NEWS DAL PARLAMENTO 25 NOVEMBRE

 
 

L’immigrazione avrà il suo fondo

La Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto-legge che contiene “Misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione”, chiamato più semplicemente “manovrina”. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. Sempre per la cronaca, i voti a favore sono stati 270, 140 i contrari e 8 gli astenuti.

L’operazione vale 1,6 miliardi e servirà al rientro nel 3% di rapporto deficit/Pil entro quest'anno. La correzione dei conti pubblici prevede tagli ai ministeri, la cessione di immobili del Demanio alla Cassa depositi e prestiti (che è una sorta di banca pubblica) per 525 milioni e una stretta al Patto di stabilità interno dei Comuni, tranne quelli che hanno fronteggiato le ultime ondate migratorie. Inoltre, il provvedimento stanzia 210 milioni di euro per fronteggiare l'emergenza degli afflussi dai Paesi del nord Africa, di cui 20 per i minori stranieri non accompagnati e altri 190 che vanno a inaugurare il Fondo immigrazione per il 2013. Soldi che il Ministero dell'Interno potrà destinare proprio agli enti locali coinvolti nell'emergenza immigrazione.

Stop alle missioni. Ma solo in Aula

In realtà, prima che della “manovrina”, avremmo dovuto parlare – e votare – del decreto per il rifinanziamento delle missioni internazionali, che ha come termine il 9 dicembre. Invece, in Aula abbiamo dovuto invertire l'ordine del giorno dei lavori in attesa di trovare un accordo politico che ne consenta l'approvazione. A rallentare i lavori è stato l'ostruzionismo, in particolare del M5S.

Il provvedimento – come ho già spiegato nella scorsa news – raddoppia i fondi degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di ricostruzione e prevede il rientro di circa 500 militari.

Le spese autorizzate sono di 124,5 milioni di euro per la partecipazione del personale militare italiano alle missioni in Afghanistan, di 40,2 milioni per il contingente in Libano, di 22,4 milioni per i Balcani. Inoltre, sono previste spese per la prosecuzione della partecipazione alla missione nel Mediterraneo (5 milioni di euro), all'operazione militare dell'Ue per il contrasto alla pirateria (11,4 milioni di euro), per la proroga dell'impiego del personale militare in alcuni paesi arabi e nella base di Tampa per esigenze connesse alla missione in Afghanistan (5,5 milioni di euro), per la prosecuzione delle missioni dell'Ue in Somalia, nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano (3,7 milioni di euro), in Libia (2,5 milioni di euro), per il personale della Guardia di Finanza per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta di essere umani (2,9 milioni di euro). Per la protezione dei militari sono stati stanziati 4 mil ioni di euro.

Particolare rilievo assumono, però, nel decreto le iniziative di cooperazione in favore di Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Myanmar, Pakistan, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Paesi a essi limitrofi che prevedono uno stanziamento di 23,6 milioni di euro.

E adesso si sospendano le multe

Finalmente se n’è accorta anche la grande stampa e, la scorsa settimana, il Corriere della Sera ha pubblicato con una certa evidenza la notizia delle indagini della Magistratura nella vicenda delle quote latte. Come sapete sul tema sto chiedendo da tempo al Governo di intervenire per fare piena luce sui fatti. Ricordo solo che dalle relazioni svolte dagli inquirenti, ufficiali della Guardia di Finanzia e dei Carabinieri, emergevano le prove che il numero delle vacche da latte presente nelle aziende agricole era differente rispetto a quanto dichiarato dai funzionari dell’Agea, l’agenzia governativa per le erogazioni in agricoltura. Potrebbe, infatti, configurarsi un danno a carico dello Stato italiano per una errata comunicazione del quantitativo di latte prodotto nelle aziende agricole, ma anche di tutti gli allevamenti da latte italiani che sono stati danneggiati, appunto, da uno splafonamento inesistente. Il Corri ere ha raccontato proprio questa storia.

Mi è sembrato perciò giusto presentare un’altra interrogazione al Ministro alle Politiche agricole in cui chiedo che, considerata la piega processuale presa dalla vicenda e non avendo certezza dei dati di produzione, si sospenda ogni cartella esattoriale per i pagamenti delle multe. Cioè, vanno fermate le rateizzazioni e le richieste delle multe.

