Uscito il nuovo foglio informativo del Circolo PD "Da Gobba all'Ortica" in zona 3 a Milano.
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NATALE E CARCERE
In occasione delle prossime festività, nei giorni da Natale a Capodanno, alcuni parlamentari visiteranno gli istituti di pena di varie province italiane. Un’iniziativa promossa da “Argomenti 2000”- Associazione di amicizia politica, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su una drammatica emergenza del Paese e compiere un gesto di concreta vicinanza a quella parte della popolazione fatta di uomini e donne che, pur scontando una pena, rimangono a pieno titolo cittadini.Con il documento, che propone una serie di riflessioni e proposte, a fronte dei dati allarmanti che riguardano la questione carceraria, deputati e senatori che si riferiscono all’ispirazione cristiana, presenti in diverse formazioni politiche, si impegnano ad essere presenti in varie carceri italiane nel giorno di Natale e durante le festività.Al documento sono collegate alcune proposte di legge che riguardano aspetti sensibili della questione carceraria: dall’affidamento a case famiglia delle recluse con figli in tenera età ad alcune agevolazioni per il lavoro in carcere, ed altre ancora.L’iniziativa vuole essere un modo per esprimere, da credenti, insieme ad altri parlamentari di buona volontà, un gesto di vicinanza con i fratelli reclusi, dando testimonianza di quella attenzione agli ultimi, che sempre deve caratterizzare l’impegno politico. Il gesto natalizio intende essere una risposta concreta al discorso rivolto dal Presidente della Repubblica alle Camere l'8 ottobre scorso, ed esprimere la sintonia con le parole espresse più volte dal Santo Padre, ultimamente parlando ai cappellani degli istituti di pena, richiamando tutti ad una attenzione e alla vicinanza con quanti vivono la condizione carceraria.
NATALE IN CARCERE : INIZIATIVA DI ARGOMENTI 2000
“Ero carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt.25,36)
In occasione delle prossime festività, nei giorni da Natale a Capodanno, alcuni parlamentari visiteranno gli istituti di pena di varie province italiane. Un’iniziativa promossa da “Argomenti 2000”- Associazione di amicizia politica, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su una drammatica emergenza del Paese e compiere un gesto di concreta vicinanza a quella parte della popolazione fatta di uomini e donne che, pur scontando una pena, rimangono a pieno titolo cittadini.
Un autorevole richiamo
Da più parti si levano voci che denunciano i disagi della situazione carceraria e sollecitano l’intervento delle autorità politiche e del Parlamento in particolare. Non ultima, quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, proprio l’8 ottobre scorso, si è rivolto alle Camere per porre «con la massima determinazione e concretezza» – testuali parole – «una questione scottante da affrontare in tempi stretti nei suoi termini specifici e nella sua più complessiva valenza». Nel suo appello il Capo dello Stato ha richiamato la sentenza emessa l’8 gennaio 2013 dalla Corte europea (nota come sentenza “Torreggiani”), che in tutti e sette i casi sottoposti al suo giudizio mediante apposito ricorso, ha accertato la violazione dell'art. 3 della Convenzione Europea dei diritti umani, la quale sotto la rubrica "Divieto di tortura", stabilisce altresì che “nessuno può essere sottoposto a pene o trattamento inumani o degradanti”, quali quelli che nei casi di specie si sono venuti configurando a causa della situazione di sovraffollamento carcerario (principio per altro ribadito dalla nostra Costituzione laddove sancisce che “le pene non devono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”). Nella citata sentenza, la Corte ha inoltre affermato che "la violazione del diritto dei ricorrenti di beneficiare di condizioni detentive adeguate non è la conseguenza di episodi isolati, ma trae origine da un problema sistemico risultante da un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che ha interessato e può interessare ancora in futuro numerose persone" e che "la situazione constatata” è “costitutiva di una prassi incompatibile con la Convenzione".Sulle soluzioni, non più rimandabili, contro il "carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento carcerario" in Italia, Napolitano ha quindi ricordato il richiamo della Corte alla raccomandazione del Consiglio d'Europa che ci invita "a ricorrere il più possibile alle misure alternative alla detenzione e a riorientare la loro politica penale verso il minimo ricorso alla carcerazione, allo scopo, tra l'altro, di risolvere il problema della crescita della popolazione carceraria".
