NEWS DAL PARLAMENTO 19 GENNAIO

Europa, non stringerci così


L'Aula della Camera ha approvato le mozioni della maggioranza sulle iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli previsti dal “fiscal compact”. Detta così, ai più non suggerisce nulla. E allora vado brevemente a spiegare.

Il Patto di bilancio europeo o Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria, conosciuto appunto con l’inglesismo Fiscal compact (letteralmente patto fiscale), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri dell'Unione europea, ed entrato in vigore il 1 gennaio 2013. Il patto contiene una serie di regole che sono vincolanti nell’Ue per il principio dell'equilibrio di bilancio. Ciò che il patto chiede è una serie di obblighi, ovvero quelli del perseguimento del pareggio di bilancio, del non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del Pil, una significativa riduzione del debito pubblico.

Le numerose mozioni presentate da diversi gruppi parlamentari andavano tutte nella direzione di una revisione dei vincoli di bilancio europeo. Le mozioni approvate impegnano il Governo, tra le altre cose, ad avviare un negoziato con le istituzioni europee finalizzato a far sì che, a seguito del riesame dei provvedimenti in materia di governance economica da parte della Commissione europea per il 2014, sia concessa una maggiore flessibilità degli obiettivi di bilancio a medio termine, per tenere conto del ciclo economico, e a favorire la costituzione di un fondo europeo di remissione del debito e di strumenti di debito europeo a breve termine. Si chiede anche di attenuare l'attuale rigidità delle metodologie con le quali è calcolato il vincolo del 3 per cento del rapporto debito/prodotto interno lordo e di permettere lo scomputo di alcune voci di spesa per investimenti che possano esercitare un impatto a breve pos itivo sulla crescita territoriale e sulla riduzione della disoccupazione.

I documenti chiedono poi all’esecutivo di promuovere nelle sedi europee l'introduzione di meccanismi per il finanziamento dei sussidi alla disoccupazione e per il sostegno dell'occupazione, in particolare giovanile.

 

Una mano a chi è in difficoltà

La scorsa settimana abbiamo anche approvato, a maggioranza, una mozione congiunta Pd-Scelta Civica( quella PD firmata anche da me), che il Governo ha fatto propria, che contiene diversi impegni nel settore della lotta alla povertà. La mozione guarda alla valorizzazione del terzo settore, alla responsabilità dei cittadini e della società civile che potrebbero indirettamente contribuire allo sviluppo sociale del Paese e prevede anche che venga combattuto il gioco d'azzardo, allo scopo di prevenire l’impoverimento delle famiglie.

Nel dettaglio, la mozione chiede al Governo di proseguire nella costruzione di una strategia di lungo respiro per la lotta alla povertà, inserendola tra le sue priorità, e di introdurre gradualmente una misura nazionale, rivolta a tutte le persone in povertà assoluta, che si basi su una logica non meramente assistenziale, ma che sostenga un atteggiamento attivo dei soggetti beneficiari dell’intervento. Ciò significa un piano personalizzato per ciascuna famiglia in difficoltà, che favorisca il reinserimento lavorativo e l’inclusione sociale.

Nel documento si parla poi di deduzioni e detrazioni fiscali per le spese relative all'assistenza e al sostegno delle famiglie con componenti minori, persone non autosufficienti e anziani, dell'introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali e introduce anche il famoso reddito di cittadinanza e il fattore famiglia. La mozione tratta anche il discorso del servizio civile volontario, della detassazione delle donazioni e della stabilizzazione del 5 per mille. E, su altro fronte, appoggia la mozione del Governo sul contrasto al gioco d’azzardo.

 

Professioni culturali: c’è la legge


Sul fronte delle proposte di legge, in Aula ne abbiamo appena approvata una in materia di professionisti competenti a eseguire interventi sui beni culturali. In sostanza, il testo prevede che gli interventi operativi di tutela, protezione, conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni culturali siano affidati alla responsabilità e all’attuazione di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologie applicate ai beni culturali, storici dell'arte.

Al Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo saranno istituiti elenchi nazionali nei quali dovranno iscriversi i professionisti – a eccezione dei restauratori e dei collaboratori restauratori che hanno già una loro normativa – in possesso dei requisiti. Questi ultimi saranno individuati con un decreto interministeriale che dovrà essere adottato, previo parere parlamentare, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, coinvolgendo, oltre che la Conferenza Stato-Regioni, anche le associazioni professionali e le organizzazioni sindacali e imprenditoriali più rappresentative.

