Ho ricevuto la risposta all'interrogazione che ho firmato sulla crisi aziendale della Franco Tosi di Legnano.
Chi vuole leggere la risposta del Ministro clicca qui pag 1 e pag 2 e pag 3.
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Le giornate che stiamo vivendo con le dimissioni di Enrico Letta da Presidente del Consiglio mi spingono a fare alcune considerazioni.
Il tema mai chiarito e non ancora risolto nel PD è il peso e il ruolo che deve giocare il partito e il suo segretario nelle varie fasi politiche. E' un fatto semplice mentre siamo in minoranza e non governiamo, si organizza tutto il partito nel fare opposizione e nella ricerca del nuovo consenso con la costruzione di proposte. Tutto diventa più difficile quando si governa. Lo dico non solo riferito al governo nazionale, ma anche alle vicende locali di tanti comuni. Il Presidente del Consiglio oppure il Sindaco ma anche un semplice Presidente di un Consiglio di Zona a Milano, si trova a doversi confrontare con i partiti.
Chi decide e chi detta la linea?
Questo scenario lo abbiamo già visto a livello nazionale nel 1998 e nel 2007 quando Prodi era al governo del paese. Anche allora c'era chi diceva che era un governo "spompo" che "aveva perso la sua spinta propulsiva" che serviva una nuova proposta e tutti ormai conosciamo la storia finale. Come oggi c'era la difficoltà di essere il partito che sostiene lealmente un suo esponente al governo senza essere però l'artefice o il protagonista principale di quel governo.
Quale ruolo deve giocare in questo caso il PD?
Ritengo che debba essere un sostegno leale e propositivo, anche schietto ma non con l'intento di minare la sua esistenza. E' facile trovare sempre degli aspetti negativi in chi governa, ma poi ci vuole anche un giusto peso. Può sembrare che il PD e il suo segretario giochino un ruolo secondario, forse che venga anche messo in ombra, ma è una scelta politica di disponibilità e servizio che va nella costruzione del bene comune.
Spero che chi si scandalizza oggi e si straccia le vesti, non sia tra chi è stato tra i sostenitori di quelle scelte in quelle due occasioni nel 1998 e 2007.
Una ultima amara considerazione la devo fare: mi aspetto che il cambiare la politica non consista solo in un cambio di velocità, ma anche una maggiore etica, sobrietà e morale.
A tutte le iscritte e gli iscritti
Partito Democratico Area metropolitana milanese
Giorgio Napolitano ha rappresentato – in questi anni faticosi – un baluardo contro l’irresponsabilità di una certa politica, che ha preferito rincorrere un consenso di breve periodo rispetto a una visione più ampia e lungimirante, che sapesse dare futuro all’Italia. L’azione del Presidente della Repubblica ha mantenuto la barra dritta di un Paese lancinato da una fase politica incapace di dare prospettive certe: in questa notizia non c’è nessuno scoop, ma lo sforzo di traghettare il nostro Paese in mari tranquilli, fuori dalle speculazioni monetarie e lontano da manifeste incapacità politiche. Non possiamo – infatti – dimenticarci l'Italia del 2011, compressa tra scandali, maggioranze cadute e movimenti speculativi.
Oggi continuiamo a vivere momenti turbolenti. La voglia di riforme e l’inedita iniziativa politica che il Partito Democratico ha saputo mettere in campo e imporre nella discussione in Parlamento (già solamente il fatto che le diverse forze siano tornate a confrontarsi appare eccezionale) provoca gravi pressioni e profondi sommovimenti che nascono, in un circolo perverso, dal tentativo di manovrare la modifica dell’assetto istituzionale e al tempo stesso dal rifiuto del cambiamento.
Si tratta di un gioco lontano dalle regole democratiche. Non è accettabile che le forze politiche non dibattano, anche duramente, nel merito delle proposte, ma si prestino a vergognosi attacchi verso il Presidente della Repubblica provocando inammissibili tensioni nelle istituzioni e nella delicata vita del Paese.