Situazione carceraria: criticità
Sovraffollamento.
Accanto ai richiami autorevoli e all’intervento della Corte europea, la gravità della situazione carceraria emerge in tutta evidenza anche dai numeri. Stando alle più recenti statistiche al 31 ottobre scorso negli istituti di pena risultano presenti 64.323 detenuti (il 64,9% italiani) – quasi contro 47.668 posti esistenti, per un deficit di 16.655 posti. Se poi pensiamo che 6.000 di quei 47.668 posti sono a loro volta inutilizzabili a causa di manutenzioni o più consistenti opere di ristrutturazione, il sovraffollamento aumenta fino a circa 25.000 unità, peggiorando le condizioni di estrema precarietà (emblematica, ancora una volta, la situazione accertata dalla Corte europea nella sentenza Torreggiani, riguardo ai ricorrenti, ristretti in celle triple con meno di 4 mq – standard minimo previsto – di spazio a testa). Il fenomeno colloca l’Italia al terzo posto in Europa (fonte: Ansa)
Condizioni sanitarie/decessi.
Al quadro già critico sin qui delineato si aggiungono la precarietà dello stato di salute della popolazione detenuta e l’inefficienza del sistema sanitario interno agli istituti di pena, dove si possono inoltre creare paradossi come quello di persone affette da gravi patologie, le quali permangono in stato di detenzione anche in assenza di pericolo di fuga, acuendo, in tal modo, il fenomeno sovraffollamento. La popolazione detenuta è affetta da condizione patologiche in misura ben maggiore rispetto alla popolazione libera: prevalgono le malattie infettive, la cui presenza è particolarmente preoccupante in una comunità chiusa come quella penitenziaria (secondo la Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria circa il 22% della popolazione detenuta è affetta dal bacillo della tubercolosi, il 4% dal virus dell’immunodeficienza umana HIV e il 5% dal virus dell’epatite B); frequenti anche le dipendenze e i disturbi psichiatrici, spesso associati ad atti di autolesionismo e suicidi. Il recente passaggio della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale, in applicazione del principio che un detenuto ha diritto alla tutela della salute al pari di ogni altra persona, è stato realizzato solo in parte e in alcune regioni ha comportato l’acuirsi dei problemi assistenziali che si volevano risolvere. Particolarmente grave, nello specifico, l’assistenza sanitaria sotto il profilo psicologico. Secondo la Società Italiana di Pscicologia Penitenziaria infatti “l’intervento psicologico e criminologico è stato nel 2012, in media, di 28 minuti per detenuto”. Anche questo incide sugli altrettanto allarmanti dati relativi ai decessi in carcere: al 30 novembre, su 142 morti occorse dall’inizio dell’anno, ben 46 sono dovute a suicidi (una media di 4 al mese); quasi 800 invece i suicidi dal 2000 al 2013.
Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
In Italia sono ancora aperti – nonostante la legge ne preveda il superamento – 6 manicomi criminali, dove oltre mille persone, responsabili di reati penali e affette da disturbi mentali, sono sottoposte a una misura di sicurezza. La Corte Costituzionale ha più volte dichiarato incostituzionale la non applicazione di misure alternative all’internamento, onde “assicurare adeguate cure all’infermo di mente e far fronte alla sua pericolosità sociale”, rilevando che il ricovero in OPG costituisce una pesante violazione del diritto costituzionale alla tutela della salute. Gli stessi giudici mettono in luce come l’internamento sia dannoso, mentre le cure dovrebbero essere erogate in ambito territoriale. Si ritiene che oltre la metà delle persone oggi internate possa essere sin da subito presa in carico dai Dipartimenti di Salute Mentali dei territori di provenienza. Nel 2010 una Commissione parlamentare denuncia con parole insolite e pesanti, la condizione di vita di questi internati. I parlamentari entrano in questi luoghi e non credono ai loro occhi di fronte a tanto orrore. Il prezioso lavoro porta a una presa di coscienza sul piano generale e su quello politico della questione, tanto da stimolare il varo di una legge che tuttavia stenta ad essere applicata. Inoltre, non avendo potuto affrontare alcune questioni alla radice del problema (Codice Rocco del 1930, revisione dei concetti di imputabilità, pericolosità sociale, misura di sicurezza) la legge rischia di tradursi in una semplice regionalizzazione degli istituti di sicurezza.