Gli elenchi devono essere pubblicati nel sito del Ministero. Ma attenzione, per chi fosse interessato: questi elenchi non costituiranno un albo professionale e la non iscrizione negli stessi non preclude la possibilità di esercitare la professione.

 

Lavoro in stabilità


Continua il nostro viaggio dentro la legge di stabilità. Ancora una volta voglio parlare di lavoro e rendere noti i provvedimenti previsti per favorirlo.

E’ stato istituito il Fondo per la riduzione della pressione fiscale, che riduce le tasse sul cuneo fiscale (ovvero la differenza tra il costo del lavoro a carico dell’impresa e lo stipendio netto del lavoratore) per lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati e imprese.

Del taglio al cuneo fiscale, che è partito adesso, nel 2014, con oltre 2,5 miliardi, più della metà, cioè 1,56 miliardi (1,7 miliardi a regime, dal 2015) serviranno a ridurre l’Irpef per le fasce medio-basse. A 15 mila euro l’incidenza Irpef per un lavoratore senza figli scende dal 14 al 12,57%. In concreto, chi si trova nella fascia di reddito tra i 15 e i 18mila euro potrà avere uno sgravio medio di oltre 200 euro annui.

Inoltre, quest’anno saranno finanziati con 600 milioni di euro gli ammortizzatori sociali in deroga, con 40 milioni i contratti di solidarietà e con 50 milioni la cassa integrazione guadagni straordinaria. Altri 50 milioni di euro andranno a incrementare del 10% l’ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà, che passa così dal 60% al 70%.

E’ stata poi prorogata al 2017 l’agevolazione dell’importo massimo della indennità di mobilità ed è stato previsto che l’incentivo straordinario volto all’assunzione e alla stabilizzazione di giovani fino a 29 anni possa essere ulteriormente finanziato dalle Regioni e dalle Province autonome.

Nel contempo è stato istituito il Fondo per le politiche attive del lavoro, con l’obiettivo di favorire il reinserimento lavorativo di coloro che usufruiscono di ammortizzatori sociali e di lavoratori in stato di disoccupazione involontaria.

 

Il Ministero non mi soddisfa

Ancora una volta mi sono reso protagonista di un confronto sul tema delle quote latte, direttamente in Aula, pochi giorni fa. Il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione ha risposto, infatti, alla mia interpellanza sul tema, che avevo già presentato nella scorsa news. Tuttavia, non ho affatto ottenuto i chiarimenti che mi aspettavo. E ho dovuto invitare lo Stato a intervenire con maggiore decisione nella questione.

Di tutto il mio intervento e della risposta del Ministero vi ribadisco solo la parte meno tecnica, quella che, in modo netto, fa capire a chiunque dove sta l’inghippo.

 

Paolo Cova

Sulle quote latte lo Stato è responsabile e deve risposte a migliaia di allevatori e agricoltori

 

 

On. Cova: “Sulle quote latte lo Stato è responsabile e deve risposte a migliaia di allevatori e agricoltori”

 

Si è parlato di quote latte oggi, venerdì 17 gennaio 2014, nell’Aula della Camera. Il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione ha risposto all’interpellanza sul tema dell’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd. “Ma non ci sono stati i chiarimenti che mi aspettavo e lo Stato deve intervenire con maggiore decisione nella questione, non cercando di demandare o scaricare le colpe sugli altri. Lo deve agli allevatori e agli agricoltori italiani”, commenta Cova a caldo.

 

Poco prima il Ministro aveva rivendicato un cambio di rotta nei confronti di Agea con il suo ministero, ma poi il sottosegretario Castiglione ha risposto snocciolando dati che gli sono stati forniti dall’Agea stessa e sostenendo che l’attività amministrativa di controllo di settore è demandata a Regioni e Province e che all’Agea compete solo una parte dei calcoli, ad esempio sugli abbandoni. E sempre secondo Agea, ha detto il sottosegretario, non emerge niente di oggettivo e di nuovo rispetto ai dati dell’anno scorso.

