News dal Parlamento

Verità per Regeni

Il Ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni è venuto in settimana a informarci alla Camera sugli sviluppi del caso Regeni. Per come si sono messe le cose ora, però, sappiamo tutti che la posizione è già superata con il rientro del nostro ambasciatore dall’Egitto.

Tuttavia, voglio ricordare alcuni passaggi dell’intervento di Gentiloni per vedere se riescono a fare un minimo di chiarezza. Il Ministro ha ricordato che è stata troncata la giovane vita di un ragazzo italiano esemplare, laureato a Cambridge, ricercatore all’American University de Il Cairo, uno dei tanti giovani italiani che studiano o lavorano nel mondo. Ha ricordato, poi, che siamo rimasti colpiti per il modo in cui il giovane è stato atrocemente torturato e ucciso. Altro aspetto umanamente importante è la lezione di compostezza e di dignità che hanno dato i suoi genitori, un esempio, ha detto Gentiloni, per l’intero Paese.

Ma ecco la storia. Giulio Regeni scomparve la sera del 25 gennaio a Il Cairo. Il nostro ambasciatore si mobilitò nelle ore immediatamente successive avendo colloqui anche con la Consigliera nazionale per la sicurezza del presidente Al-Sisi. Gentiloni stesso parlò con il suo collega Sameh Shoukry, Ministro degli Esteri, sollecitando il suo intervento per fare quanto possibile per capire le ragioni di questa scomparsa. Purtroppo, il corpo, fu poi ritrovato il 3 febbraio e immediatamente venne chiesta dall’Italia la possibilità che i nostri investigatori partecipassero alle indagini. Assenso dell’Egitto all’invio di nostri investigatori a Il Cairo arrivato il giorno dopo.

Gentiloni ci ha tenuto anche a dire che il fatto che l’Egitto sia un Paese chiave della regione e che sia certamente un nostro alleato molto importante nella lotta contro il terrorismo, non deve essere considerato e non è stato considerato come un ostacolo alla ricerca della verità. Eppure, dopo una prima fase di informativa sulle indagini in corso, la collaborazione tra il nostro team investigativo e le autorità egiziane si è rivelata, con il passare del tempo, generica e insufficiente.

Qual è il punto, ora, per il Ministro? Acquisire la documentazione mancante; evitare di accreditare in qualsiasi modo verità distorte o di comodo; accertare chi fossero i responsabili della probabile messa sotto osservazione di Giulio Regeni nel periodo precedente alla sua scomparsa; accettare l’idea che l’attività investigativa possa vedere un ruolo più attivo degli investigatori italiani in Egitto. La ragione di Stato, ha concluso Gentiloni, ci impone innanzitutto di difendere fino in fondo e nei confronti di chiunque la memoria di Giulio Regeni. E per ragione di Stato l’Italia non si rassegnerà all’oblio su questa vicenda e non consentirà che venga calpestata la sua dignità.

 

Fibrosi polmonare tra le malattie rare

Si stima che in Europa il numero di soggetti affetti da malattie rare sia compreso tra i 25 e i 30 milioni. Tra le numerosissime malattie rare è annoverata la fibrosi polmonare idiopatica, patologia cronica, progressiva e irreversibile a esito infausto, che determina la formazione di tessuto fibrotico-cicatriziale a livello polmonare con conseguente declino della sua funzionalità. In Italia la fibrosi polmonare idiopatica non è ancora riconosciuta a livello nazionale come malattia rara: solo le autorità sanitarie di Piemonte e Toscana l’hanno inserita tra queste e hanno identificato un codice di esenzione che permette l’accesso gratuito a tutte le prestazioni diagnostiche, gli esami di controllo, le terapie e i supporti socioassistenziali.

