Cova: “Peste suina: subito un rapido e radicale intervento per debellare la dannosissima malattia”
“L’isolamento di Psa, la peste suina africana, in un cinghiale in Piemonte richiede un intervento rapido e radicale per evitare una possibile diffusione della malattia con danni ingenti alla filiera suinicola italiana”, è perentorio l’appello lanciato da Paolo Cova, ex parlamentare del Pd e vicesegretario nazionale del Sivelp, il Sindacato veterinari liberi professionisti, dopo la scoperta del caso a Ovada e la possibile individuazione di altri due sempre in Piemonte e poi in Lombardia. Da deputato Cova aveva anche seguito questo tema in Commissione Sanità della Camera, durante un precedente intervento su questo argomento.
“In Italia la Psa è presente solo in Sardegna da circa 42 anni e non si riesce a debellare – fa sapere il veterinario politico –. Ma è ora che venga eradicata definitivamente. I soldi spesi in questi anni allo scopo sono diverse centinaia di milioni di euro. Il punto adesso è arginare velocemente con un intervento serio e finalmente efficace la diffusione di un virus dannosissimo per gli allevamenti”.
Non per l’uomo, conferma il dottor Cova, ma per la produzione e gli animali coinvolti: “La mancata gestione sanitaria dei cinghiali e dei suini negli usi civici danneggia tutta la filiera. Una riflessione va fatta sulla presenza di suini che girano liberi senza controllo e senza una reale identificazione dei proprietari. La fauna selvatica va contenuta nella proliferazione e non deve essere fatta avvicinare ai centri abitati, cosa che invece ormai vediamo avvenire frequentemente, con il forte rischio che si nutra di cibi trovati nei rifiuti urbani”.
Per l’ex parlamentare “continuare a rimandare può causare danni ingenti a tutti quegli allevatori che correttamente, in questi anni, hanno attuato protocolli di biosicurezza e di benessere animale”, conclude Cova.
Milano, 10 gennaio 2022
Sicomoro
Sicomoro
Pensieri Democratici
Milano oltre ogni aspettativa
A quasi un mese dallo straordinario risultato elettorale delle amministrative di Milano, che ha visto la rielezione al primo turno di Giuseppe Sala e gli organismi ormai tutti ricostituiti, mi permetto di offrire un breve commento su quello che è avvenuto nella nostra città.
In primo luogo vanno ringraziati le candidate e i candidati che si sono messi in gioco in queste elezioni; confrontarsi con una votazione non è mai una cosa scontata, dietro la fatica e l’impegno c’è la testimonianza di chi crede nei valori democratici, la volontà di ricercare il bene comune, il desiderio di ascoltare i bisogni e i consigli degli elettori.
Sono, poi, soddisfatto che i nove Municipi cittadini siano tornati ad essere amministrarti da Presidenti di centro sinistra ma soprattutto che quattro di essi siano presieduti da donne. Abbiamo bisogno di uno sguardo femminile su questa nostra città per renderla più fruibile e attenta ai bisogni dei loro abitanti.
Mi resta il rammarico per l’astensione al voto molto alta. Di ciò deve riflettere anche il mio partito poiché se è vero che una fetta consistente di elettorato non ha avuto fiducia nelle diverse proposte a candidato sindaco, è anche vero che non ha nemmeno colto la proposta del Partito Democratico come opportunità.
Risulta evidente che il lavoro dei prossimi mesi sarà quello di elaborare proposte che possano interessare quel 50% degli elettori che non è andato a votare per dare un forte segnale di essere un partito capace di includere, anche queste persone, in una visione nuova del Paese e della città. Ci attendono, nei prossimi anni le elezioni Regionali e Politiche e senza un cambio di passo in questo senso faremo sempre più fatica a convincere nuovi elettori.
Siamo pari
Dopo l’approvazione della Camera dei deputati, anche il Senato ha dato il suo via libera alla proposta di legge di modifica del Codice delle pari opportunità. Si tratta di un passo in avanti di civiltà e di riconoscimento dei diritti delle donne: introduce, infatti, ulteriori disposizioni volte a favorire l’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro, sia dal punto di vista della partecipazione sia della parità retributiva.