 

“Ribadire che le Relazioni delle varie Commissioni non hanno riscontrato errori non è sufficiente, perché questi documenti hanno posto l’attenzione sulla percentuale di grasso, ma non si è intervenuti sui numeri di capi che producono latte – spiega Cova –. La Relazione del 2010 ha detto che il tenore di grasso era corretto, ma sul calcolo dei capi presenti e la relativa produzione di latte nazionale non lo era. Da questo è scaturita un’indagine con a capo il tenente colonnello Mantile dei carabinieri che ha portato a un esposto”.

 

Cova, dunque, si è chiesto “perché recuperare 300mila capi bovini in più? Perché fare un calcolo di vita delle bovine di 999 mesi quando vivono mediamente una settantina di mesi? Perché aumentare il numero dei capi ha consentito di aumentare il numero della produzione nazionale e ha alterato il numero delle quote per quelle aziende che hanno agito, quindi, in modo illecito. Ciò significa prendere più o meno contributi Pac: avere una quota superiore e una produzione superiore porta ad avere un contributo Pac superiore. Questo è un danno e una truffa nei confronti dello Stato e della Ue”.

 

Inoltre “Gli elementi forniti dal Ministero possono apparire ineccepibili – ha detto Cova in Aula –. Ma alla fine la realtà parla chiaro: la produzione moltiplicata per il numero delle vacche non fa tornare i conti. Bisogna tener conto di diversi fattori: non tutti gli anni le bovine da latte producono la stessa quantità perché il periodo di interparto è più lungo. E comunque nel computo dei capi – l’ho verificato per quelli lombardi – sono ricompresi anche quelli da carne, ad esempio, che quindi non producono latte”.

 

Anche la “competenza di revocare le quote non è delle Regioni, ma dell’Agea – ha fatto presente Cova –. Quindi non mi ritengo soddisfatto dalla risposta del Ministero perché non è stata svolta la funzione di controllo dallo Stato. Agea aveva in capo la funzione e spetta alla Magistratura fare chiarezza su questo. Non è possibile che migliaia di agricoltori abbiano subito un danno a causa dei dati alterati, o meglio di un metodo corretto, ma di dati incerti”.

 

In sostanza, ha concluso Cova, “modificare i dati di 300mila vacche comporta un danno e porta a percepire contributi Pac non dovuti. E intanto ci sono ancora allevatori che stanno pagando le multe: lo Stato non può lavarsi le mani dicendo è colpa di ‘qualcuno’, soprattutto se quel qualcuno rappresenta lo Stato stesso”.

 

Roma, 17 gennaio 201 4

 

“Il Ministro faccia chiarezza sui numeri delle quote latte”. Domani, 17 gennaio, la risposta in Aula all’interpellanza

On. Cova: “Il Ministro faccia chiarezza sui numeri delle quote latte”.
Domani, venerdì 17 gennaio, la risposta in Aula all’interpellanza

 

Si parlerà della vicenda delle quote latte domattina, venerdì 17 gennaio 2014, nell’Aula di Montecitorio. A partire dalle 9 verrà, infatti, data risposta alle interpellanze urgenti tra cui, appunto, quella depositata una settimana fa dall’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, e rivolta al Ministro alle Politiche agricole, sul tema. La diretta dell’intervento di Cova si potrà seguire sulla web tv della Camera attorno alle 10.

 

Nel documento Cova chiede di sapere quante bovine da latte ci sono oggi in Italia e quante erano presenti negli anni scorsi, non solo “per chiarire l’annosa vicenda delle quote, ma anche per rendere noto a tutti che latte è entrato in Italia”, commenta lo stesso parlamentare Pd.

Inoltre, nell’interpellanza si vuole chiarezza sulle aziende che hanno ottenuto l’assegnazione della quota e non hanno prodotto latte: “Hanno anche ricevuto contributi Pac o altri contributi con i Psr? In tal caso, è stata fatta una truffa nei confronti della Ue, dell’Italia e di tutti gli allevatori”, ripete da tempo Cova.

 

Roma, 16 gennaio 201 4

 

NEWS DAL PARLAMENTO


Facciamo chiarezza sulle pensioni d’oro

Bisogna fare chiarezza sulle pensioni d’oro. Dopo che mercoledì 8 gennaio sono state votate alla Camera le mozioni sul tema, presentate dai partiti, ho letto diversi interventi che affermavano che aver bocciato quella del M5S ha significato essere a favore di questi privilegi. Niente di più sbagliato: io stesso non ho approvato la mozione dei grillini, ma quella del Pd. E non è stata una scelta scontata, dettata cioè solo dal fatto che appartengo a quel partito: c’erano precise motivazioni di fondo che vado a spiegare.

