On. Cova: “A Trezzo troppo rumore per la quarta corsia: intervenga il Ministro Lupi”

L’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, ha presentato un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Lupi sulle barriere fonoassorbenti posizionate sulla autostrada A4 nel Comune di Trezzo. “La costruzione della quarta corsia ha avvicinato la sede autostradale alle case e ha aumentato il rumore, ma le misure messe in atto per limitare l'impatto acustico non sono state realizzate bene – spiega Cova –. Sono presenti fessure tra le barriere e le stesse barriere non sono fonoassorbenti. I cittadini sono furenti per questo. E c’è da capirli: diventa impossibile vivere in una situazione del genere”, sottolinea il parlamentare.

 

Nell’interrogazione Cova fa presente che “le indagini fonometriche svolte dall’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, rilevano rumori leggermente sotto la soglia consentita, ma per i cittadini l’impatto risulta ancora molto alto. Inoltre, i lavori eseguiti presentano alcune serie anomalie la cui correzione potrebbe contribuire alla diminuzione del rumore”.

Il parlamentare Pd ricorda anche le “conclusioni del Politecnico di Milano a proposito dello stato di manutenzione delle barriere che è da considerarsi precario in quanto la presenza di fessure tra una barriera e l’altra e la scarsa efficacia di potere fonoassorbente dei materiali di cui sono costituite, fanno sì che risulti una scarsa diminuzione della potenza sonora a radiazione diretta”. Insomma, dice Cova a Lupi, “la realizzazione del manufatto non è stata eseguita a regola d’arte, le barriere dalla parte interna sono riflettenti anziché fonoassorbenti e manca un’idonea sigillatura sotto i cavalcavia 154 e 155 al punto che gli stessi producono un effetto da cassa di risonanza che con l’aggiunta del manto autostradale scarsamente fonoassorbente  amplificano  il disagio dei residenti”.

 

Cova chiede al Ministro “se non viene ritenuta necessaria la sostituzione delle barriere al lato nord  dell’A4, tra i cavalcavia 154-155, con strutture di ultima generazione, accorgimenti tecnici con l’intervento di nuove tecnologie, ad esempio asfalto fonoassorbente, la realizzazione di un’ulteriore idonea barriera antirumore da collocare, nel tratto individuato, tra le due carreggiate di marcia (così come già realizzato in A4 tra le uscite di Bergamo e Seriate) che consentano un miglioramento della percezione del rumore alla popolazione coinvolta”.

 

Roma, 4 aprile 2014

On. Cova: “Qualità del cibo e stile di vita più sano: iniziato l’iter della legge sulla filiera corta”

E’ iniziata oggi, giovedì 3 aprile 2014, in XIII Commissione Agricoltura della Camera, con l’audizione dei rappresentanti delle organizzazioni Agrinsieme (Confagricoltura, Cia, Alleanza delle cooperative), Coldiretti, Copagri e UeCoop, l’iter per la discussione e l’approvazione delle proposte di legge sulle norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta a chilometro zero e di qualità. Una delle proposte è stata sottoscritta anche dall’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd.

“Il nostro obiettivo è promuovere la domanda e l'offerta dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, provenienti da filiera corta, e dei prodotti agricoli e alimentari ecologici e di qualità – spiega Cova –. E per chilometro zero intendiamo che questi cibi provengano da una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo previsto per il loro consumo o per i quali comunque è dimostrato un limitato apporto delle emissioni inquinanti derivanti dal trasporto”.

Insomma, per Cova “inizia così un percorso che rappresenta un passo molto importante per i consumatori e la qualità del cibo che ogni giorno arriva sulle nostre tavole. Da un punto di vista culturale, per molti può essere la strada per cambiare stile di vita, in un senso più sano e salutare”.

