News dal Parlamento

Riforma, la Camera approva

La notizia di questa settimana è la riforma della Costituzione che alla Camera abbiamo approvato in seconda lettura (357 voti favorevoli e 125 contrari). Alcuni degli aspetti fondamentali sono il superamento del bicameralismo paritario, la riforma del Titolo V su Regioni ed enti locali, l’approvazione delle leggi in tempi certi.

Cercherò di sintetizzare quello che è stato approvato. Per quanto riguarda il Senato, d’ora in poi sarà composto da 100 membri, senza indennità, di cui 95 saranno rappresentativi delle istituzioni territoriali, scelti fra i consiglieri regionali e delle Province di Trento e Bolzano, e 5 di nomina presidenziale; inoltre, ogni Regione elegge un senatore tra i sindaci del suo territorio e avrà almeno due senatori.

Secondo aspetto: la funzione legislativa, salvo alcune materie, diventa prerogativa della sola Camera dei Deputati, inoltre sulla legge di bilancio l’ultima parola spetterà alla Camera, mentre il Senato parteciperà alla formazione degli atti dell’Unione europea.

Altro aspetto importante: vengono introdotti referendum propositivi e d’indirizzo il cui quorum per la validità della consultazione, viene fissato al 50% più uno degli elettori. Ma a 800mila firme raccolte per indirlo, il quorum scende al 50% più uno dei votanti delle ultime elezioni politiche. Servono, invece, 150mila firme per presentare una legge di iniziativa popolare che il Parlamento dovrà esaminare in tempi certi. Come è già noto il processo è già iniziato, vengono abolite le Province che scompaiono dalla Costituzione. Viene, inoltre, previsto, il commissariamento di Regioni ed enti locali in caso di grave dissesto finanziario.

Sul fronte dei costi della politica, viene soppresso il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, si stabilisce un tetto agli stipendi di presidente e consiglieri regionali che non dovranno mai superare quello del sindaco della città capoluogo e vengono aboliti rimborsi e trasferimenti monetari pubblici ai gruppi politici.

 

Nuove banche, diversi investimenti

Negli stessi giorni abbiamo dato l’ok a un altro provvedimento importante: la conversione in legge del decreto che prevede misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti, più noto come Investment compact. Un documento che prevede una profonda riforma delle banche popolari e affronta due questioni cruciali nell’attuale fase economica, il rilancio degli investimenti e l’accesso al credito. In particolare, al fine di rafforzare il settore bancario e adeguarlo al nuovo scenario europeo derivante dall’unione bancaria, viene innovata radicalmente la disciplina delle banche popolari, che ora sono distinte in due categorie, a seconda della dimensione dell’attivo.

Per il rilancio degli investimenti si introduce la definizione di piccole e medie imprese innovative, che potranno accedere ad alcune delle misure agevolative attualmente riservate alle start-up innovative, tra le quali quelle in materia di raccolta di capitale di rischio, consentendo che essa avvenga mediante portali on line, il cosiddetto crowdfunding.

Inoltre, al fine di consentire alle imprese italiane di beneficiare di tutti gli strumenti finanziari di cui beneficiano i loro competitor europei, sono previste agevolazioni fiscali per gli investitori istituzionali esteri che effettuano finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese. Per velocizzare i finanziamenti, si prevede la possibilità di utilizzare la provvista autonoma delle banche nell’erogazione dei finanziamenti alle piccole e medie imprese, per investimenti in macchinari, impianti e beni strumentali nuovi a uso produttivo.

 

L’azzardo non è un gioco

Non è secondaria, in termini di importanza, neanche la mozione del Pd che abbiamo approvato alla Camera per combattere la ludopatia. Tra le richieste contenute nel documento, quella di dare rapida attuazione ai decreti sui giochi e di tutelare i minori.

La mozione chiede al Governo di predisporre canali ufficiali di informazione e una divulgazione periodica, con cadenza annuale, dei dati statistici relativi al gioco d’azzardo, con particolare attenzione ai dati relativi ai giocatori, alle somme giocate e ai territori più coinvolti. E soprattutto viene previsto l’impegno ad assumere iniziative per attribuire ai Comuni le opportune competenze in materia di pianificazione dell’ubicazione di sale gioco e punti di vendita in cui si esercita l’offerta di scommesse, come pure in materia di installazione di apparecchi idonei per il gioco lecito. Anche sul fronte della pubblicità di questi “passatempi” si chiedono nuove e vincolanti disposizioni, vietando messaggi pervasivi oppure ingannevoli o illusori circa le probabilità di vincita, e prevedendo piuttosto campagne d’informazione.

E poiché la ludopatia è ormai fin troppo diffusa, la mozione prevede di garantire, attraverso il Ministero della Salute, adeguate risorse destinate alla cura e alla riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d’azzardo.

 

Latte: prezzo su base regionale

Nell’ultima seduta della Commissione Agricoltura abbiamo ascoltato in audizione le organizzazioni sindacali agricole sul prezzo del latte. Ancora una volta mi tocca ribadire i concetti della differenza tra costo pagato al produttore e cifra esposta sugli scaffali, anche per quanto riguarda i prodotti lavorati. In particolare, ritengo che sia un’ottima soluzione indicare la provenienza chiara del latte che viene adoperato, ma il consumatore deve conoscere se si tratta di latte fresco oppure cagliate o, addirittura, cagliate congelate o semilavorati. Il mio messaggio è chiaro: valorizziamo il consumo di latte, ma offrendo indicazioni esplicite in etichetta. E a dare ragione alle mie posizioni e dei produttori è arrivata anche la relazione dell’Autorità garante della concorrenza la quale indica in modo netto come a una diminuzione del prezzo ai produttori non è corrisposta una diminuzione proporzionale ai consumatori. Anzi, si è registrato persino un aumento. La mia proposta è di indicizzare il prezzo del latte, come indica il Garante, su base regionale, mettendo nel calcolo il costo delle materie prime e anche il prezzo pagato dai consumatori.

 

Rifinanziamo le emergenze nazionali

Ho sottoscritto una risoluzione, che verrà portata in Commissione Ambiente e Territorio, che chiede un’adeguata dotazione di risorse per il Fen, il Fondo per le emergenze nazionali, ove confluiscono tutte le risorse destinate al finanziamento degli interventi conseguenti agli eventi calamitosi, soprattutto per quanto riguarda la seconda fase. Il Fen è stato finanziato per la prima volta con la legge di stabilità 2014 per 70 milioni di euro ai quali facevano riferimento in termini di copertura dichiarazioni di emergenza dell’anno 2013. Ma il fondo è risultato assolutamente insufficiente anche per garantire il ristoro delle somme spese per la prima fase e allo stato attuale ciò comporta che gli stanziamenti successivi abbiano tempi di erogazione incompatibili con la tempistica dell’emergenza, questo anche per l’esiguità delle somme messe a disposizione.

La risoluzione impegna, perciò, il Governo a prevedere un adeguato rifinanziamento del Fondo per le emergenze nazionali e a garantire con strumenti appropriati la copertura degli interventi della seconda fase, visto anche il susseguirsi di nuove dichiarazioni di emergenza che sta facendo lievitare il fabbisogno finanziario producendo, nel contempo, tra la popolazione e le istituzioni, un sentimento di abbandono, oltre che gravi ripercussioni in termini di credibilità e aspettative deluse rispetto al ripristino delle attività colpite dagli eventi calamitosi.

Paolo Cova