Le democratiche e i democratici di Milano metropolitana vogliono le riforme, una riforma delle istituzioni, del titolo V della Costituzione e dei livelli di governo locale, le riforme economiche, a partire dal lavoro e dal contratto unico, la sburocratizzazione, l’eliminazione delle tante norme vessatorie che aumentano la corruzione e deprimono nuovi investimenti. Su questo terreno non possono essere accettati ulteriori rinvii, magari sostenuti da operazioni mirate a colpire chi ha sempre e seriamente sollecitato quel percorso di rinnovamento: la capacità di trainare il Paese fuori dalla crisi dipende al contrario dalla volontà di accelerare la sfida delle riforme, con chi ci sta, con chi ha a cuore questo Paese.
Le democratiche e i democratici di Milano metropolitana sono impegnati per sostenere il Presidente della Repubblica e dare il proprio contributo all’esigenza di offrire una politica capace di prendersi vere responsabilità, cambiando lo status quo, oppure andando ad elezioni per chiarire, una volta per tutte, chi incarna il futuro dell’Italia.
Vi invitiamo a riunire le assemblee degli iscritti nei vostri circoli, incontrarci, confrontarci, dissentire anche, in modo da essere capaci di produrre una visione comune; convocheremo nei prossimi giorni i segretari di circolo e organizzeremo iniziative per avvicinare il lavoro dei territori con quello delle Istituzioni.
Pietro Bussolati
Segretario Partito Democratico
Area metropolitana milanese
Decreto carceri, un atto di civiltà
Alla Camera abbiamo licenziato il decreto legge sulle carceri. Un atto di civiltà perché riconosce più diritti ai detenuti e individua un sistema corretto per ridurre la popolazione carceraria.
Tra le principali novità, segnalo i braccialetti elettronici che non saranno più l’eccezione, ma la regola: da adesso in poi, quando il giudice disporrà i domiciliari, dovrà prescriverli, a meno che non ne escluda la necessità.
Cambia tutto l’impianto di accusa e pena verso il piccolo spaccio che oggi rischiava di portare a pene sproporzionate, e diventa reato autonomo.
Viene portato fino a 4 anni il limite di pena, anche residua, che consente l’affidamento in prova ai servizi sociali, mentre, seppure in via temporanea, sale da 45 a 75 giorni a semestre la detrazione di pena concessa con la liberazione anticipata. Sono esclusi i condannati di mafia o per altri gravi delitti (omicidio, violenza sessuale, rapina aggravata, estorsione).
Acquista carattere permanente la disposizione che consente di scontare presso il domicilio la pena detentiva non superiore a 18 mesi, ed è ampliato il campo dell’espulsione come misura alternativa alla detenzione per gli stranieri.
Infine, presso il Ministero della Giustizia viene istituito il Garante nazionale dei diritti dei detenuti e viene ampliata la platea dei destinatari dei reclami.
Agroalimentare uguale lavoro
La politica agricola comune, la cosiddetta Pac, è stata al centro di un convegno, organizzato dal Pd, a palazzo Pirelli, sede del consiglio regionale. Perché parlare ora di Pac? Perché l’Unione Europea sta licenziando in questo periodo lo strumento da cui prescinde il futuro dell’agricoltura italiana e di conseguenza lombarda. E perché, da quanto ha spiegato Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ospite del convegno, proprio grazie al lavoro dei nostri parlamentari, la Pac verrà riformata in chiave decisamente più mediterranea, con una valorizzazione dei prodotti tipici del sud Europa, dai formaggi all'ortofrutticolo, mettendo, dunque, al centro l'Italia e le sue regioni. E con l’Expo alle porte, mi pare un passaggio pressoché fondamentale.
Da tempo predico in tutte le sedi l’attenzione verso l’agroalimentare ed ecco che dai palazzi comunitari mi viene data in qualche modo ragione: grazie alla battaglia che lo stesso Pd sta portando avanti al Parlamento europeo, ha spiegato De Castro a Milano, si è riusciti a dare un'altra visione dell'agricoltura, spostando l'attenzione più a sud. Quindi, ora non esistono solo i pascoli intensivi del nord europa, ma anche i formaggi nostrani e le tipicità delle nostre zone. Inoltre, la riforma punta su una redistribuzione delle risorse che tenga maggiormente conto delle aziende giovani, ovvero quelle gestite da agricoltori con meno di 40 anni.
