News dal Parlamento

Pensioni: via libera ufficiale

Vi ricorderete, soprattutto se siete parte interessata, che qualche settimana fa la Corte Costituzionale si è pronunciata dichiarando illegittimo il blocco della rivalutazione automatica delle pensioni per gli anni 2012 e 2013 disposto dal

decreto-legge n. 201 del 2011, il cosiddetto Salva Italia, del Governo Monti. Bene: questa settimana, alla Camera, abbiamo approvato il provvedimento che dà il via alla corresponsione degli arretrati pensionistici per il mancato adeguamento all’inflazione degli anni passati, al rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga e a più forti garanzie sul Tfr anticipato in busta paga.

Per i due anni in questione si riconosce una rivalutazione assegnata in modo decrescente fino a 6 volte il minimo di pensione Inps, con decorrenza 1° settembre 2015. Gli arretrati saranno pagati in un’unica soluzione il 1° agosto, per un ammontare medio di oltre 500 euro a pensionato. L’importo sarà maggiore per le pensioni comprese tra 3 e 4 volte il minimo e inferiore per le pensioni comprese tra 4 e 6 volte. L’intervento interessa 3,7 milioni di persone e mette in campo 2 miliardi e 180 milioni di euro per il 2015 e quasi 500 milioni a regime dal 2016.

Oltre all’intervento volto a recepire la sentenza della Consulta, il decreto contiene una serie di norme tese a rifinanziare strumenti a sostegno dell’occupazione. Si autorizza la spesa di 1 miliardo aggiuntivo sugli ammortizzatori in deroga e si rafforzano con 290 milioni i contratti di solidarietà. Previsto infine l’anticipo del pagamento delle pensioni al primo giorno di ogni mese e un adeguamento normativo finalizzato a far sì che la somma dei contributi non venga svalutata dal calo del Pil registrato negli ultimi anni. Sono state approvate, anche, misure in materia di benefici previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto.

 

Tutti i temi dell’Europa

Questa settimana, alla Camera, abbiamo approvato in via definitiva, con 270 voti favorevoli e 113 voti contrari, il disegno di legge di delegazione europea 2014. Il provvedimento è, insieme alla legge europea, uno dei due strumenti di adeguamento all’ordinamento dell’Unione europea e contiene le disposizioni di delega necessarie per il recepimento delle direttive e degli altri atti dell’Unione europea.

La legge contiene disposizioni di delega per il recepimento di 58 direttive europee, per l’adeguamento della normativa nazionale a 6 regolamenti Ue e per l’attuazione di 10 decisioni quadro, oltre a principi e criteri direttivi specifici, cui il Governo dovrà attenersi, con riferimento a 12 direttive, 6 regolamenti e 3 decisioni quadro.

I temi cui anche l’Italia dovrà conformarsi sono veramente molti e spaziano in tutti i campi. Ecco i più importanti: risarcimento del danno derivante da violazione delle norme europee sulla concorrenza, sanzioni penali o amministrative per la violazione di obblighi contenuti in direttive attuate, vigilanza prudenziale degli enti creditizi e negoziazione di strumenti finanziari, ravvicinamento delle disposizioni relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati, sistemi di garanzia dei depositi, risanamento degli enti creditizi e delle imprese d’investimento, mercati degli strumenti finanziari, organismi di investimento collettivo in valori mobiliari, sanzioni penali per abusi di mercato, valutazione dell’impatto ambientale di progetti pubblici e privati, esposizione alle radiazioni ionizzanti, sicurezza e salute dei lavoratori esposti a campi elettromagnetici. C’è anche una direttiva concernente il miele.

E sul piano della giustizia penale, il Governo dovrà dare attuazione a 7 decisioni quadro relative alle squadre investigative comuni, ai provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio, al reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie e delle sentenze e decisioni di sospensione condizionale in vista della conseguente attività di sorveglianza, al reciproco riconoscimento delle decisioni pronunciate in assenza dell’interessato al processo e delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare, alla risoluzione dei conflitti nell’esercizio della giurisdizione penale, agli scambi di informazioni del casellario giudiziario.