Roma, 3 aprile 2014

Quote latte: 1593 aziende assegnatarie di quota ma con L1 =0

Ho presentato ieri una Interpellanza urgente al Ministro delle Politiche Agricole su 1593 aziende da latte che erano assegnatarie di quota latte ma che dal 2003 al 2010 non risultano aver mai prodotto latte.
Queste aziende risultano assegnatarie di circa 354.000 quintali di latte.
Avevo posto la questione anche nella scorsa interpellanza ma non avevo ricevuto risposta. Mi sembrava importante sapere se queste aziende hanno ricevuto anche i contributi PAC o se hanno affittato la propria quota o addirittura venduto la quota.
Inoltre mi sembra importante conoscere il numero dei parti e delle vitelle/i nati negli anni 2007-2008-2009.
Entro una settimana ci sarà la risposta in aula del Ministro. Vi terrò informati
Se vuoi leggere l'Interpellanza urgente clicca qui.

NEWS DAL PARLAMENTO 30 MARZO

 

Non mi mandi in bianco

In Italia nessun datore di lavoro potrà più pretendere di far firmare a un nuovo dipendente una lettera di dimissioni in bianco all’atto dell’assunzione. Alla Camera abbiamo approvato la proposta di legge contro questa sgradevole pratica, attuata purtroppo da molte aziende, che imponeva ai lavoratori di rinunciare ad alcune garanzie di legge. Con 300 favorevoli, segnalo che M5S, Ncd e Sc (101) si sono detti contrari, astenuta la Lega (21). Ora tocca al Senato.

Eppure, è una norma di civiltà, considerato che le dimissioni in bianco, cioè prive di data, finora venivano fatte firmare soprattutto alle donne, così che potessero essere mandate via in caso di gravidanza, ed erano utilizzate per tutti in caso di malattia prolungata o partecipazione a uno sciopero. Scopo della lettera era cioè quello di avere la possibilità di liberarsi in qualsiasi momento, senza corrispondere alcuna indennità, dei lavoratori scomodi, anche in tutti i casi in cui diventavano troppo costosi in termini fiscali e previdenziali.

Adesso, la lettera di dimissioni volontarie deve essere sottoscritta, pena la sua nullità, dal lavoratore su appositi moduli resi disponibili gratuitamente dalle direzioni territoriali del lavoro, dagli uffici comunali, dai centri per l’impiego o dai siti Internet del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. La proposta di legge prende in considerazione anche la lettera di risoluzione consensuale. E solo qualora i lavoratori si dovessero assentare, senza darne comunicazione, per oltre sette giorni, il rapporto si intenderà risolto per dimissioni volontarie anche senza sottoscrizione dei moduli.

La procedura vale per tutti i contratti di lavoro subordinato, la collaborazione coordinata e continuativa, il contratto a progetto, gli occasionali, i contratti di associazione in partecipazione e quelli delle cooperative con i propri soci.

 

Una mozione per le calamità

Questa settimana abbiamo approvato, favorevole anche il Governo, una mozione sugli eccezionali eventi meteorologici che hanno interessato Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Toscana, tra il 2013 e il 2014.

Il documento impegna il Governo a deliberare lo stato di emergenza per Friuli Venezia Giulia e Veneto; ad assumere iniziative finalizzate a sostenere le popolazioni e le attività imprenditoriali, commerciali, artigiane e agricole venete, friulane ed emiliane colpite dai violenti fenomeni alluvionali che hanno interessato i comuni delle province di Udine, Pordenone, Padova, Treviso, Vicenza, Verona e Venezia e i comuni della provincia di Modena, attraverso la defiscalizzazione e la decontribuzione per gli anni 2014 e 2015, prevedendo anche la sospensione dei termini dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria.

Si prevedono, inoltre, iniziative volte all’alleggerimento dei vincoli del Patto di stabilità per ripristinare le infrastrutture e la viabilità interrotta o danneggiata e le opere di difesa idraulica, mentre una quota delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione sarà destinata al finanziamento di una serie di interventi, tra cui quelli di messa in sicurezza del territorio.

 

Veterinario, ma con il corso

In settimana ho presentato una interrogazione al Ministro della Salute riguardo l’istituzione in Friuli Venezia Giulia, con un decreto regionale, del “Veterinario di fiducia”. Nel provvedimento vengono fissati i compiti e i requisiti per ricoprire questo ruolo.