Il presidente della Commissione ha invitato noi del Pd, parlamentari e consiglieri, a essere più propositivi in tutto il settore agroalimentare, un ambito cioè in cui lui vede ampie possibilità di creare lavoro. Non posso che essere d’accordo.
Basta fuochi in quella terra
L’hanno chiamato decreto sulla Terra dei fuochi. In realtà, la legge appena approvata sulle emergenze ambientali ed industriali si occupa anche di Ilva. Ma è ciò che sta avvenendo in Campania che ha fatto notizia. E per la cronaca è bene ricordare che M5S e Lega non hanno votato, con Sel astenuta.
In estrema sintesi, il nuovo provvedimento introduce il reato di combustione di rifiuti depositati in aree non destinate a discarica. In pratica, chi brucia rifiuti è fuori legge; la condanna prevista è da 2 a 5 anni di carcere, non bazzecole. E’ oltre tutto aggravata se ad appiccare il rogo sono aziende e non individui.
Viene, inoltre, previsto un fondamentale stanziamento di 50 milioni all’anno, tra il 2014 e il 2015, per un necessario screening sanitario gratuito degli abitanti di Campania e Puglia, mentre sono conferiti poteri speciali al Prefetto di Napoli, con una mappatura delle aree agricole inquinate. Viene previsto l’uso dell’esercito per il sequestro e la bonifica di terreni sequestrati alle ecomafie.
Ma come detto, c’è anche l’Ilva di mezzo: per l’industria tarantina è prevista la possibilità per il commissario straordinario di aumentare il capitale sociale per operare un adeguamento ambientale e applicare l’Autorizzazione integrata ambientale.
Soldi allo studio
Fior da fiore, ancora qualche notizia interessante per i cittadini dalla legge di stabilità. Per chi studia: è stato incrementato di 150 milioni di euro, per l’anno 2014, il Fondo per il finanziamento ordinario delle Università, e si è disposto il finanziamento di 50 milioni per il 2014 e di 35 milioni annui dal 2015 al 2024 dei policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali.
Inoltre, è stata riconosciuta una spesa di 50 milioni di euro l’anno dal 2014 per la concessione di borse di studio a favore di studenti universitari capaci, meritevoli e privi di mezzi. Sono stati infine destinati 220 milioni alle scuole paritarie, escluse quelle delle Province autonome di Trento e Bolzano.
A tutela della biodiversità
In Commissione Agricoltura abbiamo votato una risoluzione che a una prima occhiata sembrerebbe assolutamente destinata agli addetti ai lavori, poiché parla di tutela e scambio di sementi tra gli agricoltori europei, ma a ben vedere va molto oltre e tocca l’importante tema della biodiversità. Per essere breve, vi informo che l'Unione europea ha lavorato svariati anni a una nuova legislazione per i semi con l'obiettivo dichiarato di uniformare, semplificare e rendere maggiormente omogenea la legislazione in materia negli Stati membri. Tuttavia, tra le pieghe della proposta che si sta analizzando, emerge che si rischia di legittimare in ambito internazionale la commercializzazione di materiale Ogm a discapito delle sementi tradizionali.
Sempre lì, torniamo, insomma. Quindi, nella nostra risoluzione, oltre a impegnare il Governo a tutelare in sede europea i nostri agricoltori e il libero scambio di sementi, abbiamo chiesto che si faccia promotore di una normativa che abbia una particolare attenzione alle sementi tradizionali e alla biodiversità che portano con sé.
Io sostengo Alfieri
Domenica 16 febbraio, dalle 8 alle 20, in tutta la Lombardia, siamo chiamati a nuove primarie aperte. Questa volta si elegge il segretario regionale del Partito democratico lombardo. Un ulteriore passaggio congressuale che va a completare i quadri dirigenti del Pd in Lombardia.