Come avevo già scritto nell’ultima news, la legge di stabilità 2014, ai commi 486 e 489, stabiliva il taglio delle pensioni d'oro con dei criteri e degli scopi ben precisi (in particolare il contributo di solidarietà per il triennio 2014-2016, i cui proventi saranno destinati per la salvaguardia degli esodati). Quindi, il taglio delle pensioni d'oro è già stato fatto dalla nostra maggioranza. Anzi, semmai è stato il M5S che, non votando la legge di stabilità, si è dimostrato contrario agli interventi sulle pensioni d’oro.

Detto ciò, faccio presente che le mozioni sono un atto di indirizzo al Governo, non hanno altra funzione, e quella dei grillini, alla fine, chiedeva una cosa che era già stata fatta con la legge di stabilità e pertanto era inutile. Ripeto, a scanso di equivoci: non aveva senso chiedere al Governo di attuare qualcosa che era già stato approvato dal Parlamento con il voto contrario del M5S. Come vedete, pura demagogia.

Invece, la nostra mozione sollecita ad andare a monitorare quanto approvato con la legge di stabilità, soprattutto con l’obiettivo di incrementare il fondo di solidarietà. Vi riporto il dispositivo del documento per intero, così che ci si possa rendere conto di cosa significa votare in modo utile una proposta e quando, invece, si perde e si fa perdere tempo a tutti: “Si impegna il Governo a monitorare gli effetti e l'efficacia delle citate misure introdotte con la legge di stabilità; a valutare, agli esiti di questo monitoraggio, l'adozione di interventi normativi che, nel rispetto dei principi indicati dalla Corte costituzionale, sempre in un'ottica di solidarietà interna al sistema pensionistico, siano tesi a realizzare una maggiore equità  per ciò che concerne le cosiddette pensioni d'oro e correggano per queste ultime eventuali distorsioni e privilegi derivanti dall'applicazione dei sistemi di computo retributivo e contributivo nella determinazione del trattamento pensionistico”.

 Se vuoi leggere le mozioni PD clicca qui e M5S clicca qui.


In carcere solo se serve

In prima lettura la Camera ha approvato la riforma della custodia cautelare con 290 voti favorevoli, 13 contrari (la Lega) e 95 astenuti (M5S). Il nuovo testo della proposta di legge è diretto a delimitare l'ambito di applicazione della custodia cautelare in carcere, attraverso una serie di modifiche al codice di procedura penale che interessano principalmente la valutazione del giudice, l’idoneità della custodia in carcere, gli obblighi di motivazione del giudice e il procedimento.

In buona sostanza, l’obiettivo del provvedimento è di ricorrere solo nei casi estremi alla carcerazione preventiva, rendendo più stringenti i presupposti e le motivazioni e ampliando le misure alternative. Quindi, la custodia cautelare potrà essere disposta soltanto quando siano inadeguate le altre misure coercitive o interdittive. E per giustificare il carcere e le altre misure cautelari, il pericolo di fuga o di reiterazione del reato non dovrà essere soltanto concreto ma anche “attuale”. Il giudice non potrà più desumere il pericolo solo dalla semplice gravità del delitto: l’accertamento dovrà basarsi sugli elementi che qualificano la personalità dell’imputato o indagato, quali i precedenti, i comportamenti antecedenti e susseguenti.

Ancora, il giudice dovrà spiegare nel dettaglio perché fa una scelta, disattendendo magari anche gli argomenti della difesa. Quindi gli obblighi di motivazione si intensificano. Per renderle più efficaci, aumentano dagli attuali 2 mesi a 12 mesi i termini di durata delle misure interdittive (sospensione della potestà dei genitori, divieto di esercitare attività professionali…) per consentirne un effettivo utilizzo quale alternativa alla custodia cautelare in carcere. Cambia in profondità anche la disciplina del riesame della carcerazione preventiva.

Restano esclusi dalla riforma i reati di mafia e associazione terroristica. Sul nuovo modo di intendere la privazione della libertà personale, il Parlamento vigilerà con uno stringente monitoraggio.

Un altro provvedimento che interviene sul tema della carcerazione e che con piccoli passi vuole arrivare a cambiare l’approccio alla carcerazione come è stato affrontato in tutti questi anni.

Ma che latte beviamo?

