Legge anti femminicidio: quelle polemiche pretestuoseCome molti di voi sapranno, martedì 20 agosto siamo tornati in Aula alla Camera per incardinare il disegno di legge di conversione del decreto legge sulla violenza di genere, chiamato più comunemente “anti femminicidio”. Non è mancata la polemica, anche aspra, nei confronti della Presidente della Camera Laura Boldrini. Per spiegare perché è stata duramente contestata da Lega e M5S, userò termini tecnici e chiarirò nel dettaglio come funziona in questi casi. Innanzitutto, cosa è successo nell’Aula di Montecitorio alla presenza di 104 di noi? Il decreto anti femminicidio è stato varato durante l'ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva e il 17 agosto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. A quel punto, il testo doveva essere presentato, cioè “incardinato”, in Parlamento entro 5 giorni dalla pubblicazione. Quali sono i presupposti legislativi che hanno richiesto questa prassi? Va ricordata la differenza tra decreto legge e decreto legislativo: il primo è un provvedimento provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal Governo, ai sensi dell'art. 77 della Costituzione. Entra in vigore immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma gli effetti prodotti sono provvisori, perché i decreti legge perdono efficacia sin dall’inizio, se il Parlamento non li converte in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione. E, sempre per essere il più possibile precisi, voglio anche ripassare il dettato dell’articolo 77 della Costituzione: “Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti”. Invece, il decreto legislativo o decreto delegato è un atto normativo avente forza di legge adottato dal potere esecutivo (Governo) per delega espressa e formale del potere legislativo (Parlamento). E’ previsto dall'art. 76 della Costituzione ed è uno strumento con il quale le Camere decidono, per esempio per motivi di inadeguatezza tecnica o mancanza di tempo, di non disciplinare nel dettaglio una determinata materia non coperta da riserva di legge formale, riservandosi però di stabilire i principi e i criteri direttivi, cioè la cornice entro la quale il Governo dovrà legiferare. Faccio anche sapere che, nonostante la Costituzione non lo preveda espressamente, è invalsa la prassi secondo cui il Governo, prima di approvare definitivamente un decreto delegato, ne sottopone lo schema alle Commissioni parlamentari competenti sulla materia, e ne accoglie eventualmente i pareri e le osservazioni. Ma ciò significa che mentre la Camera ha il potere di votare le leggi, le commissioni svolgono un ruolo istruttorio, esprimono un parere, ma non hanno lo stesso compito e ruolo dell’Aula. E soprattutto, nel caso dei decreti legislativi, il Governo non ha obblighi di recepire alcunché da parte delle commissioni. Perché racconto tutto questo? Perché proprio i M5S che hanno tanto contestato la Boldrini, hanno confuso i due tipi di decretazione pensando che fossero la stessa cosa. Altrimenti non si spiega la loro arroganza nell’accusare una come la Presidente della Camera di voler solo mettersi in luce, per un mero adempimento formale, spendendo soldi pubblici. Lei ha risposto per le rime e con chiarezza dicendo che si trattava di un atto costituzionalmente dovuto e che se non lo avessimo fatto, avremmo violato la Costituzione. Aggiungo, inoltre, un altro retroscena, sempre per far capire con chi abbiamo a che fare. Nella riunione dei capigruppo della Camera prima della pausa estiva, tutti i partiti, cioè all’unanimità, e dunque anche i grillini, avevano deciso di ricominciare i lavori in Aula il 6 settembre, lasciando ai presidenti delle commissioni la possibilità di iniziare prima i lavori. Ma il M5S ha subito cavalcato la polemica populistica secondo cui le ferie del Parlamento erano troppo lunghe. Peccato che le aveva appena votate. Poi, il 20 agosto, si è lamentato perché rientravamo per poche ore, spendendo denaro dei cittadini, e, secondo gli esponenti del movimento – che non avevano assolutamente capito –, senza necessità di farlo. Non credo sia questo un modo serio di fare politica. E anche fosse una tattica, discutibile ma pur sempre tale, trovo assurdo che i Cinquestelle abbiano voluto polemizzare apposta su un tema tanto serio, delicato, tragico come quello della violenza sulle donne che quasi ogni giorno ormai sfocia in un omicidio. Temo proprio che costoro, pur di apparire sui media come “i salvatori della patria”, abbiano rischiato di mettere in gioco un provvedimento urgente e oltre modo importante.