E' l'inizio di un percorso che ci deve condurre alle prossime elezioni regionali. Il tempo che abbiamo davanti c'è e la costruzione di una proposta e di un progetto di Lombardia parte anche da qui.
Il mio sostegno va ad Alessandro Alfieri, capogruppo regionale lombardo e coordinatore politico regionale, che ha dimostrato in questi anni competenza e disponibilità all’ascolto del territorio.
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Pubblicato il nuovo numero del foglio informativo di Rogoredo a Milano "Il Quartiere"
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La mia lettura degli eventi della scorsa settimana
Sono sotto gli occhi di tutti le immagini di quanto accaduto alla Camera la scorsa settimana. Ho vissuto personalmente gli eventi anche alla Commissione Affari Istituzionali, la mattina dell’approvazione del testo sulla legge elettorale. Ma prima di raccontarvi la fase finale di questa triste pagina di storia parlamentare, faccio un passo indietro, perché mi sembra molto importante spiegare bene come siamo arrivati ai fatti di questi giorni.
Credo che nessuno di voi abbia sentito parlare del Decreto su Imu e Banca d’Italia nei mesi scorsi, eppure questo provvedimento era già stato approvato dal Senato senza alcuna forma di protesta o ostruzionismo da parte del M5S. Mi sarei aspettato un ostruzionismo maggiore al Senato dove la maggioranza ha numeri più risicati. Ma niente di tutto questo è avvenuto perché non era la priorità.
Per quale motivo? La mia personale lettura è che l’interesse del M5S era rivolto a bloccare il percorso della legge elettorale più che del Decreto Imu-Bankitalia. Nel mese scorso non era sul tavolo la legge elettorale, mentre ora è iniziato l’iter alla Camera. Inscenare questo ostruzionismo voleva dire impedire che la legge elettorale arrivasse in Aula. Per anni si sono tutti lamentati che nulla era stato fatto in questo senso e che la riforma che cambierà il metodo delle elezioni veniva tenuta ferma apposta. Ora che si sta arrivando ad un cambiamento, solo il M5S sta provando a bloccare tutto.
Infatti, giovedì mattina i grillini hanno tentato di occupare l’aula della Commissione per impedire che si votasse e che i parlamentari potessero uscire, di fatto sequestrandoli.
Imu, seconda rata abolita
Alla fine il decreto è passato, ma non sono mancati insulti pesantissimi, schiaffoni, gestacci e le azioni di protesta portate al limite dell’accettabile in un consesso democratico che tutti avete visto. E’ definitivamente approvato alla Camera il disegno di legge sulle disposizioni urgenti concernenti l'Imu, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia.
Cosa contiene questo vituperato provvedimento, i cui reali contenuti sono passati in secondo piano di fronte all’opinione pubblica? In sintesi, dispone l'abolizione della seconda rata Imu 2013, aumenta gli acconti Ires e Irap 2013 per gli enti creditizi, finanziari, assicurativi e per la Banca d'Italia, semplifica le norme per la dismissione degli immobili pubblici, autorizza l'aumento di capitale della Banca d’Italia, individuando le categorie di investitori che possono acquisire le relative quote e modificando l'assetto e la governance dell'istituto. Sono, infine, dettate norme in materia di accisa su birra, prodotti alcolici intermedi e alcol etilico.
In sostanza, quello che interessa tutti noi, è che grazie a questo decreto non si pagherà la seconda rata dell’Imu, che avrebbe rappresentato per i cittadini un esborso, sulla prima casa, di 2,2 miliardi.
Cos’è il decreto su Bankitalia
Sebbene sia materia ostica, provo a spiegare cosa cambia per Bankitalia. Il punto principale è che il decreto ha disposto la rivalutazione delle sue quote in quanto il capitale sociale della Banca d’Italia è di 156.000 euro, cioè quello fissato nel 1936. Già ora le quote di Bankitalia sono in mano a banche private e assicurazioni per il 97%, senza che per questo ne siano proprietarie, in quanto lo statuto prevede l’indipendenza di Bankitalia.