Sapete ormai che sulle quote latte non mollo e la scorsa settimana, a questo proposito, ho presentato al Ministro delle Politiche agricole un’interpellanza urgente con risposta in Aula.

I punti su cui insisto sono chiari e le domande sono le stesse che si pongono gli inquirenti: quante bovine da latte ci sono oggi in Italia e quante erano presenti negli anni scorsi? Non è possibile che si sia moltiplicato il latte senza che le vacche lo producano.

In tal caso, che latte è entrato in Italia per poter giustificare i modelli L1? Io voglio conoscere i numeri e non gli algoritmi.

Al Ministro ho inoltre chiesto se le aziende che hanno ottenuto l’assegnazione della quota e non hanno prodotto latte, hanno anche ricevuto contributi Pac (Politica agricola comune dell’Europa) o altri contributi con i Psr (Piani di sviluppo rurale). Perché se così fosse, è stata fatta una truffa nei confronti della Ue, dell’Italia e di tutti gli allevatori. Continuerò a dirlo con determinazione e tenacia.

Pensioni d’Oro

Mercoledì 8 gennaio sono state votate alla Camera dei Deputati le mozioni presentate dai partiti sul tema delle "Pensioni d'Oro". Leggo diversi interventi che affermano che aver bocciato la Mozione del M5S ha significato essere a favore delle pensioni d'oro con la solita lista di proscrizione di quelli che non l'hanno votata.
Anch'io non ho votato la mozione del M5S e ho votato a favore di quella presentata dal mio partito il PD.

Voglio però fare una premessa che è obbligatoria: la Legge di Stabilità 2014 approvata a fine dicembre in via definitiva, al comma 486 e 489, stabiliva il taglio delle pensioni d'oro con dei criteri stabiliti dalla stessa legge.

Se andate a rileggere la mia "News dal Parlamento" di domenica 5 gennaio scrivevo…

Per quanto riguarda le vituperate pensioni d’oro, è stato introdotto un contributo di solidarietà per il triennio 2014-2016, sui trattamenti pensionistici obbligatori particolarmente elevati secondo le seguenti aliquote: 6% per la parte eccedente l’importo superiore a 14 volte il trattamento minimo Inps (90.168,26 euro lordi); 12% per la parte eccedente 20 volte il trattamento stesso (128.811,80 euro lordi) e 18% per la parte eccedente l'importo di 30 volte il medesimo (193.217,70 euro). I proventi del contributo saranno destinati per la salvaguardia degli esodati.

Contributo di solidarietà anche per i vitalizi dei parlamentari superiori a 90mila euro l'anno. Saranno sottoposti al contributo anche gli eletti nei consigli regionali e provinciali, e tutti i funzionari degli organi costituzionali. Le risorse provenienti dall'imposta saranno destinate al Fondo di garanzia per le Pmi, ai progetti di ricerca e innovazione e al Fondo di garanzia per la prima casa…..

Faccio questa osservazione per dire che il taglio delle pensioni d'oro è già stato fatto dalla nostra maggioranza, mi spiace ma con il voto contrario di M5S che non ha votato questa legge.

Fatta questa premessa e tornando alle mozioni, ricordo che le mozioni sono un atto di indirizzo al Governo. Non hanno altra funzione e la mozione del M5S andava a chiedere una cosa che era già stata fatta con la legge di stabilità e pertanto inutile da approvare.
Se vuoi leggere la mozione del M5S clicca qui.
Non aveva senso chiedere al governo di attuare qualcosa che era già stato approvato dal parlamento con il voto contrario del M5S. Come vedete pura demagogia.

La nostra mozione chiedeva di andare a monitorare quanto approvato con la legge di Stabilità 2014, sopratutto per incrementare il fondo di solidarietà.
Se vuoi leggere la mozione PD clicca qui.
Pertanto la mozione tanto decantata dai grillini era già stata fatta ed era inutile.

INTERPELLANZA QUOTE LATTE

Ho presentato una Interpellanza Urgente alla Camera dei Deputati con la firma di 30 colleghi del PD.

