News dal Parlamento

Come cambia la pesca

 

Una decisione importante quella presa questa settimana alla Camera, dove abbiamo approvato gli Interventi per il settore ittico e deleghe al Governo per il riordino e la semplificazione normativa e in materia di politiche sociali nella pesca professionale. Il testo passa ora all’esame del Senato.

Il provvedimento contiene misure attese dal comparto che da anni vive una crisi strutturale, causata dagli elevati costi di produzione, dalla diminuzione della capacità di pesca dovuta a ragioni di sostenibilità ambientale e dalla crisi di mercato, prevedendo una serie di deleghe al Governo. L’esecutivo dovrà ora occuparsi del riordino e dell’aggiornamento della normativa vigente in materia di pesca ed acquacoltura; di politiche sociali nel settore della pesca professionale, per garantire agli operatori della pesca, armatori e imbarcati, l’equo indennizzo o ristoro in caso di sospensione dell’attività di pesca; del riassetto della normativa nazionale vigente in materia di pesca sportiva; del riordino della normativa in materia di concessioni demaniali per la pesca e l’acquacoltura e di licenze di pesca.

Altre misure riguardano l’istituzione del Fondo per lo sviluppo della filiera ittica, con una dotazione finanziaria di 3 milioni di euro per il 2018; le nuove disposizioni sui distretti di pesca; la disciplina dei Centri di assistenza per lo sviluppo della pesca e dell’acquacoltura; l’inclusione degli organismi promossi dalle associazioni di categoria tra i soggetti abilitati a predisporre i programmi per la promozione della cooperazione e dell’associazionismo delle imprese di pesca; la modifica della disciplina della rappresentanza delle associazioni della pesca nelle commissioni di riserva delle aree marine; il ripristino delle funzioni della Commissione consultiva centrale della pesca e dell’acquacoltura; le nuove disposizioni in materia di prodotti della pesca; l’adeguamento della normativa primaria in materia di pescaturismo e ittiturismo; l’estensione ai settori della pesca e dell’acquacolt ura dell’esenzione dall’imposta di bollo; l’introduzione della disciplina della vendita diretta dal pescatore al consumatore finale; la ripartizione di ogni eventuale incremento annuo del contingente di cattura di tonno rosso; le modifiche al sistema sanzionatorio.

 

 

Coni, c’è un limite ai mandati

 

Un’altra proposta di legge che era necessaria e che ha avuto il via libera della Camera è quella che contiene le Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (Cip), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica, già approvata dal Senato.

In sostanza, la nostra proposta di legge interviene sui mandati degli organi del Coni, delle Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate, degli Enti di promozione sportiva, degli organi del Cip e definisce nuovi limiti al rinnovo dei mandati degli stessi.

Si fissa un tetto massimo di tre mandati quadriennali per il presidente e gli altri componenti della Giunta nazionale del Coni e – in mancanza di adeguamento – si prevede che il Comitato possa nominare un commissario ad acta tenuto a disporre queste modifiche. Si dispone anche che il presidente e i membri degli organi direttivi delle Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate e degli Enti di promozione sportiva non possano svolgere più di tre mandati, limite che può essere abbassato dai singoli statuti.

Si introduce, inoltre, una disposizione sugli organi del Cip (il Consiglio nazionale, la Giunta nazionale, il presidente, il segretario generale e il collegio dei revisori dei conti) prevedendo, anche per questi organi, il limite di 3 mandati quadriennali. Di rilievo, il principio introdotto in sede referente in Commissione Cultura sul tema della promozione delle pari opportunità per le donne e gli uomini nell’accesso agli organi di direttivo.

 

 

Nessuno tocchi gli anziani

 

Questa settimana abbiamo messo uno stop anche alle frodi nei confronti dei soggetti deboli, le più odiose, approvando le Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace. Il provvedimento nasce dall’esigenza di arginare il sempre più dilagante ed allarmante fenomeno criminale delle frodi in danno di persone che sono vulnerabili in ragione dell’età avanzata.

La nuova norma dice che chiunque, con mezzi fraudolenti, induce una persona che versi in situazioni di vulnerabilità psicofisica, in ragione dell’età avanzata, a dare o promettere indebitamente a sé o ad altri denaro, beni o altra utilità, commettendo il fatto nell’abitazione della persona offesa o in altro luogo di privata dimora, all’interno o in prossimità di uffici postali o di sedi di istituti di credito, di luoghi di cura o di ritrovo di persone anziane o di case di riposo, ovvero simulando un’offerta commerciale di beni o servizi, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 400 a euro 3.000.

L’innalzamento della pena è previsto per il delitto di circonvenzione di incapace, mentre l’aggravante si ha se il fatto è commesso con strumenti telefonici, informatici o telematici o avvalendosi di dati della vita privata della persona offesa, acquisiti fraudolentemente o senza il suo consenso.

In caso di condanna, viene prevista la confisca, anche per equivalente, dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo, mentre la custodia cautelare in carcere si può applicare anche se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a 3 anni.

