News dal Parlamento

Vietato depistare

Con l’approvazione in via definitiva avvenuta, questa settimana, alla Camera, abbiamo introdotto nel codice penale il reato di frode in processo penale e depistaggio. La proposta di legge supera una lacuna del nostro ordinamento che non prevedeva un reato specifico di depistaggio, ma utilizzava una serie di disposizioni che punivano la condotta di colui il quale in vario modo intralciava la giustizia: falsa testimonianza, calunnia, autocalunnia, favoreggiamento personale, falso ideologico, false informazioni al pubblico ministero.

Questa proposta invece offre nuovi e incisivi strumenti di contrasto al fenomeno: basti pensare all’esempio per eccellenza, ovvero quello della scomparsa dell’agenda rossa di Borsellino, in cui il Pubblico Ministero si è visto costretto a contestare il reato di furto aggravato proprio in mancanza di altre fattispecie.

La storia repubblicana è costellata di episodi di depistaggio e ostacoli alle indagini frapposti da pubblici ufficiali corrotti e servizi deviati nei tragici fatti di terrorismo, stragi e mafia. Oggi l’intervento non è di lieve entità: ora, nel codice penale si innalza da 6 mesi a un anno minimo e da 3 a 5 anni massimo la pena della reclusione per chi si rende responsabile del reato di frode processuale nell’ambito di un procedimento civile o amministrativo e cioè colui il quale nell’ambito del procedimento, al fine di trarre in inganno il giudice o il perito nell’esecuzione di una perizia, muta artificiosamente lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone.

Confidi rafforzati e semplificati

Alla Camera abbiamo dato il via libera definitivo anche alla legge delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi. Questi ultimi sono enti che svolgono l’attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi e i servizi connessi o strumentali a favore delle piccole e medie imprese o dei liberi professionisti associati. La garanzia dei confidi è rappresentata da un fondo al quale contribuiscono tutti i soci che hanno aderito al consorzio.

La delega al Governo ha l’obiettivo di valorizzare il ruolo dei confidi proprio per migliorare l’accesso al credito; semplificare gli adempimenti; contenere i costi di funzionamento che vengono ribaltati inevitabilmente sulle imprese; rafforzare patrimonialmente i confidi, anche alla luce della disciplina più stringente introdotta a livello europeo dall’Unione bancaria; disciplinare la raccolta di risorse pubbliche e private e i contributi degli enti pubblici verso i fondi di garanzia; razionalizzare la filiera di garanzia e controgaranzia; realizzare una maggiore sinergia tra il fondo centrale di garanzia nazionale e i confidi, evitando l’effetto spiazzamento del ricorso diretto del sistema delle imprese sul fondo centrale di garanzia, saltando il sistema di confidi; migliorare l’accesso generale al credito e utilizzare i confidi come strumento per un miglioramento dell’educazione finanziaria delle imprese e per l’attivazione di un sistema di consulenza soprattutto per il sistema delle microimprese.

Missioni internazionali: c’è la legge

La presenza italiana all’estero nelle missioni di pace ha avuto due momenti significativi, questa settimana, in Aula. Come prima cosa abbiamo approvato le Disposizioni concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, ovvero un riferimento unico per i contingenti militari italiani coinvolti in missioni internazionali, provvedimento che ora torna al Senato. Si tratta di una disciplina quadro che regola le procedure istituzionali e il trattamento economico del personale, con l’obiettivo di snellire il lavoro parlamentare e concentrarlo sugli aspetti politici e strategici delle missioni. Una legge storica perché nel nostro ordinamento non esisteva una disciplina di carattere generale che regolasse le procedure relative alla deliberazione e all’autorizzazione di queste missioni e fornisse una cornice legislativa stabile e uniforme da applicare in tutti gli scenari internazionali.

Aspetti che fino a oggi sono stati gestiti, di volta in volta, con provvedimenti singoli e dalla efficacia limitata nel tempo, con misure che necessitavano di essere continuamente reiterate, rendendo più complicata l’armonizzazione del coordinamento operativo e normativo.

Con questo provvedimento finalmente si razionalizzano e si uniformano il trattamento economico, la normativa applicabile al personale, sia relativa a profili amministrativi che penali, si riordinano le disposizioni altrimenti sparse nei vari decreti di rifinanziamento. Si è così realizzato uno strumento legislativo capace di offrire una cornice normativa certa e unitaria per l’invio dei contingenti, sia nell’ambito di operazioni di mantenimento della pace (peace keeping), sia nell’ambito di operazioni di conseguimento della pace (peace enforcing).

E ora continuiamo

Poi, abbiamo discusso e approvato la conversione in legge del decreto sulla proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché misure urgenti per la sicurezza.

La linea di questo Governo è assicurare che l’impegno militare all’estero faccia parte di un disegno complessivo e articolato che includa parallelamente e coerentemente anche le attività civili e la cooperazione allo sviluppo. Abbiamo, infatti, anche stanziato 90 milioni di euro aggiuntivi per i programmi di stabilizzazione e di ricostruzione in favore delle comunità colpite dalle crisi e dai conflitti. In totale la spesa complessiva è di circa 168 milioni di euro per il sostegno ai processi di ricostruzione, di pace e di stabilizzazione.