Abuso della pena detentiva.
L’elevata propensione alla detenzione preventiva (sono 12.145 i carcerati in attesa di primo giudizio, pari al 18,8% di tutta la popolazione carceraria) e alle carcerazioni per condotte che, ai sensi di leggi come la Bossi-Fini e la Giovanardi-Fini, prevedono la pena detentiva, porta ad affollare i penitenziari di persone che potrebbero essere gestite diversamente, quali i tossicodipendenti (27mila quelli ristretti, secondo i dati ministeriali al 31 ottobre 2013) o alcune tipologie di condannati (6.211 persone pari al 15,5% dei condannati hanno una condanna definitiva inferiore a 2 anni). I condannati in libertà controllata in Italia sono complessivamente 11.643 (10.778 affidati in prova, 865 in semilibertà), contro i 70 mila della Gran Bretagna e i circa 100mila in Francia.
Incidenza sui conti pubblici.
Di fronte a un possibile collasso della nostra economia, occuparsi dei problemi della giustizia non è un diversivo. L’inefficienza della giustizia penale nel suo complesso e dell’ordinamento penitenziario in particolare, infatti, incide negativamente anche sui già disastrati conti pubblici. La stessa Corte di Strasburgo, che condanna l’Italia a trovare una soluzione al problema del sovraffollamento entro maggio 2014, mettendo a punto «un ricorso o una combinazione di ricorsi che abbiano effetti preventivi e compensativi e garantiscano realmente una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia», aggiunge che «se questo non dovesse avvenire, la Corte ricomincerà a esaminare tutti i ricorsi ricevuti dai detenuti, condannando l'Italia a pagare gli indennizzi».
Rinnovamento della politica penitenziaria e ridefinizione del ruolo della pena.
Altri nodi restano da sciogliere con riguardo alla politica penitenziaria, a partire da una concezione condivisa della pena che trovi il suo presupposto nella Carta costituzionale e nelle leggi penali, quale strumento non solo di prevenzione generale ma anche particolare, ai fini dell’individualizzazione (art. 13 c.p.) del trattamento penitenziario e della sua umanizzazione (art. 27, comma 3, Cost.). A tal fine, è opportuno, anzi urgente, passare da una attività legislativa emergenziale a un progetto definito e coerente in cui inserire gli interventi legislativi in un corpus costituzionalmente orientato. Secondo quanto affermato dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) Giovanni Tamburino in un recente convegno a Verona: «Nel 2006, quando i detenuti a livello nazionale erano 61mila, per calmierare il cronico problema delle carceri sovraffollate venne concesso l´indulto. In pochi giorni, furono liberate 20 mila persone. Ma alla fine dello stesso anno oltre 4mila recidivi erano già tornati in carcere, e nel 2008 i detenuti erano quasi 69 mila». Per dire che «spalancare» le porte del carcere non è sufficiente ad arginare il problema se contestualmente non s’investe in percorsi di formazione e reintegrazione sociale già durante l’esecuzione della pena, la cui funzione rieducativa di cui all’art. 27 della Costituzione passa soprattutto attraverso il lavoro. Ma a fronte degli oltre 64 mila carcerati, gli educatori penitenziari sono solo 700. Di qui la necessità improcrastinabile di intervenire anche con leggi che finanzino l’azione pedagogica, in mancanza della quale si corre il rischio di “mettere la pezza” con soluzioni inadeguate e inapplicabili. Contribuisce a questo circolo vizioso la durata dei processi. Dagli ultimi dati della Corte europea dei diritti umani aggiornati al 28 ottobre di quest’anno, l'Italia risulta inoltre seconda solo alla Russia per numero di ricorsi pendenti. I due Paesi hanno rispettivamente 14.550 e 18.750 ricorsi già allocati a una formazione giudicante. Per l'Italia oltre la metà riguardano proprio il ritardo nei pagamenti dei risarcimenti dovuti, in base alla legge Pinto, a chi è stato vittima di un processo durato troppo a lungo (fonte: Ansa 4 novembre 2013). In attesa di giudizio sarebbero 4 persone su 10 .