 

 

 

Al bando il nucleare

 

Sappiamo tutti ciò che sta accadendo in Corea del Nord. Un dittatore sta mettendo a rischio la comunità internazionale che si deve confrontare con nuove e gravi sfide alla pace e alla sicurezza internazionale, incluso il concreto rischio di una ulteriore proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei vettori ad esse associati. Le catastrofi umanitarie e i danni irreversibili che possono essere prodotti dalle armi nucleari le rendono inconciliabili con il diritto internazionale umanitario e hanno indotto la comunità internazionale a rendere prioritari gli obiettivi della non proliferazione e del disarmo generale. Lo sforzo volto alla riduzione degli armamenti nucleari ha dato buoni frutti negli anni passati, soprattutto attraverso la conclusione di fondamentali trattati internazionali.

Ecco perché abbiamo voluto approvare una mozione concernente iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia, che impegna il Governo a continuare a perseguire l’obiettivo di un mondo privo di armi nucleari, attraverso un approccio progressivo e inclusivo al disarmo, che riconosca la centralità del Trattato di non proliferazione nucleare, e attraverso modalità che promuovano la stabilità internazionale, valutando in questo contesto, compatibilmente con l’obiettivo delineato, con gli obblighi assunti in sede di Alleanza atlantica e con l’orientamento degli altri alleati, la possibilità di aderire al trattato giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, che porti alla loro totale eliminazione, approvato a New York il 7 luglio 2017 dall’Assemblea generale dell’Onu appositamente convocata.

Inoltre, ad attivarsi, insieme con gli altri partner della comunità internazionale, per favorire l’universalizzazione e il rafforzamento delle disposizioni del Trattato di non proliferazione nucleare, l’entrata in vigore del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, la conclusione di un Trattato sulla messa al bando del materiale fissile idoneo alla fabbricazione di armi nucleari, il consolidamento e la creazione di zone libere da armi nucleari, soprattutto in Medio oriente, e altre misure di trasparenza e costruzione della fiducia tra Stati che possano condurre all’obiettivo del disarmo generale.

 

 

Una mano allo Yemen

 

La situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all’emergenza umanitaria e all’esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto, contenuta in alcune mozioni, mi ha portato a votare favorevolmente sia per il testo proposto dal Pd, sia per quello, che ritengo di assoluto buon senso, proposto da un collega di SI.

L’esigenza di prendere posizione sulla vicenda, nasce dalla situazione in Yemen, che è stato culla di civiltà millenarie e anche per questo custodisce un patrimonio immenso in termini di arte, cultura, storia. Oggi purtroppo, dopo anni di instabilità politica, lo Yemen è diventato uno dei Paesi più poveri del mondo. Stante questa situazione è necessaria e urgente una presa di responsabilità da parte dei Paesi e soprattutto delle organizzazioni internazionali.

Lo scontro in atto, una guerra civile che si protrae da più di due anni ma che vede la partecipazione anche di diverse potenze regionali, ha generato un alto numero di vittime, l’anno scorso si stimavano 10mila, delle quali circa un terzo sarebbero civili e 1.540 bambini, con accuse alle parti in conflitto di condotte che configurerebbero crimini di guerra. La guerra in atto è peraltro all’origine di un gravissimo deterioramento delle condizioni umanitarie nello Yemen, classificato come la peggiore crisi del mondo dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari che indica in 18,8 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria o di protezione, di queste 10,3 milioni necessitano di assistenza immediata a causa della grave carestia e dell’epidemia di colera che ha già fatto più di 1.500 vittime e che potrebbe diffondersi rapidamente mettendo a rischio la vita di oltre 300mila persone.

Nella nostra mozione impegniamo il Governo a continuare nel monitoraggio della crisi umanitaria in corso nello Yemen sensibilizzando gli altri donatori sulla gravità della situazione e sostenendo gli sforzi in corso da parte delle Nazioni Unite, affinché vengano mobilitate le necessarie risorse per finanziare l’azione di soccorso internazionale; a proseguire e a rafforzare le attività di assistenza umanitaria alla popolazione; a continuare ad attivarsi presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu e negli altri fori internazionali per promuovere iniziative volte a fare rispettare il diritto umanitario e i diritti umani e a favorire le condizioni per una soluzione negoziata del conflitto; a favorire una linea di azione condivisa in materia di esportazioni di materiali di armamento dando sostegno concreto alle iniziative internazionali per la cessazione delle ostilità.

 

 

Un incontro per capire il Libano

E martedì 26 settembre, nella sala del Concilio, nella parrocchia San Nicolao della Flue, in via Dalmazia 11, a Milano, si parlerà di un altro grosso nodo umanitario internazionale. Sarà, infatti, presente mons. Mounir Khairallah, vescovo maronita di Batroun, in Libano, che racconterà la situazione di quella regione.

Qui la locandina.

Paolo Cova

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