Nell’interrogazione mi sono soffermato sul comma 3) dove viene previsto quale requisito professionale la partecipazione con profitto al “Corso di formazione per veterinario aziendale”. Poiché credo che sia una indicazione vaga e lesiva della professionalità dei medici veterinari liberi professionisti e siccome il decreto non chiarisce chi abbia competenza per poter svolgere questa formazione, chiedo al Ministro di sapere se un medico veterinario libero professionista, regolarmente iscritto al proprio Ordine professionale e abilitato alla propria professione intellettuale, in virtù dei titoli abilitativi ex lege richiesti, debba partecipare a questo corso per poter svolgere la propria attività. E se il corso è un requisito vincolante per svolgere l’attività di veterinario aziendale, prevista tra l’altro dal Decreto legislativo 196 del 22 maggio 1999. Inoltre, vorrei propri o sapere se coloro che tengono il corso siano abilitati dallo stesso Ministero.

 

 

Lasciate che la vendita sia diretta

Ho sottoscritto una risoluzione che intende valorizzare e semplificare l’attività di vendita diretta dei propri prodotti da parte degli imprenditori agricoli. E’ emerso, infatti, che, dopo una modifica legislativa di un decreto in materia, non è più possibile per gli imprenditori agricoli effettuare l’attività di vendita su una superficie all’aperto privata, anche nel caso in cui l’interessato ce l’abbia in disponibilità. Interpretazione che restringe notevolmente l’ambito di applicazione della vendita diretta.

La risoluzione impegna il Governo a chiarire con urgenza che la nuova disposizione “non preveda alcuna restrizione o divieto all’esercizio della vendita diretta su aree private all’aperto diverse da quelle ubicate nella sede principale dell’azienda agricola delle quali l’imprenditore agricolo abbia la disponibilità sulla base di un titolo legittimo”. E ad adottare le necessarie iniziative per semplificare l’attività di vendita diretta.

 

RINGRAZIAMENTI

A termine degli incontri relativi alla rendicontazione del mio primo anno di legislatura, volevo ringraziare la Coop. Ortica e il Circolo Pd di Gorgonzola per la disponibilità delle sale, ma in particolare, ho apprezzato tutte le persone intervenute con domande e proposte che costituiscono un bagaglio prezioso di conoscenza dei territori.

 

Veterinario Aziendale

Oggi ho presentato una interrogazione al Ministro della Salute riguardo l'istituzione del "Veterinario di fiducia" in Regione Friuli Venezia Giulia.
Nel Decreto vengono fissati i compiti e anche i requisiti per diventare veterinario di fiducia.
Mi sono soffermato sul comma 3) dove si indica che è richiesta la partecipazione ad un particolare corso di formazione.
Credo che sia una indicazione vaga e lesiva della professionalità dei medici veterinari liberi professionisti. Inoltre il Decreto non chiarisce chi abbia competenza per poter svolgere questa formazione.
 
Se vuoi leggere l'interrogazione clicca qui .
 

NEWS DAL PARLAMENTO 23 MARZO


Appuntamento a Gorgonzola


Venerdì 28 marzo 2014, dalle 21 in poi, sarò a Gorgonzola, nella sede del Circolo Pd, in via Leonardo da Vinci 1/a, a raccontare ancora una volta, per la zona sud est della provincia, il mio primo anno da deputato. Sarà un rendiconto ancora più attuale, considerato che con il nuovo Presidente del Consiglio Renzi si va davvero ad alta velocità. Se volete visionare la locandina cliccate qui.

Suolo, stop al consumo


Questa settimana le Commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente della Camera hanno proseguito i lavori della legge sul consumo di suolo. Potete leggere i testi presentati a fronte se cliccate qui.

I relatori hanno assicurato che verrà proposto un testo unificato nei prossimi giorni così che a breve possano essere stabiliti i termini per la presentazione degli emendamenti.