LEGGE ELETTORALE E FLUSSI ELETTORALI
Il tema della Legge Elettorale sta tenendo banco anche in questi giorni sia all'interno del PD sia nello scenario politico.
Mi preme fare ancune brevi considerazioni, come ho già scritto più volte sul mio sito ho sottoscritto una PDL di riforma di legge elettorale di "salvaguardia".
Se la vuoi leggere clicca qui.
Troppo facilmente si dice che basta tornare al "Mattarellum" e tutto viene risolto.
Su questo punto non concordo perchè il Mattarellum era un sistema maggioritario pensato con un corpo elettorale bipolare.
Ora ci troviamo di fronte ad un quadro completamente diverso: abbiamo tre partiti che si contendono in modo uguale i voti. Questa situazione renderebbe ingovernabile e senza una maggioranza certa il paese anche con il Mattarellum.
In Italia serve avere una piena governabilità per evitare le incertezze e per evitare che non si riesca a portare a compimento un programma elettorale perchè si cede alle troppe differenze.
Altra considerazione è che non tutti i partiti vogliano dare governabilità al paese. Infatti nel loro programma politico è chiara la volontà di far "saltare " questo sistema politico.
Lo dico con una battuta ma non basta più "un clik per tornare indietro al Mattarellum" e ridare la governabilità.
NEWS DAL PARLAMENTO 11 AGOSTO
|
|
Schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni al regolamento
Il titolo è un pò complesso ma in Commissione Agricoltura abbiamo dovuto esprimere il parere riguardo alle sanzioni da attribuire in fase di macellazione o di abbattimento degli animali in base al Regolamento CE 1099/2009. Con la collega Ferranti della Commissione Giustizia sono stato il relatore a questo parere. Le due Commissioni congiunte, Giustizia e Agricoltura, hanno espresso parere favorevole
Se lo vuoi leggere clicca qui .
PETIZIONE SULLA COSTITUZIONE
In questi giorni ricevo tante richieste per sapere cosa stia avvenendo alla Camera sul tema del cambiamento della Costituzione.
Un noto giornale ha fatto partire questa petizione dicendo addirittura che " In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera dei Deputati ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo".
Devo essere onesto ma già alcuni mesi fà ho scritto sul mio sito quello che cosa stava avvenendo, lo puoi leggere qui www.paolocova.it/index.php?pagina=lettere&id=00192 .
Avevo anche sottoscritto un documento con le criticità di questo percorso con altri 44 parlamentari del PD, se clicchi qui puoi legge il documento.
Mi stupisce che ora ci siano persone che vengono allo scoperto con questa petizione dopo che la maggior parte di quelle criticità sono state raccolte. Una in particolare, la validità dell'art. 138 viene confermata dalla possibilità di svolgere il referendum popolare anche con la maggioranza assoluta del parlamento. Questo consente di poter vigilare su questo percorso anche con un parlamento eletto non più in modo proporzionale maggioritario.
Se vuoi leggere il testo licenziato dal Senato clicca qui.
Come scrivevo nel precedente post, pensare ad alcuni cambiamenti che consentano la riduzione dei parlamentari e l'abolizione del Senato per superare il bicameralismo perfetto, sono provvedimenti necessari. Il tema del Presidenzialismo e semi presidenzialismo sembrano usciti di scena dopo le iniziali schermaglie.
NEWS DAL PARLAMENTO 4 AGOSTO
|
|
NEWS DAL PARLAMENTO 28 LUGLIO
Alcune parole su Cécile Kyenge
Le vicende di questi giorni non mi lasciano indifferente, anche perché arrivano dopo altre gravi offese che ha dovuto subire un Ministro della Repubblica Italiana.
Credo che tutti sappiano quello che è avvenuto e voglio solo soffermarmi sul fatto che alcune persone possano pensare di offendere e mortificare una persona in questo modo solo perché “ di colore”.