Il provvedimento, che ora è legge, modifica il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, per rendere più efficace l’informazione e il controllo del Parlamento sull’applicazione della legislazione in materia di pari opportunità. Si prevede, dunque, una definizione più ampia e precisa delle discriminazioni sul lavoro; si interviene sulla definizione di discriminazioni indirette che mettono o possono mettere i lavoratori di un determinato sesso in una posizione di particolare svantaggio o possono consistere anche in atti o scelte di natura organizzativa o incidenti sull’orario di lavoro. Si interviene sulla disciplina del rapporto sulla situazione del personale, che avrà cadenza biennale; dovrà essere redatto obbligatoriamente dalle aziende con oltre 50 dipendenti, mentre le aziende con un numero inferiore potranno redigere il rapporto su base volontaria per accedere alla certificazione di parità.
Si rafforza anche il quadro sanzionatorio e si attribuisce all’Ispettorato nazionale del lavoro il compito di verificare la veridicità dei rapporti. Ma di fatto questa legge non punta tanto alla sanzione delle inadempienze, quanto alla promozione di una cultura delle pari opportunità. Infatti, si istituisce dal 1° gennaio 2022 una certificazione della parità di genere, per valorizzare le politiche e le misure adottate dai datori di lavori per ridurre il divario di genere. Alla certificazione si accompagna l’attivazione di un sistema premiale, grazie al quale alle aziende sarà concesso uno sgravio dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro.
Infine, viene estesa l’applicazione delle disposizioni relative all’equilibrio tra i generi nella composizione dei consigli di amministrazione delle società quotate nei mercati regolamentati anche alle società controllate dalle pubbliche amministrazioni.
Malattie rare: c’è la legge
Il testo unico sulle “Malattie rare” è stato approvato in Senato diventando subito legge. Si tratta della normativa, molto attesa da coloro che soffrono di queste malattie e dalle loro famiglie. Il disegno di legge inquadra e prevede una definizione chiara per queste patologie, un Comitato e una rete nazionale di coordinamento, piani diagnostico-terapeutici e assistenziali e Livelli essenziali di assistenza (Lea) per ciascuna specifica malattia. E soprattutto prevede più fondi per la ricerca.
Nel dettaglio, la legge contempla l’attuazione del Piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato; garantisce un percorso strutturato della transizione dall’età pediatrica all’età adulta; prevede che i cosiddetti “farmaci orfani” siano resi immediatamente disponibili da tutte le Regioni e disciplina le modalità di importazione di farmaci inclusi nei Piani personalizzati. Viene, inoltre, istituito un fondo di solidarietà finalizzato a favorire l’inclusione sociale dei pazienti.
Il Comitato nazionale per le malattie rare opererà al Ministero della Salute con funzioni di indirizzo e coordinamento, definendo le linee strategiche delle politiche nazionali e regionali.
Infine, sarà promossa un’informazione tempestiva e corretta ai pazienti, ai loro familiari e agli operatori sanitari insieme a iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie rare.
Una cava chiamata Lombardia
Da tempo nella nostra regione c’era la necessità di rivedere la legge che regola l’escavazione dei terreni per trarre sostanze minerali, solitamente utili nell’edilizia. Da anni il Gruppo regionale del Pd chiedeva che si rimettesse ordine al settore evitando che il nostro territorio, l’ambiente, il verde e i nostri bei parchi fossero messi a rischio.
La legge, emanata di recente, non risponde a questi bisogni. Non stabilisce, infatti limiti più stringenti proprio per queste zone che richiederebbero il massimo della protezione. Non riduce davvero e in maniera consistente la quantità di materiale estraibile e mantiene alto il consumo di suolo agricolo. Poca attenzione al territorio, dunque, proprio in questo tempo in cui si susseguono, causa cambiamenti climatici, sempre più spesso disastri ambientali che provocano danni alle persone e ai territori.