Proposte possibili
La depenalizzazione di diversi reati avrebbe come effetto diretto un alleggerimento del carico della giustizia penale, senza che ciò costituisca una minore tutela delle collettività; infatti, il nostro codice penale e le singole leggi speciali prevedono una enorme quantità d’ipotesi di reato con pene edittali che nella concreta applicazione sono inferiori a due anni, con la conseguenza che non saranno applicate, potendo il condannato usufruire del beneficio della sospensione condizionale della pena. Per diverse fattispecie penali, in particolare per quelli che prevedono la responsabilità per colpa e non per dolo, il cui disvalore giuridico è anche meno sentito dalla società, si rende necessaria la depenalizzazione con conseguente applicazione di sanzioni amministrative.Per rendere effettiva la pena occorre ridurre l’applicazione delle misure cautelari e fare in modo che la pena sia realmente scontata dal condannato in via definitiva; sarà poi durante l’espiazione della pena che il soggetto in vinculis potrà eventualmente conseguire benefici penitenziari con conseguente riduzione della pena (ad esempio, liberazione anticipata).Importante strumento, sia sotto il profilo dei costi che degli spazi da utilizzare, è quello che prevede la possibilità di espiare la pena in carceri con limitata attività di controllo. Altra possibilità – rara nel nostro ordinamento – è quella delle carceri aperte che facoltizzino il detenuto ad uscire extra moenia alla mattina e fare ritorno alla sera.Bisogna prendere atto che il fine rieducativo della pena, deve avere anche un altro fine, che è quello di diminuire il rientro in carcere dei recidivi; tale obbiettivo si può raggiungere rendendo concreta la possibilità del condannato di lavorare e dove necessario dando una formazione professionale allo stesso.Tema fondamentale è inoltre quello dei detenuti stranieri per i quali bisogna intraprendere percorsi di accordi internazionali di estradizione. Ulteriore capitolo la detenzione domiciliare che, sebbene già prevista, va riconsiderata in una visione più applicativa.Introdurre l’istituto della messa alla prova anche per gli imputati maggiorenni, al fine di offrire a chi ha commesso, per la prima volta, reati non gravi di non subire un processo e una pena, avendo tale norma anche il positivo effetto di ridurre l’attività processuale.Tra gli aspetti più drammatici, seppure a fronte dell'esiguità dei numeri, vi è lo stato di reclusione dei bambini in carcere con le madri detenute. Si tratta, appunto, di piccoli numeri che variano, di anno in anno, tra i 40 ed i 70 bambini, sparsi sul territorio nelle diverse carceri italiane. La difficoltà di risolvere il problema è data tra l’altro dalla mancanza di risorse. Ma è evidente come sia uno dei primi problemi da risolvere proprio perché riguarda minori incolpevoli. Va in tal senso la proposta di legge Fattorini – Manconi depositata al Senato che prevede un piccolo spostamento di risorse dagli ICAM (Istituti carcerari attenuati per madri) alle case famiglia protette per alleggerire la situazione di questi bambini costretti alla vita da detenuto, anche a causa del fatto che madri spesso risultano senza fissa dimora e quindi non ammissibili agli arresti domiciliari.Agli ICAM, strutture interne o comunque collegate alle strutture carcerarie, vanno affiancate le così dette case protette, appartamenti "normali" nei quali le mamme restano sempre in regime carcerario, più blando e i figli possono fare vita normale, socializzando con altri bambini, frequentando asili e altre occasioni di incontro. Con la proposta di legge richiamata si chiede la messa in opera di tre di queste case protette e si è trovata la copertura di un milione per la loro attuazione.Vi è inoltre il problema degli istituti penali per minorenni, veri e propri "contenitori di marginalità sociale", nei quali si trovano praticamente solo " stranieri, rom e ragazzi italiani delle periferie delle grandi città del sud" (dal Rapporto di Antigone “Ragazzi dentro”), la cui presenza testimonia la complessità del lavoro da compiere.
Specifici piani di intervento per specifici obiettivi
Alla luce del quadro sin qui delineato occorre individuare specifici obiettivi e azioni prioritarie, quali:
- Ridurre drasticamente e semplificare le leggi che regolano il processo civile e penale.
- Riformare il sistema sanzionatorio attraverso una strategia che applichi le sanzioni civili, amministrative e penali in misura coordinata, che lasciando la pena carceraria quale estrema ratio abbiano ugualmente il loro effetto deterrente.
- Introdurre l’istituto della messa alla prova anche per gli indagati maggiorenni con la sospensione del procedimento penale.
- Modernizzare le strutture amministrative sia del sistema giudiziario che di quello penitenziario e applicare le tecnologie informatiche per ottimizzare i tempi.
- Rivisitare profondamente le fattispecie di reato con ipotesi di depenalizzazione e/o una nuova gradazione delle pene e delle modalità di esecuzione.
- Individuare strumenti legislativi affinché il fine rieducativo della pena sia non solo principio costituzionale enunciato, ma concreta realizzazione di percorsi carcerari che restituiscono il cittadino alla collettività senza il pericolo della reiterazione dei reati.
- Dare centralità al percorso rieducativo del condannato attraverso il lavoro e la formazione civica dello stesso.
- Affrontare in modo definitivo il tema dei bambini dietro le sbarre.
- Realizzare istituti carcerari attenuati, dove far scontare la pena in tutti quei casi, in cui ciò sia possibile.
- Rendere effettivo il diritto dei condannati ad essere curati, definire regole certe e più celeri per stabilire l’incompatibilità con il carcere, realizzare istituti carcerari attenuati (ICA) dove i detenuti malati possono essere curati, anche utilizzando ordinariamente strutture sanitarie esterne.
- Affrontare il dramma dei suicidi in carcere, offrendo in concreto un supporto psicologico e psichiatrico all’interno delle strutture carcerarie.
- Realizzare più case famiglie per i minori sottoposti all’esecuzione della pena detentiva.
- Ri-considerare gli istituti di indulto e amnistia anche per contenere il sovraffollamento delle carceri.
Una iniziativa e alcune proposte
Per quanto richiamato, i sottoscritti parlamentari si impegnano in prima persona
a sostenere nelle aule parlamentari le soluzioni possibili della questione carceraria e
come gesto simbolico, per esprimere pubblicamente la loro vicinanza, si recheranno nei giorni delle festività natalizie in visita in un carcere presente nel luogo di elezione o di residenza.
1. Maria Amato
2. Sofia Amoddio
3. Renato Balduzzi
4. Alfredo Bazoli
5. Marina Berlinghieri
6. Rosy Bindi
7. Paola Binetti
8. Vincenza Bruno Bossio
9. Giovanni Burtone
10. Rocco Buttiglione
11. Ezio Casati
12. Paolo Cova
13. Erica D’Adda
14. Gianpiero Dalla Zuanna
15. Lorenzo Dellai
16. Carlo Dell’Aringa
17. Nerina Dirindin
18. Emma Fattorini
19. Giuseppe Fioroni
20. Francesco Saverio Garofani
21. Gian Luigi Gigli
22. Gregorio Gitti
23. Lorenzo Guerini
24. Vanna Iori
25. Silvio Lai
26. Raffaella Mariani
27. Mario Marazziti
28. Margherita Miotto
29. Franco Monaco
30. Michele Nicoletti
31. Fitzgerald Nissoli
32. Alessandro Pagano
33. Edoardo Patriarca
34. Serena Pellegrini
35. Stefania Pezzopane
36. Flavia Piccoli Nardelli
37. Teresa Piccione
38. Gaetano Piepoli
39. Ernesto Preziosi
40. Francesca Puglisi
41. Lia Quartapelle
42. Fausto Raciti
43. Roberto Rampi
44. Francesco Russo
45. Giorgio Santini
46. Milena Santerini
47. Mario Sberna
48. Francesco Scalia
49. Gianpiero Scanu
50. Gea Schirò
51. Angelo Senaldi
52. Roberto Speranza
53. Guglielmo Vaccaro
54. Walter Verini
55. Sandra Zampa
56. Giorgio Zanin
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NEWS DAL PARLAMENTO
Ricominciamo dal 2014. Con una inversione di tendenza
Dopo una lunga maratona che si è svolta principalmente nelle commissioni è stata approvata la legge di Stabilità 2014. In queste giornate ho sentito tante critiche da parte della minoranza e alcune anche vere e reali, ma i lati positivi sono tanti e mi piace ricordarne alcuni.