Non perché straniera, altrimenti dovrebbero usare lo stesso trattamento anche con americani, inglesi, francesi, svedesi……
Si solo perché di colore.
In un mondo che sta correndo velocemente verso un integrazione totale, alcuni sparuti personaggi credono di essere ancora superiori ad altri perché di pelle bianca.
A questo dobbiamo dire basta!
Stazioni rinnovate tra Gobba e Gessate
Grazie a un ordine del giorno che ho presentato e mi è stato approvato nell’ambito della discussione del Decreto del Fare, il Governo si è impegnato a una riqualificazione completa delle stazioni della linea Mm2, tra Gobba e Gessate, con interventi previsti soprattutto sull’abbattimento delle barriere architettoniche che ancora impediscono l’accesso a una tratta frequentatissima di persone con disabilità e anziane.
Nel documento ricordo che il Decreto cita tra le opere infrastrutturali prioritari anche l’asse autostradale Tangenziale est esterna di Milano. In sede di accordo di programma, i comuni interessati da questa opera avevano sottoscritto il documento a fronte della imprescindibile necessità di realizzare una serie di interventi di compensazione. E uno di questi riguarda proprio la metropolitana 2 di Milano, la cosiddetta Verde, in particolare l’abbattimento delle barriere architettoniche, sulla tratta compresa tra le stazioni di Gobba e Gessate.
Ho chiesto perciò al Governo di vigilare per garantire il rispetto dell’accordo di programma e rendere vincolante per il finanziamento dell’opera la necessaria riqualificazione delle stazioni della Mm2 da Gobba a Gessate. Dunque, prossimamente, queste fermate non solo verranno risistemate secondo moderni criteri, ma soprattutto si consentirà finalmente di accedere ai treni della metropolitana anche a persone portatrici di handicap, con difficoltà motorie o semplicemente non più giovani e in forma.
Latte in regola
La saga del prezzo del latte continua. Se la Lombardia è scesa fino a Roma per poter continuare le trattative tra produttori e industrie (salvo poi riprovarci a Milano e rimanere nuovamente al palo), l’Italia deve finalmente avere una regola generale. La mia proposta in questo senso è tutta contenuta in una risoluzione che è stata depositata questa settimana e che chiede di istituire un tavolo per stabilire l’indicizzazione del prezzo del latte. Nel documento impegno il Governo “ad attivarsi in tempi rapidi per convocare un tavolo tra industriali e allevatori per giungere alla definizione di un prezzo del latte bovino equo in linea con quanto disposto dal quadro giuridico nazionale ed europeo”.
Come ho già avuto modo di dire, la questione interessa anche il consumatore finale: il prezzo del latte bovino viene pagato circa 0,38 euro al litro al produttore, a fronte di un costo del latte Spot nazionale (è il latte sfuso in cisterna commercializzato settimanalmente al di fuori di qualsiasi contratto annuale o di lunga durata) di circa 0,46 euro al litro e di quello proveniente dalla Baviera di 0,475. E alla fine sugli scaffali dei supermercati noi tutti paghiamo mediamente 1,50 euro al litro il latte fresco, mentre i tedeschi 0,70.
Eppure si possono già applicare dei regolamenti, sia nazionali che europei che stabiliscono la necessità di contratti e accordi scritti tra le parti, vincolando le industrie di trasformazione a dei prezzi fissati da una trattativa.
Il mio invito è rivolto al Governo, ma anche direttamente al Ministro delle Politiche agricole che ha manifestato l’intenzione di intervenire per risolvere la questione del prezzo del latte e sostenere i produttori. E di fatto con la Lombardia lo ha già fatto.
Viva la Rai, abbasso gli Ogm
In questi giorni ho aderito a tre proposte di altrettanti colleghi. Una è rivolta al Ministro della Coesione territoriale Carlo Trigilia cui si chiede di chiarire come, in che tempi, verso quali destinatari si intenda indirizzare l’utilizzo efficace dei Fondi strutturali europei per il settennio 2014-2020. Per chi non se ne intende, questi strumenti servono a finanziare vari progetti di sviluppo all'interno dell'Unione europea. Gli obiettivi principali sono la riduzione delle disparità regionali in termini di ricchezza e benessere, l'aumento della competitività e dell'occupazione e il sostegno della cooperazione transfrontaliera.