Risultano, inoltre, pendenti procedure di infrazione per mancato recepimento delle direttive in materia di trapianti, di obblighi derivanti dalla convenzione sul lavoro marittimo, di sistema di tracciabilità degli articoli pirotecnici e di attrezzature a pressione.

 

Quel formaggio “in polvere”

Probabilmente non è noto alla maggioranza di voi, ma è bene sapere che sulle nostre tavole vengono serviti e consumati formaggi fatti con il latte in polvere. E in quantità superiore a quanto ci si possa aspettare. Con il collega parlamentare del Pd Giorgio Zanin, questa settimana, siamo intervenuti su questo tema dicendo che il consumatore deve sapere ed essere consapevole di quello che sta per mangiare.

Diventa per noi imperativo continuare a batterci affinché i consumatori italiani ed europei abbiano informazioni trasparenti sul cibo che mangiano. È questa la via privilegiata per garantire la qualità e assicurare la giusta remunerazione a chi produce.

La vicenda dei formaggi prodotti con latte in polvere è un esempio che deve spingerci a indicare in etichetta la natura del latte che viene usato e poi trasformato. L’uso di cagliate, cagliate congelate o semilavorati per la trasformazione in formaggi non incide sulla salubrità e sanità del prodotto, ma ha una qualità diversa rispetto all’uso di latte fresco.

In Commissione Agricoltura della Camera ci siamo battuti affinché nella risoluzione sul latte, recentemente approvata, ci fosse l’impegno a indicare il luogo di origine del latte oggetto di trattamento in modo chiaramente visibile al consumatore per favorire la tracciabilità del prodotto, indicando, inoltre, le caratteristiche del prodotto iniziale e, in particolare, se si tratta di latte fresco o cagliate o cagliate congelate o semilavorati.

I nostri prodotti Dop e Igp vengono preservati dai singoli disciplinari, ma, dal nostro punto di vista, la nuova frontiera per i consumatori è conoscere anche il luogo di origine del prodotto che verrà trasformato e le sue caratteristiche.

 

La Rai e il doping: ma si fa così?

E in settimana, assieme a un altro collega, il parlamentare del Pd Michele Anzaldi, siamo intervenuti, con una interrogazione, per stigmatizzare un comportamento tenuto in una trasmissione Rai.

Dovete sapere che Rai Sport, nella trasmissione Radio Corsa, andata in onda il 5 marzo scorso, ha ospitato un corridore, ex campione del mondo di ciclismo, la cui squalifica di due anni è stata comminata il 17 gennaio 2014 dal Tribunale nazionale antidoping del Coni per violazione dell’articolo 2.2 del codice Wada (uso o tentato uso di sostanze dopanti) e confermata dal Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, con scadenza della squalifica il 17 agosto 2015. Durante l’intervista, andata in onda 4 mesi prima della scadenza della pena, il conduttore ha formulato all’atleta, che ha svolto la propria autodifesa senza mostrare particolare rammarico per l’accaduto, un caloroso augurio per un pronto rientro nelle competizioni, in assenza di riscontri obbiettivi che avvalorassero il suo auspicio, lanciando, dunque, a nostro avviso, un messaggio antisportivo e fortemente diseducativo soprattutto per le giovani generazioni che si affacciano al mondo dello sport.

Di tutto questo con Alnzaldi, che è anche segretario della Commissione di Vigilanza Rai, abbiamo scritto in un’interrogazione alla presidente e al direttore Rai. Nel documento la nostra domanda al servizio pubblico è chiara: la Rai educa così all’etica sportiva?

Ci stupisce, insomma, che un atleta condannato per doping possa essere presente in una trasmissione quando ancora è squalificato e che possa addirittura minimizzare la propria posizione davanti a una platea di telespettatori, molti dei quali giovani e giovanissimi, ma anche intervenire a commentare altre vicende di doping. La Rai svolge un ruolo di informazione pubblica e deve offrire ai giovani che guardano i programmi un’immagine di sport pulito e sano che premia il vero merito. Osannare le gesta di chi ha fatto uso di doping non appare un messaggio opportuno per il servizio pubblico.

 Paolo Cova