Dopo anni di tagli, ora sono stati messi fondi su alcuni capitoli che erano stati completamente azzerati, riavviando il rifinanziamento. Alcuni di questi fondi sono alimentati dalla spending review e dal taglio alle pensioni d'oro. Sono piccoli passi per riequilibrare la distanza tra chi ha tanto e chi sta pagando in modo forte questa crisi.
Non basterà questo per essere ottimisti, ma è comunque una inversione di tendenza.
Un primo, lungo passo
La Legge di Stabilità 2014, nel suo complesso, rappresenta un intervento limitato, che non può sciogliere tutti i nodi che stringono, in questo momento, il nostro Paese. Però, pur se in modo insufficiente e forse al di sotto delle aspettative, con l’istituzione di un Fondo “taglia cuneo”, per la prima volta da moltissimo tempo a questa parte si riducono le tasse sul lavoro, con un segno politico, impresso in particolare dal Partito democratico, che va nel senso dell’equità e della crescita.
Lo stesso segno hanno diverse altre misure: dalle risorse destinate al sostegno degli esodati alla rivalutazione delle pensioni, dal rinforzo alle politiche sociali alle risorse che servono ad affrontare il problema del dissesto idrogeologico del nostro territorio, dalle nuove norme sulla casa e a favore degli inquilini agli interventi sul settore pubblico, dal sostegno alle imprese all’allentamento dei vincoli del patto di stabilità per consentire ai Comuni di far ripartire i cantieri.
Di alcune misure beneficeranno, dunque, direttamente i cittadini e le famiglie italiane, così come le imprese e quindi la nostra economia. Un’attenta politica di razionalizzazione delle spese e una serie di mirate maggiori entrate consentono, inoltre, di varare importanti investimenti, ad esempio nel campo delle infrastrutture e dei trasporti. Se vuoi leggere una scheda sintetica preparata dai deputati del PD clicca qui .
Provincia addio
Nella giornata di ieri è stato approvato anche il cosiddetto decreto Province che prevede che queste ultime non siano più organi elettivi. Le nuove norme – 277 i voti a favore, 11 i contrari e 7 gli astenuti dopo non poche bagarre in Aula – intendono trasformare i consigli provinciali in assemblee dei sindaci, che lavoreranno a titolo gratuito. Inoltre, vengono istituite 9 città metropolitane e disciplinata la fusione dei comuni. Nell’intento del disegno di legge Delrio, che dovrà essere ora discusso al Senato, le province comprenderanno aree più vaste di quelle attuali e i loro rappresentanti saranno designati non più dai cittadini, ma dagli amministratori locali, che sceglieranno tra i sindaci dei comuni del territorio. Rispetto a oggi, non bisognerà pagare gli stipendi a presidenti, consiglieri e assessori. La struttura portante del la Repubblica dovrebbe reggersi ora su due soli livelli territoriali di rappresentanza politica: i comuni e le regioni. Nell’immediato, gli effetti del decreto si vedranno già a primavera: sono vietate, infatti, le elezioni in 52 province i cui mandati sono in scadenza, appunto, tra pochi mesi, così come nelle 20 commissariate già dal 2012.
