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Un Presidente europeista in una giornata bellissima

Una giornata bellissima quella di sabato 31 gennaio 2015, data dell’elezione di Sergio Mattarella a nuovo Presidente della Repubblica. Il percorso fatto per arrivare a questo nome è stato completamente diverso dall’esperienza di due anni fa, quando venne rieletto Giorgio Napolitano. Intanto, c’è stata una condivisione maggiore all’interno del nostro gruppo. Poi, il confronto fatto con le altre forze politiche è stato correttamente relazionato dalla nostra delegazione. La scelta infine è stata votata dal gruppo, mentre, se ricordate, nel 2013 pochi votarono Franco Marini e su Romano Prodi addirittura non si andò al voto.

Sicuramente questo iter ha smentito chi ha speso migliaia di parole sul fatto che nel Patto del Nazareno ci fosse anche il nome del Presidente della Repubblica (mi auguro che si possa ricredere) e ha cercato di trovare il più largo consenso possibile sulla figura di Sergio Mattarella. E così è stato con i 665 voti. Mi preme sottolineare subito una caratteristica del nuovo Presidente ed è la sua cultura europeista che nasce dall’idea degasperiana. Una Europa delle persone e dell’integrazione dei popoli, dunque. Al contrario, in questi anni l’idea che è cresciuta con la maggioranza di centrodestra è stata quella dei tecnici che decidevano tutto e badavano ai numeri e poco alle persone. Il compito di Mattarella sarà anche questo: dare un’anima alla nostra bella Europa.

Come si combatte il doping

Ho depositato la risoluzione che mette i primi punti fermi nella lotta al doping. Con me ci sono un’altra sessantina di parlamentari: abbiamo firmato tutti insieme quel documento che impegna a far chiarezza e vuole richiamare l’intenzione a riportare l’Italia alla normalità, perché in questo momento stiamo vivendo nell’emergenza, dal punto di vista della verifica dei casi di doping tra gli atleti professionisti. Ho ripetuto che serve un’agenzia terza che ci tolga dall’impaccio di una situazione in cui controllore e controllato, cioè il Coni, coincidono. La legge 376/2000 già la prevede, basta applicarla.

E per quanto riguarda la proposta del presidente del Coni Malagò a proposito dell’aiuto che potrebbero dare i Nas, ho dichiarato che questo nucleo dei carabinieri risponde esclusivamente alla Magistratura, non certo al Comitato olimpico. Ci mancherebbe solo questo.

Vi aggiungo, in sintesi, i compiti che deve avere per me l’Agenzia nazionale antidoping, indipendente sia dal Coni che dal Governo e con una propria autonomia finanziaria, riprendendoli direttamente dal testo della risoluzione: “L’organizzazione dei controlli antidoping; il prelievo dei campioni biologici e le loro analisi; lo sviluppo dei procedimenti disciplinari riguardanti i tesserati delle diverse federazioni sportive nazionali o la stessa Agenzia; il rilascio dell’autorizzazione di uso a fini terapeutici di farmaci vietati per doping; l’attività di ricerca; l’attività di prevenzione; la partecipazione ad attività internazionali; i rapporti con il Governo, con i Ministeri competenti in tema di controlli antidoping e con i diversi organismi sportivi”. Sapete già che la vorrei guidata da un Commissario di indubbia autonomia rispetto alle Federazioni sportive e al Coni e di comprovata professionalità e competenza specifica, come è stato fatto con Cantone per Expo. Ora la risoluzione va solo discussa e votata.

Ma perché proprio questo argomento?

Scusate se mi dilungo ancora sullo stesso tema, la lotta al doping, ma in questi giorni alcune persone mi hanno chiesto perché non dedico la mia attività parlamentare ad argomenti più seri come il lavoro o il superamento della crisi. Devo dire che anche nei mesi scorsi mi veniva chiesto perché perdevo tempo con le questioni riguardanti l’agricoltura, quando – mi veniva detto da alcuni – il rilancio economico passa da altro. Ma teniamo presente che l’esportazione italiana mette il comparto agricolo al primo posto e in crescita del 7-8% ed è ancora il secondo comparto per Pil.

Su tutto un altro piano, vorrei dire che si ripete la stessa situazione nel caso del doping: inutile chiedere ai politici di combattere la malavita, la corruzione o l’evasione se poi siamo i primi ad accettare che lo sport (lo sport: l’attività più sana che dovrebbe esserci sotto tutti i punti di vista) sia truccato. Se vogliamo riportare alla normalità questo Paese, si deve partire proprio dalle base. Uno sport sano, pulito ed etico!

Mi auguro che nessuno dei nostri giovani si debba trovare di fronte alla scelta di doparsi o smettere di gareggiare ad alto livello se crede nel valore della disciplina. Vorrei che la salute dei nostri cittadini venga prima di un primato o una medaglia truccata e che la lotta al commercio di farmaci illegali o artefatti o allo spaccio di stupefacenti (fenomeni legati anche al doping e gestiti dalla malavita) sia una risposta all’illegalità. Forse è tempo perso per qualcuno, ma sono battaglie che vanno fatte perché ci siamo dimenticati di combatterle in questi anni, girandoci dall’altra parte. E le conseguenze sono state nefaste per tutti, perché ignorare o rimanere indifferenti di fronte a qualsiasi tipo di malaffare, porta conseguenze che, alla fine, fanno danno a ogni singolo cittadino.

Paolo Cova