News dal Parlamento

Biodiversità per far ripartire l’Italia

E alla fine abbiamo detto tutti sì: le “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare” sono, infatti, state approvate all’unanimità. E ora il testo, che intende conservare l’agrobiodiversità, gli antichi sistemi di coltivazione, le tradizioni locali e il paesaggio rurale, passa al Senato.
Come ricorderete, sono intervenuto durante il dibattito, per ribadire che valorizzare la biodiversità vegetale e animale consente di arricchire il patrimonio genetico del nostro territorio, perché esalta le produzioni tipiche. E chiedendo che questo nostro patrimonio agroalimentare venga salvaguardato al pari di quelli artistico, culturale e paesaggistico.
In effetti i propositori della legge hanno lavorato proprio pensando che l’Italia ha bisogno di una normativa omogenea che valorizzi il suo patrimonio agricolo ed ambientale e risponda all’esigenza, sollecitata negli ultimi anni da gran parte dell’opinione pubblica e dall’associazionismo di categoria, di conciliare un’agricoltura produttiva con la tutela degli ecosistemi, mantenendo la complessità e la ricchezza genetica delle specie, sia quelle coltivate che quelle selvatiche.
Grazie a questa nuova norma ora sarà possibile tutelare il territorio rurale, limitando i fenomeni di spopolamento e preservandolo dall’inquinamento genetico e dalla perdita del patrimonio genetico stesso. L’obiettivo si perseguirà innanzitutto con un’Anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare istituita al Ministero delle Politiche agricole, che indichi tutte le risorse genetiche locali di origine vegetale, animale o microbica a rischio di estinzione o di erosione genetica. Vengono, poi, istituiti una Rete nazionale della biodiversità agraria e alimentare e un Comitato permanente che le verifichi e le tenga monitorate.
Non si pensi che si tratti di una legge poco significativa o che si potesse rimandare: al contrario, è un testo importante, perché guarda, come ho detto in Aula, a un patrimonio da cui ripartire e perché l’agricoltura riveste oggi, più che mai, un ruolo importante, un settore da cui il Paese potrebbe scoprire una fonte per risollevarsi.

Un ponte chiamato Europa

Questa settimana, alla Camera, abbiamo ascoltato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ci riportava le comunicazioni sul Consiglio europeo che si sarebbe tenuto poche ore dopo. Due sarebbero stati i temi sul tavolo: la politica estera intesa come capacità dell’Europa di avere una propria dignità, e la politica degli investimenti. Ha detto chiaramente che è ora di smetterla di parlare di chi fa i compiti e chi no, di chi è più attento all’austerity che alla salute dei propri figli.
Renzi ha aggiunto che il bilancio del semestre a presidenza italiana è rinviato al prossimo appuntamento parlamentare, il 13 gennaio a Strasburgo, ma ha anche sottolineato che se vale “il principio einaudiano dell’ideale a disposizione dell’Europa, dobbiamo avere il coraggio di dirci che l’Italia dei prossimi anni deve poter giocare alcune carte in più nel dibattito europeo”.
A proposito del piano di investimenti Juncker, per Renzi è un primo passo verso politiche di crescita, anche se non ancora sufficiente. Ha annunciato che aver messo al centro del dibattito il tema della crescita sta portando per la prima volta a immaginare che i contributi che gli Stati membri daranno alle istituzioni europee per alcuni investimenti giudicati meritevoli saranno finalmente scorporati dal patto di stabilità.

E citando Giorgio La Pira, Renzi ha aggiunto che il compito del nostro Paese, oggi, è quello di costruire i ponti, più che di abbattere i muri (25 anni fa crollava il muro di Berlino), ma questo significa tornare a credere che si possa realizzare qualcosa di grande senza essere tifosi di un governo o dell’altro, bensì dell’Italia intera.

Riforme, no alle pregiudiziali

Come sapete, alla Camera stiamo trattando l’importante questione della riforma del Titolo V, ovvero quel disegno di legge costituzionale sulle “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”, che il Senato ha già approvato in prima deliberazione.
Come primo passo, e primo sì al progetto di riforme del Governo che prevede appunto il superamento del bicameralismo perfetto e la riduzione delle funzioni e dei componenti dello stesso Senato, abbiamo respinto, con un’unica votazione e un’ampia maggioranza, le pregiudiziali di costituzionalità di Sel e del M5S.
È terminata così la discussione generale in Aula a Montecitorio, ma l’esame del disegno di legge costituzionale riprenderà, con le votazioni degli emendamenti, il prossimo 7 gennaio. I tempi saranno contingentati, per un massimo di 80 ore totali.

Il Governo fa accordi

La scorsa settimana abbiamo anche proseguito la discussione e votato alcuni disegni di legge di ratifica di accordi. Dunque, è stata approvata l’esecuzione dell’Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata, fatto a Roma l’8 maggio 2012 e già approvato dal Senato.
L’Aula ha ratificato il Protocollo di modifica alla Convenzione tra il nostro Governo e quello degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo dell’8 luglio 1991, fatto a Città del Messico il 23 giugno 2011.
Infine, abbiamo votato l’ok all’Accordo tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa Fatca (Foreign account tax compliance act), fatto a Roma il 10 gennaio 2014, nonché disposizioni concernenti gli adempimenti delle istituzioni finanziarie italiane ai fini dell’attuazione dello scambio automatico di informazioni derivanti da questo stesso accordo e da accordi tra l’Italia e altri Stati esteri.

Paolo Cova