Il Sicomoro Natalizio ha un commento alla sentenza della Corte sulla legge elettorale, un articolo sulle vicende di questi giorni, un ricordo di Mandela e altro.
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Letta ottiene la fiducia. E tira le orecchie a qualcuno
Dopo la spaccatura nel centrodestra, una verifica di maggioranza, come sapete, si imponeva. Ed Enrico Letta, che è un persona seria oltre che un politico di spessore, ha richiesto la fiducia alle Camere su un ampio programma di riforme economiche e istituzionali per il 2014. Il risultato, per la cronaca, è stato di 379 voti favorevoli e 212 contrari alla Camera, 173 sì al Senato contro 127 no. Il Presidente del Consiglio ha parlato di un “nuovo inizio”, perché ciò che non vuole è che il Paese precipiti nel caos.
Dopo averlo ascoltato dal vivo, posso dire che l’intervento di Letta è stato molto deciso e ha cercato di indicare in modo netto quali sono i prossimi passi che il Governo deve andare a compiere. Nella sua replica ha voluto anche fare alcune precisazioni nei confronti sia di Forza Italia, sia del M5S.
A Forza italia ha chiarito che uscire dalla maggioranza e prendere una deriva populista e antieuropea non consentirebbe l'avvio di una ripresa per gli italiani. Inoltre, per un partito che ha governato in tutti questi anni, sfilarsi solo per difendere il proprio capo è alquanto riduttivo. Ai grillini ha voluto ribadire una volta di più il valore delle istituzioni e l’importanza di saper governare. Chi ambisce a lasciare un segno positivo nella società italiana, ha detto in sostanza Letta, non può limitarsi alla critica e a sfruttare la difficoltà sociale cavalcando o aizzando gli scontri di piazza. Non è questa, cioè, la soluzione di cui ha bisogno il nostro Paese, il quale ha piuttosto necessità di risposte realizzabili e concrete.
Ecco, appunto: non erano ragazzate
Quella appena passata è stata una settimana piuttosto tesa. Era da tempo che non si vedevano proteste di piazza così pesanti. Ma il pericolo vero – e un osservatore attento se ne accorgeva facilmente – era la deriva: tra la poca gente normale che protestava per una situazione che sta facendo precipitare il Paese, ce n’era molta che era in strada solo per cercare grane, se mi passate l’eufemismo. Anzi, è proprio stata accertata la presenza di persone, spesso provenienti da movimenti estremisti, che hanno cavalcato le difficoltà degli italiani a uso proprio.
Lo ha detto in altri termini, alla Camera, il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, nel corso di un’informativa: esiste la preoccupazione che l’insieme delle cause di un disagio sociale possa provocare una deriva ribellistica contro le istituzioni nazionali ed europee, ha spiegato Alfano. E ha aggiunto che, effettivamente, un fronte violento ha violato le leggi, andando al di là del disagio sociale. In questo, lo Stato, ha assicurato il Ministro, ha inteso e intende difendere la libertà e la sicurezza dei cittadini. Ma il responsabile del dicastero dell’Interno ha anche lanciato un avvertimento al mondo politico: chi è nelle istituzioni non monti la protesta.
E se vi ricordate, proprio la scorsa settimana avevo scritto in questa stessa news che i comportamenti del M5S in Aula non potevano essere considerati delle semplici ragazzate. Pur cogliendo la difficoltà e le criticità che avvengono nel Paese, ritengo ci siano vari modi di manifestare il dissenso, anche quello nelle piazze.
Chiaramente non è con la violenza dei gesti e delle parole che si può pensare di essere dalla parte del giusto: chi è in politica coglie il disagio della protesta, ma si allontana sempre di più la possibilità di un confronto se il terreno su cui nasce è prevalentemente di scontro. In questi stessi giorni anche altre organizzazioni hanno avuto modo di manifestare il proprio disagio senza trascendere nei gesti e nelle parole. E dunque devo insistere: tutte queste azioni non vanno sottovalutate.
Ospedali, decida la Regione
E’ notizia delle ultime settimane: il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sarebbe pronta alla chiusura o riconversione di 175 ospedali. Tra questi ve ne sono diversi, di piccole dimensioni, nella provincia di Milano. Dal mio punto di vista, gli allarmi su queste possibili chiusure hanno origini molto antiche e rimandano all'approvazione del Patto per la Salute tra Stato e Regioni. Perciò, è vero che diventa necessaria una riorganizzazione delle strutture lombarde, ma non sarà sicuramente il Ministro a decidere come, dove e quando farla.