Inoltre, chiedo anche di conoscere la correttezza dei dati sulle produzioni e sulle presenze delle vacche nelle campagne 2011-2012 e 2012-2013 e di sapere se i sistemi della Banca dati nazionale e del Sian (il Sistema informativo agricolo nazionale) documentano una tracciabilità e dei movimenti. Il Ministero deve anche però dirmi se il sistema è certificato, perché non è una questione secondaria. Ma cosa lo è, in questa delicatissima faccenda?

Tuteliamo olivi e castagni

Nei giorni scorsi ho sottoscritto due risoluzioni, presentate dai miei colleghi di Commissione Agricoltura della Camera. Una riguarda gli olivi del Salento, dove, in particolare nella zona di Gallipoli, si sta propagando un preoccupante fenomeno denominato “Complesso del disseccamento rapido dell'olivo”, una minaccia ecologica che ha recentemente suscitato grandi preoccupazioni tra gli addetti ai lavori. Ed è chiaro che la richiesta è legata a prevedere azioni e misure di sostegno per gli agricoltori e le aziende olivicole pugliesi interessate, perché il rischio è proprio quello di un danno al tessuto economico regionale.

L’altra riguarda la castanicoltura, ovvero, come si capisce, la cura del castagno, dei suoi frutti, del suo legno e del suo compito di salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. Anche in questo caso, questi alberi spesso secolari sono minacciati da un insetto che pare proprio faccia danni ingenti. La risoluzione chiede che il Governo si accordi con le Regioni interessate per intervenire e debellare il fenomeno.

IL SICOMORO

Nel  Sicomoro di novembre vi segnalo l'interessante incontro di lunedì 25 novembre h. 18.00 presso la Sala Sant'Ambrogio dal titolo " La Cattedra di Giuseppe Lazzati", il nuovo libro di E.Preziosi "Il Vittorioso. Storia di un settimanale per ragazzi" e l'esperienza della Maratana più famosa al mondo, quella di NY.

Se lo vuoi leggere clicca qui

On. Cova: “Quote latte: sospendere i pagamenti delle multe finché la vicenda non sarà chiarita”

“La vicenda delle quote latte sta prendendo una piega tutta processuale e quindi, non avendo certezza dei dati di produzione, mi pare opportuno sospendere ogni cartella esattoriale per i pagamenti delle multe. Vanno fermate le rateizzazioni e le richieste delle multe”, lo dice l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, presentando in merito un’altra interrogazione al Ministro alle Politiche agricole Nunzia De Girolamo.

 

Nel documento, Cova ricorda che “con l’Ordinanza del 13-11-2013, sul procedimento n. 33068, il Gip Dr.ssa Giulia Proto ha restituito gli atti al Pm per una eventuale nuova iscrizione a carico dei funzionari di Agea per il reato di cui all’art. 479 c.p. – reato di falso in atto pubblico – in relazione alla gestione delle quote latte”. E riporta per intero le parole del tenente colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile, incaricato delle indagini: “Non vi è piena coerenza tra i dati delle banche dati ufficiali né possibilità di completo raffronto dei dati di ciascuna di esse; la mancanza di un dato identificativo coerente ed univoco per tutte le aziende in produzione (..) favorisce fenomeni fraudolenti o elusivi ed ostacola la possibilità di investigazione per prevenire e reprimere eventuali comportamenti illeciti; sono emerse situazioni di anomalia ed incongruenza nei confronti realizzati tra le diverse banche dati, tali da suggerire adeguati approfondimenti; pur con le difficoltà segnalate, ne discende un quadro di significativa incoerenza dei dati, in particolare con riferimento alla produzione nazionale, sia consegnata che rettificata(Tmgp); raffrontando il numero capi nelle diverse banche dati con la media produttiva provinciale Aia, pur aumentata del 10% in via prudenziale, risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata nei modelli L1, talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato italiano e quindi lo stesso prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/1996 fino al 2008/2009”.

 

Cova è ancora una volta molto chiaro nelle sue richieste: “Voglio conoscere la correttezza dei dati sulle produzioni e sulle presenze delle vacche nelle campagne 2011-2012 e 2012-2013 e sapere se i sistemi della Banca dati nazionale e del Sian (il Sistema informativo agricolo nazionale) documentano una tracciabilità e dei movimenti. Inoltre, il Ministero deve dirmi se il sistema è certificato”.