Il mio capogruppo in XIII Commissione Agricoltura della Camera Nicodemo Oliverio ha invece chiesto ai Ministri dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle Politiche agricole, alimentari e forestali e della Salute quali iniziative siano state assunte per assicurare l’effettività del divieto di coltivazione di Ogm disposto nel decreto ministeriale adottato il 12 luglio 2013, con particolare riferimento alla illegittima coltivazione avvenuta in Friuli Venezia Giulia, e quali misure siano state adottate per tutelare l’ambiente e i territori limitrofi da possibili danni e contaminazioni. Ma anche come il Governo intenda garantire l’applicazione della pena per questi reati che punisce con l’arresto da sei mesi a due anni o con l’ammenda fino a 51.700, e se pensi di attivare le procedure previste per il risarcimento del danno ambientale.
Ma sono sicuro che l’interpellanza che interesserà di più i miei lettori è quella del collega Mino Taricco che ha chiesto, senza tanti giri di parole, al Ministro dello Sviluppo economico, fatta una lunga premessa sui motivi della sua richiesta che immagino condivisi da tutti, “se non ritenga opportuna l’adozione di misure volte alla soppressione del canone di abbonamento Rai, previa individuazione di adeguate forme di copertura degli oneri di servizio pubblico radiotelevisivo maggiormente eque dal punto di vista sociale”. Vi terrò informati sugli sviluppi.
On. Cova: Nel Decreto del Fare approvata la riqualificazione delle stazioni della linea Verde tra Gobba e Gessate
Una riqualificazione completa delle stazioni della linea Mm2, tra Gobba e Gessate, intervenendo soprattutto sull’abbattimento delle barriere architettoniche che ancora impediscono l’accesso a una tratta frequentatissima di persone con disabilità e anziane. E’ quanto prevede l’ordine del giorno presentato da Paolo Cova, parlamentare del Pd, e approvato oggi, giovedì 25 luglio 2013, dalla Camera dei Deputati, nell’ambito del Decreto del Fare.
“Nel mio ordine del giorno ricordo che il Decreto cita tra le opere infrastrutturali prioritari anche l’asse autostradale Tangenziale est esterna di Milano – fa presente Cova –. In sede di accordo di programma, i comuni interessati da questa opera avevano sottoscritto il documento a fronte della imprescindibile necessità di realizzare una serie di interventi di compensazione. E uno di questi riguarda proprio la metropolitana 2 di Milano, la cosiddetta Verde, in particolare l’abbattimento delle barriere architettoniche, sulla tratta compresa tra le stazioni di Gobba e Gessate”.
L’ordine del giorno di Cova impegna perciò il Governo “a vigilare per garantire il rispetto dell’accordo di programma e a rendere vincolante per il finanziamento dell’opera la necessaria riqualificazione delle stazioni della Mm2 da Gobba a Gessate”.
E Cova, in proposito, commenta: “Non solo queste fermate verranno risistemate secondo moderni criteri, ma soprattutto si consentirà finalmente di accedere ai treni della metropolitana anche a persone portatrici di handicap, con difficoltà motorie o semplicemente non più giovani e in forma”.
Roma, 25 luglio 2013
On.Cova: Il Governo convochi un tavolo sul prezzo del latte che deve essere indicizzato e deve mettere regole in tutta
Paolo Cova,parlamentare del Pd, ha presentato, ed è stata depositata oggi, mercoledì 24 luglio 2013, una risoluzione che chiede di istituire un tavolo per stabilire l’indicizzazione del prezzo del latte. Nel documento Cova impegna il Governo “ad attivarsi in tempi rapidi per convocare un tavolo tra industriali e allevatori per giungere alla definizione di un prezzo del latte bovino equo in linea con quanto disposto dal quadro giuridico nazionale ed europeo” e “a garantire, nell’ambito di quanto disposto dalla Proposta Ocm unica all’art. 104, un prezzo del latte bovino indicizzato, combinando vari fattori che possono comprendere indicatori di mercato che riflettono cambiamenti nelle condizioni di mercato, il volume consegnato e la qualità o la composizione del latte crudo consegnato, i costi delle materie prime e il costo finale di vendita del latte”.