La mia interpellanza vuole arrivare a definire quale sia il numero delle bovine da latte presenti in Italia dalla campagna lattiero casearia 1995-1996 a 2012-2013. Questo mio interesse nasce dal fatto che si è discusso e dibattuto di algoritmi e della loro veridicità, ma si è perso il senso del problema. Questo perchè il numero delle bovine presenti è significativo del latte prodotto ogni anno in Italia. Non è l'unico dato perchè va considerata anche la media produttiva e, di non poco conto, anche il fatto che il periodo di interparto allunga la lattazione e riduce il quantitativo prodotto nell'anno. Altro aspetto è il numero di lattazioni medio delle nostre bovine. Inoltre chiedo perchè alcune aziende risultano intestatarie di quote latte sebbene non abbiano prodotto latte. Cioè avevano Modello L1 uguale a 0,00kg.

Se vuoi leggere clicca qui.  

Chi ha prodotto il latte in Italia senza che ci fossero le bovine? E qualcuno ha ottenuto lo stesso i contributi?

 

On. Cova: “Chi ha prodotto il latte in Italia senza che ci fossero le bovine? E qualcuno ha ottenuto lo stesso i contributi? Il Ministero risponda”

 

La battaglia di Paolo Cova, parlamentare del Pd, sulla vicenda delle quote latte continua. Oggi, mercoledì 8 gennaio 2014, l’onorevole milanese ha presentato al Ministro alle Politiche agricole un’interpellanza con risposta in Aula sul tema.

 

I punti su cui Cova insiste da tempo sono chiari e le domande che reitera sono le stesse che si pongono gli inquirenti: “Chiedo di sapere una volta per tutte quante bovine da latte ci sono oggi in Italia e quante erano presenti negli anni scorsi. Non è possibile che si sia moltiplicato il latte senza le vacche che lo producono”, dice senza mezzi termini il parlamentare Pd. E la richiesta non è fatta solo “per chiarire l’annosa vicenda delle quote, ma per sapere che latte è entrato in Italia per poter giustificare i modelli L1 – aggiunge Cova –. A noi interessano i numeri e non gli algoritmi”.

 

E poi c’è un altro aspetto che Cova mette pesantemente sotto la lente dei chiarimenti, anche a livello giudiziario: “Le aziende che hanno ottenuto l’assegnazione della quota e non hanno prodotto latte, hanno anche ricevuto contributi Pac o altri contributi con i Psr? Perché se così fosse, è stata fatta una truffa nei confronti della Ue, dell’Italia e di tutti gli allevatori”, incalza il parlamentare.

 

Roma, 8 gennaio 2014

DISEGNO LEGGE PROVINCE

E' stato approvato alla Camera il Disegno di Legge per il riassetto delle Province e la costituzione delle città metropolitane.
Un primo passo per la costituzione di un nuovo assetto delle Istituzioni.
Raccolgo le critiche di tante persone, soprattutto di chi ha vissuto direttamente l'esperienza delle Province, credo che si possano fare ancora tanti miglioramenti ma un primo passo andava fatto.
In particolare la costituzione delle Città Metropolitane.
Come ho affermato più volte, l'abolizione delle province non avviene con una legge ordinaria ma solo con una riforma della Costituzione.
Se vuoi leggere una scheda sintetica preparata dal Gruppo Deputati PD sul Disegno di Legge clicca qui.

NEWS DAL PARLAMENTO


Un Presidente e i suoi cittadini

Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scatenato il desiderio di boicottaggio da parte di alcuni politici, ma il tentativo è rimasto un loro personale desiderio. Forse volevano essere costoro i protagonisti del messaggio agli italiani, ma il Parlamento ha scelto un altro Presidente della Repubblica. I cittadini, più temprati nella volontà di sostenere le istituzioni, hanno risposto in modo completamente diverso, fermandosi davanti ai televisori ad ascoltare Napolitano, come sta avvenendo dal lontano 1949, quindi a cominciare dai tempi di Luigi Einaudi.

Un segnale netto che passa attraverso le parole del Presidente quando dichiara che “il coraggio degli italiani è in questo momento l'ingrediente decisivo per far scattare nel 2014 quella ripresa di cui l'Italia ha così tanto bisogno. Coraggio di rialzarsi, di risalire la china. Coraggio di praticare la solidarietà…”.

I cittadini di questo Paese sono stanchi dell’individualismo e della contrapposizione declinata con “una precisa scelta di campo”. Ora hanno bisogno di uno scatto che parte da una società più solidale e fitta di relazioni personali. Chi pensa di proporsi per l’affermazione della propria persona e dei propri interessi non trova riscontro e approvazione.