 

Roma, 21 novembre 2013

 

Quote latte: da tempo denuncio la situazione. Chiedo chiarezza su una vicenda che sconvolge il lattiero-caseario

“Oggi la vicenda delle quote latte è tornata prepotentemente alla ribalta con la notizia che la Magistratura sta indagando sul metodo di calcolo dell’Agea, l’Agenzia ministeriale per le erogazioni in agricoltura. Sul tema sto chiedendo da tempo al Governo di intervenire per fare piena luce su fatti che per anni hanno sconvolto il mondo lattiero-caseario”, dice l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd e veterinario di professione proprio nel settore dei bovini da latte, che in proposito ha anche presentato un’interrogazione a risposta scritta.

“Avevo già denunciato nelle Aule del Parlamento la situazione – aggiunge Cova – e cioè che dalle relazioni svolte dagli inquirenti, ufficiali della Guardia di Finanzia e dei Carabinieri, potevano emergere le prove che il numero delle vacche da latte presente nelle aziende era differente rispetto a quanto dichiarato dall’Agea. Questo significa solo una cosa: potrebbe configurarsi un danno a carico dello Stato italiano per una errata comunicazione del quantitativo di latte prodotto nelle aziende agricole, ma anche di tutti gli allevamenti da latte italiani che sono stati danneggiati, appunto, da uno splafonamento inesistente. Ora è ufficiale che si sta indagando in questa direzione”.

Cova chiede perciò che “il Presidente del Consiglio e il Ministero delle Politiche agricole pretendano chiarezza su questi dati e se i magistrati rilevassero davvero delle scorrettezze da parte dei funzionari Agea, diventa ancora più urgente arrivare alla verità. E’ il momento di schierarci a tutela dello Stato in questa vicenda che si trascina da oltre 30 anni”.

Roma, 18 novembre 2013

NEWS DAL PARLAMENTO 17 NOVEMBRE

 
 

Dalle larghe intese al Governo Letta

La nascita dei nuovi gruppi parlamentari provenienti dal Pdl, ma non da Forza Italia, potrebbe sancire la fine del Governo delle larghe intese, seppure non del Governo Letta.

Se si confermano i numeri dei deputati e senatori che appoggiano l’ex delfino Angelino Alfano, Enrico Letta avrebbe una maggioranza che potrebbe continuare a governare anche senza la presenza dei fedelissimi di Berlusconi.

Questa vicenda cosa cambia? Il Pd ha ancora maggiore responsabilità nella tenuta dei numeri in Parlamento e nelle proposte di governo per uscire da questa crisi. Credo ci siano delle difficoltà maggiori nelle commissioni al Senato, soprattutto in Affari Istituzionali, Bilancio e Finanze.

D’altra parte, però, diventa più facile affrontare un risanamento dei conti pubblici, tenendo in primo piano una maggiore giustizia sociale, e senza cadere nei soliti luoghi comuni. Al contrario per le riforme costituzionali l'iter parlamentare potrebbe rallentare o addirittura bloccarsi, in particolare per quanto riguarda l’abolizione del Senato e la riduzione dei parlamentari con una nuova e definitiva legge elettorale, oltre all’abolizione delle Province. Anche se ritengo che, forse, sarebbe più facile arrivare a fare una legge elettorale di “salvaguardia”, vista la netta chiusura di Berlusconi e M5S alla cancellazione del Porcellum.

Le ipotesi, insomma, possono essere diverse. Ma un dato è sicuro: ci troviamo davanti a uno scenario nemmeno immaginabile 7 mesi fa, all'inizio della legislatura e dopo la fiducia al Governo Letta.

Passi avanti per la Tav

La Camera ha dato il via libera alla ratifica dell'accordo tra Italia e Francia per la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, già approvata a larga maggioranza dal Parlamento francese. Si velocizza, così, l’iter per la realizzazione di un’opera infrastrutturale fondamentale per lo sviluppo economico e occupazionale del Paese.