L’assessore pensi a quel che dice
La scorsa settimana l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura ha dichiarato a proposito delle quote latte : “il Ministero delle Politiche agricole dovrà individuare un modo equo per tutelare chi negli anni ha investito in quote, ma anche quegli allevatori che sono stati vittime di un calcolo errato da parte di Agea. Non si possono chiudere le aziende per errori causati da calcoli sbagliati”.
Lo stesso assessore, al tempo presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, non diede corso ad alcun intervento di fronte a quanto riportato dal tenente colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile nella seduta del 30 giugno 2011. In particolare, l’ufficiale riportava che “sono emerse situazioni di anomalia ed incongruenza nei confronti realizzati tra le diverse banche dati, tali da suggerire adeguati approfondimenti; pur con le difficoltà segnalate, ne discende un quadro di significativa incoerenza dei dati, in particolare con riferimento alla produzione nazionale, sia consegnata che rettificata (Tmgp); raffrontando il numero capi nelle diverse banche dati con la media produttiva provinciale Aia, pur aumentata del 10% in via prudenziale, risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata nei modelli L I , talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato italiano e quindi lo stesso prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/96 fino al 2008/2009”.
Oggi quindi si assuma la responsabilità di quanto dichiara.
Grande risultato dei parlamentari PD del territorio
Un grande risultato politico è stato raggiunto dai Parlamentari del Partito Democratico milanese e monzese,
I parlamentari Casati, Cimbro, Cova, Gasparini, Laforgia, Malpezzi,Mauri, Mosca, Peluffo, Rampi
Hanno ottenuto l'approvazione di emendamenti e di un ordine del giorno che mettono in sicurezza due opere importanti per il trasporto pubblico locale del Nord Milano e del territorio Monzese.
Gli emendamenti aggiungono tra le priorità da realizzare la metro tranvia Milano-Limbiate che viene inserita esplicitamente nel maxi emendamento come opera alla quale mantenere il finanziamento assegnato .
Ieri è stato approvato dalla Camera su proposta del Parlamentari PD un ordine del giorno che impegna il governo nell'ambito del tavolo Expo a mantenere i finanziamenti per quelle opere per le quali sia stato adottato il progetto definitivo e siano stati appaltati i lavori.
Con questi requisiti si mette in sicurezza anche la metro tranvia Milano-Seregno che si trova proprio in queste condizioni.
Un risultato chiaro ottenuto in coordinamento ed a sostegno dei Sindaci del territorio impegnati nella difesa di opere così importanti per i cittadini
Manifestando la soddisfazione per il risultato ottenuto i parlamentari manterranno alta la vigilanza nello sviluppo futuro che avranno al centro tutte le opere collegate all'evento Expo 2015 impegnandosi affinché venga garantito il buon esito delle infrastrutture con particolare attenzione per quelle che riguardano il trasporto pubblico locale
ODG INFRASTRUTTURE LOMBARDE LEGGE STABILITA’
Abbiamo presentato un Ordine del Giorno sulla legge di Stabilità 2014 dopo che nel comma 60 si prevedeva una revoca dei finanziamenti per opere non ancora realizzati in area EXPO per farli confluire nel Fondo Unico EXPO: infrastrutture strategiche di connessione all'EXPO 2015. Se lo vuoi leggere clicca qui .
Il nostro ODG è stato accolto dal Governo ed è un buon segnale in particolare per alcune opere come la Metrotranvia Milano-Seregno
FRAGOMELI (PD): «FINISCE IL DAZIO SULLOBBIETTIVO DI PATTO DI STABILITÀ PER I COMUNI CAPOFILA
FRAGOMELI (PD): «FINISCE IL “DAZIO” SULL’OBBIETTIVO DI PATTO DI STABILITÀ PER I COMUNI CAPOFILA. APPROVATO IN COMMISSIONE BILANCIO ALLA CAMERA EMENDAMENTO CHE METTE TERMINE A QUESTA PENALIZZAZIONE.»