Quindi, per legge, si autorizza l’aumento di capitale fino al raggiungimento di 7,5 miliardi di euro tramite l’utilizzo di riserve statutarie. Infatti, la nostra banca nazionale emetterà obbligazioni a termine per un valore di 6 miliardi che le banche private dovranno restituire negli anni. Non ci sono aggravi sui conti pubblici, anzi la rivalutazione delle quote porterà al pagamento delle tasse su questo plusvalore, entrata che servirà allo Stato per pagare la rata Imu che lo stesso decreto abolisce per i cittadini italiani. Questo è il motivo per cui i due provvedimenti, Imu e Bankitalia, sono stati messi insieme.
Vengono, inoltre, disposti la limitazione dei diritti economici dei partecipanti alla distribuzione dei dividendi annuali, l’individuazione dei soggetti legittimati a detenere quote del capitale di Bankitalia, l’introduzione di un limite individuale al possesso di quote del capitale. E in questo modo nessuno potrà avere più del 3% delle azioni: gli azionisti che oggi ne hanno di più dovranno vendere. Le quote potranno essere acquistate da banche e imprese assicurative comunitarie, quindi europee, ma anche fondi pensione, fondazioni bancarie, enti e istituti di previdenza che hanno sede in Italia.
L’Ucraina è scesa in piazza
Per un Paese in piena democrazia che fa barricate sul nulla, ce n’è un altro che lotta per una vera libertà di scelta. L’Ucraina è scesa in piazza, dopo anni di attesa, manifestando duramente contro il presidente ucraino Viktor Yanukovich e la sua posizione smaccatamente filorussa e antieuropeista. Il risultato delle proteste e degli scontri di piazza è stato che Yanukovich ha dovuto accettare le dimissioni in blocco del premier Mikola Azarov e di tutto il governo. Inoltre, il parlamento ucraino ha dovuto abrogare le leggi anti-proteste approvate pochi giorni prima.
Proprio in settimana, ho potuto ascoltare dalla viva voce di testimoni, ricevuti in Commissione Affari esteri della Camera, cosa sta accadendo e perché. E per farvi capire come la pensa il popolo ucraino, vi dico solo che le proteste sono iniziate un paio di mesi fa dopo che il governo Yanukovich ha fatto marcia indietro sulla firma dell’accordo di associazione con la Ue, rilanciando le relazioni economiche con la Russia. Immediatamente migliaia di persone si sono riversate nelle strade pacificamente, chiedendo al presidente di ripensarci.
Un Ministro via l’altro
Cosucce di casa nostra: alla fine la Ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo ha dovuto dimettersi. Scelta giusta, troppo clamore sul suo caso, troppe cose da chiarire. Io aggiungo anche troppi cambi di Ministri negli ultimi 6 anni a questa benedetta Agricoltura, che tra l’altro è un comparto oltre modo prezioso, soprattutto se pensiamo che sarà grande protagonista di Expo. Purtroppo, è stato gestito senza lungimiranza, proprio a causa del continuo turn over di responsabili del dicastero e mi sono augurato, pubblicamente, che ora venga scelta una persona competente, che sappia dare una svolta anche rispetto a tutte le questioni che coinvolgono Agea e lo stesso Ministero, in primis la vicenda delle quote latte. Si deve inoltre tener conto dell’importanza dei prodotti agroalimentari italiani che sono di alta qualità e ci vengono invidiati nel mondo.
Con Bruschi per il futuro di Melzo
Continua il mio sostegno alle primarie della provincia di Milano. Questa volta voglio dire due parole di Antonio Bruschi, nato e sempre vissuto a Melzo, cittadina della Martesana dove si candida per essere scelto dagli elettori del centrosinistra come prossimo sfidante per la carica di sindaco. Pensionato del settore telecomunicazioni, un’esperienza sindacale alle spalle, Bruschi è stato fino a poco tempo fa segretario del Circolo cittadino.