Perché il Pd è sempre stato d’accordo? Lo spiego per coloro che ancora dovessero avere dei legittimi dubbi. Intanto, c’è da dire che in questi anni il progetto è molto cambiato. Infatti, nel tempo si è tenuto conto delle istanze locali, visto che nel percorso di definizione del progetto sono state affrontate e risolte le preoccupazioni relative all’ascolto delle comunità. Inoltre, si sono risolte le questioni relative alla cessione di sovranità dell’Italia, alle infiltrazioni mafiose e alla salute pubblica. Per tutte queste tematiche sono state, appunto, fornite risposte adeguate.

Ma è bene anche sapere che l’alta velocità permetterà lo spostamento su ferro del trasporto di merci per circa 700mila camion l'anno, corrispondente a circa 40 milioni di tonnellate. Quindi, saranno rilevanti le ricadute positive per l'ambiente e l'occupazione: la riduzione annuale di emissioni di gas serra sarà di circa 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica, equivalenti a quelle di una città di 300mila abitanti. A questo va aggiunta la diminuzione del traffico locale dovuta sia alla trasformazione della linea esistente in metropolitana di valle a servizio dei residenti e delle attività, sia alla nuova stazione internazionale di Susa. Inoltre, è prevista la creazione di circa 5.800 posti di lavoro per gli anni del cantiere e di circa 400 posti di lavoro permanenti, comprensivi dell’indotto, dopo il completamento dell'opera.

Missioni: presto a casa 500 militari

E’ iniziata, alla Camera, la discussione del Decreto Missioni. Il provvedimento proroga fino alla fine del 2013 le missioni militari internazionali e stanzia risorse integrative per interventi di cooperazione in almeno 10 Paesi dove sono in corso “processi di pace e di stabilizzazione”, cioè Afghanistan, Iraq, Pakistan, Libia, Somalia, Myanmar, Sudan, Siria e Mali. Inoltre, il Ministro della Difesa ha annunciato il rientro dall’Afghanistan di 486 militari entro la fine dell'anno.

A fronte di tutto ciò, non si è fermato un incomprensibile ostruzionismo in Aula da parte dei Gruppi di Sel e M5S che ci ha costretti a sospendere l’esame del decreto nonostante la notizia del ritiro di quasi 500 militari che avrebbe dovuto aiutare un confronto costruttivo, visto che abbiamo a lungo discusso la richiesta di rientro di 250 soldati fatta dalle opposizioni.

Certamente è emersa ancora una volta l'urgenza di una legge quadro che si misuri con il tema della nostra politica estera e del nostro ruolo nel Mediterraneo e nelle situazioni di crisi. Questo ci risparmierebbe discussioni di scarso respiro e ci imporrebbe, fra l’altro, di considerare, come è giusto che sia, i nostri soldati come interpreti del ruolo che l’Italia vuole svolgere sulla scena internazionale e della fondamentale importanza delle missioni che abbiamo svolto e continuiamo a svolgere. E anche quando si parla di rientro dalle missioni, la priorità è determinare che tutto avvenga nella sicurezza e all’interno di precisi piani strategici.

La discussione riprenderà martedì prossimo. Il termine ultimo per la conversione in legge è il 9 dicembre.

Prezzo del latte senza pace

Il prezzo del latte è senza pace e a pagarne le conseguenze sono gli allevatori, costretti spesso ad accettare condizioni poco dignitose. La riposta alla mia ultima interrogazione sul tema, ricevuta dal Ministero delle Politiche agricole, è veramente inquietante: la palla viene rimbalzata sui produttori, sostenendo che spetta loro decidere se sottoscrivere o meno gli accordi e che se lo fanno, alla fine accettano quelle condizioni.

Nella mia interrogazione, ricordavo che in molte regioni d’Italia non si è ancora giunti a un accordo per la sottoscrizione dei contratti per la cessione del latte crudo bovino. Risulta, perciò, che il prezzo sia stabilito in modo unilaterale da parte degli acquirenti senza rispettare quanto disposto dal diritto nazionale e comunitario in materia.

Come esempio, portavo quello della società Italatte del gruppo Lactalis Italia, che si era rivolta individualmente ai produttori di latte della Lombardia, inviando una lettera in cui  sottolineava la mancanza di accordo sul prezzo del latte fornito, confermando il prezzo di 400 euro per 1000 litri di latte (0,40 euro per litro) oltre a tutte le altre pattuizioni del contratto di somministrazione. Nella lettera la società sembrerebbe chiudere ogni ipotesi di contrattazione tra le parti, fissando il prezzo per la cessione del latte crudo in maniera unilaterale appunto a 0,40 centesimo per litro a fronte di un costo medio finale al consumatore di circa 1,60 euro per litro.