Il testo che verrà adottato potrebbe essere quello del Governo – nel documento a cui vi rimando è quello con il numero 2039 –, che ha recepito i suggerimenti e le indicazioni raccolti in questi mesi.

Sono sempre disponibile a raccogliere vostre indicazioni o proposte di emendamenti sul testo definitivo. Vi terrò aggiornati.

Rare non vuol dire trascurate


La Camera ha approvato, con 358 voti favorevoli, una mozione unitaria sul tema delle malattie rare. Il documento impegna il Governo a verificare in che modo e fino a che punto ci si prende cura dei bisogni delle persone affette da queste patologie, considerato che sono spesso lasciate sole anche dal Servizio Sanitario Nazionale. Viene poi richiesto di coordinare a livello nazionale e promuovere a livello regionale, i registri delle patologie di rilevante interesse sanitario, in modo da fare chiarezza sul numero reale di pazienti che ne sono affetti, consentendo l'utilizzo mirato delle risorse pubbliche. Ma è importante anche l’impegno a dare una definizione tempestiva delle malattie rare da includere nell'elenco delle patologie e provvedere all'aggiornamento tenendo conto delle nuove conoscenze tecniche ed epidemiologiche.

Altro aspetto fondamentale è che viene impegnato il Governo a istituire il Comitato nazionale delle malattie rare, presso il Ministero della salute, e a valutare l'opportunità di promuovere la defiscalizzazione delle spese sostenute in Italia per la ricerca relativa ai farmaci orfani (quelli destinati a queste patologie e quindi poco richiesti rispetto agli altri) e alle malattie rare.

Si ribadisce, inoltre, la necessità di un accesso universale allo screening neonatale che sarebbe in grado di individuare precocemente nei neonati decine di malattie metaboliche ereditarie, evitando così gravissimi stati di invalidità.


L’Europa non ci fa le pulci


In vista del vertice europeo, svoltosi questa settimana, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è intervenuto alla Camera per anticipare alcuni punti salienti di trattazione. La sua relazione è stata successivamente approvata con 292 voti a favore e 162 contrari.

Come è solito fare, Renzi ha parlato a lungo e in modo dettagliato degli argomenti che si era appuntato sull’agenda. Cercherò di sintetizzare quelli più importanti, partendo da una considerazione che faccio mia: è fondamentale, ha detto in sostanza il nostro presidente, che si esca dalla visione per la quale l'Europa ci controlla i compiti o ci fa le pulci. Perché se ci pensate è vero: l'Europa non è un'istituzione altra rispetto a noi: prima saremo in grado di affermare con decisione che Italia ed Europa non sono due controparti ma sono sulla stessa barca, prima l'Italia sarà in grado di cambiare se stessa per dare uno slancio all'Ue e l'Ue di uscire da una visione totalmente incentrata sull'austerity per avviare la crescita.

Ancora – riporto sempre dall’intervento di Renzi – l'Europa corre il rischio di una deriva tecnocratica e burocratica e i prossimi mesi, con le elezioni, il rinnovo delle istituzioni e il semestre italiano, sono decisivi per dare una risposta e ridare all'Europa lo sguardo alto e ideale del sogno dei padri fondatori.

Sulle riforme Renzi ha detto che fisco e giustizia vanno affrontate prima di luglio come priorità, perché non è colpa di un Commissario europeo se siamo gli ultimi nella giustizia civile. E durante il semestre di presidenza italiana dovremo organizzare per ottobre un appuntamento ad hoc sull'agenda digitale che coinvolga tutti e 28 i paesi dell'Ue.

Ma i primi veri passi per portare fuori l’Italia dall’impasse che i partners ci contestano, sono quelli per l’occupazione, la riforma del lavoro, il temibile parametro del 3% per il rapporto deficit/Pil che per Renzi è oggettivamente anacronistico.