Sicomoro
Cova: “Auguri di buon lavoro al nuovo direttore di Coldiretti Lombardia Tino Arosio”
Cova: “Auguri di buon lavoro al nuovo direttore di Coldiretti Lombardia Tino Arosio”
“Faccio i migliori auguri di buon lavoro a Tino Arosio, nuovo direttore di Coldiretti Lombardia, e saluto, ringraziandola per il lavoro fatto, Marina Montedoro, che ha ben operato in questi due anni di emergenza sanitaria. L’agricoltura lombarda vive un periodo non privo di difficoltà, ma con la guida di persone capaci, esperte e dall’alta professionalità ha saputo e saprà superare ogni ostacolo. Adesso è tempo anche per le nostre aziende agricole di ripartire: l’impegno che spetterà il nuovo direttore sarà tanto, ma sono certo che presto inizierà una stagione nuova per i nostri agricoltori”, commenta così l’on. Paolo Cova, ex parlamentare del Pd, la notizia del cambio al vertice dell’associazione.
Milano, 3 novembre 2021
Pensieri Democratici
Un Paese in subbuglio
Dopo il lungo periodo di chiusura e restrizioni, che in questi lunghi mesi ci hanno limitato negli spostamenti, nel lavoro e nella vita sociale, iniziamo un periodo nuovo, impensabile se pensiamo che solo l’autunno scorso assistevamo all’istituzione delle zone a colori in modo definitivo. Chiunque auspicava l’arrivo del vaccino per poter ricominciare, evitare blocchi e lasciarsi tutto alle spalle.
Ora che la campagna vaccinale sta dando risultati innegabili rileviamo che per una parte di cittadini c’è ancora una netta opposizione alla vaccinazione e al rispetto delle regole di distanziamento. Questo atteggiamento stride con l’accresciuto desiderio di comunità, assumendosi, anche con qualche timore e preoccupazione, la volontà di essere corresponsabile della propria salute e di quella altrui. Così mentre tanti hanno cercato di essere artigiani di una comunità, dedicandosi agli altri sotto tantissime forme, una parte di paese è ancora ferma al proprio individualismo, interesse, non disponibile a mettersi in gioco per gli altri.
Viviamo un tempo in cui è chiesto ad ognuno di accettare la sfida dell’incontro e dell’uscita da sé, non dovremmo dimenticarlo.
È l’ora del Green Pass
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della Salute Roberto Speranza, ha deliberato di prorogare fino al 31 dicembre 2021 lo stato di emergenza nazionale e ha deciso le modalità di utilizzo del Green Pass e nuovi criteri per la “colorazione” delle Regioni. E dal 15 ottobre 2021 è scattato l’obbligo di certificazione verde per i lavoratori pubblici e privati. Ricordiamo i contenuti del Decreto legge 127 del 21 settembre 2021, che stabilisce l’obbligo per il personale delle amministrazioni pubbliche; i soggetti titolari di cariche elettive e di cariche istituzionali di vertice; lavoratori nel settore privato; personale amministrativo e magistrati.
Nel settore pubblico e nel settore privato spetta al datore di lavoro il duplice obbligo di riscontrare il rispetto delle prescrizioni e di individuare i soggetti incaricati dell’accertamento e della contestazione delle eventuali violazioni.
Per i lavoratori che non hanno il Green Pass la sospensione dello stipendio scatta dal 1° giorno. Nelle imprese o fabbriche con meno di 15 dipendenti la sospensione scatta dal 5° giorno.
Per accedere ai luoghi in cui vige l’obbligo Green Pass è necessario possedere uno dei seguenti documenti: green pass comprovante la somministrazione del vaccino Sars-CoV-2 o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2; risultato negativo di un test molecolare o antigenico rapido per il virus Sars-CoV-2; certificato di esenzione alla vaccinazione oppure appartenenza a categorie esenti. La certificazione non è richiesta ai bambini fino ai 12 anni di età e ai soggetti esenti, appunto.
Per quanto riguarda l’accesso agli istituti scolastici sono esenti gli alunni, gli studenti e i bambini che frequentano scuola primaria, scuola secondaria di primo e secondo grado, scuola dell’infanzia. L’esenzione vale anche per i frequentanti dei sistemi regionali di formazione. L’obbligo è escluso nei tribunali anche ad avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all’amministrazione della Giustizia, testimoni e parti del processo.