La riposta del Ministero è stata davvero inaspettata: la contrattazione viene fatta dai singoli allevatori, al più è regolata dalle loro organizzazioni di categoria e professionali, tuttavia se alla fine il produttore sottoscrive l’accordo, vuol dire che lo accetta. Ho replicato che questa posizione dà ragione alle industrie le quali, essendo in posizione di forza, decidono il prezzo che in ultima analisi non viene trattato ma subìto da quei produttori che altrimenti sarebbero costretti a buttare il latte.

On. Cova: “Prezzo del latte: il Ministero rimbalza la palla sui produttori. Costretti ad accettare le condizioni

On. Cova: “Prezzo del latte: il Ministero rimbalza la palla sui produttori. Costretti ad accettare le condizioni dell’industria per non buttare il prodotto”

“Il prezzo del latte è senza pace. E a pagarne le conseguenze sono gli allevatori, costretti spesso ad accettare condizioni non dignitose. Ma l’alternativa è peggiore: buttare letteralmente il prodotto. E il Ministero delle Politiche agricole rimbalza la palla proprio sui produttori, dicendo che spetta a loro decidere se sottoscrivere o meno gli accordi”. Riassume così la risposta alla sua interrogazione sul tema Paolo Cova, parlamentare lombardo del Pd, che l’ha ricevuta oggi, giovedì 14 novembre 2013, in XIII Commissione Agricoltura alla Camera.

“In molte regioni d’Italia non si è ancora giunti a un accordo per la sottoscrizione dei contratti per la cessione del latte crudo bovino  – dice Cova –. E risulta che il prezzo sia stabilito in modo unilaterale da parte degli acquirenti senza rispettare quanto disposto dal diritto nazionale e comunitario in materia”.

Nella sua interrogazione il parlamentare lombardo chiedeva “cosa intenda fare il Ministro per evitare che la mancata sottoscrizione del contratto di cessione del latte crudo penalizzi i produttori di latte, disattendendo quanto disposto dalla normativa nazionale, che dispone l’obbligo di contratti in forma scritta informati a principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni, con riferimento ai beni forniti”.

Il caso emblematico, portato da Cova a esempio, è quello della “società Italatte del gruppo Lactalis Italia, che si sta rivolgendo in maniera individuale ai produttori di latte della Lombardia, inviando una lettera in cui ricorda l’esistenza di un contratto di somministrazione latte, sottoscritto dalle aziende di produzione e in vigore fino al marzo 2014, e la mancanza di accordo sul prezzo del latte fornito, confermando il prezzo di 400 euro per 1000 litri di latte (0,40 euro per litro) e tutte le altre pattuizioni del contratto di somministrazione.   Nella lettera la società sembrerebbe chiudere ogni ipotesi di contrattazione tra le parti, fissando il prezzo per la cessione del latte crudo in maniera unilaterale appunto a 0,40 centesimo per litro a fronte di un costo medio finale al consumatore di circa 1,60 euro per litro”.

A fronte di tutto questo, fa sapere Cova, dopo la seduta di Commissione, “il Ministero risponde che la contrattazione viene fatta dai singoli allevatori, al più è regolata dalle loro organizzazioni di categoria e professionali, ma se alla fine il produttore sottoscrive l’accordo, vuol dire che lo accetta. Ho replicato che così si dà ragione alle industrie le quali, essendo in posizione di forza, decidono il prezzo. Invece andrebbe trattato. Ma i produttori sono costretti ad accettare, altrimenti sarebbero costretti a buttare il latte”.

Roma, 14 novembre 2013

 

DECRETO ISTRUZIONE

La scorsa settimana è stato approvato in via definita il Decreto Istruzione. Un passo importante nel mondo della scuola dopo anni in cui sono stati operati tagli e disinvestimenti sull'istruzione. La scuola e la formazione è una parte importante della vita dei nostri ragazzi ed è necessario investire su di loro. Se vuoi leggere una scheda riassuntiva con i principali provvedimenti che sono stati approvati clicca qui.