Ancora una volta per Moro


La Camera ha approvato l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Il via libera e' arrivato con 269 voti favorevoli e 73 contrari.
Non è la prima, lo sappiamo. Per la precisione è il terzo organismo che il Parlamento istituisce sui noti fatti. Ma a 35 anni di distanza dall’assassinio di Moro, dobbiamo di fatto ancora scrivere la parola fine sulla verità storica di quella dolorosa vicenda.
La Commissione costerà 30 mila euro l’anno e dovrà concludere i lavori entro 18 mesi. Il suo compito sarà quello di fare luce su un caso che sembrava chiuso, ma ultimamente nuove rivelazioni e nuove dichiarazioni hanno riportato alla ribalta il dramma di quei giorni. Speriamo solo che sia la volta buona.

NEWS DAL PARLAMENTO 16 MARZO

E che riforma sia

Come sapete, abbiamo approvato la nuova legge elettorale, l’Italicum, come lo ha battezzato Matteo Renzi, e vale solo per la Camera. I voti favorevoli sono stati 365, i contrari 156 e gli astenuti 40. Ora il provvedimento passa al Senato, dove lo stesso Renzi ha assicurato la possibilità di modifiche, soprattutto per quanto riguarda la parità di genere di cui vi parlo nella news seguente.

Le principali novità della riforma sono rappresentate dal fatto che il territorio nazionale è diviso in circoscrizioni regionali, ciascuna delle quali suddivisa in collegi plurinominali; le liste di candidati sono presentate nei collegi plurinominali; possono presentarsi singolarmente o in coalizione con un unico programma di Governo; le soglie di sbarramento per accedere alla attribuzione dei seggi sono basate sulla percentuale dei voti validi a livello nazionale: 12% per le coalizioni, 4,5% per le liste coalizzate e 8% per le liste non coalizzate; alla coalizione o lista vincente che supera il 37% dei voti validi a livello nazionale è attribuito un premio di maggioranza fino a un massimo di 340 seggi; nel caso in cui il 37% non venga raggiunto, si procede al ballottaggio; in questo caso alla lista o coalizione vincente sono attribuiti 321 seggi; i seggi sono attribuiti alle coalizioni e alle liste a livello nazionale e distribuiti sul territorio proporzionalmente ai voti ottenuti nelle circoscrizioni e nei collegi.

Insomma, è un passo che considero importante per tutti gli italiani, perché ha il pregio di consentire la governabilità del Paese dopo le elezioni. La scelta del premio di maggioranza e del ballottaggio al secondo turno sono indicazioni che il Pd ha sempre sposato e che gli italiani avevano richiesto per dare stabilità. Mancano certamente le preferenze, che secondo me sono necessarie, ma si resta nel solco delle proposte del Partito democratico di un collegio che passa da uninominale a plurinominale con liste brevi.

Come avevo già anticipato la volta scorsa, non è piaciuta la soglia di sbarramento del 4,5%. Ma ripeto che il rischio non è quello degli elettori di non vedersi rappresentati, quanto quello che i cosiddetti partitini vogliano semplicemente sopravvivere e non per creare una proposta globale e inclusiva. La scelta fatta va, invece, veramente verso una semplificazione dell’assetto del Paese. E viene davvero, così, premiata l'aggregazione e non la ricerca del particolare, o peggio ancora del partito personale.

Adesso il passo successivo è molto chiaro: dobbiamo abolire il Senato per dare pienezza a questa legge elettorale. Rappresenterà uno stimolo maggiore per tutti noi per completare anche quella parte di riforme Costituzionali.

Non di genere, ma di politica

Ne avete sentito parlare tutti nella settimana appena passata: la bocciatura da parte dell’Aula della Camera degli emendamenti sulla parità di genere ha occupato le cronache parlamentari. E sapete che se ne riparlerà al Senato, mentre Matteo Renzi, come segretario del Pd, ha assicurato che nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata.