Sono, invece, convinto che ogni Regione dovrà fare le proprie proposte, valutare con i dirigenti sanitari della Pubblica Amministrazione e i cittadini come offrire le soluzioni migliori per la salute e anche per evitare malfunzionamenti e sprechi. Vanno invece sostenuti gli esempi che cercano di ottimizzare i posti letto e vanno valorizzate le specializzazioni dei vari ospedali.
On. Cova: “Non sarà il Ministro a decidere quali ospedali chiudere: alle Regioni la scelta e la proposta. Assieme ai cittadini”
Chi deve decidere dell’eventuale chiusura degli ospedali locali? Se lo chiede Paolo Cova, parlamentare del Pd, che entra nella questione, dopo la notizia che il Ministro Lorenzin sarebbe pronta alla chiusura o riconversione di 175 strutture. Tra questi diversi della provincia di Milano.
“Gli allarmi di questi giorni sulla chiusura di piccoli ospedali milanesi ha origini molto antiche e rimanda all'approvazione del Patto per la Salute tra Stato e Regioni – spiega Cova –. E' vero che diventa necessaria una riorganizzazione delle nostre strutture lombarde, ma non sarà sicuramente il Ministro a decidere queste chiusure”.
Secondo il parlamentare Pd “ogni Regione dovrà fare le proprie proposte, valutare con i propri dirigenti e i cittadini come offrire le soluzioni migliori per la salute e anche per evitare malfunzionamenti e sprechi”. Vanno invece “sostenuti gli esempi che cercano di ottimizzare i posti letto e vanno valorizzate le specializzazioni dei vari ospedali”, aggiunge Cova.
Roma, 12 dicembre 2013
Il nuovo numero della pubblicazione "Il Quartiere" del quartiere Rogoredo a Milano.
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Il primo successo: la partecipazione
Ancora una volta il Pd ha ottenuto un successo che gli altri partiti si sognano: una buonissima partecipazione alla scelta democratica delle primarie. Non c’è di meglio per dare un segnale forte e senza tema di smentite a chi diceva che il Partito democratico era finito.
Oggi, stasera, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, è il nuovo segretario nazionale del Pd. La percentuale robusta che ha preso alle primarie di questa domenica storica vuol dire avere una maggioranza significativa e forte, che gli consegna un impegno ancora maggiore a portare avanti le sue proposte. Ora Renzi deve davvero dare il segnale di cambiamento che gli italiani si aspettano.
E se non fossero ragazzate?
Credo sia importante sottolineare quanto avvenuto questa settimana nell’Aula della Camera e sul blog di Grillo, perché alcuni eventi non possono essere derubricati a "ragazzate" oppure a semplice contestazione. Mercoledì scorso i deputati del M5S hanno inscenato una protesta andando a occupare i banchi del Governo e arrivando a impedire i lavori parlamentari.
Ritengo che sia legittimo attuare ostruzionismo nelle aule elettive, come anche individuare diverse forme di protesta. Io stesso mi sono reso partecipe di queste manifestazioni, ma il gesto simbolico di “occupare” il Governo ha un significato più profondo. Chi è entrato in Parlamento per aprirlo come una scatola di tonno, vuole solo dissacrare le istituzioni e vanificarne i lavori. Uno sbeffeggiamento della Democrazia – e non uso a caso la “d” maiuscola – conquistata a caro prezzo.
Questi atti vanno poi letti in parallelo con le liste di proscrizione stese da Grillo nei confronti dei giornalisti che non si piegano alle sue parole. Sono due gesti compiuti in pochi giorni che indicano un attacco netto nei confronti del potere legislativo e della libertà di stampa.
Non è un caso che sia la stessa strada percorsa da Berlusconi sempre nei confronti dei giornalisti e del potere giudiziario. Forse è opportuno aprire gli occhi e guardare a queste vicende con minore disincanto e maggiore serietà.
Tacere oggi il tentativo di far saltare le istituzioni e di occuparle, potrebbe favorire la degenerazione di questi eventi. Meglio essere attenti ai segni dei tempi.
Ok ai fondi per la cooperazione allo sviluppo
Finalmente la Camera ha dato il via libera al decreto che proroga le missioni internazionali. Si è reso necessario il voto di fiducia, ma alla fine, i 360 sì hanno permesso al provvedimento di passare al Senato. Il quale, tuttavia, ha i tempi strettissimi: entro domani, lunedì 9 dicembre, dovrà tassativamente convertirlo in legge.