NEWS DAL PARLAMENTO 10 NOVEMBRE

 
 

Il caso Cancellieri e le carceri italiane

Ha tenuto banco per diversi giorni il “caso” Cancellieri. I fatti li sapete: il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri si sarebbe in qualche modo interessata alla carcerazione di una delle figlie di Ligresti. Lei stessa è venuta in settimana alla Camera, per una “Informativa” sulla vicenda.

Vi scrivo, perciò, alcune mie considerazioni. Sgombero immediatamente il campo dicendo che le procedure usate dal Ministro sono quelle consentite dalla legge, senza aver usato il proprio peso politico o abusato del proprio ruolo. Procedure usate anche per altri casi e che potrebbero rientrare anche nei compiti di chi gestisce una situazione esplosiva come le carceri.

Chiaramente, il Ministro, o un politico o chi ricopre cariche istituzionali, deve usare grande prudenza, anche per un gesto umanitario. Non tutti possono sollecitare, richiedere un intervento di cariche così importanti. Se poi sono nomi famosi, la necessità di trasparenza è maggiore.

Non posso criticare la telefonata come atto privato, ma sono stati inopportuni alcuni commenti espressi dal Ministro.

Di fronte alla tragicità e al degrado delle carceri, ogni intervento volto a migliorare la situazione carceraria di una persona è un ottimo intervento. Mi rendo conto che sono decine di migliaia le persone con gravi difficoltà, ma non per questo dobbiamo stare fermi e aspettare la soluzione per tutti. Sarebbe una grave omissione. In buona sostanza, il messaggio che emerge da questa vicenda è sempre lo stesso ed è quello che ho espresso già in passato: ognuno di noi deve fare la sua parte, perché recuperare persone in carcere previene la recidiva nel futuro.


La Camera taglia le spese

Forse non tutti sanno che la Camera è autonoma anche dal punto di vista finanziario, rispetto agli altri organi dello Stato. Così, ogni anno approva un proprio bilancio interno che stabilisce come saranno usate le risorse economiche che servono al suo funzionamento.

Ebbene, quest’anno, per la prima volta dal 1960, diminuisce l'ammontare delle risorse che la Camera chiede allo Stato. Infatti, la cosiddetta dotazione è stata ridotta di 50 milioni rispetto al 2012. Ciò significa che se si mantiene questo trend, in 4 anni verranno risparmiati 200 milioni di euro.

Intanto, per quanto riguarda il 2013, alla minore entrata si fa fronte attraverso la riduzione della spesa di funzionamento (32,7 milioni di euro) e l’utilizzo di risorse derivanti da risparmi effettuati negli anni precedenti (17,3 milioni di euro). Più in generale, la spesa è scesa, dal 2008 al 2013, di oltre il 3%.

I risparmi sono derivati da importanti tagli alle nostre indennità e ai nostri rimborsi spese per un totale di oltre 14 milioni di euro. Quasi 9 milioni sono stati tagliati su beni e servizi (locazioni, spese telefoniche e postali, materiali di consumo, stampa di atti…), mentre ai gruppi sono stati tolti quasi 3 milioni rispetto al 2012.

Ancora qualche dato: sono stati aboliti gli appartamenti di servizio ed è stata razionalizzata la gestione del parco auto; sono state ridotte le indennità di funzione del personale dipendente, in misura variabile dal 30 al 70 per cento, in modo da incidere maggiormente su quelle più alte, e, fatti salvi i diritti acquisiti dei lavoratori, è stato avviato, in sede di contrattazione sindacale, un programma di contenimento delle dinamiche retributive.


Modello IV: il Ministero risponde a metà

Come alcuni di voi ricorderanno (soprattutto gli appartenenti alla categoria), avevo chiesto delucidazioni al Ministro della Salute circa la compilazione del Modello IV, quello che si usa in caso di trasporto degli animali. La sua compilazione, nella parte riguardante la tempistica legata alla farmacovigilanza, non è chiara e induce gli allevatori in errore con conseguenti sanzioni. Avevo chiesto, perciò, di modificare quel passaggio per evitare proprio questi problemi.

La risposta mi dà completamente ragione, ma rimbalza la palla sul veterinario che in quel momento opera al macello e soprattutto, non risponde alla mia richiesta di sapere se è opportuno tenere ancora il limite dei 90 giorni quando si effettua un trattamento, senza considerare il rispetto dei tempi di sospensione.