Ma io, come al solito, cerco di raccontarvi cos’è successo. Intanto, gli emendamenti presentati erano tre. Faccio questa precisazione perché ritengo che, invece, sarebbe stato opportuno arrivare con un obbiettivo chiaro e una proposta unica da sottoporre al voto e da presentare al Gruppo. Certo, questa non è una motivazione sufficiente per giustificare il voto contrario, almeno sull'emendamento che prevedeva un rapporto 60-40 per cento di rappresentanza dei capilista.

Un’altra precisazione che mi sembra necessaria è che non sono stati i soli uomini a votare contro, ma anche le donne. Questo perché il voto contrario non è nato da una contrapposizione di genere, ma sono state messe in gioco anche considerazioni politiche, come il tentativo di far saltare la legge elettorale.

Ok alle missioni estere

Nei giorni scorsi alla Camera abbiamo votato la fiducia chiesta dal Governo di Matteo Renzi sul decreto legge relativo alla proroga delle missioni militari italiane all'estero. I voti a favore sono stati 325, quelli contro 177 e 2 gli astenuti. Il decreto è stato convertito in legge nella sera di giovedì.

Se ricordate, questo provvedimento era stato già all'esame dell’Assemblea alla fine del 2013 ed era stato rinviato alle Commissioni di merito il 27 novembre scorso. Il Decreto reca disposizioni urgenti per la proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia per il periodo 1° ottobre–31 dicembre 2013, nelle aree di crisi dove sono impegnati contingenti italiani, degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di ricostruzione e per la partecipazione italiana alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace.

Nel dettaglio, viene autorizzata la spesa di 124,5 milioni di euro per la partecipazione alle missioni in Afghanistan; 40,2 milioni per la partecipazione del contingente italiano in Libano; 22,4 milioni per la prosecuzione delle presenza militare italiana nei Balcani.

Il provvedimento prevede ulteriori autorizzazioni di spesa, sempre riferite all'ultimo trimestre del 2013, nel Mediterraneo, in Somalia, nel Corno d’Africa, nell’Oceano Indiano e in Libia per circa 30 milioni di euro.

Sottolineo nuovamente l’importanza dell’articolo dedicato alle iniziative di cooperazione in favore di Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Myanmar, Pakistan, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Paesi limitrofi che prevede, per l’ultimo trimestre del 2013, uno stanziamento di 23,6 milioni di euro.

Ma sanno quel che fanno?

Sono rimasto esterrefatto dopo aver scoperto un’interrogazione dei grillini che si indignavano, come solo loro sanno fare, per un taglio di risorse sulle quali, noi del Pd, avevamo presentato alcuni emendamenti già mesi fa. E loro li avevano prima bocciati in toto, salvo poi ripensarci, su mia indicazione, e astenersi. Cosa che mi fa dire senza tema di smentite che i parlamentari del Movimento 5 Stelle non sanno neanche cosa votano.

Vi racconto meglio. Quando nei mesi scorsi discutevamo della legge di Stabilità, come Pd, in Commissione Agricoltura, avevamo presentato due emendamenti che intendevano aumentare i finanziamenti a favore delle associazioni allevatori. Negli anni scorsi erano stati tagliati, infatti, in modo importante gli stanziamenti a queste realtà zootecniche. Ricordo benissimo che i parlamentari del M5S votarono contro, tanto che io mi permisi di far loro notare l’importanza degli emendamenti e il capogruppo decise quindi di convertire il voto in astensione.

In settimana, dunque a distanza di mesi, scopro che una deputata grillina presenta un’interrogazione in Commissione in cui parla della riduzione delle risorse destinate alle associazioni degli allevatori e ne chiede conto al Ministro, domandandogli anche quali iniziative intenda assumere rispetto al drastico taglio subito soprattutto da un ente importante come l’Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne, l’Anabic.

Quindi, un’interrogazione arrivata fuori tempo massimo, visto che li avevo avvisati dell’importanza dell’argomento quando ancora si poteva fare qualcosa. Tutto ciò dimostra, una volta di più, che non si rendono conto di quello di cui si sta parlando nell’attività parlamentare, per cui votano in maniera del tutto superficiale. Salvo tentare di metterci poi una pezza che è peggio del buco.