Cova spiegaperché la questione interessa anche il consumatore finale, oltre che, principalmente, i produttori italiani: “Il prezzo del latte bovino viene pagato circa 0,38 euro al litro al produttore, a fronte di un costo del latte Spot nazionale (è il latte sfuso in cisterna commercializzato settimanalmente al di fuori di qualsiasi contratto annuale o di lunga durata, ndr) di circa 0,46 euro al litro e di quello proveniente dalla Baviera di 0,475”. E alla fine sugli scaffali dei supermercati “i consumatori italiani pagano mediamente 1,50 euro al litro il latte fresco, mentre quelli tedeschi 0,70”.
Eppure sipossono già applicare dei regolamenti, sia nazionali che europei, in particolare la ‘Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli’, chestabiliscono la necessità di contratti e accordi scritti tra le parti, vincolando le industrie di trasformazione a dei prezzi fissati da unatrattativa (al contrario, ad oggi in diverse Regioni il prezzo del latte bovino è stato stabilito in modo unilaterale da parte solo degli industriali, senza il coinvolgimento dei produttori di latte).
“L’invito èrivolto al Governo, ma anche direttamente al Ministro delle Politiche agricole che ha manifestato l’intenzione di intervenire per risolvere la questione del prezzo del latte e sostenere i produttori – conclude Cova –. E di fatto, almeno in parte, lo sta già facendo: proprio domani, a Roma, la De Girolamo incontrerà le parti provenienti dalla Lombardia, convocando il tavolo sul prezzo del latte regionale che l’assessore non è stato in grado di chiudere la settimana scorsa. La stessa cosa va fatta, e quanto prima, a livello nazionale, proprio per non lasciare alcune regioni in balia di se stesse”.
Roma, 24luglio 2013
NEWS DAL PARLAMENTO 21 LUGLIO
E ora niente più voti di scambio
Alla fine ce l’abbiamo fatta. E abbiamo rispettato l’impegno preso con l’associazione Libera: noi parlamentari cosiddetti “braccialetti bianchi”, cioè coloro che hanno aderito alla campagna “Riparte il futuro”, siamo fieri di annunciare che è stata votata l’approvazione della modifica all’articolo 416 del Codice penale, che viene denominata ter, con cui si è rafforzata la legge anticorruzione nella parte che regola il voto di scambio politico mafioso.
Vi riporto integralmente la nuova formulazione del testo: “Chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti con le modalità previste dal terzo comma (le intimidazioni tipiche dell’associazione mafiosa, ndr) dell’articolo 416-bis in cambio dell’erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi procaccia voti con le modalità indicate al primo comma (far parte di un’associazione mafiosa, ndr)”.
Ribadisco la mia soddisfazione per aver aderito a questa battaglia e continuerò a indossare il braccialetto bianco simbolo della campagna proprio per il significato che esso rappresenta.
Alfano e la spy story all’italiana
Un caso degno di una spy story. Eppure è tutto vero: Alma Shalabayeva, la moglie del banchiere e dissidente kazako Muxtar Ablyazov, a fine maggio è stata espulsa dall’Italia in fretta e furia assieme alla figlioletta Alua, di 6 anni, con l'accusa di aver falsificato il passaporto. La storia di Ablyazov è lunga e controversa, non priva di lati oscuri. Ma il punto, per il Governo italiano, è che una donna e una bambina, ospiti di parenti nei pressi di Roma già da diversi mesi, tanto che la piccola frequentava regolarmente una scuola, sono state rimpatriate senza tanti complimenti e probabilmente con non pochi rischi per la loro incolumità.
Di chi la colpa? Se Emma Bonino e la Farnesina si sono subito dissociati dal fatto perché non spetta agli Esteri occuparsi di immigrati, la croce è finita dritta addosso ad Angelino Alfano che oltre che vicepremier è Ministro dell’Interno e come tale avrebbe dovuto sapere – e semmai intervenire – per evitare che suoi uomini portassero a termine l’operazione. Ma come si sa, la mozione di sfiducia verso Alfano è stata bocciata dal Senato.