Per questo, in settimana, alla Camera, abbiamo approvato una mozione volta al riconoscimento della fibrosi polmonare idiopatica come malattia rara e a garantire una più efficace e omogenea assistenza sanitaria. Il testo impegna il Governo ad assumere, per quanto di propria competenza e ferme restando le attribuzioni esclusive delle regioni in materia sanitaria, tutte le iniziative necessarie volte al riconoscimento della fibrosi polmonare idiopatica come malattia rara e a prevedere omogenei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale; ad adottare le necessarie determinazioni volte a superare le note disomogeneità regionali e ad assicurare, indipendentemente dall’età del paziente, l’accesso a carico del servizio sanitario nazionale di tutti i trattamenti di diagnosi e cura sia in termini clinici, che di affiancamento psicologico; a prevedere iniziative volte a favorire il supporto e la formazione del personale sanitario; a promuovere campagne informative e l’integrazione dei centri di riferimento italiani nelle reti europee delle malattie; ad attivarsi per promuovere azioni di monitoraggio sull’effettiva operatività dei centri di riferimento regionale per le malattie rare, nonché a prevedere dei censimenti aggiornati circa l’incidenza e la mortalità della patologia.

 

Canone, servono chiarimenti

Sul nuovo sistema di riscossione del canone Rai se ne sono sentite di tutti i colori. Per questo alla Camera abbiamo approvato una mozione su presupposti e modalità di riscossione del canone di abbonamento per la detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive. L’atto impegna il Governo ad adottare con la massima sollecitudine il decreto interministeriale attuativo del nuovo regime di pagamento del canone Rai, chiarendo i punti sinora rimasti incerti e sui quali si stanno montando campagne allarmistiche e di disinformazione; ad assumere iniziative per chiarire ai cittadini che il canone è dovuto per il possesso di un apparecchio tv in grado di ricevere il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente o tramite uno strumento esterno; a valutare la possibilità per i prossimi anni di assumere iniziative normative volte a considerare a favore dei cittadini italiani resid enti permanentemente all’estero ed iscritti all’Aire l’esenzione o la riduzione del canone Rai sugli immobili da essi posseduti in Italia; a valutare l’opportunità di differire, in prima applicazione, i termini di presentazione della dichiarazione di non detenzione degli apparecchi televisivi; a informare periodicamente il Parlamento sull’andamento del nuovo sistema di applicazione ed esazione del canone radio-televisivo, in particolare con riferimento agli effetti sul contrasto del fenomeno dell’evasione del medesimo e alle procedure di condivisione delle diverse banche dati, nel rispetto del diritto alla privacy degli utenti.

 

Somalia, per me è “no”

Altra serie di ratifiche, questa settimana. Abbiamo, dunque, discusso e approvato i disegni di legge di Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione e del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013. Abbiamo votato, poi, la Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica ceca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, fatto a Praga l’8 febbraio 2011 e la Ratifica ed esecuzione dell’Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Roma il 17 settembre 2012.

Discorso a parte merita l’approvazione della Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo federale della Repubblica di Somalia in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 settembre 2013. E qui mi sono distinto dal resto del Gruppo. Prima, infatti, ho sostenuto e votato a favore del rinvio della ratifica a novembre, quando anche l’Onu avrebbe fatto alcune valutazioni in merito. Poi, visto che non è stato accolto il rinvio, ho votato in dissenso contro la ratifica, perché ritengo che questo accordo vada a ufficializzare uno Stato che non ha il rispetto dei diritti umani, in particolare verso i bambini e i ragazzini, usati senza ritegno nelle guerre. Ma anche perché si tratta di uno Stato che fa triangolazione di armi per altri Paesi non a norma. Non ero l’unico a pensarla così, ma un numero esiguo di colleghi ha preferito uscire dall’Aula al momento del voto. Personalmente ho ritenuto, invece, importante restare e votare in dissenso, perché su questi temi non si deroga.

 

Referendum sulle Trivelle

Domenica 17 aprile è indetto il referendum che chiede ai cittadini se consentire agli impianti che stanno recuperando gas e petrolio entro le 12 miglia marine di completare l’estrazione fino ad esaurimento o interromperlo al termine della concessione.

Personalmente andrò a votare, il voto è sempre un diritto anche se per i referendum può essere inteso come un voto, e voterò NO.

Essendo impianti già attivi da decenni, ritengo che debbano finire la propria opera di estrazione.