denunce formali, ma esistano fatti ragionevoli per credere che la sparizione forzata sia avvenuta.

 

La superstrada è senza soldi

In settimana ho sollevato una questione che riguarda l’ovest della provincia di Milano e la parte nord ovest di quella pavese, creando un discreto dibattito. Tutto nasce da un vecchio progetto di superstrada che avrebbe dovuto collegare Vigevano a Malpensa. Nei territori, come sempre in questi casi, c’è chi è favorevole e chi contrario, ma alcuni gruppi politici erano pronti a strumentalizzare in malo modo la questione. Poiché mi è già capitato di intervenire sul tema, ho deciso di fare un po’ di chiarezza, spiegando che quella strada attualmente non si farà, perché i soldi sono stati tolti e il progetto derubricato.

Lo scorso anno ero intervenuto ad Albairate per informare i cittadini di questa mutata situazione. E d’altra parte, avevo detto allora e ribadisco oggi, quella è un’opera che poteva avere un senso negli anni Novanta, ma con il passare del tempo ha visto i costi raddoppiati e 265 milioni di euro di fondi statali fermi praticamente da un ventennio.

Così, nel giugno 2013 il Governo ha revocato i fondi per la realizzazione dell’arteria. Nell’ottobre dello stesso anno da ‘progetto definitivo’ l’opera è stata derubricata a ‘studio di fattibilità’, infine, a giugno 2014, c’è stato un ulteriore passo da ‘studio di fattibilità’ a ‘progetto preliminare’. Questo lo dicono le carte, non le chiacchiere di chi vuole strumentalmente cavalcare, dal punto di vista politico, il malcontento, sia di chi la vuole, sia di chi è contrario. A questo punto ho invitato tutti a non parlare del nulla: ritorneremo a discutere di questo progetto se e quando verrà nuovamente finanziata l’opera.

 

Quelle vacche dopate

La scorsa settimana, tra le pieghe della cronaca, una notizia ha destato parecchio stupore tra gli addetti ai lavori e avrebbe dovuto allarmare non poco i consumatori, purtroppo: è stato scoperto un traffico illecito di farmaci che, come per l’uomo, servivano a “dopare” letteralmente le vacche da latte per indurle a produrre di più. Un’assurdità, se si pensa alla vicenda delle quote e lo è ancora di più sapendo che lo stesso genere di farmaci viene usato dagli atleti scorretti per doparsi prima delle gare.

Non potevo, dunque, non intervenire, visto che sono temi di cui mi occupo non solo per dovere istituzionale, ma perché mi stanno davvero a cuore. Perciò ho definito ottimo l’intervento dei carabinieri dei Nas che con la loro azione investigativa hanno bloccato il traffico illecito di farmaci, ma anche gravissimo che tutto questo succeda in un momento di particolare crisi del settore del latte bovino, perché vuol dire che alcuni allevatori hanno pensato di aumentare fraudolentemente le proprie produzioni con somatotropina, spingendo sempre più verso lo splafonamento dalla quota nazionale anche gli altri allevamenti da latte. Un comportamento che allontana il consumatore dal latte fresco e dai prodotti lattiero caseari, proprio in un momento in cui il settore spinge il più possibile per un rilancio.  Come ho ripetuto più volte, la soluzione sta nella tracciabilità del prodotto alimentare e dei farmaci in zootecnia. E sono contento di poter dire che le proposte del tavolo del latte del Ministro Martina vanno proprio in questo senso.

Paolo Cova