L’altro muro da abbattere

In occasione delle festività, alcuni di noi parlamentari hanno partecipato all’iniziativa “Natale in carcere”, che prevedeva la visita agli istituti di pena delle varie province italiane. A promuovere l’evento, l’associazione “Argomenti 2000 – Associazione di amicizia politica”, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su una drammatica emergenza del Paese e compiere un gesto di concreta vicinanza a quella parte della popolazione fatta di uomini e di donne che, pur scontando una pena, rimangono a pieno titolo cittadini.

L'associazione nasce dall'iniziativa di alcune persone, provenienti da diversi percorsi di impegno sociale, ecclesiale, culturale, e politico, accomunate dall'esigenza di mettere insieme le proprie esperienze e le proprie energie al fine di contribuire all'evoluzione della cultura politica e democratica e alla diffusione delle buone prassi amministrative a partire dall'ambito territoriale. Nel caso specifico, Argomenti 2000 ha inteso sensibilizzare, appunto, sui pesanti problemi che affliggono gli istituti di detenzione italiani, come il sovraffollamento, le condizioni sanitarie, i decessi, l’abuso della pena detentiva, l’incidenza sui conti pubblici, le criticità degli ospedali psichiatrici giudiziari.

Personalmente sono andato al carcere di Opera nella giornata del 27 dicembre. L'argomento dei carcerati è scomodo, ne sono convinto, ma va affrontato, perché solo con il pieno recupero dei detenuti possiamo immaginare di cambiare la loro e la nostra vita anche in termini di sicurezza. E' un'affermazione scomoda, eppure ritengo che una società che si fa carico delle cure anche di chi ha sbagliato, sarà solidale e attenta a tutti. Trincerarsi dietro frasi scontate alza solo un muro che rende ancora più difficile dare una speranza.


Stabilità: chi prende di più, aiuta gli altri

Dal 1 gennaio la legge di stabilità è definitivamente entrata in vigore. Voglio perciò proporre un approfondimento sui temi di maggiore interesse. Cominciamo con gli esodati, le pensioni e le cosiddette pensioni d’oro.

A favore degli esodati è stato finanziato, con un impegno di 950 milioni di euro, nel periodo 2014-2020, un ulteriore intervento, ampliando prima di 6mila unità e poi, nel corso dell’esame alla Camera, di ulteriori 17mila, la platea dei salvaguardati, per un totale di oltre 23mila persone. Nel complesso, a oggi, sono stati tutelati 160mila lavoratori.


In materia di rivalutazione delle pensioni, dal 2014 l’indicizzazione sarà al 100% per gli assegni fino a 1.500 euro lordi, al 95% (il testo approvato dal Senato prevedeva il 90%) per le pensioni fino a 2.000 euro lordi, al 75% per quelle fino a 2.500 euro lordi e al 50% per gli importi fino a 3.000 euro lordi. Per quanto riguarda i trattamenti pensionistici superiori a 3.000 euro lordi, si prevede la rivalutazione nella misura del 40% nel 2014 per la sola fascia di importo fino a questa stessa cifra, e del 45% sull’intero trattamento pensionistico per ciascuno degli anni 2015 e 2016.

Sempre in tema di pensioni, sono stati riconosciuti, in caso di pensionamento anticipato prima dei 62 anni, anche i contributi figurativi relativi ai periodi di congedo o permesso riconosciuti per assistere congiunti con disabilità.

Per quanto riguarda le vituperate pensioni d’oro, è stato introdotto un contributo di solidarietà per il triennio 2014-2016, sui trattamenti pensionistici obbligatori particolarmente elevati secondo le seguenti aliquote: 6% per la parte eccedente l’importo superiore a 14 volte il trattamento minimo Inps (90.168,26 euro lordi); 12% per la parte eccedente 20 volte il trattamento stesso (128.811,80 euro lordi) e 18% per la parte eccedente l'importo di 30 volte il medesimo (193.217,70 euro). I proventi del contributo saranno destinati per la salvaguardia degli esodati.


Contributo di solidarietà anche per i vitalizi dei parlamentari superiori a 90mila euro l'anno. Saranno sottoposti al contributo anche gli eletti nei consigli regionali e provinciali, e tutti i funzionari degli organi costituzionali. Le risorse provenienti dall'imposta saranno destinate al Fondo di garanzia per le Pmi, ai progetti di ricerca e innovazione e al Fondo di garanzia per la prima casa.