Annuncia che sarà un sindaco a tempo pieno, sogna una Melzo viva e attraente e pensa a un progetto forte con un’amministrazione interessata al futuro delle giovani generazioni, senza dimenticare di intervenire ogni giorno per risolvere i problemi di cui soffrono le comunità locali.
Se vuoi leggere il suo volantino clicca qui.
Le dimissioni del Ministro delle Politiche Agricole On. Nunzia De Girolamo non sono arrivate in modo inaspettato. Ha contribuito l’indagine in corso a Benevento sul sistema di gestione della Sanità locale che ha visto coinvolta anche la De Girolamo, ha fatto la sua parte anche la presenza di più ministri della componente alfaniana nel governo Letta.
Sul primo punto lascio alla magistratura il compito di accertare la verità e di verificare la correttezza dei comportamenti anche dell’On. De Girolamo, mentre voglio soffermarmi su un altro punto che non viene preso in considerazione.
In meno di 6 anni si sono succeduti 5 Ministri della Politiche Agricole, in ordine dal 2008 Zaia Galan Romano Catania e De Girolamo, ed ora l’interim a Letta. Un dato veramente sconfortante per un settore primario come quello dell’agricoltura che è attualmente il secondo per produzione di PIL italiano e primo per export.
Una mancanza assoluta di programmazione a lungo respiro, dove la precarietà parte proprio da chi deve dare le linee politiche di sviluppo del nostro settore agroalimentare. E’ vero che l’agricoltura ha un numero basso di occupati ed in alcuni casi anche per poche settimane all’anno, ma la forza del settore della trasformazione alimentare dei nostri prodotti di qualità non può essere abbandonata così. Mi auguro che nei prossimi giorni si continui ad investire sull’agricoltura e sui prodotti alimentari italiani di qualità che ci vengono invidiati da tutto il mondo.
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On. Cova: "Ex Sisas: ho denunciato il traffico di rifiuti tra discariche lombarde ancora a partire dal 2011. Troppa facilità da parte di Regione e Ministro"
“Ho cominciato tre anni fa, da consigliere provinciale, a denunciare uno strano traffico di rifiuti tra l’area ex Sisas e alcune discariche regionali, tra cui quella di Inzago e il sito di smaltimento di Cornaredo. Eppure siamo arrivati a oggi, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti”: lo dichiara l’on. Paolo Cova, parlamentare milanese del Pd, che quando sedeva a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, per l’intero 2011 ha presentato tutta una serie di interrogazioni urgenti per sapere cosa stesse realmente accadendo.
“Era emerso che materiale proveniente dalla bonifica dell’area ex Sisas, presumibilmente rifiuti pericolosi, erano stati stoccati temporaneamente nel sito di Cornaredo e smaltiti a Inzago – continua il racconto Cova –. Ma non sono mai riuscito a sapere se le autorizzazioni per il trattamento e stoccaggio di rifiuti tossici e pericolosi provenienti da Pioltello in questi due siti fossero corrette e se c'era corrispondenza tra i codici CER dei materiali che venivano trasferiti e stoccati”.
Una vicenda che lo ha visto protagonista da consigliere provinciale (qui il link al video di uno dei suoi interventi in Consiglio provinciale) e che porta oggi Cova a fare una amara riflessione: “Il tema delle bonifiche deve essere affrontato seriamente per recuperare un territorio ferito. C’è stata troppa facilità nell’assegnare gli appalti per le bonifiche, sia a livello regionale che da parte dell’allora Ministro. E la salute dei cittadini è stata messa dopo l’urgenza inspiegabile di svuotare il sito di Pioltello entro pochi giorni”.
E a proposito di quanto sta facendo ora il Parlamento, aggiunge: “Stiamo affrontando proprio in questi giorni, nell’Aula della Camera, il decreto sulla terra dei fuochi e c' è tutto il dramma di quel territorio. Anche in Regione Lombardia si doveva e si poteva fare di più, ma non è stato fatto. Per preservare la salute dei cittadini non basta un decreto: ci dovrebbe essere anche un controllo continuo delle procedure”.
Roma, 22 gennaio 201 4
Paolo Cova