Non mi è rimasto altro che presentare una seconda interrogazione in cui aggiungo e preciso alcune richieste per vedere se riesco a ottenere risposte più complete. Come sempre, vi terrò informati.


Se la concorrenza è scorretta

Avrete sentito tutti parlare di quella campagna pubblicitaria, di una nota marca di passate di pomodoro, che sbandiera la provenienza nordica della propria materia prima. Ebbene, sulla vicenda, alcuni colleghi hanno presentato al Ministro delle Politiche agricole, a quello della Salute e al Ministro dello Sviluppo economico un’interrogazione a risposta scritta, che ho firmato anche io, ritenendo gli atteggiamenti dell’industria agroalimentare in questione dei comportamenti impropri.

Tutto prende le mosse dalla cosiddetta “terra dei fuochi”, quel territorio che in Campania è sottoposto allo smaltimento illegale dei rifiuti. Ma, fatta salva questa terribile situazione che va senz’altro risolta, approfittarsene, dicono in soldoni i colleghi nell’interrogazione, per vendere di più, è un colpo basso verso le produzioni meridionali e verso l’intera filiera agricola e agroindustriale del Sud.

Gli interroganti chiedono al Governo quali iniziative intenda assumere per evitare speculazioni e che il precedente della campagna dell’industria settentrionale di trasformazione dei pomodori non diventi solo un’azione promozionale a proprio ed esclusivo vantaggio.

lettera di Pietro Bussolati, segretario metropolit​ano PD Milano

Carissime, carissimi,
prima di tutto un sincero ringraziamento per l’impegno e la passione che tutti voi avete messo per rendere possibile questo Congresso provinciale dove il nostro Partito Democratico ha dimostrato la maturità di chi sa affrontare temi complessi, dividersi, discutere e poi scegliere.

 

Da Milano potremo tutti dimostrare che la partecipazione, i Congressi e le scelte servono per riflettere, crescere, riorganizzarsi, ma che occorre lavorare per un Partito Democratico unito, dove sarà necessario fare sintesi e compiere grandi passi in avanti.

 

Serve uno scatto d’orgoglio e di impegno del nostro Partito che si trova a fronteggiare sfide impegnative che metteranno alla prova la nostra capacità di rappresentare e determinare gli eventi e incidere sulla realtà quotidiana, offrendo speranza e aiuto a tutte le categorie sociali più deboli e risposta ai tanti bisogni che popolano la nostra Area Metropolitana.

 

Come ho detto lunedì sera durante l'Assemblea provinciale, una delle parole del futuro è Milano metropolitana: i nostri territori vivranno sfide locali che saranno da “traino” nazionale. La vera sfida che avremo di fronte sarà la capacità di fare del nostro Partito un laboratorio innovativo e sperimentale in grado di condizionare e non subire il cambiamento. L’innovazione non è strumento di una parte politica ma lo spingersi avanti, la voglia di rischiare, di mettere in dubbio le certezze più consolidate, è un’attitudine che come Partito dobbiamo saper valorizzare e fare propria.

 

Ringrazio Roberto Cornelli per l’importante lavoro svolto in una fase difficile per la politica e il Paese; con spirito di servizio e capacità umane ha saputo condurre e unire il Partito e conseguire risultati elettoralmente importanti. Siamo già d’accordo di incontrarci presto perché occorre guardare avanti ma ripartire da quanto di buono è stato sin qui fatto. Ringrazio il tesoriere Fabrizio Vangelista, il responsabile organizzativo Matteo Mangili e tutta la segreteria uscente.

 

I miei ringraziamenti vanno inoltre ad Arianna Cavicchioli, Arianna Censi e David Gentili, protagonisti, con i loro sostenitori e collaboratori, di questa importante fase di crescita del Partito Democratico. “Sono molte, molte di più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono”. Questo motto ispiratore dell’Unione Europea, vale anche per il nostro troppo spesso vituperato Partito Democratico, che rappresenta l’unica vera speranza delle istanze riformatrici di questo Paese.

 

Oggi coltivo l'auspicio che impareremo a collaborare insieme come comunità sui temi, sulle grandi questioni da affrontarle a testa alta, con il coraggio e l’orgoglio di appartenere ad un grande Partito, il nostro Partito Democratico.

Un abbraccio,

 

Pietro Bussolati

Segretario metropolitano del Partito Democratico di Milano