News dal Parlamento

Parigi e quei fuochi di violenza

I fatti avvenuti a Parigi mi spingono a fare alcune brevi considerazioni. Mi sembra necessario e urgente arrivare a risolvere le situazioni di guerra che, da anni, sta attraversando il mondo mediorientale. Penso agli avvenimenti in Iraq, alla situazione in Palestina e al rapporto fra le popolazioni israeliana e palestinese e alla vicenda siriana. Questi conflitti all’interno delle realtà mediorientali e poi fra questi e il mondo occidentale sono il bacino che consente al terrorismo di legittimarsi. Su questo campo le nazioni occidentali e l’Europa devono spendersi di più.

Altra considerazione è che gli estremisti si legittimano a vicenda, da una parte e dall’altra. Chi vuole avere voce in capitolo e mostrarsi al mondo oppure avere visibilità, si mette sempre in posizioni estreme e la presenza del suo omologo all’opposto lo aiuta ad avere forza per continuare la lotta. Penso che vadano prosciugati gli estremi e che non si debba cedere in facili considerazioni per diventare anche noi parte di coloro che accendono i fuochi che infiammano la violenza.

 

E l’Italia si difende così

Su quanto avvenuto nei giorni scorsi nella capitale francese, alla Camera abbiamo ascoltato l’informativa del Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Molte le informazioni fornite dal responsabile del dicastero. Innanzitutto, il fatto che uno dei killer di Parigi era noto alle forze di polizia italiane come appartenente alle filiere islamiche dirette in Iraq, ma non era mai stato sul territorio nazionale. Alfano ha fatto sapere che dopo l’attentato è stato disposto l’immediato rafforzamento dei dispositivi di vigilanza, mentre il monitoraggio degli obiettivi sensibili proseguirà con grandissimo impegno. L’attenzione è stata posta non solo ai siti istituzionali e ai luoghi di culto, ma anche alle sedi di giornali e tv e rispetto a personalità pubbliche che, in ragione della loro attività politica, potrebbero essere oggetto di attenzioni terroristiche.

Anche l’Italia, ha detto Alfano, è toccata dal fenomeno dei “foreign fighters”, ovvero cittadini con passaporti europei che ingrossano le fila delle milizie dello Stato Islamico in Siria e in Iraq, ma in misura sensibilmente minore rispetto ad altri paesi occidentali. Le forze dell’ordine stanno cercando di intercettarne e monitorarne eventuali tentativi di rientro in Italia, controllando ogni spostamento. Risultano 53 le persone finora coinvolte nei trasferimenti verso i luoghi di conflitto che hanno avuto a che fare con l’Italia nella fase di partenza o anche solo in quella di transito. Sono previste anche nuove misure contro la minaccia rappresentata dal terrorismo molecolare, cioè fatto dal singolo che si addestra magari da solo sul web: tra le norme, il ritiro del passaporto, pene contro chi organizza gli spostamenti dei foreign fighters, stop alla vendita di precursori di esplosivi, black list dei siti a rischio.

L’Italia è in pericolo? Per Alfano non ci sono segnali che la indichino come esposta a specifici rischi, ma indubbiamente le ragioni di un’eventuale insidia terroristica sono rinvenibili nel fatto che ospita la massima autorità del cattolicesimo, a volte additata nei messaggi di Al Bagdadi tra i possibili bersagli. Il Ministro ha anche voluto rassicurare che sia moschee che altri luoghi non vengono trascurati nelle analisi di intelligence investigativa, così come sono tenuti sotto stretto controllo i flussi migratori.

 

Riforme, si vota

Questa settimana abbiamo iniziato a votare la riforma costituzionale, iniziando dagli emendamenti al disegno di legge che porta il complicato titolo di “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato.

Procederemo per gradi, cercando di arrivare il prima possibile a una definizione del nuovo bicameralismo. E magari prima che inizino le votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

 

No al doping e al suo mondo torbido

Nei giorni scorsi ho iniziato una nuova battaglia, dopo quella sulle quote latte che conoscete bene. In questo momento mi sta a cuore provare a sostenere la lotta all’uso del doping nello sport. E se per alcuni i problemi dell’Italia, in questo momento, sono altri, faccio presente che non è sano lasciare che giovani sportivi si rovinino la vita, alimentando nel contempo il malaffare che sta dietro all’uso di queste sostanze e trascinando anche quello che dovrebbe essere un buon esempio per i più piccoli, lo sport, appunto, nel fango dell’inganno. Perciò, se il Governo e il Parlamento sono impegnati strenuamente nel tentativo di risollevare il Paese dal baratro nel quale è precipitato negli ultimi vent’anni di gestione di centrodestra, io, nel mio piccolo, voglio portare all’attenzione di tutti un tema che rappresenta un altro dei tanti aspetti, tra l’altro torbido, della situazione in cui ci siamo trovati.

Ho depositato perciò un’interpellanza urgente, di cui sono primo firmatario, che chiede al Presidente del Consiglio e al Ministro della Salute, di capire come mai il sistema di controllo non sia abbastanza preciso e trasparente e per quale motivo la Commissione per la Vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive non abbia affrontato la questione del conflitto di interesse tra controllore e controllato. Ma anche perché la Commissione può verificare la correttezza solo dei giovani atleti e dei settori amatoriali, ma non degli atleti professionisti e di vertice che sono monopolio assoluto del Coni. Chiedo, quindi, di istituire un organismo indipendente di controllo come è avvenuto da tempo nella maggior parte dei Paesi europei. La legge esiste già, è la 376/2000 che aveva cancellato il grave conflitto tra il controllore e il controllato. Adesso bisogna davvero cambiare il sistema che viene accettato nel nostro Paese, perché questo vuol dire cambiare anche uno sport che rischia di accettare il doping senza reagire.

 

Servizi alla persona in tempo di crisi

Vi segnalo, infine, un appuntamento cui parteciperò sabato 17 gennaio 2015, alle 10, nella sede del Pd di Sesto San Giovanni, in via Fiorani 1. Il titolo dell’incontro è “Servizi alla persona e crisi economica: binomio (im)possibile?”. Oltre a me, interverranno Giovanni Fosti, ricercatore Cergas dell’Università Bocconi; Roberta Perego, assessore alle Politiche sociali e sanitarie di Sesto S. Giovanni; Ezio Casati, collega deputato del Pd; Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio regionale. Introduce e modera Alessandro Salvatori, della segreteria Pd di Sesto S. Giovanni con delega al Welfare.

Se vuoi leggere il volantino clicca qui.

Paolo Cova