Personalmente posso dire che la relazione di spiegazione della vicenda tenuta alla Camera non dà adito a dubbi in quanto perfetta sia nei passaggi che hanno ricostruito gli eventi, sia nelle responsabilità dei protagonisti. Indubbiamente, e questo è un aspetto negativo, nella faccenda un ruolo importante è stato giocato dall'Ambasciatore kazako ed è risultato al di sopra delle sue possibilità e competenze. Al contrario, il ruolo giocato dal Ministro degli Interni non è sembrato all'altezza dei suoi compiti e ha messo in evidenza una mancanza di conoscenza di quanto stava avvenendo. La responsabilità diretta non può che ricadere sul Ministro per cui risultano motivate le critiche degli elettori del Pd a seguito della posizione assunta in Senato, ma ritengo che l'uso strumentale che ne è seguito abbia portato a colpire l'azione di Governo invece di chiedere in modo coeso l'assunzione di responsabilità del Ministro. La nostra forza deve essere una voce corale che va verso un’azione univoca, non un frazionamento sterile e strumentale.
La Lega non fa il prezzo
C’è un problema che assilla gli allevatori lombardi: il latte che producono le loro mucche deve essere pagato a un giusto prezzo dalle industrie di trasformazione. Ed è vero: lo scarto è di parecchi centesimi al litro. Tutto a favore dei rivenditori, ovviamente. Per ovviare a questo inconveniente, noi del Pd stiamo battendo da anni affinché si fissi un prezzo indicizzato del latte al litro, che sia commisurato al guadagno di tutti. In primis di coloro che lo producono.
Finalmente, a questa conclusione è arrivata anche Regione Lombardia. E il nuovo assessore regionale all’Agricoltura, il mantovano Gianni Fava, dopo qualche mese dall’insediamento della Giunta Maroni, ha convocato un “tavolo” per stabilire questo prezzo. Peccato che a mancare fosse proprio la parte più importante, quella industriale, appunto. Insomma, un fallimento su tutta la linea.
Da parte mia ho dichiarato senza mezzi termini che “l’assessore leghista non è stato in grado di trattare con gli industriali e pretende di andare in Europa a occuparsi di temi caldi e delicati come la Pac”. Chiaramente l’interessato è stato punto sul vivo e ha chiesto al Pd di fare proposte, non solo critiche. Le mie non sono mancate: Fava deve far rispettare le disposizioni dell’art. 62 del Decreto legge 27/2012 che disciplinano le relazioni commerciali nella filiera agroalimentare e in particolare i contratti che hanno per oggetto la cessione di prodotti agricoli e alimentari, laddove viene chiesto che sia definito il prezzo in modo concertato e non unilaterale.
Alla fine, del caso ha deciso di occuparsi direttamente la Ministra Nunzia De Girolamo che con il suo dicastero all’Agricoltura cercherà di rimettere in piedi il tavolo azzoppato che il Carroccio non sa come far star su.
Per non parlar delle pratiche
Vi ricordate la lunga diatriba sul maltempo? In sostanza, la stagione inclemente che ci ha accompagnato fino a poche settimane fa, ha messo in ginocchio l’agricoltura lombarda. Non sono cose lontane dal cittadino medio: alla fine sarà il consumatore a pagare di tasca propria le conseguenze di troppa pioggia e pochi pomodori, mais e frutta. Regione Lombardia doveva muoversi a chiedere lo stato di calamità che avrebbe innescato un meccanismo risarcitorio verso gli agricoltori. Ebbene, abbiamo scoperto in settimana che la pratica è ancora bloccata a Roma.
Proprio mentre stavamo per approvare la risoluzione che prevedeva anche questo riconoscimento, il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione non ha smentito il fatto che la quantificazione dei danni, che doveva arrivare dalla Regione, non è ancora completa. Meno male che da Milano hanno sempre accusato Roma di non mandare avanti l’iter!
A questo punto non resta che sollecitare nuovamente la Giunta regionale – cosa che noi del Pd abbiamo prontamente fatto – a darsi da fare e terminare le pratiche perché altrimenti rimarrà tutto fermo.