Roma, 18 dicembre 2013
Approvato questa notte, in Commissione Bilancio alla Camera, l’emendamento con cui si mette finalmente fine all’imposizione di un ingiustificato “dazio” nei confronti dei comuni capofila, di quei comuni cioè impegnati anche per conto di altri enti, nella gestione diretta di una funzione o di un servizio locale.
Fino ad oggi, infatti, la spesa effettuata per i sopraccitati servizi/funzioni veniva attribuita – ai fini del calcolo del patto di stabilità – unicamente al comune gestore e non in quota-parte a tutti gli altri enti fruitori.
Esprime particolare soddisfazione l’On. Fragomeli: «In Italia, troppo spesso, ad un comune che eroga servizi e funzioni intercomunali non viene, di fatto, riconosciuto alcun merito: finalmente, con la modifica normativa appena approvata, si porrà termine quantomeno ad un’ingiustificata e gravosa penalizzazione.
Il nuovo calcolo entrerà in vigore già dal 2014 con una riduzione dell’obiettivo di patto di stabilità, per i comuni capofila, nel merito dei servizi/funzioni erogate nelle annualità 2009-2011.»
Sulle aziende chiuse per colpa delle quote latte, lassessore Fava rifletta. E pensi a quando presiedeva la commissione
On. Cova: “Sulle aziende chiuse per colpa delle quote latte, l’assessore Fava rifletta. E pensi a quando presiedeva la commissione d’inchiesta parlamentare”
Paolo Cova, parlamentare del Pd, componente della XIII Commissione Agricoltura della Camera, commenta le dichiarazioni dell’assessore regionale lombardo all’Agricoltura Fava a proposito delle quote latte. In una nota l’assessore ha detto, tra l’altro, che “il Ministero delle Politiche agricole dovrà individuare un modo equo per tutelare chi negli anni ha investito in quote, ma anche quegli allevatori che sono stati vittime di un calcolo errato da parte di Agea. Non si possono chiudere le aziende per errori causati da calcoli sbagliati”.
“Quando l’assessore Fava afferma che non si possono chiudere le aziende per errori causati da calcoli sbagliati, deve anche spiegarci perché lui in qualità di presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della piraterie in campo commerciale non abbia dato corso a nessun intervento di fronte alle risposte ottenute dal tenente colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile alle sue domande, consegnate al termine della seduta del 30 giugno 2011”, incalza Cova. In particolare, riporta pari pari Cova, Mantile affermava che ‘ sono emerse situazioni di anomalia ed incongruenza nei confronti realizzati tra le diverse banche dati, tali da suggerire adeguati approfondimenti; pur con le difficoltà segnalate, ne discende un quadro di significativa incoerenza dei dati, in particolare con riferimento alla produzione nazionale, sia consegnata che rettificata (Tmgp); raffrontando il numero capi nelle diverse banche dati con la media produttiva provinciale Aia, pur aumentata del 10% in via prudenziale, risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata nei modelli L I , talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato italiano e quindi lo stesso prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/96 fino al 2008/2009 ’.
“Di fronte a queste affermazioni, in qualità di presidente, Fava non ha fatto niente. E quindi si assuma la responsabilità di quanto ha dichiarato oggi”, conclude il parlamentare Pd.
Roma, 19 dicembre 2013
PALAZZO BARBERINI: UN TESORO POCO VISITATO
Ho visitato Palazzo Barberini a Roma. Sono rimasto molto colpito dalla bellezza del Palazzo e dalle opere che sono esposte.
Opere di Raffaello, Caravaggio, Tintoretto e tanti altri pittori a partire da una Tavola del XII secolo. Un percorso di storia dell'arte che parte proprio dal XII fino al Settecento. Credo che ne valga la pena fermarsi ad ammirare questi capolavori.
Al termine della visita chiedo quanti siano i visitatori giornalieri e annuali di questa galleria, resto stupito per i numeri molti bassi e quantificati in circa 90.000 annuali. Il costo della visita (7.00€) è anche basso rispetto agli standard europei, ma anche rapportato ad una partita di calcio o ad alcuni film. Il Valore della Cultura è inestimabile e non si deve perdere l'interesse perchè le nuove generazioni conoscano la bellezza di questi tesori.