Il provvedimento è strutturato suddividendo le missioni in 3 articoli sulla base della dislocazione continentale dei contingenti: Europa, per le missioni nei Balcani, Bosnia–Erzegovina, Albania, Kosovo, Cipro e le zone del Mediterraneo; Asia, per le missioni in Afghanistan, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Libano; Africa, per le missioni in Mali, Corno d’Africa, Oceano indiano, Somalia. La consistenza media annuale del personale impiegato è pari a circa 5.938 unità, per un impegno di spesa di circa 1 miliardo di euro.

In particolare, è rafforzata la coalizione contro Daesh, mentre, su richiesta della coalizione internazionale e d’intesa con il Governo iracheno, l’Italia si è resa disponibile a garantire la protezione dell’area della grande diga di Mosul. Continueremo, poi, a essere presenti in Eunavfor Med, l’operazione volta a contribuire a smantellare le reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale.

In questo provvedimento, con un emendamento, come già anticipato anche dai mass media, è stata sospesa per ora la fornitura gratuita all’Egitto di ricambi per i cacciabombardieri F-16 a causa della crisi in atto con Il Cairo per il caso di Giulio Regeni.

Infine, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2016 l’impiego di oltre 6mila militari per il Giubileo e per altre specifiche aree del territorio nazionale, come pure l’incremento di 750 unità per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili e nelle operazioni “Strade sicure” e “Terra dei fuochi”.

Dacca, Italia in prima linea

Il Ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni ha tenuto un’informativa urgente del Governo sull’attentato terroristico di Dacca nell’Aula della Camera. E dopo averci raccontato come presumibilmente sono andate le cose, ha fatto un’analisi più approfondita della vicenda. Rivelando quello che ora è chiaro a tutti: gli autori di questo massacro infame erano giovani istruiti, appartenenti a famiglie della classe media e, in qualche caso, dell’establishment del Paese. Se è vero, infatti, che la manovalanza del terrorismo può certamente attecchire tra i diseredati delle periferie del mondo o delle periferie delle nostre città, è anche vero che il fanatismo può spesso armare le mani – e non è la prima volta, basti ricordare l’11 settembre – di persone istruite e facoltose.

Gli autori di questo massacro, secondo le autorità locali, sarebbero aderenti al gruppo islamista Jamaat-ul Mujahideen, ma le prime valutazioni, condivise con le diplomazie e l’intelligence del Giappone e di altri Paesi con presenze storiche in Bangladesh, portano comunque a ritenere attendibili le rivendicazioni della strage fatte da Daesh in alcuni siti del sedicente Califfato.

Ma questo ci dice anche una cosa: ora dobbiamo avere la consapevolezza definitiva di trovarci di fronte davvero a una minaccia globale, quella del fondamentalismo terrorista. La risposta, ha detto il Ministro, deve essere altrettanto globale, e questa è una delle cose su cui l’Italia da mesi lavora per attuarla nella comunità internazionale.

Contro chi si rivolge questa minaccia globale? Ovvero, gli italiani erano il bersaglio? In questo caso, si può dire senz’altro che le vittime sono state in prevalenza italiane e giapponesi. In altri casi, più in generale, ci sono state vittime straniere, occidentali, comunque considerate infedeli dalla barbarie terroristica. Ma spesso il terrorismo colpisce Paesi a maggioranza islamica, colpisce nel mucchio. Quindi, è una minaccia che certamente colpisce gli italiani in quanto occidentali, in quanto infedeli, nell’assurda visione del mondo dei terroristi, ma che, in generale, prende di mira tutte le presenze occidentali e punta anche contro il mondo islamico.

E come rispondere? Il Governo, il Parlamento, tutte le istituzioni coinvolte, le forze sociali, culturali del Paese devono essere unite, in questo, ha detto il Ministro, e il terrorismo fondamentalista deve sapere che non avrà tregua.

Perciò, visto che sta perdendo terreno sia in Siria che in Iraq, la nostra mobilitazione militare deve essere crescente per la sconfitta definitiva, abbattendo il simbolo del sedicente Stato islamico.

Non basta naturalmente vincere sul piano militare, ha aggiunto Gentiloni, perché il contrasto alla radicalizzazione fondamentalista sarà un impegno di lunga durata e in questo sarà necessario rivolgersi alla comunità islamica e ai Paesi a maggioranza di religione islamica, offrendo solidarietà e chiedendo impegno, ha concluso il rappresentante del Governo.

Via libera agli accordi internazionali

Tornano in Aula le ratifiche. Questa settimana abbiamo dato il via libera all’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica; alla Ratifica ed esecuzione dell’Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco e della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate.

Abbiamo poi approvato la ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale; il Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici; la Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all’Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull’istituzione dell’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti Occar del 9 settembre 1998.

E ancora, abbiamo discusso e approvato il disegno di legge di Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile e di Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l’accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile. Infine, abbiamo discusso e approvato il disegno di legge di Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Cile per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali.