News dal Parlamento

Professioni sanitarie: si riordina

Con la Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute, già approvato dal Senato e ora anche da noi, alla Camera, sono stati introdotti principi e criteri direttivi di delega più omogenei e stringenti, in considerazione soprattutto della disciplina intervenuta in materia con un Regolamento europeo del 2014. In particolare è stato introdotto uno specifico riferimento alle malattie rare e all’età pediatrica.

Inoltre, è stato previsto il riordino dei comitati etici, con l’istituzione, presso l’Agenzia italiana del farmaco, del Centro di coordinamento nazionale dei comitati etici territoriali, cui sono attribuite funzioni di indirizzo, di consulenza e di supporto dell’attività dei singoli comitati, oltre che di monitoraggio del rispetto dei termini della sperimentazione. Obiettivo della riforma è quello di garantire la qualità, e individuare con certezza i comitati etici territoriali, riducendone il numero.

L’altro tema centrale del disegno di legge è rappresentato dal riordino delle professioni sanitarie. Prendendo in considerazione la diversa consistenza anche territoriale delle varie articolazioni degli ordini, al fine di evitare aggravi amministrativi e finanziari, sono stati introdotti: la possibilità di ricorrere a forme di associazione tra ordini per l’esercizio di funzioni di particolare rilevanza; la composizione del collegio di revisori dei conti; le modalità previste per lo svolgimento delle elezioni degli organi e il quorum per la validità delle elezioni medesime, come pure l’inserimento di un limite al numero dei mandati.

Inoltre, si modifica la procedura per l’individuazione e istituzione di nuove professioni sanitarie e si individuano le figure dell’osteopata e del chiropratico.

 

Più chiarezza per i massaggiatori

E nell’ambito dell’esame della Delega al Governo di cui ho appena parlato, la Camera ha approvato un mio ordine del giorno sulla Professione sanitaria ausiliaria di massaggiatore e massofisioterapista. Si tratta di una figura professionale che ha subito diversi interventi di legge nell’arco degli anni. In particolare, un decreto legislativo del 1992 prevedeva che i corsi di studio che non fossero stati riordinati, andassero soppressi entro due anni a decorrere dal 1 gennaio 1994. Ma di fatto non sono ad oggi intervenuti atti di riordinamento della figura del massiofisioterapista che resta nei termini del vecchio ordinamento.

Dopo una serie di ulteriori passaggi che non chiariscono il destino di questi professionisti, nel 2006 il legislatore stabilisce che la formazione per l’accesso alle professioni sanitarie è esclusivamente di livello universitario, ad eccezione dei profili di operatori di interesse sanitario. Ma chi sia e cosa possa fare l’operatore di interesse sanitario non è ad oggi regolamentato.

Lo stato di fatto è che i corsi formativi regionali continuano a diplomare giovani con la figura professionale del massiofisioterapista, del massaggiatore capo-bagnino e del massaggiatore sportivo senza che sia intervenuta una norma legislativa che identifica queste professioni. Situazione che rende assolutamente precarie le aspettative di lavoro di questi professionisti.

Ecco perché il mio ordine del giorno impegna il Governo a valutare l’opportunità di abrogare le norme che prevedono i corsi di formazione per il rilascio dei titoli per l’esercizio delle attività di massafiosioterapista, massaggiatore capo-bagnino e a garantire ai titolari dei diplomi di massofiositerapista e massaggiatore capo-bagnino che possano continuare a svolgere l’attività. Ma anche a individuare, secondo le normative europee e la programmazione sanitaria nazionale, in accordo con la Conferenza Stato Regioni, una nuova figura professionale nell’area della riabilitazione.

 

Novità in spiaggia

Questa settimana, alla Camera, abbiamo approvato un’altra Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo, che ha lo scopo di favorire, nel rispetto della normativa europea, lo sviluppo e l’innovazione dell’impresa turistico-ricreativa e di innovare il settore balneare che rappresenta il comparto più importante. Quest’anno le spiagge italiane hanno registrato oltre 90 milioni di presenze, con un aumento straordinario di turisti stranieri. Tuttavia, nonostante le potenzialità del settore, in cui operano circa 30.000 imprese balneari, di cui circa l’85% a conduzione familiare, e oltre 100.000 lavoratori, che raggiungono quasi 300.000 unità comprendendo l’indotto, da un decennio non esiste un’adeguata azione legislativa. Il provvedimento interviene, finalmente, in maniera organica per il riordino del sett ore delle concessioni demaniali.

Tra le novità e le modifiche introdotte viene riconosciuto il principio del legittimo affidamento; è previsto un adeguato periodo transitorio per le concessioni assegnate entro il 31 dicembre 2009; viene riconosciuto il valore commerciale dell’impresa; vengono salvaguardati i livelli occupazionali; vengono valorizzate le peculiarità territoriali, le forme di gestione integrata dei beni e delle attività aziendali e le professionalità acquisite, sia dai concessionari, sia dai gestori; vengono stabiliti i criteri per l’affidamento delle concessioni, introducendo strumenti premianti per strutture a basso impatto ambientale e per quelle che offrono servizi di fruibilità dell’infrastruttura e della spiaggia ulteriori rispetto a quelli già previsti per legge a favore delle persone disabili; durante il periodo transitorio, è prevista la regolamentazione degli aspetti giuridici degli atti di pianificazione territoriale e dei relativi strumenti di programmazione negoziata stipulati ai fini del miglioramento dell’offerta turistica e della riqualificazione dei beni demaniali tra le amministrazioni competenti e le associazioni maggiormente rappresentative su base nazionale delle imprese del settore; viene rivisto il sistema di calcolo dei canoni concessori, classificando i beni in un minimo di tre categorie di valenza turistica, e nello stesso tempo si andrà al superamento dei cosiddetti valori dell’Osservatorio immobiliare italiano.

Tuteliamo le aree rurali

La nostra Assemblea ha approvato definitivamente anche le Norme in materia di domini collettivi, un provvedimento che fornisce una sistemazione giuridica a quelle diverse ed eterogenee situazioni giuridiche legate al godimento, da parte di una determinata collettività, di specifiche estensioni di terreno, di proprietà sia pubblica che privata, abitualmente riservata a un uso agro-silvo-pastorale, istituendo la figura giuridica dei domini collettivi. Questo ordinamento dalle origini antiche stabilisce diritti collettivi di godere e di gestire il territorio. Un ritorno al passato che diventa un’importante azione per il futuro, perché il bosco, le risorse, le fonti e il pascolo sono ricchezze fondamentali per il territorio. È un patrimonio naturale, culturale ed economico a disposizione della popolazione e in comproprietà, da conservare e tramandare di generazione in generazione, di padre in figlio. Solo in tal uni casi il patrimonio collettivo viene gestito da un ente dotato di personalità giuridica.

Il compito dei domini collettivi è quello di tutelare i beni in modo efficace e duraturo, attraverso strumenti giuridici che si caratterizzano nell’ordinamento italiano per una serie di vincoli alla utilizzabilità del patrimonio. Sviluppare le aree rurali, riconoscendo i domini collettivi quali soggetti neo-istituzionali a cui compete l’amministrazione del patrimonio civico di uso comune, significa soprattutto riconoscere che questi enti, quali gestori delle terre di godimento collettivo, possano essere come “imprenditori locali”, che agiscono per la “tutela e la valorizzazione dell’insieme delle risorse naturali presenti nel demanio civico”.

Paolo Cova