Come ho già ampiamente spiegato, la norma prevede un aumento di 24 milioni di euro in favore della cooperazione allo sviluppo e per la ricostruzione nell'ottica dei processi di pace e di stabilizzazione. Inoltre, è previsto il rientro di quasi 500 militari.
Cani randagi e suini stranieri
Come sapete, stiamo analizzando la cosiddetta Legge di Stabilità che, insieme a quella di bilancio, costituisce la manovra di finanza pubblica per il triennio. In pratica, sostituisce la vecchia legge Finanziaria, anche se è stata implementata soprattutto nei contenuti.
Da questa settimana, cominciamo a discutere gli emendamenti. Ebbene, io ne ho presentato uno che sta già facendo discutere e che vuole dare un contributo alla gestione dei cani randagi favorendo la sterilizzazione di questi animali tanto cari a noi uomini, ma con l’obiettivo di evitare ulteriori abbandoni indiscriminati. Questo emendamento è stato presentato in Commissione Affari Sociali della Camera e inizia il suo iter.
Inoltre, ho sottoscritto emendamenti, di argomento tutto lombardo, che puntano a mantenere i finanziamenti per le linee metrotranviarie Milano-Seregno e Milano-Limbiate.
Ho presentato due interrogazioni sul mercato della carne suina, sul prezzo e sulla certificazione della tracciabilità, con altri colleghi deputati PD. Si tratta del motivo per cui la scorsa settimana Coldiretti – che ci ha sottoposto la preoccupazione già da tempo – ha manifestato in massa al Brennero. Come forse ormai è noto, molti dei prodotti agroalimentari a marchio Made in Italy sono, in realtà, fatti con materia prima proveniente dall’estero. I maiali sono fra i primi: mangiamo prosciutto crudo con cosce allevate in chissà quale Paese del nord Europa. Ed è proprio quest’ultima che, per prima, deve intervenire applicando obblighi che sono già regolamentati.
I piccoli passi di Madiba
E’ una notizia che ha colpito tutti, anche se era attesa da tempo: Nelson Rolihlahla Mandela, 95 anni, il primo presidente di colore del travagliato Sudafrica, è morto. A lungo leader del movimento anti-apartheid, detenuto in carcere per questo motivo per quasi trent’anni, Premio Nobel per la pace nel 1993, Madiba (nomignolo attribuitogli all'interno del clan di appartenenza dell’etnia Xhosa) mi ha sempre colpito per un motivo: è stato una persona che ha cambiato un Paese con la forza dei piccoli passi. Piccoli, ma decisivi. Che non sia questa la strada per portare fuori dal tunnel anche la nostra agitata nazione?
In tutti questi anni ho ascoltato gli interventi pubblici di quasi tutti i leader del PD. Sono una occasione per approfondire la loro conoscenza. Ad oggi non ho mai partecipato ad interventi di Renzi per diversi motivi e credo che sia necessario superare questa lacuna per arrivare alla scelta del futuro segretario del Pd senza reticenze.
Voglio sentire e capire quanto della sua capacità comunicativa è supportata anche dai contenuti e quanto poi di questi sono realmente realizzabili. Essere parte di questo partito impegna anche a conoscere quali proposte vengono messe in campo.
Per questo voglio andare venerdì alla manifestazione a Milano.
Se vuoi leggere volantino clicca qui.
Ho presentato due interrogazioni sul mercato della carne di suino in Italia con alcuni colleghi deputati PD. Coldiretti ha sollecitato tutti i parlamentari di farsi carico di questo problema.
La prima riguarda il prezzo della carne suina e dell'art 62. Se la vuoi leggere clicca qui .
La seconda sull'etichettatura e la tracciabilità della carne suina. Se la vuoi leggere clicca qui .
E' stato pubblicato il nuovo foglio informativo del PD del Circolo Mecenate-Forlanini-Lomellina-Ponte Lambro.
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“E’ Regione Lombardia ad aver applicato la direttiva in maniera stringente: basta modificarla e il problema si risolve”. Interviene così l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd e componente della XIII Commissione Agricoltura della Camera, rispetto alle dichiarazioni dell’assessore regionale lombardo all’Agricoltura Fava circa lo slittamento del divieto dei reflui al 1 dicembre.
“L’assessore parla di un divieto che viene imposto dall’Unione europea – spiega meglio Cova –. Ma quest’ultima ha emanato la direttiva, lo Stato italiano l’ha recepita dando alcune indicazioni e dopo le Regioni l’hanno applicata. La Lombardia lo ha fatto in modo stringente. Quindi, all’assessore non possiamo che chiedere un intervento che cambi le modalità di applicazione della direttiva stessa”.
Roma, 26 novembre 2013