In caso di violazione delle norme sull’obbligo di Green Pass si rischiano una multa da 400 a 1000 euro, sia a carico dell’esercente o datore di lavoro che dell’utente; chiusura dell’esercizio da 1 a 10 giorni, nel caso di violazioni ripetute per 3 volte in 3 giorni diversi; gli impiegati nelle Rsa che non rispettano l’obbligo vaccinale verranno sospesi dal lavoro senza ricevere stipendio; per il personale universitario e scolastico, docenti e Ata il non rispetto dell’obbligo viene considerato come una assenza ingiustificata e a partire dal 5° giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso senza né retribuzione, né altro compenso; i lavoratori che accedono al luogo di lavoro sprovvisti di Green Pass sono considerati assenti ingiustificati fino alla presentazione della certificazione e dopo 5 giorni di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso e rischia una sanzione pecuniari a da 600 a 1.500 euro. Non è previsto licenziamento.
Una sanità a misura di cittadino
In consiglio regionale della Lombardia è iniziata la discussione degli emendamenti alla riforma della sanità predisposta dal presidente Fontana e dalla vicepresidente Moratti. Una riforma che inizia con una mancata discussione, per un atteggiamento di grande chiusura e di mancato confronto da parte del centrodestra e dalle scelte del presidente leghista della commissione.
Come Pd chiediamo impegni precisi a Regione Lombardia, perché per noi è l’occasione per mettere mano a temi come la medicina territoriale o le liste di attesa. Proponiamo servizi sanitari più vicini ai cittadini con attenzione a tutti i territori, anche quelli periferici allestendo case della comunità accessibili a tutti e sempre aperte; infermieri di comunità per cure e assistenza domiciliare; più servizi sanitari e sociali a casa delle persone. Una sanità senza tempi di attesa lunghi che consenta a tutti di avere servizi sanitari adeguati e in tempi certi. Questi mesi ci insegnano che si deve potenziare la prevenzione e la vigilanza epidemiologica e una maggiore collaborazione con il terzo settore per stare vicino ai più deboli.
Per il latte c’è la legge
C’è una grande discussione, in questi giorni, sull’aumento del prezzo del latte di 3 centesimi al litro. Vorrei, infatti, ricordare al Ministro Patuanelli che l’indicizzazione del prezzo del latte è già legge. Basta solo applicarla.
La situazione dei produttori di latte bovino è complicata per l’aumento del costo della produzione. Ma non c’è bisogno di arroccarsi su posizioni di muro contro muro: esiste già una legge che prevede l’indicizzazione del prezzo del latte e la stessa Ismea aveva fatto una proposta seria di indicizzazione che teneva presente i costi delle materie prime e il valore dei prodotti lattiero caseari alla vendita.
Questo dovrebbe stabilire già di per sé una base di partenza per mettere tutta la filiera attorno al tavolo e discutere senza alzare i toni, ma solo applicando le norme.
Cova: “L’indicizzazione del prezzo del latte è nella legge: la filiera deve solo applicare la norma”
COMUNICATO STAMPA
Cova: “L’indicizzazione del prezzo del latte è nella legge: la filiera deve solo applicare la norma”
“Ricordo al Ministro Patuanelli che l’indicizzazione del prezzo del latte è già legge. Basta solo applicarla”, interviene anche l’on. Paolo Cova, ex parlamentare del Pd, nella discussione che si sta facendo in questi giorni sull’aumento del prezzo del latte di 3 centesimi al litro.
“La situazione dei produttori di latte bovino è complicata per l’aumento del costo della produzione – prosegue Cova –. Ma non c’è bisogno di arroccarsi su posizioni di muro contro muro: esiste già una legge che prevede l’indicizzazione del prezzo del latte e la stessa Ismea aveva fatto una proposta seria di indicizzazione che teneva presente i costi delle materie prime e il valore dei prodotti lattiero caseari alla vendita”.
Questo, secondo l’ex parlamentare dem, “dovrebbe stabilire già di per sé una base di partenza per mettere tutta la filiera attorno al tavolo e discutere senza alzare i toni, ma solo applicando le norme”.
Milano, 8 ottobre 2021